Boa Constrictor

Questo articolo è stato redatto da Emanuele Melani

Classificazione:
Nome comune: Boa constrictor o Boa coda rossa
Nome scientifico: Boa constrictor constrictor
Ordine: Squamati
Sottordine: Ofidi
Infra-ordine: Enofidii
Famiglia: Boidi
Sottofamiglia: Boinae
Genere: Boa
Specie: Boa constrictor

Distribuzione geografica: E’ localizzato in questi stati dell’America centrale e latina: Mexico (Yucatàn), Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Colombia, Venezuela, Guyana, Perù, Bolivia, Brasile, Argentina, Trinidad.

Habitat: Si trova presente in molti ambienti, l’habitat caratteristico è la foresta tropicale, ma si rinviene, anche in zone rocciose, con scarsa vegetazione, inoltre sono stati rinvenuti esemplari anche in prossimità d’abitazioni.

Presentazione: Questo boide, è uno dei serpenti più comuni tra i terrariofili, perché è facile da trovare nei negozi, non costa molto (un baby costa circa 150 euro), le foto presa ad una mostradimensioni non sono eccessive (in cattività una femmina di questa specie, raramente arriva hai 3 m., mentre solitamente la taglia è sui 2,50) ed inoltre il carattere molto docile e la relativa facilità d’allevamento lo rendono adatto anche hai neofiti.
Ovviamente prima di acquistare un esemplare bisogna valutare anche i contro: spazio a disposizione, spese per l’elettricità, veterinarie, mamme, sorelle, mogli e fidanzate che non possono vedere questi rettili, periodi d’assenza e vacanze. Solitamente sono queste le cause che fanno abbandonare questi serpenti in particolar modo nel periodo estivo, purtroppo sono sempre meno rari gli articoli sui giornali in cui si legge del ritrovamento di qualche animale esotico, acquistato troppo impulsivamente e poi abbandonato.
Quindi occhio, pensateci bene, se l’acquisto è stato fatto in maniera ponderata, questi animali vi daranno delle soddisfazioni, che non v’immaginate neppure, questo “articolo-scheda” vuole essere di aiuto a tutte le persone che si orientano su questa specie, non è un vangelo, ma è solo frutto della mia esperienza personale: oramai è 9 anni che mi occupo di questi ofidi, in modo indiretto, e da un paio d’anni ne possiedo uno tutto mio, vi posso garantire che in questo lasso di tempo ne ho viste davvero di cotte e di crude.

Dimensioni: Al momento delle nascita i piccoli misurano intorno ai 50 cm. Nei primi anni di vita assistiamo ad una crescita molto rapida, 30/40 cm all’anno, fino a raggiungere al terzo anno di età la maturità sessuale pari ad una dimensione di circa 1,5-1,8 m nei maschi, e 1,8 2,2 m nelle femmine, per un peso che può variare tra i 7 e i 15 kg.

Emanuele ed il suo boa quando era baby Indole e maneggiamento: Il carattere, varia molto tra i singoli esemplari, e a secondo dell’età, gli individui giovani solitamente sono più imprevedibili e mordaci, comunque se sono nati in cattività, si possono rivelare docili fin da subito, in ogni caso se si ha a che fare con un esemplare particolarmente nervoso, consiglio di maneggiarlo, magari usando dei guanti, in modo regolare, così facendo con il passare del tempo si abituerà ad essere maneggiato ed alla nostra presenza, diventando tranquillo. I segnali di “pericolo” che vi possono indicare un possibile attacco consistono in: sbuffi e postura ad S (= paura), o un particolare interesse verso la nostra mano a cui si avvicina in modo rapido e furtivo (= la scambia per una preda). In questi casi è meglio lasciarlo tranquillo per evitare spiacevoli conseguenze, altri consigli sono: non toccare mai il serpente se siete stati a contatto con cani, gatti, ecc… o vi morderà sicuramente a causa del “buon odore” di pappa che avete (!), non maneggiate il serpente nei due o tre giorni successivi al pasto: il serpente potrebbe rigurgitare, e vi garantisco che non è un bello spettacolo né per gli occhi né per il naso. Evitate inoltre di prendere il serpente e sollevarlo tenendolo solo vicino alla testa o alla coda, ma fornitegli sempre un buon appoggio al tronco: questo eviterà dei gravi problemi alla colonna vertebrale (non certo alla vostra!) causati dalle vertebre che si possono distaccare per il peso eccessivo. Il metodo più sicuro per maneggiare un serpente è quello di farlo avvolgere al braccio (nei limiti della sua e della vostra taglia), così sentirà una presa stabile e non avrà reazioni imprevedibili.

Il terrario: Viste le dimensioni che l’animale adulto può raggiungere, dobbiamo allestire un terrario abbastanza grande almeno 1,70x1x1h, deve essere robusto, io prediligo quelli completamente in legno (compensato marino, o altri che resistono ad elevata umidità), solo con la parte anteriore di plexiglas o vetro, un apertura a scorrimento ed il gioco è fatto, come substrato utilizzo un tappetino in erba sintetica, che unisce praticità a estetica, vanno comunque bene giornale, molto pratico ed igienico, la torba, igienica, e dall’effetto scenico garantito, ed altri substrati che vendono in negozi specializzati, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Come arredamento non devono mancare dei tronchi abbastanza robusti da sorreggere il peso del serpente, per completare l’arredamento, uno può inserire rocce ben levigate, piante finte, vere (il photos è la più indicata), facendo scendere dai rami delle piante finte, si può creare una zona d’ombra e un rifugio per il serpente, ma questi accorgimenti spetteranno hai gusti particolari di ognuno.
ecco il mio Boa qualche mese dopo! Temperatura e Umidità: Come nel caso di altri rettili, anche qui nel terrario è fondamentale è fondamentale che ci siano zone con differenti gradazioni termiche, la soluzione è quella di creare una zona “calda” nelle vicinanze dello spot, e della lampada UVA, o di Ceramica, in questo modo da una temperatura massima intorno ai 34° si scenderà fino ad una temperatura minima intorno ai 26°, nella zona calda, consiglio di inserire un ampia bacinella con dell’acqua sempre pulita, con sotto un tappetino riscaldante, questa bacinella che potrà essere un grosso sottovaso avrà molteplici scopi, fornirà l’acqua al serpente per dissetarsi, refrigerarsi, defecare, ed in più terrà sempre alto il tasso di umidità. Durante la notte le temperature citate in precedenza devono scendere a livelli più bassi, in particolare la massima non deve superare i 28°, per fare questo basta disattivare una delle fonti riscaldanti, lo spot, o la lampada UVA, quest’operazione può essere fatta utilizzando un Timer.
L’umidità è un altro parametro molto importante, di giorno deve variare tra il 60-75%, di notte tra il 70-80%, mentre durante il periodo della muta tra il 75-90%, questo alto tasso di umidità faciliterà lo staccarsi della vecchia pelle. Per mantenere questi livelli, bisogna spruzzare 2-3 volte il giorno la teca con un normale spruzzino da giardinieri, se poi abbiamo delle piante vere e la vasca dell’acqua riscaldata saremo facilitati in questo compito di grande importanza.
Per controllare i livelli di temperatura e umidità, io consiglio vivamente anche se magari la spesa è maggiore, (cmq sotto le 100.000) di acquistare un termometro/igrometro digitale, possibilmente con una sonda, cosi possiamo monitorare con un solo strumento i valori minimi e massimi nella zona calda e fredda del terrario, inoltre soprattutto per quanto riguarda l’igrometri quelli analogici, danno valori in molti casi troppo approssimativi, detto questo a voi la scelta.
Illuminazione: Per il boa constrictor così come per altri serpenti l’illuminazione non è un fattore fondamentale, una lampada spot, dimensionata in base al terrario, è in grado di soddisfare oltre al fabbisogno di luce dell’animale anche il fabbisogno di calore, se il terrario fosse in un luogo fresco, o molto grande si può aggiungere anche una lampada di ceramica o un’UVA. L’importante è che le lampade non siano raggiungibili dal serpente, così si eviteranno brutte e gravi ustioni, se uno vuole anche l’illuminazione del neon, per un migliore effetto estetico, sono da evitare quelli che emettono una grande quantità di radiazioni UVB, potrebbe a lungo andare causare problemi di cateratta al nostro Boide. eccolo ancora Alimentazione: I boa neonati vanno nutriti con topini rosa, man mano che crescano le dimensioni della preda aumenteranno, intorno ai 60-70 cm. si potranno già alimentare con giovani ratti, delle dimensioni di un topo adulto, topi adulti, criceti siberiani, quando la misura del boa sarà maggiore di 1,50 si potrà passare a gerbilli adulti, ratti adulti, quaglie, quando il serpente supererà i 2 m. gli si potrà offrire cavie, conigli, polli, piccioni, è importante ricordare che le dimensioni delle prede non devono essere di molto superiori come corporatura alla parte più larga del serpente. Inizialmente si potrà nutrire il giovane boa un paio di volte la settimana, man mano che cresce si passerà ad offrire un topo bianco adulto alla settimana, fino ad offrire un coniglio od un pollo una volta ogni 15-20 giorni, queste sono indicazioni di massima, per evitare di causare una costipazione intestinale nel nostro serpente, ricordatevi di non dare più di due pasti al serpente se prima non ha defecato, è bene non sovralimentare il serpente, per evitare problemi come l’obesità, la costipazione intestinale ed il rigurgito.
Un’altra cosa da evitare scrupolosamente è la somministrazioni di prede catturate in natura, come topi selvatici, passeriformi, ed altre potenziali prede, possono essere dei serbatoi di parassiti quindi.

Malattie o disturbi:
Ectoparassiti: sono parassiti esterni, solitamente acari appena visibili ad occhio nudo, appaiano come puntini neri, si riproducono molto facilmente e si nutrono di sangue. Il comportamento del serpente attaccato da questi parassiti è uno strofinarsi incessantemente al terrario in modo nervoso. Per eliminarli occorre disinfettare per intero il terrario e gli accessori. Durante tutto il trattamento usate come substrato della carta bianca in questo modo potrete verificare a prima vista la presenza dei parassiti. Posizionate all’interno del terrario del Vapona rivestito di una gabbia in plastica (di solito è già venduto in un contenitore in plastica) in modo che il serpente non possa entrare in contatto con il prodotto e tenetelo all’interno del terrario per almeno 2 settimane. Per essere sicuri di aver eliminato tutti i parassiti, e le loro uova, il trattamento va ripetuto a distanza di un mese. Questi parassiti che in un serpente giovane, o debilitato possono portare gravi conseguenze.
Muta Imperfetta: è dovuta a un tasso di umidità troppo basso all’interno del terrario, alla mancanza di superfici ruvide dove il serpente possa strofinarsi per facilitare il distacco, nebulizzate più volte il terrario, così facendo nel giro di pochi giorni tutta la pelle dovrebbe essere distaccata, se così non fosse, bagnare il serpente con dell’acqua tiepida, e camomilla, grattando delicatamente con un dito dalla testa verso la coda, in questo modo tutti i residui della vecchia pelle si distaccheranno.
ancora lui...notata la crescita?! Ferite: sono causate principalmente da cadute, tagli o morsicature da parte di altri coinquilini del terrario. Controllate che non vi siano superfici taglienti sull’arredamento del terrario e verificate che tutti i tronchi o gli accessori sui quali l’animale potrebbe arrampicarsi siano saldamente ancorati al terreno. Se il serpente non è un provetto cacciatore, per evitare dannose morsicature, le prede gli vanno poste morte, se dovessero essere surgelate integrarle con del calcio, e dei complessi vitaminici da iniettare direttamente nel cibo.
Bruciature: compare solo dopo alcuni giorni che si è verificata, l’unico sintomo è la pelle opaca, scolorita. La causa principale è il mal posizionamento delle fonti di calori, tappetini non protetti, spot accessibili al serpente ecc…
Rigurgito: Il rigurgito può essere causato da vari motivi, nei giovani boa da stress, in questo caso fornitegli un nascondiglio dove digerire al sicuro la preda, ed evitate di maneggiarli troppo spesso, da maneggiamento nei giorni appena successivi il pasto, anche in questo caso aspettare almeno 4 giorni prima di maneggiare il serpente, da temperatura troppo bassa, il serpente non effettua la digestione in modo corretto, alzare la temperatura interna, da indigestione se il serpente ha mangiato troppo tenderà a rigurgitare il cibo, tenetelo una decina di giorni a digiuno, e cercate di farlo muovere molto. Se il vostro boa vomita sistematicamente dopo ogni pasto, occorre portarlo dal veterinario, e fargli analizzare le feci, nella stragrande maggioranza dei casi si tratterà di una parassitosi intestinale, un forma che se presa nei giusti tempi non porta conseguenze, ma se trascurata porterà alla debilitazione anche grave del serpente.

Conclusioni: Per concludere, questo serpente come tutti gli altri animali esotici a bisogno di cure particolari, solo se siamo in grado di fornirgli un ambiente idoneo, per molto tempo visto che vivano oltre 20 anni possiamo recarci in negozio, ad acquistare un animale che ci darà molteplici soddisfazioni, ricordarci di non uscire dal negozio senza il C.I.T.E.S., e lo scontrino fiscale, altrimenti a parte il non sapere la provenienza e l’origine del serpente, commetteremmo un reato punibile penalmente!!!

Allevare il Camaleonte

COME ALLEVARE CORRETTAMENTE UN CAMALEONTE piccolo ABC per chi si avvicina la prima volta a questo mondo

– Cenni generali

I camaleonti sono sauri molto affascinanti, che per le loro peculiarità anatomiche o le loro abitudini di vita riscuotono spesso l’interesse di chi li vede per la prima volta (il classico colpo di fulmine).
Nel tempo molti camaleonti hanno pagato sulla loro pelle l’inesperienza nell’allevamento e la convinzione che si potessero gestire in modo simile agli altri cugini rettili. Nulla di più sbagliato…ora è appurato che un camaleonte è un sauro sui generis, con necessità di allevamento particolari, che lo differenziano completamente dagli altri sauri.
Prima di tutto ci sono delle regole fondamentali dalle quali nessuna persona che si avvicina al mondo della rettilofilia dovrebbe mai prescindere, una sorta di comandamenti:
1° comandamento Prima studia poi compra.
Nessuno dovrebbe mai fare un acquisto d’impulso, ma si dovrebbe sempre arrivare a farlo dopo un’attenta ricerca di informazioni, documentazioni. Prepararsi sempre in anticipo e mai trovarsi in una situazione di confusione e impreparazione.
2° comandamento Pensa al cibo.
Il tuo animale mangerà e spesso ci ciberà di alimenti vivi e difficili da reperire. Dai topi ai grilli, passando dalle locuste alle blatte o ai vermi, bisogna sempre avere la possibilità di reperirli in qualunque momento. Sapere che tranne non si attivi una produzione domestica il costo del cibo può risultare una voce notevole nel budget e questa deve essere una considerazione da fare sempre.
3° comandamento Cerca il veterinario.
Purtroppo stiamo parlando di animali molto delicati, che anche quando stanno in salute necessitano comunque di accortezze che permettano di continuare a farceli stare (ad esempio continui esami delle feci), tutte cose che richiedono la presenza di un veterinario in zona che obbligatoriamente deve essere specializzato in rettili e con una certa esperienza nei camaleonti. Una buona diagnosi tempestiva fa la differenza tra un camaleonte curato e un camaleonte morto.
4° comandamento I camaleonti si alloggiano singolarmente.
Sono sauri estremamente territoriali che non sopportano la presenza di altri conspecifici. Anche i maschi con le femmine devono stare divisi e possono incontrarsi solo nel momento dell’accoppiamento, altrimenti si rischiano situazioni di stress che portano quasi sempre alla morte del più debole. Due maschi insieme…. mai.
5° comandamento Un camaleonte (ma anche gli altri animali) non è un giocattolo.
Non si regala come sorpresa, non si impone in una famiglia dove vivono persone che non lo accettano o a cui non piace, non si compra per moda e (soprattutto) deve sempre essere trattato con il rispetto che si deve ad una animale selvatico che ci teme per natura e che dipende da noi in tutto e per tutto.Aggiungo che chi cerca l’animale da “coccolare” accarezzare o portare a spasso è meglio che cambi genere.

Concludo questo paragrafo con la precisazione che tra i camaleonti esistono quelli di facile allevamento e quelli più complicati. In assoluto se tenuti negli standard necessari e richiesti dalla specie nessun camaleonte è impossibile, però ce ne sono alcuni che richiedono condizioni ambientali più estreme e che di conseguenza vogliono anche attenzioni maggiori. Attenzioni che un neofita difficilmente, non avendo esperienza, potrà avere. Perciò mi limito a considerare e a rivolgermi a camaleonti più semplici come i Calyptratus o i Pardalis, senza prendere in considerazione i montani o quelli più rari e d’importazione.

– La casa.

Questo è il primo punto dolente che incontrano tutti quelli che acquistano camaleonti e si affidano ai consigli sbagliati di negozianti furfanti e impreparati. I camaleonti si allevano in camaleontari aperti, in gabbie o voliere, in teche di rete e mai in teche di vetro o acquari.
Si tratta di animali arboricoli, che vivono in zone ventilate e spesso con momenti della giornata freschi. Tutto questo è impossibile da ricreare in una teca di vetro.
Quindi prima di acquistare un camaleonte bisognerà preparare un camaleontario con lati in rete o acquistarne uno prefabbricato di dimensioni adatte.
Per dimensioni adatte si intende che non dovrebbe essere sistemato un piccolo di pochi mesi in una teca di più di un metro d’altezza così come non dovrebbe essere alloggiato un adulto in una di quaranta centimetri. La regola vorrebbe che i giovani vengano tenuti in teche di almeno 40x40x70h. e gli adulti in almeno 60x60x120h. le femmine anche in meno. Queste sono misure indicative, si può anche rimanere in misure leggermente minori o maggiori, ma il concetto è sempre quello di lasciare all’animale la possibilità di muoversi liberamente e in modo il più possibile naturale.
Il fondo di un camaleontario necessità di poche accortezze, tanto l’animale ci andrà raramente, quindi può andare un tappetino di erba sintetica, un cartone o un foglio di carta usa e getta, l’importante è che sia un qualcosa di semplice da pulire.
Si dice che “le piante di plastica sono per i camaleonti di plastica”…non è vero, molti allevano questi animali in teche arredate con vegetali sintetici e in modo valido, il vantaggio di utilizzare piante vere è quello di avere però un notevole aiuto nel mantenimento dell’umidità dai processi di traspirazione della stessa, nonchè un valido trastullo per quelle specie che si dilettano nel mordicchiare qualche foglia. Piante vere o finte l’importante è che ce ne siano tante, rigogliose e ben sistemate e che creino molti angoli riparati per l’animale.
Importantissimi sono i rami che devono essere presenti in gran numero, dal fusto ruvido in modo che possano far ben presa con le unghie e le zampe, e di dimensione adeguata all’apertura della stessa zampa. Bandite le canne di bamboo, troppo liscie e rischiose per eventuali cadute e scivoloni.
Attenzione alle piante tossiche o urticanti. L’esperienza ha portato a preferire l’utilizzo di piante come il pothos, l’ibiscus, la scheffleria. Discorso a parte è da fare con i ficus, ottimi nella forma ma con il problema di rilasciare latte urticante, piuttosto rischioso per i delicati occhi dei nostri beniamini. Per i piccoli che invece non hanno il peso o la forza per spezzare i piccoli rami del ficus questa pianta resta l’ideale.


Esempi di teche in rete costruite artigianalmente o commerciali

– Parametri ambientali

I camaleonti sono pur sempre animali eterotermi e quindi necessitano di una fonte di calore esterna per attivare i loro processi metabolici e riscaldarsi. In natura questo avviene con il sole, in cattività invece grazie a lampadine a faretto dette “spot”. Detto questo è bene anche sottolineare che i camaleonti sono tra i rettili meno estremi sotto questo punto di vista, e cioè che resistono più di altri a basse temperature. Normalmente si usa un faretto da 40 W o 60 W che basta tranquillamente a creare quel punto caldo (30/35 °C circa) dove il camaleonte possa andare a termoregolarsi.
La cosa importante è che il faretto non stia mai all’interno della teca ma sempre posizionato all’esterno a non meno di 15 cm. dal punto in cui l’animale fa basking. E’ una cosa molto importante, perchè i camaleonti non hanno una buona percezione del calore e quindi si scottano facilmente e non solo per contatto ma anche per irraggiamento. Non c’è bisogno di molto calore nella teca del camaleonte, basta che la temperatura si mantenga intorno ai 20/25 °C nella parte alta e questo si ottiene facilmente. Di notte le temperature possono scendere tranquillamente fino a 18 °C ma anche con punte intorno ai 15 °C (quindi le temperature medie nelle nostre case vanno più che bene).Per assurdo è più importante stare attenti ai picchi delle massime (soprattutto d’estate) che non ai cali notturni, che non solo sono sopportati ma consigliati per il benessere dell’animale.
Altro elemento importante è una fonte di raggi ultravioletti di tipo B. Cosa che si ottiene con l’uso di speciali lampade fluorescenti (a tubo o compatte). Gli Uvb servono a una corretta calcificazione dello scheletro dell’animale. Ultimamente si stavano andando ad affermare le lampade compatte di tipo 8.0 o 10.0 e cioè che emettono rispettivamente l’8 e il 10 % di raggi Uvb. Da poco si è invece appurato che queste lampade sembrano essere nocive per i camaleonti che diventano inappetenti e spesso riportano problemi oculari.
Altro parametro importante da tenere sotto controllo è l’umidità, che per una corretta gestione di questi animali dovrebbe sempre seguire una fluttuazione tra notte e giorno. Di notte dovrebbe essere alta (intorno al 70/80%) e di giorno dovrebbe calare leggermente fino al 50/60%.
Questo grado di umidità si ottiene nebulizzando con spruzzini o con nebulizzatori automatici, la sera prima di spegnere le luci e al mattino appena accese (anche di più in estate).La nebulizzazione oltre a servire per mantenere l’umidità è utile per idratare l’animale quando si appresta a fare la muta o a bagnare le foglie così da permettere al camaleonte leccandole di bere.

