Anatra da carne – anatra Pechino
Capra camosciata delle Alpi
Caratteristiche morfologiche e produttive
Taglia: medio-grande. Testa: relativamente piccola, leggera e fine, barba nei maschi. Orecchie: lunghe, oblique in avanti mai pendenti. Tronco: torace ed addome ampi, mammelle di tipo piriforme e capezzoli ben sviluppati. Vello: fulvo con varie tonalità, pelo corto, con riga mulina. Estremità degli arti e unghielli neri, caratteristica maschera facciale. Pelle: sottile, pigmentata in nero; lingua, palato ed aperture naturali scure. Altezza al garrese: Maschi a. cm. 86 – Femmine a. cm. 74 Peso medio: Maschi a. Kg. 100 – Femmine a. Kg. 70 Produzioni medie latte: primipare lt. 324 – pluripare lt. 507 Fertilità: 95% Peso medio dei capretti alla nascita 3,5 kg, a 60 giorni 12,5 kg. Prezzo indicativo a capo: tra i 150 euro e i 250 euroProprietà del latte di capra
Il latte di capra, decisamente poco utilizzato da noi rispetto al latte vaccino, trova invece notevole utilizzo in altri paesi, come la Francia, nella produzioni di prodotti caseari. In effetti il latte di capra, poco conosciuto e poco gradito dai consumatori italiani, è ricco di proprietà benefiche che lo dovrebbero far preferire al latte che quotidianamente consumiamo. Tanti sono i benefici che si traggono dall’assunzione del latte di capra. Innanzi tutto il latte di capra è più digeribile, dato che la catena dei suoi grassi è di natura completamente diversa rispetto al latte vaccino. Le proteine presenti in questo latte sono sostanzialmente dello stesso gruppo e livello di quelle presenti nel latte vaccino, con in più la taurina, un aminoacido che svolge una funzione di primaria importanza nella sintesi degli acidi biliari. Inoltre è caratterizzato dalla assoluta mancanza di potere aterogeno, quello che innesca il processo aterosclerotico così pericoloso per la salute delle arterie e del cuore. Il latte di capra si contraddistingue per il contributo in calcio e fosforo ottimo per le ossa, e per la sua ricchezza di vitamine. Dopo quello di asina, è il più simile al latte materno, ideale per i bambini. In primavera, quando nasceranno i capretti, avremo il primo latte con il quale faremo formaggi freschi e stagionati, tranquilli, faremo anche le foto e vi diremo come farli al meglio! Continuate a seguirci! Federico LavancheIl Paradosso Legato al Consumo di Carne: Come Possiamo Amare gli Animali e al Contempo Mangiarli?
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Cos’è la recinzione elettrificata?
La recinzione elettrificata è una barriera psicologica per il controllo degli animali domestici e selvatici.
Quali sono i principali componenti recinzione elettrica
I principali componenti della recinzione elettrificata sono:
- L’elettrificatore che eroga gli impulsi elettrici
- I cavi di collegamento per collegare l’elettrificatore alla recinzione ed al sistema di messa a terra, per collegare tra loro diversi paddock, per passaggi interrati sotto cancelli e strade, ecc.
- La recinzione vera e propria che deve contenere gli animali. Composta a sua volta da pali, isolatori, fili conduttori, ecc.
- Il sistema di messa a terra composto da uno o più pali di messa a terra collegati tra loro.
Come funziona?
L’elettrificatore lancia impulsi elettrici lungo i fili della recinzione. L’impulso elettrico, se non ci sono grosse dispersioni, si esaurisce sulla recinzione. Quando l’animale tocca la recinzione chiude il circuito, come fosse un interruttore, e l’impulso elettrico attraversa l’animale e, attraverso il terreno, fluisce verso il sistema di messa a terra e ritorna all’elettrificatore. Quando l’animale tocca la recinzione elettrica riceve una scossa che gli causa dolore.
Quando la recinzione è efficace?
Affinché l’animale rispetti la barriera, è necessario che la paura che l’animale ha della recinzione sia superiore alla voglia che ha di oltrepassarla. Per imprimere questa paura è indispensabile che l’animale prenda una scossa dolorosa ogni volta che tocca la recinzione. Questo è particolarmente vero durante il periodo d’addestramento ma, per mantenere vivo il rispetto della barriera, è indispensabile che la recinzione elettrica sia sempre efficiente.
Come progettare una recinzione efficace?
Per prima cosa è indispensabile avere un’idea chiara di quello che si vuole. Una buona progettazione consente di raggiungere più facilmente gli obbiettivi prefissati. Aiutandosi con un disegno è opportuno rispondere alla maggior parte delle seguenti domane non necessariamente in questo ordine:
- Che animali devo controllare. Animali alti, bassi, che saltano, bovini, cavalli, ecc.
- È una recinzione mobile (da spostare di frequente), permanente (da non spostare mai) o semi permanente (da spostare ogni tanto o da installare solo in certi periodi dell’anno).
- Quanto è lunga la recinzione
- Quanti e quali conduttori utilizzare?
- Come movimento e gestisco gli animali?
- Quanti sono i paddock o i recinti da realizzare?
- Quanti ingressi o passaggi ci sono? Quanto sono larghi?
