Nome scientifico: Procyon lotor
Famiglia: Procionidi
Ordine: Carnivori
Classe: Mammiferi
CARATTERISTICHE:
La dimensione del procione ricorda quella della volpe. La lunghezza testa-corpo è di 40-70 cm e l’altezza alla spalla è di 23-35 cm. Il peso varia dai 4 ai 9 kg.
La testa è rotonda e il muso allungato; le orecchie sono tondeggianti e bordate di bianco.
La folta pelliccia del procione è caratterizzata da tonalità del grigio. Distintiva è la mascherina sul muso di colore nero e bordata di bianco.
Le zampe presentano delle “dita” piuttosto lunghe provviste di artigli taglienti.
Un’altra specie è il procione granchiaiolo che ha il corpo più lungo rispetto agli altri, sebbene abbia una coda leggermente più corta; i denti sono, inoltre, più spessi e robusti e la pelliccia è più corta, di colore grigio scuro con macchie gialle.
VITA ED ABITUDINI:
I procioni conducono una vita solitaria, anche se nel periodo invernale si possono creare delle aggregazioni più o meno numerose.
Questi animali non difendono un territorio in modo particolarmente marcato, tanto che le aree familiari si possono sovrapporre.
Generalmente il periodo riproduttivo cade tra gennaio e marzo. Durante questa fase i maschi visitano le tane delle femmine e si accoppiano, quindi non si creano dei legami di coppia stabili.
Tra aprile e maggio vengono alla luce 2-8 piccoli completamente ciechi e dal peso di 60-70 gr. Il legame tra la madre e la prole s’interrompe con il successivo periodo riproduttivo. A questo punto i giovani creano dei gruppi, prima di cercare individualmente un proprio territorio.
Il procione è una specie onnivora, che si adatta a qualsiasi disponibilità alimentare. Si nutre di frutta, ghiande, avena, mais, lombrichi, insetti, micromammiferi, uccelli e uova.
E’ un ottimo scalatore e un eccezionale nuotatore. Spesso utilizza vecchie tane (per trascorre il giorno, per allevare la prole e per ibernare) costruite dalla volpe o dal tasso, oppure delle cavità naturali.
Occupa diversi habitat, anche se preferisce le zone agricole e le foreste miste ricche di aree umide. Lo possiamo incontrare ai margini delle città, nei parchi e nei frutteti. Il suo attuale areale di distribuzione comprende gli Stati Uniti, il Canada, l’Europa centrale e l’Asia.
La pelliccia dei procioni, pur essendo ruvida, è molto bella; quella della specie nordamericana, in particolare, è apprezzata fin dal XVII secolo e ancora oggi viene utilizzata per confezionare berretti e altri capi di vestiario. La caccia al procione è molto praticata negli Stati Uniti meridionali e avviene di notte utilizzando i cani, che stanano questi mammiferi nei pressi delle paludi e dei corsi d’acqua.
NON TUTTI SANNO CHE:
Il procione, prima di ingerire il cibo lo manipola ripetutamente con le zampe anteriori, dando l’impressione che desideri lavarlo, ciò gli è valso il nome di orsetto “lavatore”.
IL PROCIONE IN ITALIA:
Sono così carini, simpatici, sono tanto amabili gli orsacchiotti dalla maschera bianca e nera, quelli che lavano nell’acqua il cibo prima di mangiarlo! Peccato che l’intero genere dei Procyionidae, cui appartiene il Procione o anche Orsetto lavatore, non può essere allevato in cattività in quanto è inserito nell’elenco degli animali «che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica e di cui è proibita la detenzione», come stabilito dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile del 1996.
La caratteristica principale del Procione è la mascherina di pelo nero attorno agli occhi, in forte contrasto con il colore bianco che la circonda.
Chi, nelle sue terre d’origine (Stati Uniti, Messico e America centrale), ha a che fare abitualmente con l’Orsetto lavatore ne conosce le caratteristiche di pericolosità dovute non solo alla possibilità di aggressione fisica, ma sopratutto alle malattie che questo animale è in grado di trasmettere agli uomini e agli animali. Rabbia, leptospirosi e altre amenità di questo tipo rendono poco simpatico e tollerato questo animale a chi spesso lo incontra di sera nel proprio giardino.
Senza contare la cosiddetta «Conhound raccoon disease», una grave paralisi che colpisce alcune razze di cani che sono entrate in contatto e sono state più volte morsicate dal simpatico orsacchiotto che lava la mela nell’acqua prima di mangiarsela.
Ora, il problema è che alcuni procioni, nel secolo scorso, sono stati deliberatamente introdotti in Francia e Germania e da qui si sono diffusi anche in Lombardia trovando un ambiente ideale lungo le sponde dell’Adda. Ed è proprio in un paese che si chiama Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo, che i guai sono diventati insostenibili, quando la presenza dell’orsetto dalla mascherina nera ha cominciato a farsi ingombrante a causa del numero di esemplari. Non più un paio che desta la curiosità della gente, ma un centinaio che ormai tiene sotto scacco il paese. Rumori notturni strani, galline che scompaiono o si trovano a terra in un lago di sangue, tubi rosicchiati che perdono acqua… di chi la colpa? Dei procioni.
Avvistamenti sono stati segnalati fin dal 2004 e poi nel 2008. Negli ultimi anni si sono moltiplicati e, secondo gli esperti, vi sarebbero addirittura due o tre colonie nella zona di Fara Gera d’Adda nel Parco regionale dell’Adda Nord. Altre segnalazioni sono state fatte alla Forestale e ai vigili del fuoco per la presenza di procioni nei sottotetti di abitazioni, nei container dei rifiuti e anche nelle vicinanze del laghetto della Trucca vicino all’Ospedale di Bergamo. Ciò significa che il procione si sta diffondendo sempre più. «È un problema che ormai ci trasciniamo da qualche anno» commenta il sindaco Valerio Piazzalunga «ogni tanto ci sono cittadini che li segnalano. E gli operatori della piattaforma ecologica raccontano che se li ritrovano nei cassoni della spazzatura a mangiare gli avanzi, e devono metterli in fuga prima di poter scaricare nuovi rifiuti. Noi non possiamo intervenire, perché si tratta di animali classificati come pericolosi, e quindi serve l’intervento di personale specializzato. Ora temiamo che possano anche diffondersi nella zona tra l’Adda, il canale e l’ex Linificio, ormai dismesso».
Gli assedi di paesi e città da parte di animali non sono infrequenti. Poco tempo fa, a Livorno, sembrava di rivivere le scene de Gli Uccelli di Hitchcock, solo che si trattava di gabbiani reali, che proteggevano uova e piccoli attaccando chi capitava. A Cinisello Balsamo, pochi giorni orsono dopo aver subito un’invasione di afidi (piccoli insetti tipo cimici), il centro è andato in allarme per la presenza di un elevato numero di grosse api per nulla rassicuranti. Un’invasione originale e tutto sommato gradita è quella avvenuta a Blagoveshchensk, nella regione di Amur nell’Estremo Oriente russo. Il paese, forse per l’estate piovosa, ha subito l’invasione da parte di centinaia di migliaia di coccinelle. Non male, portano fortuna.
fonte: ilgiornale.it