Uno spot

Una delle tante lampade compatte ad emissione di UVB

– Alimentazione

I camaleonti sono predatori e cacciatori nati, quindi si cibano esclusivamente di animali vivi e con una certa mobilità.
In natura un camaleonte si ciberà di una miriade di insetti o piccoli animali, in cattività invece il più delle volte sarà costretto a sostenere diete poco varie e monotone. Questo stato porta con se il rischio di una scarsa assunzione di elementi nutritivi essenziali per il benessere dell’animale.
E’ importante variare il più possibile la dieta del proprio camaleonte, quindi grilli, tarme della farina, camole del miele, blatte, locuste, mosche, moscerini, bachi e vermi vari ma anche neonati di roditori o di uccellini (soprattutto per gli esemplari più grandi).Le dimensioni degli animali dati come cibo devono naturalmente essere proporzionate alla grandezza della bocca del sauro. Sono tutti insetti di facile approvvigionamento, soprattutto grazie ad internet ed al commercio telematico esiste la possibilità di trovare numerosi siti di aziende serie e precise che vendono on-line. Le più famose italiane sono:
ALLEVAMENTO INSETTI MICROVITA | ALIMENTI PER RETTILI PESCI UCCELLI | INSETTI PER AGRICOLTURA ZOOTECNIA PESCA ZOOFILIA
CiboVivo-LiveFood – grilli e insetti per i vostri rettili
Eurogrilli vendita online cibo vivo per rettili gechi sauri camaleonti
Redbug | Accessori e Cibo per i tuoi animali esotici
Poi ce ne sono tante anche straniere.
La necessità è creare il più possibile una dieta varia e bilanciata soprattutto nella assunzione di elementi come il calcio, cosa che purtroppo non riesce in maniera soddisfacente e che quindi deve essere aiutata tramite la somministrazione di prodotti a base di Ca(calcio) o Ca+vit.D3.


(Due tra i migliori integratori in commercio)
SOLO QUESTO TIPO D’ INTEGRATORI E NON ALTRI CHE CONTENGONO ANCHE ALTRE VITAMINE, che per i camaleonti possono essere nocive, anche perchè questi animali se alimentati con una dieta varia assumono tutte le vitamine necessarie.
L’unica da integrare (con parsimonia) è la vit.D3 che serve per il corretto processo di calcificazione sotto le lampade artificiali ad emissione di UVB.
Per i camaleonti giovani l’integrazione può avvenire a giorni alterni, per gli adulti anche solo un paio di volte alla settimana. I prodotti integrativi si presentano in polvere e si somministrano spolverandovi gli insetti da pasto.
Altra cosa importante è consentire all’animale di bere. Come detto prima il camaleonte può bere leccando le foglie dovo aver nebulizzato oppure cercando le gocce che cadono da quest’ultime. I camaleonti solo in casi rarissimi bevono da ciotole, nel 99,99% dei casi riconoscono e si accorgono dell’acqua solo se quest’ultima è in movimento (un po’ come per il cibo) e quindi si usano sistemi detti gocciolatoi che consentono all’acqua di cadere goccia goccia in modo più o meno continuo e attirare l’attenzione dell’animale. Almeno mezz’ora/un ora al giorno dovrebbe sempre essere in funzione un gocciolatoio.
FARE ATTENZIONE all’alimentazione con insetti selvatici, possono essere inquinati con pesticidi o veicolo di parassiti pericolosi. Quindi si raccomanda sempre di controllare dove vengono catturati e dopo un periodo di alimentazione con essi preoccuparsi di effettuare un esame delle feci di controllo.
Attenzione anche agli insetti tossici e velenosi.

Esempio di gocciolatoio in commercio.

– Una teca perfetta

Un camaleontario ben assettato è una costruzione che nell’insieme risulti semplice da gestire, da pulire, di facile accesso, senza rischi per l’animale e senza fronzoli inutili. In un camaleontario non servono rocce, pareti scenografiche, fontanelle con vari giochi d’acqua, cascatelle finte, ciotole d’acqua (che potrebbero diventare ricettacolo e veicolo di agenti patogeni), substrati strani come sabbia, ciottoli, tutoli, scaglie di corteccia, ecc… Non devono esserci impianti d’illuminazione tipo centrale nucleare, una lampada ad emissione Uvb all’interno (ricordarsi che la distanza minima di utilizzo è 30 cm. oltre i quali i benefici dei raggi uvb sull’animale sono irrisori) e uno spot all’esterno sono più che sufficienti. Un camaleontario ben fatto non deve avere parti pericolanti, sporgenze che possano ferire l’animale, zone di difficile accesso o pertugi nei quali potrebbe addensarsi sporco o infilarsi qualche insetto.Ultima particolarità è che, dall’esperienza, si è notato che i camaleonti spesso soffrono una posizione bassa o comunque inferiore rispetto alla nostra corporatura (ci vedono quasi sempre come una minaccia) e quindi sarebbe sempre meglio posizionare la struttura in modo rialzato e dominante, così da evitare un continuo stato di stress e paura.

Particolare di un camaleontario ben arredato e con spot esterno

– Gestione del camaleonte

Se si sta accorti e si seguono tutte le regole base gestire un camaleonte è una cosa piuttosto facile. Naturalmente ci vuole sempre una certa cultura, apertura mentale e dimestichezza. Abbiamo a che fare con animali schivi, a cui (salvo rari casi) non piace essere maneggiati e che reagiscono alle manipolazioni anche in modo furioso e scomposto. Quindi quelle rare volte che si deve maneggiare un camaleonte o per spostarlo o per pesarlo, o per portarlo dal veterinario, va sempre fatto in modo da arrecargli meno fastidio possibile e prendendolo in modo deciso e fermo, magari utilizzando un guanto se si ha paura del morso (che comunque non stacca le dita).
Va da se che anche il camaleontario deve essere posizionato in stanze tranquille, di poco passaggio e in angoli ben illuminati e arieggiati.
Altro aspetto importante per una corretta gestione dell’animale è il sole. I raggi solari sono la miglior fonte di illuminazione e calore che un camaleonte potrebbe ottenere, basta esporre al sole uno di questi animali per accorgersi della passione che nutrono per questa stabulazione. Quindi chi ha la possibilità (balconi, giardini custoditi, terrazze) approfitti, sempre quando le temperature esterne lo consentono, di spostare l’animale all’esterno.
Somministrate il cibo in vaschette traslucide attaccate ai rami o alle piante e mai appoggiate a terra visto che tanto l’animale starà sempre ai piani alti. Si possono anche liberare gli insetti nel camaleontario in modo da consentirgli di cacciare in modo più naturale, l’unico inconveniente di questa tecnica è che non si riesce a valutare il numero di insetti di cui si ciba, e in situazioni in cui si deve tenere sotto controllo questo parametro, questo modo di somministrazione è da scartare.

Un esempio di come deve essere collocata una vaschetta per il cibo, con particolare di rami adatti e pianta di scheffleria rigogliosa.

– Cosa fare prima e dopo averlo acquistato

Se stai leggendo questa scheda e ancora non hai comprato l’animale hai fatto già la prima cosa giusta, cioè ti stai informando.Leggi in questo forum, chiedi consigli e leggi dai libri, farsi un bagaglio di nozioni è importantissimo. Dopo questo devi preparargli la casa, seguendo tutte le linee guida imparate. Appena l’alloggio è terminato ed è anche stato settato per un paio di giorni, controllando che i parametri ambientali siano corretti, bisogna procurarsi il cibo. Acquistare grilli ed altro, in modo d’avere a disposizione già varie possibilità e scelte di alimentazione, avere gli integratori e tutto quello che serve per una corretta somministrazione del cibo. Dopo tutto questo, o meglio sarebbe anche prima, bisogna informarsi sulla presenza in zona o nelle vicinanze di un veterinario specializzato in rettili, fargli una telefonata e iniziare ad istaurarci un rapporto (in futuro diventerà il tuo miglior amico). Dopo tutto questo allora si può procedere con l’acquisto dell’animale.
I camaleonti sono quanto di più facile da comprare, perchè sono animali che in un modo o nell’altro mostrano il loro stato. Un camaleonte molto scuro (sintomo di stress), con graffi, abrasioni o pezzi di muta attaccati sul corpo, occhi incavati spesso tenuti socchiusi e aspetto indolente, il più delle volte è una animale che cova qualche cosa di brutto.
Un camaleonte sano apparirà subito vitale, con occhi ben turgidi (segno di buona idratazione) pelle brillante e pulita, gambe e zampe salde, con tutte le unghie e le dita al posto loro, rapido negli spostamenti e sempre attento a tutto quello che lo circonda. Il colore scuro è possibile che lo abbia ugualmente per via magari dello stress del maneggiamento o per la paura di un ambiente affollato, quindi non è sempre pienamente indicativo…certo che tra due camaleonti identici uno nero nero e uno bello brillante è sempre consigliato comprare quello di colori brillanti e apparentemente più tranquillo.
Appena comprato ricordarsi di farsi rilasciare tutta la documentazione CITES. I camaleonti sono animali compresi nell’allegato B della lista degli animali protetti stipulata nella Convenzione di Washingtown perciò tutte le cessioni, nascite e morti devono essere documentate e registrate. Per dubbi e informazioni è sempre meglio chiedere consiglio ad un ufficio della forestale in zona (fatelo prima però mai dopo a cose fatte).
Cites
Sistemato l’animale nella sua dimora, gli si darà modo di ambientarsi (possono volerci pochi minuti come qualche giorno) e se gli si avrà costruito o acquistato una casa perfetta vedrete che inizierà subito ad esplorarla e a mettersi a suo agio. Gli somministrerete il cibo, l’acqua e tutto quello di cui ha bisogno. Appena avrete disponibili le prime feci fresche, andranno portate dal proprio veterinario per effettuare un’analisi preventiva ed una eventuale cura se presenti qualche parassita. Un buon veterinario sa cosa fare e come farlo, quindi non vi preoccupate mai.
Fatto tutto ciò, vedrete che il resto sarà una passeggiata e potrete godervi il vostro animale per il resto dei suoi anni. Ricordatevi che almeno due volte l’anno deve fare un esame delle feci di controllo e di non fargli mai mancare lampade uvb e integratori a base di Ca (calcio).

-Ultime note

In questa breve e sommaria scheda è stato tralasciato volontariamente tutto ciò che riguarda l’aspetto della riproduzione, della cura dei piccoli e delle patologie mediche. Tutto questo perchè si tratta di aspetti che al neofita non devono confondere le idee, soprattutto all’inizio, si tratta di aspetti che devono essere approfonditi solo in un secondo tempo cioè quando si è acquistata sicurezza nell’allevamento del singolo animale.
Gli aspetti medici invece lasciamoli ai veterinari, o a chi veramente si può permettere di avventurarsi in diagnosi personali (cosa che avviene solo per gli allevatori con anni di pratica alle spalle ed esperienza). Chi compra il suo primo camaleonte al minimo dubbio che ci sia qualche cosa che non va deve FIONDARSI sempre e solo dal veterinario, e farlo senza perdere tempo, cosa che, soprattutto con i camaleonti, fa la differenza tra uno curato bene e uno morto.
Infine concludo col dire che nella sezione “Camaleonti” di questo forum postano alcuni tra i migliori allevatori di questi animali che ci sono in Italia, nonchè persone qualificate in ambito medico e veterinario…quindi se avete dubbi chiedete, perchè cortesemente vi verranno sempre chiariti.

Gatto Persiano

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Gran Bretagna.
Classificazione FIFe: Category I – persian & exotic

Nei caravan che attraversavano il deserto polveroso, diretti ad Ovest, dalla Persia all’Iran, si suppone che nascosto tra i carichi di spezie e di rari gioielli, ci fosse un carico ancor più prezioso, un gatto dal lungo manto. Furono chiamati Persiani, per il loro paese d’origine.
Reperti archeologici datano il loro arrivo sulle coste britanniche nel XVI secolo. Erano già conosciuti come gatti d’Angora, di colore prevalentemente bianco. Avevano un aspetto longilineo, il muso lungo, grandi orecchie e un
folto pelo sulla coda, ma confrontato col Persiano moderno si potrebbero definire a pelo semilungo. Gli allevatori britannici iniziarono la selezione usando gatti “francesi”, che presentavano invece una corporatura più
robusta, con arti bassi, testa arrotondata, occhi rotondi e naso più corto, pelo lungo e morbido, con presenza di sottopelo lanoso e fitto. Esso si conquistò un immediato e clamoroso successo, tanto da entrare perfino nelle
dimore reali inglesi. Nel 1889 venne redatto il primo standard. Nel corso degli anni si aggiunsero nuove modifiche allo standard iniziale, arrivando all’ultima stesura delimitata al raggiungimento del cosiddetto Peke-faced, il Persiano a faccia di Pekinese.

Aspetto generale

Il Persiano è un gatto dall’aspetto aristocratico, ha un corpo compatto, massiccio e imponente, un mantello molto fitto di peli lunghissimi, in una vastissima varietà di colori, che al tatto risulta morbido e setoso.
Ha delle zampe corte, forti e muscolose; la testa è in genere tonda con guance piene, gli occhi sono grandi e rotondi, lo stop marcato e le orecchie si presentano piccole e ben distanziate. Il profilo è piatto con un naso largo, corto e schiacciato. Il pelo intorno al collo è molto lungo formando la tipica gorgiera e i lunghi peli sulla coda lo fanno assomigliare a una volpe. Ha un’ossatura possente e una buona muscolatura. Maschio più grosso della femmina.

Carattere

Il Persiano generalmente è pacato e tranquillo di natura, a differenza dei cuccioli che sono giocherelloni e vivaci. Adatti alla vita in casa perché tranquilli e pacifici, si rivelano molto affettuosi e riconoscenti al padrone. Richiedono una presenza discreta e affetto quotidiano, ma, anche se propende a dormire per ore, non è un gatto da grembo, a causa del suo pelo che lo porta a soffrire rapidamente il calore eccessivo. Sopporta bene la solitudine ed è difficilmente preda di stress o ansie. Questa razza è di carattere affettuosa e poco aggressiva. La sua piacevole voce si sentirà raramente, anche nella stagione degli amori si comportano discretamente. Le femmine sono madri eccezionali e i cuccioli raramente danno problemi. L’indole tranquilla e affettuosa nasconde a volte un temperamento sensibile, che il gatto manifesta nascondendosi quando deve affrontare bambini vivaci o ospiti rumorosi. Non si può più definire il Persiano come gatto predatore, avendo perso l’indole negli anni di selezione, privilegiando altre attitudini, come quella di essere diventato il gatto ideale da compagnia.

Gatto Persiano Gatto Persiano calico diluito tabby (foto www.agraria.org)

Gatto Persiano Gatto Persiano tortie tabby (foto www.agraria.org)

Cura

A causa del loro fitto e lungo mantello devono essere spazzolati e pettinati ogni giorno, per impedire la formazione di nodi e che diventi opaco. Bisogna perciò abituare il gatto fin da piccolo ad essere spazzolato  ovunque. Un eventuale bagno deve essere affrontato solo dopo aver spazzolato a fondo il mantello. La toelettatura richiede particolare attenzione all’esaltazione della delimitazione delle aree colorate, a questo scopo una spolverata di talco è utile per far risaltare il contrasto tra il bianco e le aree colorate. Per far risultare voluminoso e soffice il mantello bisogna dapprima pettinarlo contropelo e poi nel verso del pelo stesso. Oltre al pelo bisogna dedicarsi a mantenere sana la salute degli occhi e prestare attenzione alle pieghe cutanee, dove possono formarsi dermatiti. Spesso la lacrimazione abbondante, favorisce un ingiallimento del pelo della zona  sottorbitale. A questo difetto bisognerà rimediare usando dei detergenti smacchiando il pelo.

Gatto Persiano Gatto Persiano golden shaded (foto www.agraria.org)

Varietà di colore

Sono riconosciute circa duecento combinazioni di colori per il Persiano a seconda delle pezzature e dei disegni. I gruppi principali di colori sono:
Solid: il mantello ha un colore uniforme dalla radice alla punta del pelo, senza la presenza di striature. I colori vanno dal bianco al nero, blu, chocolate, lilac, rosso e crema. Il colore del tartufo e dei cuscinetti plantari rispetta il colore del mantello, tranne che per la varietà bianco e crema che sono rosa. Il colore degli occhi deve sempre essere arancio o rame, ad eccezione dei Persiani bianchi che possono presentare anche occhi impari (un occhio arancio e uno blu o color rame) o entrambi color rame o blu, questi ultimi però sono indice di sordità fin dalla nascita, a causa di un fattore genetico; invece gli impari con occhio blu, possono risultare sordi dall’orecchio adiacente all’occhio blu.
Tabby: presentano dei disegni tipici del gatto selvatico. Esistono varie varianti del disegno del mantello, esempio il Blotched, caratterizzato da disegni a forma di cerchi concentrici più marcati sui fianchi, da tre linee ben marcate sulla spina dorsale e da striature parallele sulla testa, zampe e coda; il Tigrè (o Mackerel), caratterizzato da striature su muso, zampe, coda e dorso molto più leggeri e fini rispetto alla varietà precedente, sui fianchi presenta linee verticali e parallele; lo Spotted, caratterizzato da macchie tonde sui fianchi e leggere striature su muso, zampe e coda. I tabby sono riconosciuti nei colori nero, blu, chocolate, lilac, rosso, crema, tortie (squama di tartaruga) nero, tortie blu, tortie chocolate, tortie lilac. Tutti questi colori sono riconosciuti anche con la base del mantello argentata e vengono detti, in base al colore del mantello, Silver o Cameo. Gli occhi devono essere sempre arancio.
Chinchilla: ha un aspetto lucente; ne esistono quattro sottovarietà: il Chinchilla Silver, caratterizzato dall’avere gli occhi verdi, con palpebra, tartufo nasale e labbra cerchiati del colore della pigmentazione del mantello, generalmente nero o più raramente blu, chocolat o lilac. Essi hanno la base del mantello bianco argento, tranne sulla punta, dove è nero o più raramente blu, chocolat o lilac. Il Chinchilla golden, caratterizzato dal mantello color crema caldo e intenso, dandogli un aspetto dorato. Gli occhi, le labbra e il naso sono contornati di marrone. Il tartufo è rosa scuro; i cuscinetti plantari sono marroni; il colore degli occhi è verde o
verde blu. Le varietà Shaded silver e Shaded golden sono generalmente più scure.
Parti-color: hanno la caratteristica di essere in alta percentuale di sesso femminile; i colori in questo caso sono miscelati tra loro e possono avere le seguenti tonalità: tortie nero, tortie blu (blu-crema), tortie chocolate, tortie lilac. Gli occhi devono essere di color arancio.
Colorpoint: mantello caratterizzato dalle stesse sfumature appartenenti al gatto Siamese, cioè il colore si addensa nelle aree dove la temperatura è inferiore: muso, orecchie, zampe, coda, testicoli nei maschi. Il resto del corpo è di una tonalittà chiara, che va dal bianco al beige, a seconda dei colori che sono: seal point, blu point, chocolate point, lilac point, red point, cream point, seal tortie point, blu tortie point, chocolate tortie point, lilac tortie point. Tutti questi colori sono riconosciuti anche con il disegno Tabby sull’addensamento di colore. gli occhi devo essere di colore blu.
Bicolor: è formato da un colore uniforme e dal bianco. Ci sono tre distinzioni: i Bicolori o Tricolori, Arlecchino e Van. I Bicolori Van presentano un mantello bianco con colorazione all’estremità, ammesse una o due pezzature sul corpo. Molto ricercata nei gatti bicolor è la “V” rovesciata bianca sul muso. I colori ammessi uniti al bianco sono: nero, blu, rosso, crema, chocolate, lilac e tortie. Le pezzature possono essere Solide o Tabby. Gli occhi devono essere arancio; esistono rarità ammesse anche di occhi impari (un occhio arancione ed uno azzurro).
Smoke: il gatto a riposo presenta un colore uniforme, ma quando si muove appare il contrasto con la chiarissima radice del pelo. Il pelo dunque è colorato solo per metà. Nella sottovarietà Shaded il pelo è colorato solo per un terzo; nello Shell la pigmentazione si riduce ad un ottavo. Gli occhi devono essere sempre arancio.

