Se non si conosce niente del branco e si sente questa parola, la prima immagine che viene alla mente è probabilmente quella di un gruppo di animali: alcuni animali che “stanno insieme”. E’ vero: un animale che vive “in branco” vive insieme ai suoi simili. Ma il branco non è un insieme caotico o soltanto numerico di individui, è invece una struttura organizzata e, soprattutto, basata su una precisa gerarchia che determina una serie di comportamenti sociali stabiliti.
Le più moderne ricerche riguardanti l’origine del cane, basate su analisi genetiche e studi di paleontologia, hanno stabilito che il cane discende solo dal lupo (Canis lupus). Il cane domestico è una sua sottospecie (anche se avete un Bassotto, sappiate che avete in casa un “Canis Lupus Familiaris”… Ma non iniziate ad averne paura, perché lui è un lupo “addomesticato” e poi, sì e no, si sbranerà una pantofola!).
L’ipotesi più accreditata sull’origine della coevoluzione tra lupo ed uomo è quella che la spiega come un graduale avvicinamento di alcuni lupi, probabilmente meno abili nel cacciare e meno spaventati dai gruppi umani, ai nostri avi. Da qui ebbe in inizio la simbiosi tra noi e i cani. Questa convivenza portava dei vantaggi ad entrambi: i lupi mangiavano i resti dei pranzetti umani e in cambio fungevano da guardiani degli accampamenti e delle risorse e eliminavano eventuali piccoli predatori in cerca di cibo.
I nostri cani discendono – in un periodo che va da 8000 a 12000 anni fa- con ogni probabilità dal lupo asiatico, fisicamente più piccolo del lupo “nordico” che è quello più comunemente consociuto. La somiglianza tra il vivere in branco dei lupi e quella dei nostri avi, fece sì che i primi lupi che ci avvicinarono, vedessero in noi degli appartenenti al loro branco.
Visualizzare il funzionamento di un branco di lupi servirà a capire il “modo di pensare” del nostro cane. Premettiamo che il lupo è un animale intelligentissimo, estremamente organizzato socialmente, capace di una fruttuosa collaborazione con gli altri membri del branco ed anche di grandi sacrifici per il loro bene.
1. Un branco ha una struttura sociale gerarchica dominata da una coppia detta “alfa”. Soltanto uno dei componenti la coppia alfa può essere il “capobranco” ed è quasi sempre il maschio. La coppia alfa è seguita da un individuo o da una coppia “beta”, che ha la funzione di “vice-capo”. Poi seguono degli individui di medio rango e, infine, degli individui di basso rango, detti “omega”. (Nota: “alfa” è la prima lettera dell’alfabeto greco, “beta” è la seconda, “omega” è invece l’ultima. Da qui tali definizioni).
2: La gerarchia fa sì che il capobranco sia il primo ad accedere al cibo: seguono poi tutti gli altri. L’ultimo è l’individuo omega. Il capobranco non è capo in quanto dà degli ordini, ma è capo in quanto decide cosa si deve fare: decide quando ci si deve muovere, quando ci si deve fermare, quando si deve cacciare, quando si deve giocare. E l’autorità, nel branco di lupi, più che dipendere dalla forza fisica, dipende dalla forza psicologica. Infatti i lupi preferiscono manifestare la loro dominanza (e anche la loro ostilità) più tramite atteggiamenti psichici che con aggressioni fisiche.
3. Il capobranco cammina davanti a tutti ed è il primo a passare attraverso qualsiasi tipo di passaggio. Dorme, poi, in una posizione più alta degli altri, per poter controllare meglio il territorio. Insomma, essere un capobranco, tra i lupi, è un ruolo di grande responsabilità, volta alla protezione e alla sopravvivenza degli altri, non il frutto di velleità e tentazioni di “potere”.
4. I lupi hanno un forte senso della famiglia (il branco è una famiglia -generalmente, ma non sempre “allargata”): la proteggono, si prendono cura dei loro malati, si aiutano reciprocamente e sono generalmente felici di appartenervi. Perciò, nella maggior parte dei casi, accettano di essere anche degli individui omega, piuttosto che andarsene.
5. Nel branco i cuccioli vengono allevati da tutti i componenti del branco, che provvedono alla loro alimentazione nella loro totalità. Anche i cuccioli hanno accesso al cibo prima degli altri, insieme alla coppia alfa. Una volta diventati adulti, i nuovi lupi possono scegliere se fare parte del branco o allontanarsi.
6. Un nuovo branco nasce quando un lupo solitario rivendica un suo territorio. Questa ricerca può durare anche a lungo e il lupo che vive solo dovrà fare molta attenzione a non invadere territori di altri lupi. La vita di un lupo che vive solo è durissima, perché anche cacciare diventa più difficile. Anche per questo, in genere i lupi preferiscono restare nel branco, anche se ultimi nella scala gerarchica.