Standard

Categoria: Pelo lungo.
Corporatura: Da media a robusta.
Corpo: Di tipo cobby, zampe corte e petto ampio. Spalle massicce e schiena muscolosa, senza dare segni di obesità.
Mantello: Lungo e folto. Di struttura fine, lucido e setoso al tatto, con gorgiera folta sulle spalle e sul petto.
Testa: Rotonda e voluminosa con cranio largo. Essa è situata su un collo corto e spesso. La struttura del cranio deve essere rotonda al tatto. fronte bombata; mascelle e mandibole potenti. Guance piene.
Occhi: Grandi e rotondi, ben distanziati, conferendo la tipica espressione dolce. Presentano colori brillanti.
Naso: Corto e largo con stop marcato.
Orecchie: Piccole con punta arrotondata, leggermente inclinate in avanti e non eccessivamente aperte alla base. Ben distanziate e inserite piuttosto basse sulla testa.
Mento: pieno, ben sviluppato, arrotondato e forte.
Arti: Corti, robusti e forti. Arti anteriori diritti. Gli arti posteriori, osservati da dietro, risultano diritti.
Piedi: Larghi, tondi e forti. Sono tollerati ciuffi di pelo tra le dita.
Coda: Corta, ma proporzionata alla lunghezza del corpo.
Penalità: Coda piegata o anomala; Presenza di medaglione; Evidente deformità della colonna vertebrale; Aspetto asimmetrico della testa; Errato colore degli occhi.

a cura di Sara Dioguardi – www.difossombrone.it

Gatto Abissino

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Etiopia – Gran Bretagna.

L’Abissino è una delle razze feline più antiche. L’origine è controversa: all’apparenza è molto simile ai gatti raffigurati nei disegni e nelle statue risalenti all’antico Egitto. D’altra parte si deve dire anche che tutti i gatti raffigurati hanno costituzione snella, tipica delle razze orientali, con muso allungato e occhi a mandorla che potrebbero essere stati gli antenati dei Siamesi e del gatto Egiziano che nel frattempo si è estinto.
Il nome Abissino non dipende tanto dal fatto che l’Abissinia sia il luogo di origine di questo gatto, quanto dal fatto che il primo esemplare esibito a una mostra felina in Europa (Inghilterra) sia stato registrato come gatto importato da quel Paese (oggi Etiopia). Recenti studi genetici hanno dimostrato che che l’origine più probabile di questo gatto siano le coste dell’Oceano Indiano e alcune zone del Sud-Est Asiatico. La razza è stata comunque selezionata in Inghilterra partendo da un soggetto importato dall’Abissinia nel 1868 o, come sostengono molti allevatori inglesi, incrociando vari gatti silver e brown-tabby con gatti che presentavano “ticking” autoctoni. L’Abissino è stato riconosciuto ufficialmente in Gran Bretagna nel 1882. Molto diffuso negli Stati Uniti, dove è tra le razze a pelo corto più diffuse, mentre in Italia è ancora piuttosto raro.
Club Italiano Gatti Abissini e Somali >>>

Aspetto generale

Gli Abissini sono gatti di corporatura media, a pelo corto, dal portamento elegante e dalla spiccata individualità. Il mantello ha colore intenso ed è ben visibilie il “ticking” (ogni singolo pelo ha un colore base, interrotto da due o tre bande di pigmento più scuro e termina sempre con la punta scura). Alla nascita presentano mantello scuro che si schiarisce con l’età. Poiché gli Abissini sono portatori del gene responsabile del pelo lungo, è sempre possibile che in una cucciolata vi sia qualche gattino a pelo semilungo (Somalo). Può raggiungere anche i 18-20 anni di età.

Carattere

Gli Abissini sono gatti attivi e vivaci, con una spiccata curiosità per tutto ciò che li circonda; intelligenti, volitivi, hanno un carattere ben equilibrato. Hanno bisogno di molte attenzioni e di compagnia e manifestano il loro disappunto se trascurati o lasciati soli troppo a lungo. Di norma vivono bene con altri gatti o cani, specialmente i maschi. Necessitando di un loro spazio, non amano i gruppi troppo numerosi. Dinamico e curioso, ama molto il gioco anche da adulto e dopo la sterilizzazione; hanno bisogno, possibilmente, di uno spazio all’aperto dove muoversi e arrampicarsi. E’ particolarmente adatto a famiglie con bambini, con cui condivide volentieri il gioco. Se viene sterilizzato non cambia particolarmente la morfologia, così come non cambia il carattere, che si mantiene curioso e giocoso.

Cura

Il pelo corto non necessita di particolari cure: basta una spazzolata con spazzola a denti di gomma corti una volta alla settimana. Al posto della spazzola si possono usare un panno di pelle di daino o le mani inumidite, da far scorrere nella direzione del pelo. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Varietà di colore

Oltre al quello originario (Usual o Ruddy), simile al pelo dei conigli selvatici, sono stati selezionati anche altri colori (Sorrel, Blu, Fawn, Tortie, Rosso, Crema, Silver, ques’ultimo non riconosciuto dal CFA, maggiore associazione felina degli Stati Uniti). Il mantello Usual o Ruddy è marrone rossastro con le punte scure. Nei gatti di questa varietà le zampe e il retro degli arti posteriori sono sempre neri. Come già detto, il pelo è caratterizzato dal cosiddetto effetto “ticking”. Anche la varietà Sorrel è molto diffusa: come l’Usual, presenta un caldo mantello marrone rossiccio ma la punta dei peli è di color cannella anziché nero. Anche i cuscinetti delle zampe e il retro degli arti posteriori sono color cannella. Gli occhi possono essere ambra, verdi o gialli.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media, muscolosa e snella; maschi fino a 4,7 kg, femmine fino a 3,7 kg; aspetto elegante.
Testa: ampia e moderatamente allungata; il naso forma una leggera curva con la fronte, il mento è pronunciato; di profilo, presenta un lieve “stop” (incurvatura, come una S).
Occhi: a mandorla, vivaci.
Orecchie: relativamente grandi e larghe alla base, distanti e prive di peli all’interno; gli esemplari migliori presentano un ciuffetto di peli alla sommità.
Arti: snelli rispetto al corpo e con struttura ossea leggera; zampine ovali e minute.
Coda: piuttosto lunga, larga alla base e appuntita.
Pelo: peli corti e fitti, aderenti al corpo e di consistenza elastica.
Difetti: mantello ruvido, troppo lungo o irto; troppo grande e tozzo; presenza di aree biancastre estese sul corpo.

Gatto Blu di Russia

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Russia – Inghilterra.

Le origini del gatto blu di Russia sono piuttosto incerte ma si pensa che questa razza sia originaria della Russia Settentrionale (regione di Arkangelsk, porto sul Mar Bianco). I primi esemplari furono portati in Inghilterra da alcuni mercanti intorno alla metà del XX secolo e vennero mostrati a varie esposizioni feline come gatti di Archangel o Archangel Blu. All’inizio del Novecento i Blu di Russia furono presentati ufficialmente alle esposizioni feline del Crystal Palace a Londra e gareggiarono nell’unica categoria dei gatti a mantello blu, insieme a Certosini, Korat e British Blu. Soltanto nel 1912 è stata istituita una speciale sezione per le razze straniere, salvando questo gatto dall’estinzione, al quale venivano preferiti i British Blu e altri gatti di costituzione fisica più imponente. Le guerre mondiali hanno quasi portato alla scomparsa dei Blu di Russia. Dopo il 1945 erano pochi gli esemplari sopravvissuti e gli allevatori, per evitare un’eccessiva consanguineità, li fecero accoppiare con gatti di altre razze (Siamese Blu Point); questi incroci portarono però ad un ulteriore alleggerimento della struttura fisica del Blu di Russia che divenne molto simile all’Orientale Blu a pelo corto. Nel 1966 alcuni allevatori approntarono un nuovo standard e iniziarono a riportare la razza alle caratteristiche originali. Oggi il Blu di Russia è una razza ben definita sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che il carattere, e l’influenza delle razze orientali è pressoché scomparsa. Culla di questa razza è l’Inghilterra, ma anche in Svezia e negli Stati Uniti vengono allevati bellissimi esemplari. Oggi è possibile importare questi gatti direttamente dalla Russia e dai Paesi dell’Est Europa.

Aspetto generale

Gatto bello ed elegante, ha un mantello grigio-blu e occhi verdi lucenti. E’ una razza molto tranquilla che si affezionamo molto ai componenti della famiglia.

Gatto Blu di RussiaGatto Blu di Russia (foto Sara Dioguardi www.difossombrone.it)

Carattere

Hanno un carattere tranquillo, dolce e affettuoso sia con i propri simili sia con l’uomo. Tipico gatto da appartamento, ama le comodità e passa lungo tempo sdraiato nello stesso posto, meglio se in braccio a un componente della famiglia. Ricambia di un amore unico colui che sceglie, tra tutti i componenti della famiglia, il suo punto di riferimento, seguendolo come un’ombra. Detestano la confusione e il rumore e non è adatto ai bambini troppo piccoli. Si adattano facilmente a vivere con altri gatti o cani. Hanno una voce dolce e sommessa e miagolano di rado. Molto timidi con gli estranei, si ritraggono all’arrivo di un visitatore e non apprezzano le coccole degli estranei.

Cura

Il mantello non richiede particolari cure: è sufficiente una passata ogni tanto con una spazzola morbida, perchè il delicato pelo e sottopelo potrebbero essere danneggiati da spazzolate troppo frequenti e vigorose. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Blu di Russia Gatto Blu di Russia

Varietà di colore

Il mantello classico è grigio-blu ma sono state selezionate anche le varietà nere e bianche.
Il mantello blu deve essere il più omogeneo possibile e deve essere privo di peli bianchi e sfumature di altri colori; naso e cuscinetti delle zampine grigi; occhi verdi.
Il mantello bianco deve essere candido, con naso e cuscinetti della zampine rosa; occhi verdi, blu o impari.
Nel Nero di Russia il mantello deve essere perfettamente nero, con naso e cuscinetti scuri; ochi verdi.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media; il peso medio dei maschi è di 3,5-4,8 kg, quello delle femmine 2,5-3,5 kg; corpo lungo, elegante e ben proporzionato. Il collo è lungo e poderoso.
Arti: lunghi, sottili, con zampine piccole e ovali.
Coda: lunga, dritta, che si assottiglia all’estremità.
Testa: ampia, un po’ allungata ma mai troppo lunga; mento ben marcato e zigomi salienti.
Orecchie: dritte, relativamente grandi e appuntite; l’interno dei padiglioni è quasi totalmente privi di peli.
Naso: di media lunghezza, privo di stop; grigio come le labbra.
Occhi: a mandorla, ben distanziati; verde smeraldo (da cuccioli sono blu scuro).
Mantello: pelo corto, fine e setoso, molto soffice per la presenza di un delicato sottopelo; con portamento eretto.
Negli ultimi anni è stata selezionata anche una varietà a pelo lungo (razza Nebelung).
Difetti: nel Blu, presenza di peli bianchi e sfumature di altri colori; tracce giallognole di verde negli occhi.

Gatto Bombay

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Stati Uniti.

Questa razza è stata selezionata da un’allevatrice del Kentucky (Stati Uniti), a partire dal 1960, sottoponendo a successivi incroci esemplari dal mantello completamente nero, ottenuti da Burmesi e Americani a pelo corto In questo modo è stato possibile ottenere questi gatti dal pelo nero e molto lucido. Oggi i Bombay sono incrociati tra loro e con i Burmesi. Poco allevato, è riconosciuto da molte associazioni feline sia negli Stati Uniti che in Europa. In Italia è molto raro.

Aspetto generale

La caratteristica principale dei Bombay (chiamato anche panera del salotto) è il colore e la lucentezza del matello. L’aspetto è simile a quello dei Burmesi ma presenta una testa dalle linee più tondeggianti.

Gatto Bombay Gatto Bombay (foto www.bajimbi.com.au)

Carattere

Nel complesso è simile a quello del Burmese. Adatto alla vita in casa, ama giocare e si dimostra molto affettuoso. Molto socievole sia con le persone che con gli altri animali. Tranquillo, equilibrato e amichevole, ha bisogno delle attenzioni e dell’amore di chi lo circonda. Non devono essere lasciati a lungo privi di compagnia perché soffrono la solitudine. Amante della tranquillità, detesta i rumori troppo forti. Non è frequente ascoltare il suo dolce e sommesso miagolio.

Cura

Il pelo lucente non necessita di particolari cure. E’ sufficiente passare molto delicatamente su tutto il corpo con un panno morbido di camoscio o una leggera spazzola di crine.

Varietà di colore

Il mantello deve essere nero intenso. Nelle cucciolate compaiono a volte gattini simili al Burmese o con altre sfumature. Nei cuccioli può essere presente una leggera sfumatura ruggine che scompare con la crescita. Il colore classico degli occhi è bronzo, ma è permesso anche il giallo-oro.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media (maschi fino a 5 kg); l’aspetto è simile al Burmese, ma con corpo più robusto e testa più arrotondata.
Testa: tonda e grande; muso piuttosto corto con evidente stop tra naso e fronte.
Occhi: rotondi e distanziati.
Orecchie: relativamente piccole, un po’ protese in avanti, larghe alla base e con punte arrotondate.
Arti: lunghi, agili, con cuscinetti neri.
Coda: elegante, abbastanza lunga e priva di irregolarità.
Pelo: corto, molto lucido e appiattito sul corpo; privo di sottopelo.
Difetti: colore poco intenso del mantello o tipo Burmese; tracce di bianco o di altri colori.

Gatto Certosino

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gatto-certosinoClassificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Francia.

Sull’origine del Certosino vi sono molte ipotesi. Certa è la presenza di gatti dal pelo grigio-blu sia a Roma che in Francia fin dal XVI secolo. Molti libri scritti nel Settecento riportano il nome Certosino riferito a gatti parigini con questa colorazione.
La fonetica del nome rimanda a una regione isolata e montagnosa della Francia, la Grande Chartreuse. Nell’XI secolo i monaci Certosini avevano un monastero in quella regione, e si dice che abbiano da sempre allevato questi gatti dal tipico mantello grigio-blu. Questa ipotesi è plausibile, ma non vi è alcuna prova certa. Secondo altri studiosi il nome potrebbe provenire dal fatto che questi gatti erano particolarmente numerosi in vicinanza di una Certosa, come per esempio quella dei giardini del Lussemburgo a Parigi.
Secondo un’altra ipotesi, il nome deriverebbe da un tipo di lana pregiato importato dalla Spagna nel Settecento: si chiamava “Pile de Chartreux” o meglio lana di Certosino. All’epoca, molti pellettieri facevano commercio di pelle di gatto specialmente di quelle dei gatti che finirono chiamati certosini.
E’ dunque possibile che la pelliccia di questi gatti, utilizzata per le stesse caratteristiche della lana, quali la morbidezza e la sua lanosità, abbia preso il nome “Chartreux” , e che da quest’ultima sia derivato il nome dei gatti (per altre informazioni www.certosinoclub.it).
Oggi questa razza è molto popolare sioprattutto in Francia e Belgio. In Italia I Certosini sono arrivati grazie all’interessamento del signor Tonelli di Bologna, titolare dell’allevamento “Dei Rosacroce” e fondatore del Club del Gatto Certosino Italia.

Aspetto generale

Gatto robusto, dal pelo corto di colore grigio-blu. La razza è a volte confusa con l’Europeo blu, dal quale si differenzia per alcune caratteristiche fisiche e caratteriali: il suo pelo, molto fine e fitto, per lo spessore del sottopelo è leggermente sollevato, conferendogli un aspetto leggermente lanoso che non hanno mai i gatti europei; le orecchie piazzate più in alto sulla testa e un po’ più alte alla base di quelle dell’europeo e poco pelose; gli occhi giallo carico color cuoio intenso, mentre il gatto europeo presenta tutta una gamma di differenti colori di occhi; il dimorfismo sessuale è più marcato di quello degli europei, i maschi certosini sono molto più robusti delle femmine, hanno guance più evidenti delle femmine soprattutto quando diventano adulti verso i due o tre anni. Nel passato queste due razze venivano occasionalmente incrociate, mentre oggi tale pratica non è più ammessa. La maggior partebdei Certosini presenta alla nascita leggere tracce di tigratura sul mantello che crescendo scompaiono.

Gatto Certosino Gatto Certosino (foto Sara Dioguardi www.difossombrone.it)

Carattere

Il certosino è un gatto dolce e miagola poco; socievole, di buon carattere e con un temperamento equilibrato e pacifico, è particolarmente adatto come animale da compagnia per persone sole o anziane. Convive bene con altri gatti e con cani. Adatto alle famiglie con bambini, perchè, se disturbato, non graffia ma preferisce rintanarsi in un posto tranquillo. Pur essendo un gatto che si adatta bene alla solitudine, è meglio non lasciarlo solo tutto il giorno. Ama giocare anche se non è attivo come altre razze a pelo corto. E’ raro ascoltare il suo sommesso e discreto miagolio.
Si adatta bene alla vita in casa, ma deve avere abbastanza spazio a disposizione. Ottimo cacciatore di topi.

Cura

Necessita di poche cure: è sufficiente spazzolarlo con una spazzola di crine e una passata con una pelle di camoscio una volta alla settimana; durante la muta si consiglia di usare con delicatezza una spazzola o un guanto con i denti di gomma per rimuovere il pelo morto. Se il pelo è sporco si deve usare uno shampoo secco inodore.
Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Certosino Gatto Certosino (foto http://chartreux.cat.free.fr)

Varietà di colore

Lo standard ammette tutte le tonalità di grigio, dal cenere all’ardesia, ma il più diffuso è il grigio cenere. Deve essere il più uniforme possibile e non deve presentare striature, disegni o peli bianchi. Il pelo tende ad essere più argenteo sul naso, intorno alle vibrisse, nella parte posteriore delle orecchie e sulla punta delle zampe. Il colore degli occhi va dal bronzo dorato all’ambra.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: da media a grande; dall’aspetto muscoloso e robusto, specialmente nei maschi.
Testa: ampia alla base, cranio ben sviluppato, non bombato, con uno spazio stretto e piatto tra le orecchie; naso largo e diritto non camuso; i maschi adulti hanno mascelle importanti.
Orecchie: media, poco aperte alla base e con punte un po’ arrotondate.
Occhi: grandi e aperti, non troppo arrotondati; angolo esterno leggermente rivolto verso l’alto.
Arti: piuttosto lunghi, con zampe larghe.
Coda: di media lunghezza, larga alla base, affusolata e con punta arrotondata.
Mantello: ha una pelliccia spessa, lucida con sottopelo lanoso. Il doppio pelo fa sì che il pelo stia ritto e soffice al tatto.
Difetti: presenza di striature, disegni e pile bianchi sul mantello; tracce di verde nel colore degli occhi; naso camuso.

Cornish Rex

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Gran Bretagna.

Questa razza felina inglese deriva da un esemplare, nato in Cornovaglia nel 1950, che presentava un caratteristico mantello riccio, dovuto a una mutazione spontanea. Vista la particolarità, alcuni allevatori inglesi cercarono di stabilizzare il gene responsabile della mutazione e di creare una nuova razza. Nella selezione sono stati impiegati gatti comuni, British shorthair, Siamesi e Orientali a pelo corto. Il gene responsabile del caratteristico pelo è lo stesso presente nel German Rex.
Nel corso degli anni si sono sviluppate due varietà leggermente diverse di Cornish Rex: quella europea e quella americana, che differiscono essenzialmente per la costituzione fisica e la forma della testa. Quelli americani sono in genere più piccoli e leggeri di quelli europei, ed hanno le zampe più lunghe e il naso lungo con profilo dritto.

Aspetto generale

Le caratteristiche distintive sono il pelo arricciato e l’indole tranquilla ed affettuosa. Il pelo non è praticamente soggetto a muta e per questo il Cornish Rex è adatto a chi soffre di allergie e a chi detesta i peli sugli abiti e in casa.

 

Carattere

Molto affettuoso, cerca le attenzioni e le coccole delle persone. Non ama essere lasciato solo in casa. Il Cornish Rex convive bene con altri gatti e con i cani. Grazie al loro carattere tranquillo ed equilibrato, sono adatti alle famiglie con bambini. Sono subito socievoli anche con gli estranei. Intelligenti e curiosi, ama vivere con la gente e ha bisogno del contatto fisico con il suo padrone da cui dipende totalmente. Si adattano bene alla vita in appartamento (meglio mettere a loro disposizione qualche giocattolo e una struttura su cui farsi le unghie). Ha una voce dai toni abbastanza alti, particolarmente insistente durante il periodo del calore.

Cura

Come detto sopra, il pelo non è praticamente soggetto a muta. Richiede pochissime cure. Basta spazzolarli una volta alla settimana con una spazzola morbida e pettinarli saltuariamente con un pettine a denti fitti. Una passata sul pelo con una pelle di camoscio lo rende particolarmente lucido e ondulato. Soffre molto il freddo e in inverno ama sdraiarsi vicino a un termosifone. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

 

Varietà di colore

Sono ammesse tutte le colorazioni, compresa quella tipo Siamese (queste varietà vengono chiamate Si-Rex). Più importante è la qualità del pelo rispetto al colore.
I mantelli più diffusi sono il nero e il blu, senza macchie bianche e trigratura. Abbastanza diffusi anche i Tortie e quelli con predominanza di bianco. Il colore degli occhi e verde o giallo, mentre nei Si-Rex devono essere blu.

Standard

Categoria: Pelo Corto (Gatti con mantelli particolari).
Corporatura: da piccola a media; buona muscolatura e ossatura leggera; schiena leggermente curva.
Testa: ovale, più lunga che larga; naso e mento allinati di profilo; setto nasale lungo (nel tipo americano il profilo è detto “romano”, mentre l’europeo ha naso dritto). Sopracciglia e vibrisse ondulate.
Orecchie: grandi, alte sul cranio, non troppo vicine.
Occhi: ovali, di medie dimensioni.
Arti: lunghi, con zampe piccole e ovali.
Coda: lunga, sottile e affusolata.
Mantello: corto, sottile e morbido, ondulato e vellutato al tatto. Nei soggetti giovani il pelo è più rado e tende ad ispessirsi con l’età.
Difetti: presenza di aree povere di pelo e code spelacchiate.

Gatto Europeo a pelo corto

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Europa.

Gli antenati del gatto Europeo provenivano probabilmente dal Nord Africa e sono giunti in Europa a bordo delle navi dei mercanti Fenici. E’ il gatto più diffuso ovunque, sia in Europa che in America.
Intorno al nome Europeo a pelo corto c’è stata in passato molta confusione. Fino al 1982, c’erano due differenti razze a pelo corto conosciute come Europeo. Erano l’Europeo a pelo corto allevato in Gran Bretagna e nel continente (ottenuto incrociando gatti comuni con Persiani a pelo lungo, dal 1982 denominata British Shorthair) e la razza scandinava, selezionata soltanto da gatti comuni. Oggi solo quest’ultima si può fregiare del nome Europeo a pelo corto.

Aspetto generale

Nonostante venga definito “comune”, è un animale dalla straordinaria bellezza, resistenza e agilità: è il gatto per eccellenza. Poichè questi gatti hanno un aspetto del tutto simile a quello dei gatti comuni, non sono molto ricercati dagli allevatori, ma lo sono dai veri amanti del gatto. Si riproducono 2-3 volte all’anno (4-7 cuccioli per parto).

Gatto Europeo Gatto Europeo nero (foto www.jilt33.com/catz)

Carattere

Intelligente, attivo, furbo, ama cacciare i topo. Le femmine sono in genere più affettuose. Il temperamente può essere molto diverso: ci sono Europei che amano farsi coccolare a lungo e altri che sono più indipendenti e grandi cacciatori. Si adattano facilmente sia alla vita in campagna che in città, meglio se con giardino e spazi dove muoversi in libertà. Resiste bene alle basse temperature. Si adatta bene alla convivenza con altri gatti e persino con cani.

Cura

Non necessita di particolari cure: basta spazzolarlo una volta alla settimana con una spazzola di setole. Nel periodo della muta è consigliabile una spazzola o un guanto con denti di gomma per rimuovere il pelo morto. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto EuropeoGatto Europeo tabby (foto www.jilt33.com/catz)

Varietà di colore

Sono ammessi tutti i colori naturali (nero, rosso, bianco, blu e crema, con o senza tigrature o macchie bianche). La colorazione più tipica è il Tabby.
Il colore degli occhi corrisponde al mantello e può variare dal giallo al verde o all’arancione. Gli occhi possono essere blu o impari solo con mantello bianco.
Non sono ammessi il cioccolato, il lilla e il tipo Siamese.

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media o grande; corpo muscoloso, con petto ampio e sviluppato.
Testa: relativamente grande, tondeggiante ma non quanto quella del British Shorthair; mascelle ben sviluppate.
Orecchie: medie, di lunghezza pari alla larghezza basale, dritte e piuttosto distanziate.
Occhi: rotondi, di vari colori in base al tipo di mantello.
Arti: robusti, di media lunghezza, con zampe tondeggianti.
Coda: abbastanza grossa alla base con estremità arrotondata.
Mantello: pelo folto, corto, morbido e lucido, appiattito.
Difetti: pelo dritto.

Gatto Siamese

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Thailandia.

Il Siamese è una razza molto diffusa in tutto il Mondo. Antichi documenti (conservati a Bangkok, capitale della Thailandia, un tempo Siam) risalenti al XIV secolo parlano di gatti con caratteristiche riconducibili a quelle del Siamese. I primi Siamesi giunsero in Inghilterra verso la fine del XIX secolo, imbarcati da mercanti inglesi, rimasti affascinati dalla bellezza del mantello, dalla loro corporatura snella e dagli occhi blu. I primi esemplari di Siamese furono per la prima volta a una esposizione solo nel 1881 a Londra, ma lo standard fu più volte rivisto fino ad arrivare all’attuale gatto dal corpo affusolato e snello (ultima modifica dello standard risale agli anni Sessanta). I Siamesi di quell’epoca erano piuttosto diversi dagli attuali, più robusti e con la testa più tonda. I primi esemplari importati erano focati con il corpo avorio e le estremità colorate molto scure (Seal Point), ma di seguito vennero selezionati anche mantelli con estremità grigie e corpo bianco-grigiastro (Blu Point), estremità marroni e corpo avorio pallido (Chocolate Point) ed estremità rosate e corpo quasi bianco (Lilac Point). Questi 4 colori sono quelli classici del Siamese (comparsi naturalmente senza incroci con altre razze), mentre le altre colorazioni sono state originate da incroci con gatti di altre razze. Negli anni ’90 alcuni allevatori iniziarono a rimpiangere la vecchia razza, tanto che nel 1998 fu riconosciuta una nuova-vecchia razza; nuovo lo Standard così come il nome: Thai. Il Balinese è la varietà a pelo semi-lungo del Siamese.

Aspetto generale

Le caratteristiche distintive del Siamese sono la corporatura snella, il mantello sfumato e i caratteristici occhi color blu. La taglia è media e l’aspetto è elegante e agile.

Gatto Siamese Femmina Siamese Lilac Tortie Point (foto www.daisychaincats.com)

Carattere

Dal carattere forte e volitivo, miagolano spesso per attirare l’attenzione. Molto socievole, si affeziona in maniera particolare ad una persona della casa e diventa suo fedele compagno. Convivono facilmente con altri gatti e con i cani. Amano essere coccolati e accarezzati per ore. Sono i gatti ideali per chi ha bisogno di compagnia. Sono allegri e giocherelloni e trasformano ogni giocattolo in una preda immaginaria. E’ facile addestrarli a riportare un oggetto e a passeggiare al giunzaglio. Pazienti e quindi adatti a famiglie con bambini.

Cura

Grazie al pelo corto, setoso e quasi privo di sottopelo, il Siamese non necessita di particolari cure. Solo nel periodo della muta dovrà essere passato con un panno di camoscio e, se necessario, con un pettine a denti fitti. Le orecchie devono essere pulite solo se necessario con prodotto specifico. Le unghie affilate possono essere spuntate con apposite forbicine.

Gatto Siamese Maschio Siamese Chocolate Point (foto www.daisychaincats.com)

Varietà di colore

Le quattro principali varietà di colore sono: Blue Point, Chocolate Point, Lilac Point e Seal Point. Le varietà prendono il nome dal colore dominante (che è quello delle estremità). Oltre a queste abbiamo anche i Point Rosso e Crema. Le prime quattro varietà a loro volta possono essere anche Tortie e Tortie Tabby (in genere di sesso femminile). Di recente sono state selezionate anche le varietà Cannella, Fulvo, Smoke, Silver Tabby e Bi o Tricolore. Alla nascita i gattini Siamesi si presentano completamente bianchi e la caratteristica colorazione compare soltanto molti mesi dopo.
Il colore degli occhi è blu. Il colore del corpo è più chiaro di quello delle estremità (ad eccezione del Siamese bianco).

Standard

Categoria: Pelo Corto.
Corporatura: media (peso maschi fino a 5 kg, femmine fino a 4 kg); sottile ed elegante; il corpo è flessuoso, lungo, muscoloso e armonioso; naso lungo privo di stop.
Testa: cuneiforme, muso e orecchie formano un triangolo equilatero capovolto; muso allungato.
Orecchie: grandi, larghe alla base, poste diagonalmente ai lati della testa
Occhi: a mandorla e leggermente obliqui, di colore blu intenso.
Arti: lunghe e sottili; quelle posteriori sono più lunghe di quelle anteriori; le zampine sono ovali.
Coda: lunga, sottile e appuntita.
Mantello: corto, sottile e setoso, quasi sprovvisto di sottopelo.
Difetti: presenza sul mantello di ombre scure; presenza di pelo troppo lungo o ruvido; presenza di sottopelo; nodosità sulla coda.

Gatto Birmano

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Myanmar (ex Birmania); Nazionalità: Francia, Gran Bretagna.
Classificazione FIFe: /

Si narra che il Birmano ( o Sacro di Birmania) discenda da un’antica popolazione di gatti sacri ospitati in un tempio Khmer di Myanmar. Durante un assalto al medesimo tempio, il gran sacerdote, mentre stava in meditazione davanti alla statua della dea insieme al suo gatto bianco Sinh, venne mortalmente ferito ed il suo fedele gatto Birmano si accucciò sopra di lui rivolgendo lo sguardo alla dea. Mentre ciò accadeva, avvenne una trasformazione: il suo mantello divenne dorato e gli occhi blu zaffiro, quando si voltò verso la porta del tempio le sue zampe, il muso e le orecchie si tinsero di colore scuro della terra, ad eccezione delle zampe ancora appoggiate sul padrone morente le quali rimasero bianche candide in segno di purezza. Guidati dallo sguardo del gatto rivolto alle pesanti porte di bronzo del tempio, i monaci si precipitarono a chiuderle, salvandosi così dal saccheggio e dalla distruzione. Nello stesso tempo anche gli altri gatti del tempio subirono la stessa trasformazione trasmettendola ai loro discendenti. Sinh non abbandonò il suo padrone, e morì sette giorni dopo di lui. Quando i monaci si riunirono per eleggere il nuovo successore del Gran sacerdote videro accorrere tutti i gatti del tempio. Da ciò deriva il nome della razza, Gatto Sacro di Birmania. I primi esemplari comparsi in Europa furono una coppia giunti in Francia nel 1918. In segno di riconoscimento a un signore francese, i monaci Kittahs gli inviarono due dei preziosi e rari gatti Birmani, da loro stessi allevati e ritenuti sacri. Il maschio morì durante il viaggio, mentre la femmina, partita dal tempio già gravida partorì a Nizza la sua cucciolata, da cui ebbe origine l’intera razza. Dopo l’ultima guerra mondiale la razza fu vicina all’estinzione, in tutto il mondo rimasero solo due coppie, e da queste si partì per ottenere il riconoscimento ufficiale, ottenuto nel 1966.

Aspetto generale

Il Birmano è un gatto di medie dimensioni, di ossatura robusta col corpo leggermente allungato. I maschi sono generalmente più grandi ed hanno la zona della gorgiera più possente e la testa più massiccia rispetto alle femmine. La gorgiera è meno evidente in estate e in giovane età. Ha un portamento elegante e due magnetici occhi blu zaffiro. Di aspetto imponente, col suo lungo pelo, si aggiunge un tocco di classe con le zampe guantate di un colore bianco candido. Il netto contrasto tra le estremità scure e il corpo chiaro lo legano al Siamese. In sintonia con l’aspetto maestoso, il Gatto Sacro di Birmania ha un carattere mite e tranquillo.
Rispetto ai gatti a pelo lungo, esso matura presto e le femmine spesso vanno in calore a sette mesi d’età. Il suo mantello è più setoso al tatto rispetto quello del Persiano, ma è rispettivamente meno folto. A causa della mancanza di un folto sottopelo soffre il freddo, bisogna stare attenti quindi alle temperature rigide e alle correnti d’aria. Ha una forte e spiccata personalità. Ama parlare più che con la voce con gli occhi, gli sguardi e con tutto il suo corpo. In alcune linee tendono a manifestarsi forme di debolezza degli arti posteriori o di ostruzione nasale, che obbliga l’animale a respirare con la bocca.

Carattere

Curioso e affettuoso, alla apparenza distaccato, quasi fosse pienamente consapevole delle sue origini mistiche. Ha un temperamento attivo e reattivo, è un gatto poco vocale, con un miagolio flebile. Molto socievole e raramente aggressivo. Ama la tranquillità e la quiete e non sopporta confusione. Per questo tollera poco la compagnia di bambini vivaci e di altri animali, si comporta con molta riservatezza con gli estranei. Adatto alla vita di appartamento, ma può essere lasciato libero di uscire in giardino, dove si divertirà ad arrampicarsi su alberi, senza alcun rischio di rovinare il mantello.
Sopporta alcune ore di solitudine, ma in caso di assenze prolungate è preferibile garantirgli la compagnia di un suo simile. I gattini sono molto attivi ed esuberanti, amano giocare fino allo sfinimento, comportamento questo che avranno anche da adulti. I maschi adulti tendono a ricercare la compagnia dell’uomo più dei loro simili di sesso femminile. A differenza di altri gatti, è molto attaccato al suo padrone, lo amano, lo seguono, lo cercano continuamente. Hanno bisogno delle sue attenzioni e della sua compagnia. Non è adatto a persone che cercano un gatto “soprammobile”, ma è l’ideale per quelli che vogliono trovare in un gatto un amico, da vivere a pieno, un compagno con cui dialogare e giocare.

Gatto Birmano Femmina di Birmano Blue point (foto www.birmani.com)

Cura

Nonostante abbia un pelo lungo e sottile, la pelliccia setosa si toeletta facilmente perché dotato di poco sottopelo. Una o due spazzolate settimanali sono sufficienti per mantenerlo in forma. Durante il periodo di muta le spazzolate devono essere più frequenti, almeno una volta al giorno, agendo sia nel verso del pelo che contropelo, ma comunque i nodi sono rari.
Il pelo del Birmano è molto fine per cui è necessario non essere troppo energetici per evitare di strapparlo, le spazzolate lenti e ritmiche diventano in questo modo un momento di relax.
I guanti bianchi devono essere  sempre mantenuti puliti e privi di macchie lavandoli regolarmente,  asciugandoli con attenzione e applicando del borotalco, in secondo tempo strofinare il pelo con una spazzola, in modo da lasciare le parti bianche  perfettamente pulite e senza macchie.

Gatto Birmano Birmano Seal point a otto mesi – Maschio di Birmano Red point (foto www.birmans.it)

Gatto Birmano Cucciolo di Birmano Blue point (foto www.birmans.it)

Varietà di colore

Può presentarsi nelle tonalità: Seal point (un marrone molto scuro), Blu point, Chocolate point, Lilac point (un marrone chiaro), Red point e Cream point. Oltre ai colori puri del mantello esistono le varianti: Tabby point, una lieve striatura che si fonde al colore base, che può essere Seal, Blu, Chocolate, Lilac, Red o Cream point; Tortie point, una maculatura generale del mantello incrociata con il colore Red, il colore di base può essere Seal, Blu, Chocolate o Lilac point; Torie Tabby point, caratteristica che si ottiene con l’unione delle due varietà precedenti, avendo come colore di base il Seal, Blu, Chocolate o Lilac point. Quando i gatti sono ancora cuccioli il colore e la maschera sul muso sono molto tenui. Crescendo la pigmentatura diviene molto evidente e la maschera copre praticamente tutto il muso e le parti interessate.

Standard

Categoria: si può presentare a Pelo lungo o Semilungo.
Corporatura: di media struttura.
Corpo: Lievemente allungato e robusto, di tipo Stocky. I maschi devono essere più massicci delle femmine. Il colore del corpo, e del ventre è guscio d’uovo molto pallido; il dorso è beige dorato in tutte le varietà esistenti.
Mantello: è setoso, morbido, lungo o semilungo con poco sottopelo. Il pelo è corto sul muso, si allunga gradualmente sulle guance e diventa lungo e folto formando la tipica gorgiera, sul dorso e sui fianchi rimane lungo, sulle zampe si accorcia leggermente ed infine tra i polpastrelli si formano dei ciuffi di pelo più lungo. Si presenta lievemente riccio sullo stomaco.
Testa: cranio forte, vasto ed arrotondato. La testa ha una forma data da una ossatura piuttosto robusta, la fronte è leggermente arrotondata, le guance sono piene. Presenta un leggero stop, ed ha un profilo leggermente arrotondato. La maschera che presenta sul muso fa parte dei points colorati del Birmano, essa incornicia occhi, guance e bocca, al centro il tartufo. Ha forma romboidale ed è nettamente staccata dai points delle orecchie.
Occhi: di forma non troppo arrotondata, leggermente ovale, di color Blu zaffiro intenso.
Naso: proporzionato alla testa, di lunghezza media. Nel profilo è di tipo romano. Esso comincia appena sotto gli occhi.
Orecchie: di media grandezza, poste leggermente inclinate e rivolte in avanti, ben distanziate. Le punte sono arrotondate.
Mento: vigoroso, forte e ben sviluppato. Con la mascella più bassa forma una linea perpendicolare con il labbro superiore.
Arti: robusti e corti.
Piedi: grandi e rotondi. I polpastrelli solitamente sono di color rosa. La caratteristica di questa razza è il guantaggio, ossia le dita di tutte le zampe hanno la pelliccia di colore bianco candido. Il bianco, nei piedi anteriori si deve arrestare superiormente all’articolazione ed inferiormente nella zona tra le dita e il metacarpo. Il bianco può essere leggermente più alto nelle zampe posteriori. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta. I guanti devono essere di uguale lunghezza e simmetrici. Nella fascia plantare delle zampe posteriori i guanti terminano a punta.
Coda: di media lunghezza, la forma è a pennacchio. Solitamente viene tenuta verso l’alto, ondeggiando ad ogni passo. Il pelo è molto folto ma non si annoda. La coda ha punta arrotondata.
Penalità: aree bianche che non si estendono sulle parti anteriori dei piedi secondo una linea uniforme; assenza di guanti bianchi su qualsiasi piede; ombreggiatura bianca sul ventre e sul petto; zone di color bianco puro alle estremità, eccetto i piedi; testa assomigliate al Siamese o al Persiano; occhi strabici; numero errato di points; presenza di macchie sul corpo; fragile struttura ossea; guantaggio fuori standard.

a cura di Sara Dioguardi – www.difossombrone.it
Si ringrazia Claudia Zaino di www.sacrodibirmania.com

Gatto Norvegese delle Foreste

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Norvegia.

Si suppone che gli antenati del Norvegese delle Foreste (il nome in norvegese è Nork Skaukatt) siano esemplari a pelo lungo trovati in Turchia o altrove (probabilmente simili a quelli che oggi chiamiamo Angora Turco) e portati in Scandinavia da navigatori vichinghi, intorno al IX secolo d.C.
Molti documenti attestano che gatti a pelo lungo e con folta coda frangiata vivevano nelle foreste norvegesi da tempo immemorabile: si trattava probabilmente degli antenati degli attuali Norvegesi delle Foreste. Avvicinati dall’uomo, sono diventati frequentatori abituali delle fattorie, dove si resero utili nella caccia ai topi e agli altri animali molesti. La prima presentazione ufficiale a una mostra felina risale al 1912. Successivamente è stato svolto un lungo lavoro di selezione per stabilizzare lo standard di razza. Il Norvegese delle Foreste è stato riconosciuto a livello internazionale nel 1977. Oggi viene allevato in molti paesi, ma molti esemplari vivono ancora allo stato selvatico.

Aspetto generale

L’aspetto è molto simile al Maine Coon, dal quale si differenzia fondamentalmente per la forma della testa: nel Maine è più lunga, con il muso squadrato e profilo leggermente ricurvo, mentre quella del Norvegese è più triangolare e con il naso dritto. Inoltre il pelo è tendenzialmente più ispido e grasso rispetto a quello del Maine. Il pelo è impermeabile e adatto a sopportare le temperature rigide del Paese di origine. Anche da piccoli presentano pelo lungo, anche se ci vogliono almeno due anni perchè raggiunga il suo aspetto migliore; lo sviluppo completo del gatto si raggiunge a tre anni.

Carattere

Rispetto al Maine è meno mansueto. L’indole è comunque socievole e pacifica, anche se all’occorrenza sa essere vivace e attivo. Sa adattarsi bene anche alla vita domestica ma è necessario dargli la possibilità di sfogare in qualche modo le energie. Amano molto arrampicarsi e giocare (specie con topini finti, in mancanza di quelli veri) fino a tarda età. Intelligenti e affettuosi sia con gli adulti che con i bambini, creano un legame particolare con un membro della famiglia. Amano le coccole e le carezze, anche se meno rispetto ad altre razze a pelo lungo o semi-lungo. Raramente danno problemi di convivenza con il cane. Dato lo spiccato istinto territoriale, sono difficili le convivenze tra maschi; tali problemi non si hanno con soggetti sterilizzati e con femmine, purché sia adeguato lo spazio a disposizione. Sono gatti estremamente curiosi.