7. Il gradino più alto della scala sociale, la coppia alfa, e quello più basso, cioè l’individuo omega, sono fissi. Negli altri livelli della gerarchia, invece, il grado sociale può anche mutare, soprattutto nei branchi molto numerosi (il numero di individui di un branco va da 2 a 30). Può anche instaurarsi una struttura gerarchica di tipo circolare: sempre utilizzando la successione alfabetica delle lettere greche, l’individuo “gamma” domina su “delta”, “delta” su “epsilon” e questo, a sua volta, su “gamma”.
8. Mutamenti nella gerarchia possono avvenire in modo pacifico e senza aggressioni, come accade, per esempio, nel caso di lupi vecchi che vogliano lasciare il “posto” a lupi più giovani o, invece, possono verificarsi della sfide, anche violente. Chi perde viene spesso allontanato dal branco e, in rarissimi casi, anche ucciso. Gli scontri più violenti e cruenti sono più frequenti durante la stagione degli accoppiamenti.
9. Gli accoppiamenti avvengono all’interno del branco. La coppia alfa è generalmente monogama, ma ci possono essere delle eccezioni. Un elemento della coppia può decidere infatti di accoppiarsi con individui inferiori il quali, però, sono per lo più sempre suoi parenti. Se decide di farlo, ed è maschio, ha accesso alle femmine prima degli altri individui.
10. La collaborazione è essenziale soprattutto nella caccia. Il numero di individui che formano un branco dipende principalmente dalle caratteristiche del territorio in cui vive. Se vi sono prede di grandi dimensioni, il branco sarà più numeroso. La caccia può avvenire in forma di repentini attacchi o di lunghissimi inseguimenti. Soprattutto nelle fasi della caccia la collaborazione deve essere massima, pena il fallimento della caccia stessa e, quindi, il digiuno. Poiché non sempre la caccia ha successo, i lupi mangiano molto per avere a disposizione delle riserve. Un lupo può arrivare a mangiare anche nove chili di carne in una volta sola.
LA STRAORDINARIA AVVENTURA di SHAUN ELLIS
Ormai è chiamato “The Wolfman”, l’Uomo Lupo. Il suo esperimento ha stupito il mondo intero, tanto che alcuni lo considerano un pazzo e altri un genio, cosa che capita spesso a chi fa qualcosa di veramente straordinario. Shaun Ellis, uno studioso di 49 anni che lavora da 7 anni nel parco naturale di Combe Martin (Devon) ha infatti vissuto per 18 mesi con un branco di lupi.
C’era solo un modo per farsi accettare da un branco: diventare un lupo. Shaon Ellis, infatti, dormiva all’aperto con i lupi, non si lavava per settimane, mangiava carcasse di animali crude come loro e ha imparato a mordere, a ringhiare e ad ululare. Ellis ha dovuto fare tutto molto “sul serio”: gli animali, si sa, sono molto seri. (Ci viene da osservare che sono seri quanto lo sono gli umani fin quando sono cuccioli…). Ha allevato un branco di tre cuccioli di lupo ed è diventato il loro capo branco. Ha dovuto fare molta attenzione a non sbagliare nei suoi atteggiamenti e nel manifestare la propria autorità, pena l’alto rischio di essere attaccato da loro, se la sua autorevolezza non fosse stata realmente riconosciuta pari a quella di un vero lupo-leader.
Ma le attenzioni che ha dovuto avere non finiscono qui. Ha spiegato lui stesso: “I lupi sono estremamente sensibili e riescono anche a capire se uno cambia la propria dieta, quindi bisogna stare molto attenti a non ricadere nei comportamenti umani. L’unica cosa che non riuscivo fisicamente a fare era mangiare organi interni crudi e allora mi facevo segretamente cuocere il fegato del cervo che ci davano. Il fegato è la leccornia numero uno per i lupi, chi mangia quello è il capo.”
Ellis ha dovuto necessariamente costituirsi come maschio alfa ed è riuscito a sottomettere gli altri membri del branco con morsi e vari atteggiamenti aggressivi dominanti, ma sempre ben dosati. I lupi, alla fine, lo hanno riconosciuto come proprio capobranco.
E’ uno straordinario esperimento che ha richiesto una rara forma di coraggio, che può essere stata determinata solo da un desiderio purissimo di comprendere, oltre ogni limite, la vita di questi magnifici animali. Gli è stato necessario scavalcare fisicamente i confini della propria specie.
Il NOSTRO CANE
Anche il nostro cane deve riconoscerci come suo capobranco, per il suo ed il nostro bene. Lui è per molti aspetti ancora un lupo, soprattutto nel suo funzionamento da “branco”: in un certo senso, ha le idee molto più chiare di noi su “come vivere”. Dà ai nostri segnali e ai nostri comportamenti un preciso significato e ne trae le conseguenze per stabilire il suo comportamento. Non bisogna confonderlo né ingannarlo in proposito.