Cura

Il pelo, grasso e idrorepellente, del Norvegese delle Foreste ha bisogno di pochissime cure. E’ sufficiente una pulizia una volta al mese e una passata con pettine di materiale naturale a denti larghi, evitando di danneggiare il delicato sottopelo. Durante la breve ma intensa muta, il Norvegese delle Foreste si presente simile a un gatto a pelo corto con coda vistosamente pelosa. In questo periodo (primavera) è necessario pettinarlo spesso, per evitare che, leccandosi, ne possa ingerire una grande quantità. Il lavaggio con acqua è sconsigliato. Le orecchie devono essere pulite solo al bisogno, con prodotto appositamente formulato: dopo aver applicato poche gocce e aver massaggiato delicatamente il padiglione auricolare, rimuovere il prodotto con un panno umido.

Gatto Norvegese delle foreste Gatto Norvegese delle Foreste (foto www.agraria.org)

Varietà di colore

Sono allevati solo nei colori naturali, mentre non sono riconosciuti i colori ottenuti da ibridazione (cioè quelli che derivano dal fattore himalayano, tipico del Siamese e del Birmano, il lilla, il cannella e il cioccolato. Il colore del mantello e la sua distribuzione non sono considerati parametri importanti, a differenza della costituzione robusta e della qualità del pelo.
I mantelli più diffusi sono il tabby classico nero e il tabby striato, con o senza macchie bianche. Il colore degli occhi varia dal verde al giallo, al bronzo; rari gli esemplari con occhi blu e impari.

Gatto Norvegese delle foreste Gatto Norvegese delle Foreste (foto www.agraria.org)

Standard

Categoria: Pelo Semi Lungo.
Corporatura: grande, con corpo piuttosto lungo, robusto, con struttura ossea solida; i maschi devono essere più imponenti delle femmine.
Testa: triangolare, di buona altezza quando vista di profilo; mento forte; naso dritto e senza stop.
Orecchie: grandi, larghe alla base e piazzate alte e aperte, con punta ornata da ciuffetti di peli, come quelli della lince, e altri lunghi peli che spuntano dal padiglione auricolare.
Occhi: a mandorla, leggermente obliqui, vivaci ed espressivi.
Zampe: robuste, alte, quelle posteriori devono essere ben dritte, mentre quelle posteriori possono anche essere leggermente divaricate; quelle posteriori sono più lunghe delle anteriori.
Piedi: grandi, arrotondati e proporzionati alle zampe.
Coda: lunga e folta; distesa arriva almeno alle scapole.
Pelo: semilungo; il sottopelo lanoso è ricoperto da un pelo di copertura lucido e idrorepellente che è formato da peli lunghi, grossi e lucidi che coprono la schiena e i fianchi; tranne che nel periodo estivo, il gatto deve avere gorgiera e fianchi adornati da una lunga pelliccia. I maschi presentano un mantello più sontuoso delle femmine.
Difetti: dimensioni ridotte e struttura sottile; testa rotonda o quadrata; orecchie piccole, poste troppo basse o troppo vicine; zampe corte, sottili; coda corta; pelo arido o infeltrito.

Gatto Siberiano delle foreste

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Classificazione FIFe e cenni storici

Paese d’origine: Russia.

Dai Monti Urali si sono poi spostati verso la Siberia. L’antico gatto Siberiano viveva nelle foreste ed è per questo motivo che molti conoscono questa razza come Gatto Siberiano delle Foreste. Era un gatto selvatico con una forte predisposizione per la caccia. Il moderno gatto Siberiano nato in famiglia è però molto affettuoso con tutti, in particolare con i bambini con i quali si diverte a giocare. E’ una razza ancora rara in molti paesi, i primi allevatori si stano diffondendo in Italia, Germania e America ma attualmente sono ancora pochi. La prima gatta importata in Italia è stata Quendalina Romanova.

Aspetto generale

Gatto dalle enormi dimensioni e per questo ha una forte somiglianza con il leone soprattutto nei mesi invernali, cioè quando si infoltisce il sottopelo e si forma una spettacolare gorgiera. Ha un aspetto possente e robusto ma allo stesso molto agile. Per la nulla produzione della proteina “fel d1” ritenuta responsabile dell’allergia al gatto è considerata una razza ANALLERGICO. La coda folta e arrotondata si libra nell’aria con maestà.

Carattere

In famiglia è socievole e affettuoso sia con i padroni sia con gli ospiti ma mai troppo invadente. Familiarizza molto velocemente anche con altri gatti o animali. Accoglie il padrone al suo rientro a casa con un piacevole miagolio. E’ sempre molto curioso ed attento a ciò che lo circonda e se qualcosa lo disturba al massimo si allontana con discrezione.

Gatto Siberiano delle foreste Siberiano delle foreste (foto www.du-palais-d-hiver.de)

Cura

La presenza di un olio non untuoso sul pelo del gatto fa in modo che non si formino nodi, non infeltrisce e quindi non necessita di continue cure o spazzolate.

Gatta Siberiana Gatta Siberiana delle foreste a otto mesi (foto www.gattosiberiano.eu)

Gatta Siberiana Gatta Siberiana delle foreste Seal Tortie Tabby (foto www.gattosiberiano.eu)

Varietà di colore

Tutte le sfumature dei colori solidi seal (nero) e red (rosso) e dei rispettivi diluiti blue (grigio) e cream (crema) sono accettate. Lo standard non prevede le colorazioni lilac (lilla) e chocolate (marrone). Una colorazione molto particolare e tipica solo delle femmine è il tortie (presenza contemporanea di seal e red da cui SEAL TORTIE oppure di blue e cream da cui BLUE TORTIE). La presenza contemporanea di due colori sul mantello è dovuto ad un fattore puramente genetico in quanto soltanto le gatte acquistano due cromosomi X da entrambi i genitori mentre il maschio riceve una X ed una Y.

Standard

Categoria: Pelo Semilungo.
Testa leggermente più lunga che larga, lievemente arrotondata;
Zigomi ben sviluppati;
Naso largo di media lunghezza che nel profilo mostra una lieve rientranza;
Orecchie di media grandezza, distanziate e larghe alla base, arrotondate in punta e dei ciuffi di pelo che escono dall’interno come quelle delle linci;
Grandi occhi obliqui, distanti e leggermente ovali possono essere di qualunque colore anche se preferibilmente verdi;
Corpo muscoloso (incluso il collo) a figura rettangolare;
Torace largo;
Zampe di media altezza, grosse e robuste;
Piedi rotondi con ciuffi di pelo che spuntano tra le dita;
La coda è spessa, arrotondata, grossa alla base e a decrescere verso la punta;
Pelo semilungo, ben sviluppato, molto denso;
Sottopelo che nelle stagioni invernali si infoltisce;
Pelo superiore idrorepellente.
Penalità:
– orecchie troppo grosse o troppo piccole
– occhi rotondi e non leggermente obliqui
– occhi di colore impari
– mancanza di ciuffi che fuoriescono dalle orecchie o tra le dita
– pelo troppo schiacciato
– mantello troppo setoso
– zampe troppo esili
– coda troppo corta o troppo lunga
– gatto troppo magro

Testi ed alcune foto gentilmente concesse da Matis Roberta – www.gattosiberiano.eu

Cavallo Avelignese

Origini e attitudini

Originario di  Hafling (nome italiano Avelengo), paese vicino a Merano. Denominato anche Haflinger o Cavallo di Hafling o Pony Avelignese. Razza molto antica, anche se ufficialmente nasce nel 1874, con le caratteristiche attuali, dall’accoppiamento di una cavalla indigena con lo stallone El Bedavi (forse berbero).
In passato veniva molto usato per i lavori in agricoltura e sebbene ancora oggi sia  utilizzato per questi scopi, lo si apprezza molto per l’equitazione agrituristica e in molte discipline sportive. Cavallo da sella.
Nel 1971 viene costituita l’Associazione Nazionale Allevatori Cavalli di Razza Haflinger – Italia, alla quale è stato ufficialmente affidata la gestione del Libro Genealogico a partire dal 1977. Oggi l’Haflinger è diffuso in tutta l’Italia risultando la Razza Italiana con la maggiore consistenza numerica.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Presenta un bel mantello sauro-dorato; ciuffo, criniera e coda con crini abbondanti, sottili, lisci e generalmente chiari.
Mole medio piccola: altezza al garrese: maschi (minimo 137 cm), femmine (minimo 134 cm).
Temperamento docile, buona disposizione all’attività dinamica con equilibrio tra velocità dell’andatura e potenza dello sforzo.
Forme armoniche, solide e corrette. Piede ben conformato, con zoccolo sano, resistente.

Cavallo Avelignese (Haflinger) nuovo tipo Cavallo Avelignese (Haflinger) nuovo tipo (foto Filippini)

Cavallo Avelignese (Haflinger) vecchio tipo Cavallo Avelignese (Haflinger) vecchio tipo (foto Sabbioni)

Cavallo Maremmano

Origini e attitudini

Le origini del cavallo maremmano si nascondono nel territorio della Maremma tosco-laziale al tempo degli antichi Etruschi. Da allora fino all’800 ha mantenuto le stesse forme iniziali: tozzo, forte, ombroso. Intorno al 1870 si cominciò a incrociarlo con cavalli dall’aspetto più gentile e slanciato; grazie all’incrocio con il purosangue inglese si giunse a quella che viene definita “la nuova generazione” con la nascita, nel 1902, dello stallone Fauno nelle scuderie reali di San Rossore (Versilia – Toscana). Il purosangue inglese oltre a ingentilire la tozza e rustica figura del vecchio maremmano ne ha anche aumentato la statura e la nevrilità.
Robusto, resistente alla fatica e alle condizioni climatiche avverse,  generoso, è adatto come cavallo da sella ad adeguarsi alle più svariate esigenze. Per la docilità oggi questo cavallo è apprezzato come compagno per escursioni e passeggiate sia per adulti che per bambini.
I campioni olimpici Raimondo D’Inzeo con Quotidiana e Graziano Mancinelli su Ursus del Lasco hanno dimostrato le doti del Maremmano come saltatore, Stefano Meattini su Rondinella (campione del mondo di velocita’) la sua supremazia nella monta da lavoro. L’ignoranza, il classico pressapochismo italico e la stupida esterofilia non ne hanno permesso una selezione adeguata fino agli anni novanta come cavallo sportivo. Ma da allora molto è stato fatto. L’Associazione Italiana Allevatori Cavallo di razza Maremmana (ANAM www.anamcavallomaremmano.com) e’ stato il primo organismo ad introdurre in Italia il performance test per la valutazione e l’approvazione alla riproduzione degli stalloni e della fattrici. Quindi non piu’ soltanto un giudizio morfologico sul soggetto ma anche di attitudine al lavoro con la valutazione delle andature e della propensione al salto. Il Maremmano e’ un cavallo che ha bisogno di essere rilanciato, ma ha grandissime potenzialita’ (testo di Gregorio Savio).

Caratteri morfologici

Tipo: meso-dolicomorfo.
Il colore del mantello è baio o morello, generalmente scuro.
Altezza al garrese: da 160  a 172 cm.
Peso: 450 – 500 kg.
Equilibrato, energico e molto resistente, buon saltatore.
Classico cavallo militare.
I piedi sono resistenti all’usura e di buona forma.

maremmano M. NoGlobal Del Forteto cavalcato da Sheila Nesi di Firenze

maremmano1 Monaco, stallone nato nel 1980, da Treviso e N.Sterlina (foto www.anamcavallomaremmano.com)

Cavallo Andaluso

Origini e attitudini

Il luogo d’origine è l’Andalusia (Spagna), noto anche come “Pura razza Spagnola”. Le origini di questo cavallo sono controverse. Sembra discenda dai cavalli arabi e berberi giunti in Spagna con i mori nel 711, incrociati successivamente con cavalli indigeni. Per molti secoli è stato utilizzato (come l’arabo) per migliorare moltissime razze autoctone europee. Con la conquista dell’America (alcuni esemplari furono portati da Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio), ha contribuito a formare gran parte delle razze americane.
Elegante, armonioso e di nobile portamento. Cavallo da sella (buon saltatore) viene considerato soprattutto un cavallo da passeggiate e da sport (anche nelle corride).
Allevato in Europa e America del Sud.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Mantello: grigio, baio, morello, sauro, roano.
Altezza al garrese:  155 – 160 cm.
Peso: circa 570 kg.
Carattere fiero, intelligente, affettuoso.

All’Andaluso si rifà il “Certosino” (derivato da selezione di Andalusi operata dalla fine del XV secolo dai monaci certosini di Jerez de la Frontera), molto simile all’attuale cavallo di Pura razza Spagnola, ma un po’ più piccolo, più rustico e meno elegante. Cavallo da sella e tiro leggero (grigio o morello), allevato solo in Spagna.
Recente razza spagnola discendente dall’Andaluso è il “Minorchino” (non ancora riconosciuta ufficialmente). Più spigoloso e meno elegante rispetto al progenitore, è molto utilizzato negli spettacoli circensi per la sua abilità ad impennarsi a comando.

Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola) Cavallo Andaluso – Pura Razza Espagnola (foto www.valhallaandalusians.com)

Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola) Cavallo Andaluso (Pura Razza Espagnola)

Cavallo Appaloosa

Origini e attitudini

Cavallo da sella e tiro leggero, originario degli Stati Uniti.
Resistente e duttile, viene impiegato nei rodei e negli spettacoli equestri, oltre ad essere un eccellente cavallo da turismo e da campagna. Discende dai cavalli introdotti dagli Spagnoli nel XVI secolo. I pellerossa che non conoscevano il cavallo, cominciarono ad impadronirsene e ad allevarli secondo i loro interessi. Il nome di questa razza deriva dal fiume Palouse che attraversa i territori un tempo abitati dalla tribù dei Nasi Forati (selezionatori di questa razza). Con l’annientamento della tribù nella seconda metà dell’Ottocento, la razza rischiò l’estinzione. Solo nel 1938 si ricostruì un ceppo ben selezionato e si riprese un allevamento serio con la creazione di un libro genealogico.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Mantello: uno dei sei tipi che caratterizzano le tipologie di Appaloosa (fiocco di neve, leopardo, brina, marezzato, coperta macchiata, coperta bianca).
Altezza al garrese: 150 – 162 cm.
Peso: 400 – 500 kg.
Carattere docile e fedele.

Appaloosa: il cavallo dei Nasi Forati >>>

Cavallo Appaloosa Cavallo Appaloosa (foto www.vootar.com)

Cavallo Appaloosa Cavallo Appaloosa (foto www.agraria.org)

Cavallo Arabo

Origini e attitudini

Originario dell’Arabia Saudita. Il cavallo Arabo é una delle razze più antiche: la sua origine risale a 3000 a.C. Già nel VI secolo d.C. i beduini praticavano l’allevamento selettivo accoppiando esemplari secondo criteri di selezione validi ancora oggi. Poiché le tribù beduine erano numerose e ognuna selezionava i propri cavalli con con propri criteri, si formarono inizialmente sette tipologie principali, che successivamente si ridussero alle tre che ancora oggi conosciamo:
– l’arabo bebuino (assil) rappresenta il tipo originario e si divide a sua volta in tre sottotipi: kuhailan, resistente e potente; siglavy, bello ed elegante; muniqi, leggero e velocissimo.
– l’arabo di pura razza è il discendente dei tre tipi appena citati incrociati tra loro, ed è quello che noi conosciamo come arabo (diffuso in tutto il mondo).
– la razza araba comprende cavalli di sangue orientale che, pur rispettando per morfologia e carattere il tipo arabo, hanno nel loro albero genealogico parentele con il berbero, con l’arabo persiano e con il siriano.
E’ stato impiegato per creare o migliorare altre razze in ogni angolo della terra, primo fra tutte il Purosangue Inglese.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Cavallo nobile e bello, dai movimenti armonici e corretti
Grigio, baio, sauro, morello e roano (più raro).
Altezza al garrese: dai cm 145 ai cm 160; in alcuni casi scende al di sotto del limite minimo.
Peso: 350 – 450 kg.
Pelle sottile ed elastica, ricoperta da peli corti e lucenti.
Il piede è piccolo e durissimo; gli appiombi sono perfetti.
Nevrile, sobrio e poco esigente.
Veloce, leale e coraggioso, in passato il cavallo ideale per l’esercito.
Ideale per le gare di resistenza e per il trekking; spesso utilizzato come tiro rapido.

Purosangue Arabo sauro Castrone di 5 anni di Purosangue Arabo sauro (foto Laura Lavezzini)

Purosangue Arabo sauro Castrone di 5 anni di Purosangue Arabo sauro (foto Laura Lavezzini)

Cavallo Purosangue Inglese

Origini e attitudini

Cavallo Purosangue Inglese Razza originaria della Gran Bretagna. La sua denominazione inglese “Thoroughbred” significa “allevato in purezza”.. La razza è nata grazie alla passione degli inglesi per le corse dei cavalli, passione già radicata diversi secoli prima che iniziasse la selezione di un cavallo da corsa specificatamente studiato per le gare di galoppo. Le origini della razza risalgono al 1700, dall’incrocio di giumente indigene da corsa con tre stalloni di origine araba: Darley Arabian, un baio oscuro dalle chiare origini arabe, Byerley Turk, un baio di ceppo arabo ma di origini turche e il baio oscuro Godolphin Arabian, noto anche come Godolphin Barb per le sue origini berbere.
E’ il cavallo utilizzato in tutto il mondo per le corse al galoppo, avendo notevoli doti di velocità. Dal 1793 funziona il Libro Genealogico della razza in cui vengono iscritti solamente i soggetti nati da genitori iscritti.
La razza oggi non presenta caratteri morfologici particolarmente omogenei. Se ne distinguono tre tipi differenti: lo “stayer”, più piccolo e raccolto, dotato di grande fondo; lo “sprinter”, più alto e allungato, molto veloce; l'”intermediate”, con groppa obliqua , spalla inclinata e dorso piuttosto breve, adatto alle corse a ostacoli e utilizzato come saltatore. Il Purosangue è il cavallo più conosciuto, probabilmente il più allevato al mondo, e il più utilizzato per migliorare le razze da sella.

Caratteri morfologici

Tipo: dolicomorfo.
Quasi tutti i colori interi: baio, sauro, più raramente morello e grigio, eccezionalmente Roano.
Spesso presenta segni distintivi sulla fronte (liste o fiocchi) o sugli arti (balzane) che sono molto apprezzati.
Caratteristica tipica della razza è la pelle sottilissima, morbida, che lascia trasparire le vene superficiali, con pelo finissimo e setoso. La coda e la criniera sono lisce e fini.
Altezza al garrese: 147-178 cm ma la media é intorno ai 163 cm.
Peso: dai 320 ai 450 kg.
Nevrile ed energico, mordace e a volte ribelle.
La testa elegante si fonde in un lungo collo graziosamente arcuato.
E’ dotato di grande velocità e di fondo notevolissimo; non è facile da montare, per cui richiede cavalieri esperti e sensibili.

Puro Sangue Inglese Puro Sangue Inglese

Falabella

Origini e attitudini

Originario dell’Argentina. E’ il più piccolo pony al mondo: è stato selezionato nel Ranch Recreo de Roca (vicino a Buenos Aires) di proprietà della famiglia Falabella, partendo da pony Shetland e operando la selezione utilizzando i soggetti più piccoli.
L’International Falabella Miniature Horse Society (I.F.M.H.S), sorta nel 1986 con lo scopo di preservare l’autenticità e le qualità di questa rarissima razza di cavalli,  tiene il Registro dei Falabella con pedigree, discendenti diretti da quelli importati per primi in Inghilterra nel 1977.
Questo pony sta acquisendo consensi crescenti, anche fuori dai confini argentini, come animale “da compagnia”. Categoria da sella e tiro leggero.
Carattere tranquillo, intelligente, affidabile.

Caratteri morfologici

Tipo: mesomorfo.
Cavallo in miniatura perfettamente proporzionato. Non si può confondere con un pony Shetland , che ha la testa e gli zoccoli come un cavallo “normale”, ma le gambe corte.
Mantello: tutti i mantelli.
I Falabella hanno, a differenza degli altri cavalli, solo 17 vertebre, anziché 18, e una coppia di costole in meno.
Altezza al garrese: per essere ammesso al Registro dell’International Falabella Miniature Horse Society (I.F.M.H.S), un Falabella oltre a essere figlio di genitori entrambi certificati, non deve superare l’altezza (al garrese) di 34″ ossia 85 cm.
Peso: circa 100 kg.

Cavallo Falabella

Quarter Horse

Origini e attitudini

Studi condotti da diversi paleontologi, ci portano stabilire che i primi esemplari di Equus caballu, apparvero nel continente americano circa un milione d’anni fa. Probabilmente, a causa di sconvolgimenti climatici, però, tutti gli equidi di queste terre si estinsero all’incirca ottomila anni fa.
Furono i conquistatori spagnoli, nel 1500, a riportare per primi i cavalli nel Nuovo Mondo: si trattava di cavalli da lavoro robusti, selezionati da cavalli Iberi, Berberi, Arabi e Pony della Spagna settentrionale. Molti cavalli dei colonizzatori andavano persi durante gli spostamenti: una volta rinselavatichiti si riproducevano con gran facilità, favoriti dall’abbondanza e dall’estensione dei pascoli e dall’assenza di predatori che ne potessero limitare il numero.
Si formarono così branchi numerosi, all’interno dei quali i cavalli si riproducevano secondo gerarchie e criteri del tutto naturali. La quantità e la varietà del materiale genetico venivano via via incrementate dai cavalli di razze selezionate arrivati al seguito dei colonizzatori europei di diverse nazionalità.
Da questa seria d’incroci indiscriminati, risultarono cavalli che, se da una parte avevano perso le caratteristiche esaltate dall’uomo nelle varie razze, dall’altra erano perfettamente adattati all’ambiente in cui si ritrovavano a vivere. Ancora oggi in molte zone dell’America esistono branchi di cavalli bradi chiamati Mustang, che possono essere considerati fra i progenitori di tutti i cavalli selezionati nel continente americano.
I primi “allevatori” degli antichi Mustang furono i popoli indiani, che superato l’iniziale e compressibile timore per un animale sconosciuto, passarono nel giro di pochi anni ad instaurare un rapporto di simbiosi con quello che chiamavano “il grande cane”. In breve diventarono, oltre che bravi cavalieri, ottimi conoscitori del cavallo, tanto da accorgersi che guidando l’accoppiamento avrebbero ottenuto soggetti migliori rispetto a quelli catturati. Iniziarono così ad allevare cavalli, cercando di selezionare i soggetti che ritenevano più belli e più adatti alle loro esigenze. Il popolo dei Chickasaw, utilizzando anche numerosi cavalli rubati agli Spagnoli, ottenne i risultati migliori e riuscì ad instaurare un buon commercio con i coloni che si stavano stabilendo, ormai, nelle praterie della Virginia e degli altri stati della costa occidentali. Questi cavalli, che cominciavano ad avere una certa omogeneità morfologica, vennero chiamati Chickasaw.
Lo stile di monta western, come del resto il Quarter horse, si è sviluppato in funzione del lavoro con le mandrie e, sebbene ricordi il modo di cavalcare degli indiani, furono gli Spagnoli a portare nel Nuovo Mondo le selle con le lunghe staffe ed i finimenti che permettevano la guida ad una mano, e furono sempre loro ad inventare la “sella americana” dotata di pomolo, più comoda, che permetteva al cavaliere di stare seduto per lunghe ore seguendo le mandrie negli spostamenti.
I coloni che acquistavano i cavalli di “razza Chickasaw, li adibivano al lavoro dei campi, al trasferimento e alla sorveglianza del bestiame. Le qualità richieste a questi cavalli erano essenzialmente la calma, la forza ed un veloce scatto sulle brevi distanze, indispensabile per il lavoro con le mandrie. La civiltà europea, quell’anglosassone in particolare, portò nel Nuovo Continente la tradizione delle corse: nei giorni di festa venivano spesso organizzate gare di velocità e, visto che i cavalli a disposizione erano utilizzati per il lavoro quotidiano, le corse furono organizzate in modo da sfruttarne la caratteristica migliore: la velocità sulle brevi distanze. I cavalli gareggiavano sulle strade principali dei villaggi, sulla lunghezza di un quarto di miglio (circa 400 metri). La popolarità di queste competizioni crebbe in breve tempo, tanto che intorno alla metà del 1700 i cavalli che vi partecipavano furono chiamati “Quarter Race”. E’ di questo periodo il primo tentativo, peraltro fallito, di iscrivere, i Quarter Race in un libro genealogico.
Al fine di migliorare quella che non era un razza “vera e propria con caratteristiche genetiche “fisse” e trasmissibili , furono importati dall’Europa prestigiosi soggetti di razza Purosangue Inglese; questi conferirono al Quarter una maggiore armoniosità di forme, e ne incrementarono la potenza e la velocità. I proprietari di ranch s’incaricarono, a questo punto, di allevare questi animali, che per le caratteristiche di forza, resistenza e potenza erano diventati indispensabili per il lavoro con i grossi bovini americani.
I criteri di selezione continuarono ad esseri rigidi e severi, anche se fino al 1940 gli allevatori non riuscirono ad associarsi e a registrare in un unico libro genealogico i loro prodotti. In quest’anno, a Forth Worth nel Texas, fu costituita l’American Quarter Horse Association (AQHA) con lo scopo di “raccogliere, registrare, e preservare i Quarter Horse”, di pubblicare un registro, e di promuovere tutto ciò che concerne la storia, l’allevamento, la pubblicità, la vendita e il controllo di questa razza.
Durante la discussione per la fondazione dell’Associazione, fu modificato il nome da Quarter Race in Quarter Horse. Furono iscritti allo Stud Book (libro genealogico) dell’AQHA solo 19 stalloni che, oltre a possedere tutte le caratteristiche della razza, potevano dimostrare di appartenere a pregevoli linee di sangue. Le migliori caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate con questa notevole restrizione e lo hanno portato negli anni ad una vasta diffusione ed utilizzazione.

 

Caratteri morfologici

Tipo: dolicomorfo.
Altezza al garrese: 150 – 165 cm.
Peso: 430 – 550 kg.
L’AQHA non ha mai redatto uno standard di razza, sebbene le caratteristiche morfologiche del Quarter Horse siano esemplificate e riconosciute.
I tipici Quarter Horse sono quelli che partecipano quasi esclusivamente a gare di morfologia (Halter), ma i cavalli specializzati in altre discipline, e selezionati negli anni per linee di sangue a diversa attitudine, risultano, in genere, più leggeri e comunque diversi morfologicamente.
Il Quarter Horse standard è un cavallo estremamente compatto e solido alto circa 1,60 m con un peso che varia tra 350 ed i 550 Kg. Ha una struttura di tipo meso – dolicomorfo ed è dotato di una possente muscolatura che è forse, la caratteristica saliente della razza.
La forma e la caratteristiche della testa sono studiate dai selezionatori in relazione alla conformazione del corpo ed al lavoro del cavallo. La testa è corta e larga con ampie narici e profilo rettilineo.
E’ quindi poco pesante e insieme al collo, muscoloso e di giusta lunghezza, bilancia perfettamente i movimenti del cavallo. Una testa troppo lunga tenderebbe a sbilanciare l’animale, mentre una troppo corta non permetterebbe un adeguato riscaldamento dell’aria al suo passaggio nelle narici e la bocca non avrebbe spazio a sufficienza per denti adatti ad una buona masticazione.
Le narici sono ampie ed il profilo è rettilineo; questo permette il passaggio di una grande quantità d’aria, ed in ultima analisi, consentano un’adeguata ossigenazione delle imponenti masse muscolari. Il Quarter Horse “classico” da un’impressione di solidità e forza. Paradossalmente è stata la ricerca di queste caratteristiche estetiche a far sì che i cavalli per le gare di morfologia diventassero sempre più imponenti e sempre meno atleti.
Gli animali provenienti da linee di sangue diverse da quelle impiegate per le gare di morfologia sono tutti più leggeri e più agili, anche se leggermente differenti fra loro in relazione alla loro specializzazione atletica. Queste differenze di conformazione sono state una logica conseguenza della trasformazione di un cavallo da lavoro in un cavallo atleta scelto per essere il migliore in una determinata disciplina, Oggi anche i cavalli selezionati per il lavoro con i vitelli sono cavalli da competizione, e sebbene abbiano conservato quello che è chiamato “cow sense” (istinto alla gestione della mandria), difficilmente potrebbero lavorare nelle praterie come facevano i loro antenati.
Ma la caratteristica principale di questa razza è lo sviluppo della muscolatura che spiega la potenza che questo cavallo può produrre. Questa muscolatura è evidente nel dorso e nella groppa, ed è messa in risalto dagli arti sottile e dai piedi molto piccoli. Le caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate in base a quelle che erano le esigenze dei mandriani nel lavoro quotidiano con i vitelli, La groppa è molto lunga, fortemente inclinata. Questa caratteristica gli permette di portare i posteriori sotto di se al momento dello stop o sliding stop, che oggi è una manovra tipica delle gare di reining, ma che in passato serviva ai cowboy per arrestare improvvisamente il galoppo del cavallo senza venir sbalzati dalla sella. Lo sviluppo della groppa gli permette anche di mantenere un buon equilibrio sugli arti posteriori, rendendo particolarmente libero ed elastico il galoppo e consentendo stop e cambi di direzioni molto veloci. Al trotto questo cavallo si fa apprezzare non solo per l’azione piana ed estesa della parte anteriore del corpo, che riceve la spinta dal potente posteriore, ma anche per i movimenti leggeri ed uniformi, che consentono al cavaliere di percorrere lunghi tragitti in modo confortevole. La fluidità dei movimenti è favorita anche dalla spalla lunga e ben angolata che permette all’animale di progredire con lunghi passi senza staccarsi troppo dal terreno. Gli arti risultano sottili, se messi a confronto con l’imponente struttura del tronco, ma sono in genere robusti, di bella forma e presentano articolazioni larghe, stinchi con tendini asciutti ben staccati e pastorali di media larghezza. Il petto e gli avambracci del Quarter Horse sono massicci e garantiscono uno scatto potente. Il garrese non è molto pronunciato, il dorso è medio – lungo, le costole sono ben inclinate ed i lombi non sono molto estesi. Osservando l’orientamento e l’altezza dei vari segmenti della colonna vertebrale possiamo notare che le vertebre lombari sono più alte di alcuni centimetri rispetto alle ultime cervicali. Questa conformazione è tipica degli sprinter ed il dislivello tra lombi e la base del collo può raggiungere i 10 cm nei cavalli di linee di sangue specializzate in gare di velocità.
I colori riconosciuti dall’AQHA sono descritti nell’Official Handbook dell’associazione:
– Baio (bay): colore esteso del mantello dal marrone al marrone rossiccio; coda e criniera nera, normalmente nero sulla parte inferiore delle zampe.
– Nero (black): colore del mantello nero, senza aree chiare. Coda e criniere nere.
– Marrone (brown): colore del mantello marrone o nero con aree chiare sul muso attorno agli occhi, sui fianchi e all’interno della parte superiore delle zampe. Coda e criniera nera.
– Sauro (sorrel): colore del mantello rossiccio o rosso ramato, coda e criniera solitamente dello stesso colore, talvolta bionda.
– Castano Biondo (chestnut): colore del mantello rosso scuro o rosso marrone, coda e criniera solitamente rosso scuro e rosso mattone, talvolta bionde.
– Daino (dun): colore del corpo gialliccio o dorato; coda e criniera nera, marrone, bianca o mista: per lo più ha una striscia dorsale, strisce zebrate sulle zampe ed una striscia trasversale sopra al garrese.
– Daino Rosso (red dun): una sottospecie del tipo daino, con mantello gialliccio o color carne; coda, criniera e striscia dorsale rossa.
– Grullo: mantello color fumo o topo (non un misto tra peli bianchi e peli nei, ogni pelo è color topo); coda e criniera nere; per lo più striscia dorsale nera e parte inferiore della zampa nera.
– Isabella (buckskin): colore del mantello gialliccio o dorato: coda e criniera nera, solitamente nero sulla parte inferiore delle zampe. L’isabella non ha striscia dorsale.
– Palomino: colore del mantello giallo-oro; coda e criniera bianche. Il Palomino non ha striscia dorsale.
– Grigio (gray): misto di peli banchi con  peli di qualsiasi altro colore; spesso nasce scuro, o quasi scuro e diventa chiaro con l’età, con la comparsa di un maggior numero di peli bianchi.
– Roano Rosso (red roan): mantello misto, più o meno uniforme di peli bianchi e rossi, solitamente più scuri sulla testa che sulle zampe; può avere coda e criniera nera, rossa o bionda.
– Roano Blu (blue roan): mantello misto più o meno uniforme di peli bianchi, con peli neri sul corpo, solitamente più scuri sulla testa e sulla parte inferiore delle zampe; può esserci la presenza di pochi peli rossi.

a cura di Beatrice Lepri >>>

Cavallo Lipizzano

Origini e attitudini

La terra di origine del Lipizzano è Lipizza, località vicina a Trieste (oggi in Slovenia), italiana fino alla seconda guerra mondiale e prima ancora austriaca. Le origini risalgono alla metà del XVI secolo. Per iniziativa dell’Arciduca Carlo di Stiria, terzogenito dell’Imperatore Ferdinando I° d’Austria. Ad influenzare la scelta della zona di Lipizza contribuì la buona qualità dei cavalli che popolavano il Carso e l’Aquileiese ed il suo clima favorevole, oltre alla vicinanza a zone di grande tradizione allevatoriale per la produzione di ottimi cavalli.
L’attuale produzione del Cavallo Lipizzano allevato in purezza, deriva da due stalloni italiani (Conversano e Napolitano), due Klaudrub, un Danese ed un Orientale Arabo.
E’ il cavallo della celebre scuola spagnola di Vienna fondata nel 1729 da Carlo d’Austria.
Sul finire delle Seconda Guerra Mondiale l’Italia è riuscita a conservare (al pari di Austria e Jugoslavia) un nucleo molto numeroso e completo delle “famiglie” che compongono la Razza Lipizzana. In modo rocambolesco, nella primavera del 1945, i registri di razza e una preziosa mandria furono consegnati al Ministero della Difesa Italiano, che li ospitò nel Centri di Montemaggiore. In seguito, la competenza passò al Ministero dell’Agricoltura che ne affidò la gestione all’Istituto Sperimentale per la Zootecnia, ubicato a poca distanza nell’Azienda Sperimentale Statale di Tor Mancina a Monterotondo. Nell’Azienda Sperimentale dello Stato Italiano, da 50 anni i bianchi cavalli Lipizzani sono allevati in purezza con grande serietà e competenza.
L’Italia, in virtù del proprio allevamento Statale di Cavalli Lipizzani, ha potuto aderire alla lipizzan International Federation. Il Libro Genealogico della razza è stato istituito con D.M. del 31/01/84 presso l’Associazione Italiana Allevatori (Tiziano Bedonni – 1995 – www.unire.it)
Oggi viene allevato, oltre che a Lipizza, in Austria (Piber), in Italia (Monterotondo – Roma) e in Ungheria.
Cavallo da sella e da carrozza.

Caratteri morfologici

Tipo: meso-dolicomorfo.
Mantello: specialmente grigio, ma anche bianco, baio, morello e roano.
Altezza al garrese:  150 – 160 cm.
Peso:  480 – 550 kg.
Carattere docile, paziente, volenteroso, forte e socievole.

Cavallo Lipizzano

Cavallo Lipizzano (foto www.uvi.gov.si/slo)

Ippoterapia

L’ippoterapia, o equitazione a scopo terapeutico, ha origine empiriche antiche perché il cavallo, con le sue straordinarie doti di sensibilità, di adattamento, di intelligenza è ritenuto, da sempre, e non a torto, “straordinaria medicina”.
L’uso dell’equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio già nell’opera di Ippocrate di Coo (460-370 a.C.), che consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia. Una prima documentazione scientifica sull’argomento la dobbiamo al medico Giuseppe Benvenuti (1759).
Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri paesi.

L’ ippoterapia, detta Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è stata introdotta in Italia nel 1975 dalla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio che ha contribuito all’uso terapeutico del cavallo attraverso anche l’opera dell’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE).
L’ippoterapia agisce grazie all’interazione uomo-cavallo a livello neuro-motorio e a livello neuro-psicologico.
L’International Therapeutic Riding Congress di Amburgo del 1982 ha definito tre diverse fasi o metodologie d’intervento terapeutico all’interno della riabilitazione equestre:

  1. Ippoterapia propriamente detta
    costituisce l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore. E’ riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
  2. Rieducazione equestre
    vede il cavaliere impegnato nella conduzione attiva del cavallo, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente.
  3. Equitazione sportiva per disabili
    rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte agonistica.

Perché la terapia a cavallo funziona così bene?

  • perché il cavallo si muove alle varie andature con movimenti ritmici e per questo prevedibili, ai quali perciò è più facile adattarsi con i movimenti del corpo
  • perché il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione
  • perché per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità
  • perché in grado di generare sentimenti ed emozioni intense; è ormai riconosciuto il valore del coinvolgimento emotivo nel processo di apprendimento
  • perché le stimolazioni visuo-spaziali fornite dal particolare ambiente del maneggio con variazioni cromatiche e di luminosità in relazione anche con il movimento del cavallo sollecitano un’attenzione visiva finalizzata, facilitando così l’acquisizione della dimensione dello spazio
  • perché gli ambienti dove vivono i cavalli hanno rumori ed odori caratteristici e per questo molto evocativi
  • perché si ottiene una stimolazione tattile intensa tramite il contatto con un animale di grandi dimensioni, che aiuta la presa di coscienza e la conoscenza di sé e del proprio corpo
  • perchè il cavallo è un essere che esprime emozioni proprie come la paura in cui ci si può riconoscere e dove si può assumere un ruolo rassicurante; allo stesso tempo, montare a cavallo, cioè su un animale grande e potente, offre sensazioni di protezione, di autostima e fiducia in se stessi
  • perché possiede tutte le qualità – calore, morbidezza, odore, movimenti regolari, grandi occhi con sguardo intenso – necessarie a stimolare il processo di attaccamento fondamentale per lo sviluppo dell’essere umano
  • perché andare a cavallo permette di stabilire contatti fisici e permette anche di essere gratificati, sia dall’offrire cure, carezze e massaggi, sia dal ricevere come risposta ai nostri comportamenti manifestazioni di gratificazione da parte dell’animale.

Pet therapy

Il termine pet therapy indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico.
Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e  in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto.

La soddisfazione di tali bisogni, necessaria per il mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico, è uno degli scopi della pet therapy che offre, attraverso alcune Attività Assistite dagli Animali (AAA), soprattutto quelli detti d’affezione o da compagnia, cui si riferisce il termine pet nella lingua inglese, una possibilità in più per migliorare la qualità della vita e dei rapporti umani.

La pet therapy può anche contribuire, affiancando ed integrando le terapie mediche tradizionali, al miglioramento dello stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, attraverso Terapie Assistite dagli Animali (TAA), interventi mirati a favorire il raggiungimento di funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive.

È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze, che il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l’occasione, cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo.
Può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità e può rappresentare un valido aiuto per pazienti con problemi di comportamento sociale e di comunicazione, specie se bambini o anziani, ma anche per chi soffre di alcune forme di disabilità e di ritardo mentale e per pazienti psichiatrici.
Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale: è stato, infatti, dimostrato che accarezzare un animale, oltre ad aumentare la coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della personalità, interviene anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribuisce a regolare la frequenza cardiaca.

Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di altro animale scelto dai responsabili di programmi di pet  therapy, la sua presenza solitamente risveglia l’interesse di chi ne viene a contatto, catalizza la sua attenzione, grazie all’instaurazione di relazioni affettive e canali di comunicazione privilegiati con il paziente, stimola energie positive distogliendolo o rendendogli più accettabile il disagio di cui è portatore.

I bambini ricoverati in ospedale, ad esempio, soffrono spesso di depressione, con disturbi del comportamento, del sonno, dell’appetito e dell’enuresi dovuti ai sentimenti di ansia, paura, noia e dolore determinati dalle loro condizioni di salute, e dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro familiari, dalla loro casa, dalle loro abitudini. Alcune recenti esperienze, condotte in Italia su bambini ricoverati in reparti pediatrici nei quali si è svolto un programma di Attività Assistite dagli Animali, dimostrano che la gioia e la curiosità manifestate dai piccoli pazienti durante gli incontri con l’animale consentono di alleviare i sentimenti di disagio dovuti alla degenza, tanto da rendere più sereno il loro approccio con le terapie e con il personale sanitario. Le attività ludiche e ricreative organizzate in compagnia e con lo stimolo degli animali, il dare loro da mangiare, il prenderli in braccio per accarezzarli e coccolarli hanno lo scopo di riunire i bambini, farli rilassare e socializzare tra loro in modo da sollecitare contatti da mantenere durante il periodo più o meno lungo di degenza, migliorare, cioè la qualità della loro vita in quella particolare contingenza.

Altre esperienze di Attività Assistite dagli Animali riguardano anziani ospiti di case di riposo. Si è osservato che a periodi di convivenza con animali è corrisposto un generale aumento del buon umore, una maggiore reattività e socievolezza, contatti più facili con i terapisti. Un miglioramento nello stato generale di benessere per chi spesso, a causa della solitudine e della mancanza di affetti, si chiude in se stesso e rifiuta rapporti interpersonali.

Nel campo delle Terapie Assistite dagli Animali, dove le prove di un effettivo miglioramento dello stato di salute di alcuni pazienti si stanno accumulando nella letteratura scientifica, la pet therapy propone co-terapie dolci da affiancare alle terapie mediche tradizionali e, attraverso un preciso protocollo terapeutico, è diretta a pazienti colpiti da disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, disturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindrome di Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado, patologie psicotiche, ma anche a quanti necessitano di riabilitazione motoria come chi è affetto da sclerosi multipla o reduce da lunghi periodi di coma. L’intervento degli animali, scelti tra quelli con requisiti adatti a sostenere un compito così importante, è mirato a stimolare l’attenzione, a stabilire un contatto visivo e tattile, un’interazione sia dal punto di vista comunicativo che emozionale, a favorire il rilassamento e a controllare ansia ed eccitazione, ad esercitare la manualità anche per chi ha limitate capacità di movimento, a favorire la mobilitazione degli arti superiori, ad esempio accarezzando l’animale, o di quelli inferiori attraverso la deambulazione con conduzione dell’animale la cui presenza rende gli esercizi riabilitativi meno noiosi e più stimolanti.

Le attività di Pet Therapy sono caratterizzate, tuttavia, da una grande eterogeneità, sia per quanto riguarda il percorso formativo degli operatori, sia per la tipologia degli utenti e le metodologie adottate. Il crescente interesse in materia e la mancanza di strumenti legislativi che regolino le terapie svolte con l’ausilio degli animali, ha fatto sorgere la necessità di effettuare da parte dell’Istituto Superiore di Sanità una ricognizione delle attività svolte a livello nazionale.
Il rapporto include i risultati di un censimento delle terapie e attività assitite in alcune regioni italiane e presenta alcuni esempi di attività svolte sul campo. Vengono esaminati i problemi etici legati all’utilizzo degli animali a fini terapeutici e di assistenza e suggerite linee guida per una corretta pratica di queste attività.

Consulta il rapporto:
Istituto Superiore di Sanità
Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e proposta di linee guida. (pdf, 506 KB)
A cura di Francesca Cirulli e Enrico Alleva 2007, 38 p. Rapporti ISTISAN 07/35

Consulta sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità l’area tematica dedicata alle Neuroscienze Comportamentali.

Cane Corso

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Italia. Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 – cani di tipo pinscher, schnauzer, molossoide e cani bovari svizzeri.

Aspetto generale

Il Cane corso è un cane di taglia medio-grande che esprime forza e resistenza.

Carattere

Anche se nel corso dei secoli è stato sempre utilizzato per i più svariati impieghi, il Cane Corso si è sempre distinti da tutte le altre razze, perché possiede la rara caratteristica di essere sia idoneo per la guardia sia per la difesa. I secoli non hanno impedito alla razza di mantenere le sue doti caratteriali. Rimane una razza ardita, di temperamento tenace e rimane anche un eccellente morditore, anche se non attaccherebbe mai senza un motivo valido. E’ una delle migliori razze, insieme al Mastino Napoletano, per proteggere una proprietà.

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del Dr. Antonio Morsiani

CANE CORSO

PAESE D’ORIGINE. Italia

UTILIZZAZIONE. Cane da guardia ,da difesa,da polizia,da pista.

CLASSIFICAZIONE F.C.I.

GRUPPO 2 Cani di tipo pinscher e schnauzer;

Molossoidi e cani bovari svizzeri.

SEZIONE 2 Molossoidi.

 

BREVI CENNI STORICI

E’ discendente diretto del canis pugnax (molosso) romano del quale rappresenta la versione leggera impiegata per la caccia alla grossa selvaggina e quale ausiliare bellico.

Per secoli è stato prezioso compagno delle genti italiche che lo hanno utilizzato per la guardia della proprietà e del bestiame,per la caccia e per la difesa personale.

Diffuso un tempo in tutta la Penisola,come una vasta iconografia e storiografia testimoniano,ha trovato un’ottima isola di conservazione in Puglia,Lucania e Sannio.

Deve il suo nome al latino cohors che significa guardia ,protettore.

 

1. ASPETTO GENERALE DEL CANE

Cane di mole medio-grande,fortemente costruito ma elegante,con muscoli potenti e lunghi, molto distinto,esprime forza ,agilità e resistenza.La conformazione generale è quella di un mesomorfo il cui tronco è più lungo dell’altezza al garrese;armonico rispetto al formato (eterometria) e disarmonico rispetto ai profili (alloidismo).

 

2. PROPORZIONI IMPORTANTI

 

La lunghezza del tronco supera l’altezza al garrese dell’11% circa .La lunghezza totale della testa raggiunge i 3,6/10 dell’altezza al garrese. La lunghezza del muso corrisponde ai 3,4/10 della lunghezza totale della testa. L’altezza del torace è di 5/10 dell’altezza al garrese e corrisponde all’altezza dell’arto al gomito.

 

3. COMPORTAMENTO E CARATTERE

Intelligente,energico ed equilibrato, è inequivocabile cane da guardia e da difesa .Docile ed affettuoso col padrone,amante dei bambini e della famiglia,diviene se necessario difensore terribile e coraggioso delle persone,della casa e della corte.

E’ facilmente addestrabile.

 

4. TESTA

Brachicefala. La sua lunghezza totale raggiunge i 3,6/10 dell’altezza al garrese .La larghezza bizigomatica, pari alla lunghezza del cranio,è superiore alla metà della lunghezza totale della testa, raggiungendo i 6,6/10 di tale lunghezza. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono tra loro leggermente convergenti.

Il perimetro della testa, misurato agli zigomi, è anche nelle femmine più del doppio della lunghezza della testa. La testa è moderatamente scolpita con arcate zigomatiche protese all’esterno.

Pelle consistente ma piuttosto aderente ai tessuti sottostanti, liscia ed abbastanza tesa.

 

4.1. REGIONE CRANICA

Cranio:largo e lievemente arcuato visto di fronte,in profilo disegna una curva irregolare che, si appiattisce aboralmente lungo la cresta saggittale esterna.La sua larghezza è pari alla lunghezza e corrisponde ai 6,6/10 della lunghezza totale della testa.

Visto dall’alto è di forma quadrata per la protrusione all’esterno delle arcate zigomatiche e per l’insieme delle potenti fasce muscolari che lo fasciano.

Le bozze frontali sono ben sviluppate e sporgenti in avanti, la fossa frontale è profonda e il solco mediano è ben visibile.

Cresta sopraoccipitale non troppo evidenziata.

Fosse sopraorbitali (conche) marcate ma leggermente.

Stop: molto marcato per le bozze frontali molto sviluppate e sporgenti in avanti e per gli archi sopraccigliari rilevati.

 

4.2. REGIONE FACCIALE

Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale.Visto di profilo non deve sporgere sul margine verticale anteriore delle labbra ma trovarsi, con la sua faccia anteriore, sul medesimo piano verticale della faccia anteriore del muso.

Deve essere voluminoso, piuttosto piatto superiormente, con narici ampie, aperte e mobili. La pigmentazione è nera.

Muso: è molto largo e profondo. La larghezza del muso deve pressoché eguagliare la sua lunghezza che raggiunge i 3,4/10 della lunghezza totale della testa.

La sua profondità supera del 50% la lunghezza del muso.Il parallelismo delle facce laterali del muso e la ripienezza e larghezza del corpo della mandibola fanno sì che la faccia anteriore del muso sia quadrata e piatta.

La canna nasale è rettilinea e piuttosto piatta.

Il profilo inferiore-laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La regione sottorbitale mostra un lievissimo cesello.

Labbra: piuttosto consistenti.Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro disgiunzione una “U” rovesciata e , viste di lato, si presentano moderatamente pendenti.

Commessura moderatamente evidente e che rappresenta sempre il punto più basso del profilo laterale inferiore del muso.Il pigmento è nero.

Mascelle: molto larghe, robuste e spesse con lievissimo raccorciamento della mascella superiore e conseguente leggero prognatismo.

Le branche della mandibola, molto forti, sono in profilo piuttosto ricurve. Il corpo della mandibola, ben accentuato in avanti, bene evidenzia il mento marcato. Gli incisivi sono impiantati in linea retta.

Guance: regione masseteri piena ed evidente ma non ipertrofica.

Denti: bianchi, grandi, completi per lo sviluppo e numero. Gli incisivi inferiori sorpassano leggermente(circa ½ cm) i loro corrispondenti dell’arcata superiore, perciò ne deriva una chiusura leggermente prognata.

Occhi: di media grandezza rispetto alla mole del cane, in posizione sub-frontale,ben distanziati tra loro.

Rima palpebrale ovaleggiante, bulbi oculari leggermente affioranti, palpebre aderenti con margini pigmentati di nero. Gli occhi non devono lasciare scorgere la sclera. Nictitante fortemente pigmentata. Iride quanto più possibile scura in relazione al colore del mantello.

Sguardo intelligente e vigile.

Orecchi: di media grandezza in rapporto al volume della testa e alla mole del cane, ricoperti di pelo raso, di forma triangolare, con apice piuttosto appuntito e cartilagine spessa, inseriti alti, cioè molto al di sopra dell’arcata zigomatica, larghi alla base, pendenti, aderenti alle guance senza raggiungere la gola. Sporgenti alquanto all’esterno e lievemente rilevati nel loro punto di attacco,vengono portati semieretti quando il cane è attento.

Vengono abitualmente amputati a forma di triangolo equilatero.

 

5. COLLO

Profilo superiore: leggermente convessilineo;

Lunghezza: circa 3,6/10 dell’altezza al garrese e cioè pari alla sua lunghezza totale della testa;

Forma: di sezione ovale, forte, molto muscoloso, con distacco dalla nuca marcato. Il perimetro a metà lunghezza del collo è circa 8/10 dell’altezza al garrese.

Pelle: il margine inferiore del collo è praticamente privo di giogaia.

 

6. TRONCO

Compatto,robusto e muscolosissimo. La sua lunghezza supera l’altezza al garrese dell’11 % , con una tolleranza di + o – 1%.

Linea superiore: regione dorsale rettilinea con lieve convessità lombare.

Garrese: si eleva nettamente sul piano dorsale e supera il livello della groppa. E’ alto, lungo, largo, asciutto e si fonde armoniosamente col collo e col dorso.

Dorso: il dorso è ampio , muscoloso, come tutta la linea superiore del tronco, lievemente rampante dall’indietro in avanti e a profilo rigorosamente retto.La sua lunghezza raggiunge il 32% dell’altezza al garrese.

Lombi: la regione lombare è corta, larga, ben raccordata con dorso e groppa, molto muscolosa, solidissima e ha profilo leggermente convesso.La sua lunghezza di pochissimo superiore alla larghezza,corrisponde al 20% dell’altezza al garrese.

Groppa: lunga, larga, alquanto rotondeggiante per il grande sviluppo delle masse muscolari.La sua lunghezza,misurata dalla punta dell’anca alla punta della natica, corrisponde al 32% dell’altezza al garrese.La sua inclinazione sull’orizzontale secondo la linea ileo-ischiatica è di 28°-30° e dalla punta dell’anca all’inserzione della coda di 15°-16°. Risulta perciò lievemente inclinata.

Petto: largo,ben disceso e aperto, con muscoli pettorali molto sviluppati. La sua larghezza, in stretto rapporto con l’ampiezza del torace,raggiunge il 35% dell’altezza al garrese.Il manubrio dello sterno si trova allo stesso livello della punta delle spalle.

Di profilo il petto è ben proteso in avanti e fra gli arti anteriori e leggermente convesso.

Torace: ben sviluppato nelle tre dimensioni con coste lunghe, oblique, larghe e abbastanza ben cerchiate con spazi intercostali estesi. Le 4 false coste sono lunghe, oblique e aperte.

Il torace è ben disceso al gomito e la sua altezza corrisponde alla metà dell’altezza al garrese. La sua larghezza, misurata a metà della sua altezza, corrisponde al 35% dell’altezza al garrese e decresce leggermente verso la regione sternale senza formare carena. La sua profondità (diametro sagittale) corrisponde al 55% dell’altezza al garrese. Il suo perimetro supera del 35% l’altezza al garrese.

Profilo inferiore: il tratto sternale si presenta asciutto, lungo, largo e di profilo disegna un semicerchio a raggio molto largo che caudalmente rimonta in modo dolce all’addome. Il tratto ventrale non è né retratto né rilassato e il suo profilo rimonta dal bordo sternale all’inguine in dolce curva. L’incavo del fianco è poco pronunciato.

Coda: inserita piuttosto alta sulla linea della groppa, grossa alla radice e relativamente affusolata alla punta, se stesa raggiunge e sorpassa di poco il garretto.

Portata bassa in riposo, orizzontale o poco più alta del dorso in azione, non deve essere mai incurvata ad anello o alzata a candela. Viene amputata alla 4a vertebra.

 

7.ARTI

7.1 Arti anteriori

Appiombi regolari sia osservati di profilo che di fronte.L’altezza degli arti anteriori al gomito è il 50% dell’altezza al garrese.Ben proporzionati al formato del cane ,forti e robusti.

Spalla: lunga, obliqua, forte, fornita di muscoli lunghi, potenti, ben divisi e netti, è aderente al torace ma libera nei movimenti.La sua lunghezza, dalla sommità del garrese alla punta della spalla, corrisponde al 30% dell’altezza al garrese e la sua inclinazione sull’orizzontale oscilla attorno a 48°-50°.

Rispetto al piano mediano del corpo le punte delle scapole sono leggermente scartate fra loro.

Braccio: il braccio, leggermente più lungo della spalla,forte, con ottimo sviluppo osseo e muscolare, ben saldato al tronco nei suoi due terzi superiori, misurato dalla punta della spalla alla punta del gomito,ha una lunghezza corrispondente al 31-32% dell’altezza al garrese e un’inclinazione con l’orizzontale di circa 58°-60°.

La sua direzione longitudinale è parallela al piano mediano del corpo. L’angolo scapolo- omerale oscilla fra 106°-e 110°.

Gomiti: I gomiti,lunghi,molto prominenti,ben aderenti ma non serrati alle pareti del costato, coperti di pelle asciutta, devono, come gli omeri, trovarsi su un piano rigorosamente parallelo a quello sagittale del tronco.

La punta del gomito (epifisi olecranica) è situata sulla verticale abbassata dall’angolo caudale (o posteriore) della scapola al suolo.

Avambraccio: l’avambraccio è perfettamente verticale, a sezione ovale, ben muscoloso in particolare nel terzo superiore, con ossatura molto forte e compatta.

La sua lunghezza, dalla punta del gomito alla prima articolazione carpiana , è di pochissimo superiore a quella del braccio e corrisponde al 32-33% dell’altezza al garrese. Scanalatura carpo-cubitale marcata.

Carpo: il carpo che, visto di fronte, segue la linea retta verticale dell’avambraccio, è asciutto, largo, mobile, spesso. Al suo margine posteriore l’osso pisiforme è fortemente proiettato all’indietro.

Metacarpo: il metacarpo, di grossezza alquanto inferiore all’avambraccio, è molto robusto, asciutto, elastico, leggermente flesso (forma un angolo con il terreno di 75° circa). La sua lunghezza deve però superare un sesto dell’altezza dell’arto anteriore al gomito.

Visto di fronte segue la linea perpendicolare dell’avambraccio e del carpo.

Piede: di forma rotonda, con dita molto arcuate e raccolte (piede di gatto). Suole asciutte e dure.Unghie forti, ricurve e pigmentate. Buona pigmentazione anche ai cuscinetti plantari e digitali.

 

7.2. Arti posteriori

Appiombi regolari sia osservati di profilo che di fronte. Ben proporzionati al formato del cane, forti e potenti.

Coscia: la coscia lunga e larga, con muscoli prominenti, per cui la punta delle natiche è ben evidenziata. La sua lunghezza supera il 33% dell’altezza al garrese, la larghezza non è mai inferiore al 25% di tale altezza.

L’asse del femore, alquanto obbliquo dall’alto in basso e dall’indietro in avanti, ha un’inclinazione di 70° sull’orizzontale e forma con l’asse del coxale un angolo poco più che retto (angolo coxo-femorale).

Gamba: la gamba è lunga, asciutta, con forte ossatura e muscolatura: la scanalatura gambale è ben evidenziata. La sua lunghezza corrisponde al 32% dell’altezza al garrese e la sua inclinazione dall’alto in basso e dall’avanti all’indietro è di 50° sull’orizzontale.

Ginocchio: l’angolo femoro-rotuleo-tibiale è di circa 120°. La sua direzione è parallela al piano mediano del corpo.

Garretto: largo, spesso, asciutto, netto, con salienze ossee ben evidenziate. La punta del garretto ben pronunciata mostra chiaramente la continuazione della scanalatura gambale. La distanza dalla punta del garretto alla pianta del piede ( al suolo) non deve oltrepassare il 26% dell’altezza al garrese.

La sua direzione, rispetto al piano mediano del corpo, è parallela. L’angolo tibio-metatarsico è di circa 140°.

Metatarso: di forte spessore, asciutto,piuttosto corto, cilindrico, è sempre perpendicolare al suolo, sia in profilo che posteriormente. La sua lunghezza corrisponde a circa il 15% dell’altezza al garrese (escluso tarso e piede). La sua faccia interna deve presentarsi priva di sperone.

Piede: leggermente più ovaleggiante dell’anteriore, ha falangi meno arcuate.

 

8. ANDATURE

Passo lungo, trotto allungato, tratti di galoppo ma con propensione al trotto allungato.

 

9. PELLE

Piuttosto spessa, con limitato connettivo sottocutaneo e perciò praticamente aderente agli strati sottocutanei in ogni regione. Il collo è pressoché esente da giogaia. La testa non deve presentare rughe. Il pigmento delle mucose e delle sclerose è nero, quello di suole e unghie deve essere scuro.

 

10. MANTELLO

Pelo: corto ma non raso, a tessitura vitrea, lucido, brillante, aderente, sostenuto, molto denso, con un lieve strato di sottopelo che s’accentua d’inverno (senza però mai affiorare sul pelo di copertura).La sua lunghezza media è di cm 2-2,5. Su garrese, groppa, bordo posteriore delle cosce e sulla coda raggiunge cm 3 senza dar luogo a frange. Sul muso il pelo è raso, liscio, aderente e non supera cm 1-1,5.

Colore: nero, grigio piombo, ardesia, grigio chiaro, fulvo chiaro, fulvo cervo, fulvo scuro e tigrato (tigrature su fondo fulvo o grigio di varie gradazioni).

Nei soggetti fulvi e tigrati è presente una maschera nera o grigia la cui estenzione è limitata al muso e non deve superare la linea degli occhi. Ammessa una piccola chiazza bianca al petto, alla punta dei piedi e alla canna nasale.

 

11. TAGLIA E PESO

Altezza al garrese :nei maschi da cm 64 a cm 68, nelle femmine da cm 60 a cm 64, con tolleranza di cm 2 in più o in meno.

Peso : Maschi da 45 a 50 kg rapporto peso/taglia 0,710 (kg/cm);

Femmine da 40 a 45 kg rapporto peso/taglia 0,680 (kg/cm).

Nota: I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.

 

12. DIFETTI

Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto, che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità e alla sua diffusione.

 

12.1. Difetti eliminatori ( o penalizzanti nel giudizio)

Testa : parallelismo evidente degli assi cranio-facciali, convergenza molto marcata, facce laterali del muso convergenti, chiusura a forbice, prognatismo accentuato e deturpante.

Tartufo : depigmentazione parziale.

Coda : portata a candela o a anello.

Statura : al di sopra o al di sotto dei limiti indicati.

Andatura : ambio continuato.

 

12.2. Difetti da squalifica

Testa : divergenza degli assi cranio facciali, enognatismo, canna nasale decisamente concava o montonina .

Tartufo : depigmentazione totale.

Occhi : depigmentazione moderata e bilaterale delle palpebre, gazzuoli , strabismo bilaterale.

Organi sessuali : criptorchidismo, monorchidissimo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli.

Coda : anurismo, brachiurismo, sia congeniti che artificiali.

Pelo : semi-lungo, raso, frangiato.

Colori: colori non previsti dallo standard, macchie bianche troppo estese.

– fonte: http://www.italian-cane-corso.com

Cane Lupo Cecoslovacco

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Origine, classificazione e cenni storici

Origine: ex-Cecoslovacchia
Tutela: Repubblica Slovacca.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 1 – cani da pastore e bovari (escluso bovari svizzeri), sezione 1 Cani da Pastore con prova di lavoro.

La nascita della razza del Cane lupo cecoslovacco è stata il frutto di un esperimento militare degli anni cinquanta, cui lo scopo principale era inizialmente capire più possibile sul comportamento dei lupi in cattività, loro fertilità incrociandoli con il cane nonché la fertilità successiva degli incroci, il loro sviluppo caratteriale ed è finito con cercare di migliorare le prestazioni, la salute, la resistenza e la tenacia dei Pastori tedeschi usati all’epoca dall’esercito per la sorveglianza e la difesa dei confini dell’ex-Cecoslovacchia. Le condizioni principali erano buona addestrabilità e predisposizione all’utilità, mentre l’aspetto morfologico era di secondaria importanza.
L’esperimento dell’incrocio tra Pastori tedeschi e Lupi dei Carpazi è iniziato nel 1955 e la prima cucciolata (Cezar z Brezoveho haje e Brita) è nata il 26 Maggio 1958 nell’allevamento militare della Guardia di confine a Libejovice (leggi Libieiovize). Sono state studiate tutte le differenze anatomiche e fisiologiche da entrambi i genitori, sono state studiate le loro predisposizioni per l’addestramento, l’attività e la resistenza. L’esperimento portava buoni risultati, le prove eseguite hanno verificato che riescono a percorrere senza riposo fino al 50% della distanza in più rispetto ai Pastori tedeschi, senza che abbiano i cuscinetti delle zampe consumati disugualmente come avviene normalmente ai cani. Hanno miglior senso dell’orientamento, una vista più penetrante anche di notte, miglior udito e olfatto. Anche il pelo è di maggiore qualità, più isolante. Nell’addestramento è necessario tollerare qualche caratteristica peculiare.
Il primo standard del Cane Lupo Cecoslovacco è stato stilato dall’Ing. K. Hartl nel 1966. Definendo il carattere: “Il Cane Lupo Cecoslovacco ha un forte temperamento, è molto vivace, e tutti i suoi sensi sono fortemente sviluppati. In particolare prevale il senso di difesa e un invidiabile senso dell’orientamento. E’ sospettoso, ma non attacca mai senza un motivo. E’ molto fedele al suo padrone. In lotta è impavido e coraggioso ed è predisposto per un’utilità generale.” A quell’epoca c’erano già quattro generazioni filiali.
Ricapitolando, quattro lupi hanno partecipato nel corso di 25 anni allo sviluppo della razza: Brita, Argo, Šarik (leggi Sciaric) e Lejdy.
Dopo dieci anni dal riconoscimento ufficiale in via provvisoria della FCI dello standard del Cane Lupo Cecoslovacco, è stato approvato definitivamente in Messico nel 1999 con il numero 332.

Aspetto generale

Di costituzione solida, leggermente più grande della taglia media, di forma rettangolare. La costituzione corporea, il movimento, il manto, il colore del manto e la maschera assomigliano al lupo.
E’ richiesta una costituzione “solida”. Il ciò presume una costituzione solida dello scheletro, legamenti resistenti, arti ben muscolosi e tendinosi con le articolazioni asciutte, la pelle elastica, sulle palpebre ben aderente e ben stretta negli angoli delle labbra. I soggetti più leggeri ma corrispondenti allo standard sono definiti come di tipo “asciutto”. Le variazioni di tipo non sono apprezzate. Da un lato un tipo di costituzione fragile quasi indebolita e dall’altro lato, un tipo di costituzione troppo pesante, massiccia, sono valutati come difetti. Il tipo “linfatico” (pelle libera, grossolana, che forma pieghe, giogaia, palpebre pesanti, angoli della bocca aperti. Articolazioni linfatiche ecc…) se dovesse apparire in questa razza, sarebbe un difetto da squalifica.

Carattere

Vivace, molto attivo, resistente, apprende con facilità con reazioni molto veloci. Impavido e coraggioso. Sospettoso ma non attacca senza un motivo. Particolarmente fedele al padrone. Resistente alle condizioni atmosferiche e universalmente utilizzabile.
Il Cane lupo cecoslovacco è impegnativo, molto intelligente, vivace e irruente, perciò non è adatto a tutti. Per capire bene il suo carattere bisogna studiare o almeno informarsi sul suo progenitore – il lupo, visto che ha in eredità i suoi istinti selvatici che in confronto con le altre razze canine addomesticate da decine di anni sono ancora molto forti. Perciò bisogna a dare grande importanza alla corretta socializzazione con il “caos umano” fin dalla tenera età. E’ un cane socievole, determinato e molto comunicativo e come tale onora istintivamente la gerarchia nel branco – nel nostro caso la famiglia. Nel caso in cui ne venga escluso ne soffre molto e di conseguenza crea problemi – cercando in ogni modo di farne parte. In riferimento alla sua posizione si modella anche il suo comportamento. Essendo determinato, caratteristica necessaria per la sopravvivenza della specie, cerca, crescendo, di assicurarsi la miglior posizione possibile, fino a fare il capobranco, ed è nostro compito – perché il capobranco siamo noi – non farlo trasgredire oltre la sua posizione. Non succede quasi mai, quando i rapporti tra membri della famiglia sono chiari e quando un cane adolescente sente l’autorità del padrone il quale si dedica a lui e gli procura il da farsi. Una volta maturo intorno ai 2-3 anni accetta il fatto irreversibile della sua condizione e in genere non cerca più di migliorarla. Il Cane Lupo Cecoslovacco è nato come cane da lavoro presso la Guardia di confine, vantaggio è la sua indipendenza, i sensi sviluppatissimi, la loro attività e tempra. Si deve superare la loro avversione a tutte le attività monotone, ripetitive e inutili. Ma siccome la ripetizione è la base dell’apprendimento, allora il periodo d’addestramento è un po’ più lungo.

Cane Lupo Cecoslovacco Cane Lupo Cecoslovacco (foto http://dalila.meu.zoznam.sk)

Cane Lupo Cecoslovacco Cane Lupo Cecoslovacco (Jenna – Propr. Sheila Nesi – Firenze)

Standard

Altezza:
– maschi minimo 65 cm
– femmine minimo 60 cm.
Peso:
– maschi minimo 26 kg
– femmine minimo 20 kg.

PROPORZIONI:
Lunghezza del corpo: Altezza al garrese = 10 : 9
Lunghezza del muso: Lunghezza della regione craniale = 1:1,5
Lunghezza dell’avambraccio col metacarpo forma il 55% dell’altezza al garrese

TESTA
Simmetrica, ben muscolosa. Vista dal profilo e dall’alto forma un cuneo smussato. Il dimorfismo sessuale deve essere ben riconoscibile.
Regione craniale:
Vista di fronte e di profilo, la fronte è leggermente arcuata. Il solco frontale non è marcato e l’osso occipitale è chiaramente visibile.
Stop: moderato.
Tartufo: ovale, nero.
Muso: secco, non largo, visto di profilo rettilineo.
Labbra: ben stirate, con angolini chiusi, bordi neri.
Mascella e dentatura: mascella forte e simmetrica. I denti ben sviluppati, in particolar modo i canini. La chiusura è a forbice o a tenaglia con 42 denti di solita forma. Linea della chiusura regolare.
Guance: secche, ben muscolose, non marcatamente sporgenti.
Occhi: stretti, obliqui, il colore dell’iride è chiaro, intendendo giallo-marroncino, ambrato. Un colore molto chiaro quasi verdognolo è necessario considerarlo come un estremo, ma non è possibile penalizzarlo. Il colore marrone chiaro – nocciola è solo un’imperfezione, che non abbassa la valutazione, a differenza dal colore marrone scuro – castano o ancora più scuro, che è già un difetto. Le palpebre sono aderenti.
Orecchie: dritte, sottili, di forma triangolare, corte – non lunghe più di 1/6 dell’altezza al garrese. Il punto d’attacco esterno dell’orecchio e l’angolo esterno dell’occhio sono in linea retta. La linea verticale che parte dalla punta dell’orecchio passa adiacente al fianco della testa.
Collo: asciutto, ben muscoloso. A riposo forma con il piano orizzontale, un angolo fino a 40°. Inoltre deve essere abbastanza lungo da permettere al cane di raggiungere senza fatica la terra con il muso.

CORPO
Linea superiore: passaggio graduale dal collo al tronco, leggermente discendente.
Garrese: ben muscoloso, pronunciato, ma non deve interrompere l’andamento armonico della linea superiore.
Dorso: solido e diritto.
Reni: diritte, ben muscolose, non larghe, leggermente discendenti.
Groppa: corta, ben muscolosa, non larga, leggermente discendente.
Torace: simmetrico, ben muscoloso, ampio, a forma di pera, si restringe verso lo sterno. Non deve essere profondo fino ai gomiti. La spalla sporge davanti all’omero.
Linea inferiore e ventre: ventre teso, arcuato. Inguine leggermente incavato.
Coda: inserita alta, pende liberamente in giù, lunga fino al garretto. Quando il cane è eccitato di solito la alza a forma di falce.

ARTI
Arti anteriori:
lunghi, solidi, paralleli vicini dritti, con i piedi leggermente rivolti verso l’esterno.
Spalla: scapola spostata in avanti nel torace e ben muscolosa. Forma un angolo di 65° con la linea orizzontale.
Braccio: molto muscoloso, forma con la scapola un angolo di 120° – 130°.
Gomito: aderente al torace, non sporge oltre la linea dell’arto. Ben marcato, molto mobile. L’omero col radio forma un angolo intorno ai 155°.
Avambraccio: lungo, asciutto e diritto. La lunghezza dell’avambraccio col metacarpo forma il 55% dell’altezza al garrese.
Carpo: solido, ben mobile.
Metacarpo: lungo, con il terreno forma un angolo di almeno 75°, leggermente elastico in movimento.
Piedi: grandi, leggermente rivolti verso l’esterno con dita lunghe ed arcuate, unghie robuste e scure. Cuscinetti ben sviluppati, elastici e scuri.
Arti posteriori
Possenti e paralleli. La linea verticale che parte dall’ischio passa al centro del garretto.
Coscia: lunga, ben coperta di muscoli, forma con il bacino, un angolo intorno agli 80°. L’anca è solida e ben mobile.
Ginocchio: possente e ben mobile.
Stinco: lungo, asciutto, ben muscoloso. Con il metatarso forma un angolo intorno ai 130°.
Garretto: asciutto, solido, ben mobile.
Metatarso: lungo, asciutto, è quasi verticale nel confronto con il suolo.
Piede: piuttosto lungo, dita arcuate, unghie robuste e scure.

MOVIMENTO
Trotto armonioso, instancabile, agile, sciolto a lunghe falcate. I piedi si muovono più vicino possibile al suolo, la testa ed il collo si abbassano e formano un unica linea orizzontale con il dorso. Il passo ambio è il modo corretto di muoversi piano. Il Pastore Tedesco con la sua andatura energica, si stanca durante i primi chilometri. Il Cane Lupo Cecoslovacco invece, è stato ripetutamente e con successo sottoposto alla prova di resistenza su un percorso di 100 chilometri.
PELLE
Elastica, tesa senza rughe, non pigmentata.

MANTELLO
Le caratteristiche: pelo forte e liscio. C’è grande differenza tra il mantello invernale e quello estivo. D’inverno il sottopelo è predominante e unito al pelo forma un folto mantello che copre tutto il corpo. E’ necessario che il pelo copra ventre, parte interna delle cosce, parte interna dell’orecchio e zone tra le dita.
Colore del mantello: dal giallo grigio al grigio argento con una tipica maschera chiara. Il manto è chiaro anche sulla parte inferiore del collo e sul petto. Il colore grigio scuro con una maschera è ammesso.

DIFETTI
Tutte le diversità rispetto allo standard sono da considerarsi difetto e nel giudizio finale hanno un peso variabile in funzione della sua gravità.
· Testa leggera o troppo pesante. Fronte piatta.
· Occhi marrone scuro, nero o non uguali.
· Orecchie grossolane, attaccate troppo in alto o troppo in basso.
· Collo portato alto in riposo, basso in posizione.
· Garrese poco marcato. Linea superiore atipica, groppa lunga.
· Angolatura insufficiente o esagerata degli arti anteriori. Metacarpo molle.
· Angolatura insufficiente o esagerata degli arti posteriori. Muscolatura insufficiente.
· Coda lunga, attaccata bassa o portata male.
· Maschera poco marcata.
· Passo corto, movimento ondulatorio.

DIFETTI DA SQUALIFICA
· Asimmetria nelle proporzioni.
· Difetti di carattere.
· Testa atipica. Dentati mancanti. Chiusura scorretta.
· Occhio di forma atipica o mal posato. Orecchio di forma e dall’attacco atipico.
· Giogaia. Linea superiore troppo discendente.
· Torace atipico. Posizione scorretta e atipica degli arti anteriori.
· Coda attaccata e portata scorrettamente
· Mantello atipico di colore diverso dello standard. Pelo deve essere aderente non ispido.
· Legamenti rilassati. Andatura atipica.

Nota bene: I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale completamente scesi nello scroto.

Scritto da: Andrea Pecharova’, Allevamento Foresta Incantata
Fonti bibliografiche: Il cane lupo cecoslovacco, autore Ing. Karel Hartl e Jindrich Jedlicka

Jack Russel Terrier

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Origine: Gran Bretagna. Classificazione F.C.I.: Gruppo 3 – terriers.

L’origine risale all’Inghilterra del 1795, e più precisamente Darthmout (Devon). Jack Russell trascorse la maggior parte della sua vita come pastore della parrocchia di Swymbridge. Cavaliere emerito e grande cacciatore si dedicò appassionatamene all’allevamento e alla selezione dei terrier. Selezionò un tipo di cane capace di correre con il “Foxhound” e di andare poi sotto terra per stanare le volpi o gli animali che vanivano cacciati. Le razze sviluppate furono due, una a gamba lunga (il Parson Jack Russell), e uno a gamba corta (il Jack Russell), che è stata riconosciuta sono recentemente.

Aspetto generale

Cane di piccola taglia. Ha un corpo elastico di lunghezza media. Questo terrier possiede una tonicità muscolare impressionante. Il suo corpo è nell’insieme più lungo che alto.

Carattere

Terrier da lavoro robusto e molto attivo. Canino agile e con molta personalità. Tipico terrier vivace, sveglio a ardente. Razza molto intelligente. Ardito e senza paura, amichevole ma con una tranquilla sicurezza. Adattassimo per vivere sempre in casa con la famiglia. Molto simpatico e giocherellone. Non deve essere assolutamente aggressivo: i soggetti mordaci sono solo il frutto di una cattiva selezione legata al fatto che la razza, appena riconosciuta, è diventata di gran moda.

Standard

Altezza: ideale 25-30 cm al garrese.

Tronco: di lunghezza media. Di buoni rapporti.
Testa e muso: di giusti rapporti e proporzioni. Muso pieno e mascelle forti. Cranio piuttosto largo e piatto.
Tartufo: di colore scuro.
Denti: ben sviluppati e corretti nel numero e nella chiusura.
Collo: robusto e proporzionato.
Orecchie: a bottone o cadenti; sono di buona tessitura e molto mobili.
Occhi: sono piccoli e di colore scuro, a forma di mandorla; dall’espressione piena di vivacità.
Arti: diritti e solidi.
Muscolatura: di eccellente sviluppo.
Coda: può cadere quando il cane è a riposo: in azione, deve essere drizzata. La caudectomia è facoltativa e, quando la coda viene accorciata, l’estremità deve essere all’altezza delle orecchie.
Pelo: può essere liscio, ruvido oppure “fil di ferro”. Deve essere resistente alle intemperie.
Colori ammessi: il bianco deve essere sempre predominante, con macchie nere o focate. Le macchie focate devono andare dal fulvo più chiaro al fulvo al fulvo più intenso (color castagna).
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, movimento scorretto, retrotreno difettoso, monorchidismo, criptorchidismo, carattere aggressivo o timido, masse muscolari poco sviluppate, coda portata male, orecchie portate male, colori non ammessi dallo standard, misure fuori standard, occhi chiari, arti non diritti.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it

Deutscher Kurzhaar

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Germania. Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 – cani da ferma.

Sappiamo quasi per certo che la selezione del Cane da ferma tedesco a pelo corto (Deutscher Kurzhaariger Vorsterhhund – Deutscher Kurzhaar) inizia in Prussia nel XVII secolo, con esemplari di “Bracco Spagnolo”, del tipo pesante di Navarra, e di “Bracchi franco-italiani” di tipo più elegante. Comunque, sulle origini di questa particolare razza, come succede in molte razze, si sono espressi vari pareri. Vi è, per esempio, chi pensa alla discendenza dal vecchio “Bracco Belga”, oppure c’è anche chi sostiene l’ipotesi che la razza discenda dal “Bloodhound”, date alcune affinità morfologiche. Gli esperti, recentemente, hanno indicato anche la possibilità che sia stato introdotto del sangue “Pointer” in questa razza, ipotesi, per molti, da ritenere attendibile. Fin da subito il Club di razza invitò gli allevatori a mantenere come obbiettivo principale, quello di ottenere esemplari con grandi attitudini venatorie. Nel 1895 si organizzarono le prime prove di lavoro sul terreno riservate solo ai Kurzhaar, che negli anni, hanno avuto un ruolo determinante nella evoluzione morfofunzionale della razza. Tra i Kurzhaar di oggi è sicuramente il più diffuso nella sua madrepatria, ma è anche ai primi posti nelle classifiche europee.

Aspetto generale

Cane di media taglia, mesomorfo dolicocefalo. Classificato morfologicamente come tipo Braccoide. Il suo aspetto è quello di un cane distinto ed armonico. Le sue forme assicurano resistenza, forza e velocità. Il complesso delle linee esprime una grande nobiltà. La sua testa è asciutta, la coda è ben portata, la sua pelle è tesa ed il suo pelo è brillante. È una razza costruita molto bene. Tipica morfologia del cane da caccia.

Carattere

E’ considerato molto veloce, con cerca abbastanza ampia. È una razza dalle grandi qualità estetiche e funzionali. È un cane che esige di essere mantenuto in buona forma per rendere il meglio di sé in ambito venatorio. La razza dimostra una padronanza olfattiva redditizia. È stato definito da molti appassionati, un buon atleta. È una razza che si affeziona in modo esemplare al suo padrone, che aiuta nella caccia dando il meglio di sé. Si adatta molto bene ad ogni tipo di terreno e ad ogni tipo di condizione climatica. Non trova nessuna difficoltà con i climi rigidi. È ben disposto verso l’educazione e l’addestramento, essendo molto intelligente.

Standard

Altezza:
– maschi tra i 62 ed i 66 cm
– femmine tra i 58 ed i 63 cm.

Tronco: nell’insieme il torace deve dare l’impressione di essere più profondo che largo, pur restando proporzionato alle altre parti del corpo. Il torace, in rapporto alla lunghezza del braccio, deve scendere fino al gomito. Le costole che costituiscono la cassa toracica sono convesse, e non piatte come nel “Levriere”, ma non sono mai a botte. Le costole posteriori devono essere ben discese. È importante che il dorso sia  sostenuto e non troppo lungo perché l’andatura risulti rapida e resistente. La groppa è larga ed elastica. L’addome è leggermente rilevato.
Testa e muso: asciutta, ben cesellata, né troppo leggera, né troppo pesante, proporzionata al tronco per potenza e lunghezza. Il cranio è sufficientemente largo, leggermente convesso, con solco mediano non troppo marcato. La canna nasale è leggermente montanina, più accentuata nel maschio. Le labbra non devono essere troppo discese. Il muso deve essere sufficientemente forte e lungo, per facilitare la presa della selvaggina ed un riporto corretto.
Tartufo: leggermente prominente, bruno. Narici ben aperte. Nei soggetti con mantello a fondo bianco è ammesso il color carne o maculato, ma non è desiderabile.
Denti: forti, completi nel numero. Chiusura a forbice.
Collo: di giuste dimensioni. Proporzionato al tronco e alla testa.
Orecchie: di lunghezza media, né troppo carnose, né troppo fini. Sono attaccate in alto e larghe alla radice. Coperte di pelo liscio. Tirate in avanti, devono arrivare almeno alla commessura labiale.
Occhi: di grandezza media, né sporgenti, né infossati. Le palpebre devono chiudere correttamente. Il miglior colore è il bruno scuro.
Arti: anteriori con braccia il più possibile lunghe. I gomiti sono molto arretrati, né chiusi, né deviati in fuori. Gli avambraccio sono dritti e abbastanza muscolosi, dotati di ossatura forte. Pasturali leggermente inclinati in avanti. Posteriore con bacino lungo, largo e spazioso. Coscia con attaccatura ampia, molto muscolosa. Tarso solido. Angolazione corretta. Piedi chiusi e compatti. Unghie forti, cuscinetti plantari solidi e duri.
Spalla: obliqua, asciutta e muscolosa. Le scapole sono ben piatte.
Andatura: rapido nei movimenti; buona esplosività muscolare.
Muscolatura: ben sviluppata in tutto il corpo.
Coda: attaccata alta, grossa alla base. Naturalmente di media lunghezza. Talvolta accorciata di circa 1/2.
Pelle: ben aderente al corpo senza formare mai pliche.
Pelo: corto e compatto, duro e secco al tatto. Sulle orecchie e sulla testa è più fine e più corto; sulla parte inferiore della coda è più lungo.
Colori ammessi: bruno senza macchie; bruno con un po’ di bianco o macchiettature sul petto e sugli arti; roano bruno scuro; roano bruno chiaro; bianco con testa bruna; nero con sfumature.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, retrotreno difettoso, misure fuori standard, movimento scorretto, mancanza di premolari, carattere pauroso e timido, ossatura fine e delicata, colori non ammessi, monorchidismo, criptorchidismo, testa troppo leggera, testa non cesellata,  cranio non convesso.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it