- Quanti e quali pali si vogliono utilizzare?
- Che tipo di elettrificatore si vuole utilizzare (9V,12V,220V, solare) e dove sarà installato?
Le prestazioni complessive del circuito dipendono dalla qualità dei singoli componenti e sono fortemente limitate dalle prestazioni del componente più scadente. Se, ad esempio, utilizzo un ottimo apparecchio e dei buoni conduttori ma realizzo un sistema di messa a terra inadeguato, la scossa percepita dall’animale sarà poco dolorosa. Più grande è la recinzione e maggiore deve essere l’attenzione nella scelta dei componenti e nella realizzazione della recinzione. Ecco alcuni consigli su come scegliere i componenti più adatti. Restiamo a vostra completa disposizione per assistervi nella scelta allo 0363 938700.
L’elettrificatore:
L’elettrificatore è il cuore del sistema e da esso dipende, in gran parte, l’efficacia della recinzione. Scegliere l’elettrificatore adatto è estremamente importante per realizzare una barriera efficace, adatta alle proprie esigenze, che richieda limitati interventi di manutenzione e, non ultimo, con adeguati costi d’acquisto e di mantenimento.
È opportuno valutare gli elettrificatori in base alle seguenti caratteristiche:
- Alimentazione (9V, 12V, 220V, Solare): Gli elettrificatori possono essere alimentati da pile non ricaricabili a 9V, da batterie ricaricabili a 12V o dalla rete elettrica a 220V. Gli elettrificatori alimentati a 12V possono essere collegati a pannelli solari che ricaricano la batteria. Esistono in commercio elettrificatori che possono essere alimentati, tramite appositi adattatori, sia da batterie che dalla rete elettrica.
- Energia Caricata (valore espresso in Joule): è il valore che, solitamente, viene utilizzato per identificare la potenza in quanto è l’unico dato certo e che non cambia in base alle condizioni della recinzione. Può essere più realisticamente paragonato alla cilindrata di un motore.
- Energia erogata a 500 Ohm (valore espresso in Joule): L’energia effettivamente erogata dall’elettrificatore cambia in base alle condizioni della recinzione. Per poter comparare le prestazioni di elettrificatori diversi si utilizza, per convenzione, l’energia erogata su un circuito con impedenza di 500 Ohm. Più alto è il valore in Joule e più performante è l’apparecchio.
- Voltaggio erogato a 500 Ohm (valore espresso in migliaia di Volt = KV): Come per l’energia anche il voltaggio dell’impulso varia in base all’impedenza del circuito ed è per questo che , per comparare le prestazioni, si misura il voltaggio degli elettrificatori al valore convenzionale di 500 Ohm. Il voltaggio di picco, ovvero il voltaggio dell’impulso emesso da un elettrificatore non collegato alla recinzione, è un dato assolutamente irrilevante ed è paragonabile ai giri di un motore non soggetto ad alcuno sforzo.
- Consumo di corrente (valore espresso in Ampere o in Watt): È importante per conoscere la durata o la frequenza di ricarica delle batterie. Gli elettrificatori a rete hanno, generalmente, un consumo molto basso quantificabile in pochi euro all’anno.
- Grado di impermeabilizzazione ed altre caratteristiche costruttive: La qualità dei materiali e le caratteristiche costruttive sono importanti per la sicurezza e la durata dell’apparecchio. Tutti gli elettrificatori, in particolare quelli a rete 220V, per poter essere istallati all’aperto devono avere un adeguato grado di impermeabilizzazione (IP).
- Funzioni di controllo e dispositivi di segnalazione guasti: I moderni elettrificatori dispongono di funzioni di controllo della recinzione che consentono, avvisando in caso di guasti, di limitare gli interventi di manutenzione.
Come scegliere l’elettrificatore più adatto?
Trovare l’elettrificatore giusto significa trovare il giusto mix tra potenza, consumi, mobilità, prestazioni e, non ultimo, il costo. I consigli che posso dare sono i seguenti:
- Per recinzioni permanenti o semi permanenti scegliere:
- Apparecchi a 220V se la rete elettrica è nel raggio di qualche decina di metri. Sono più performanti, non dipendono dalle condizioni della batteria, hanno costi d’acquisto e di mantenimento più bassi, richiedono meno manutenzione.
- Apparecchi a 12V con o senza pannello solare in aree remote. Hanno ottime prestazioni e modesti costi d’esercizio.
- Apparecchi a 9V solo per recinzioni molto piccole in aree remote.
- Per recinzioni mobili scegliere:
- Apparecchi a 12V con cassetto porta batteria per grandi recinzioni. Attenzione che il peso dell’elettrificatore inclusa la batteria può facilmente superare i 20Kg
- Apparecchi a 9V per recinzioni piccole
- Se scegliete un elettrificatore a 220V potete sovradimensionarlo per aumentare l’efficacia della recinzione e ridurre gli interventi di manutenzione.
- Se scegliete un elettrificatore a batteria fate attenzione ai consumi per limitare la frequenza di ricarica delle batterie (apparecchi a 12V) o ridurre i costi di mantenimento (apparecchi a 9V).
- Se possibile scegliete apparecchi con funzioni di controllo della recinzione. Le informazioni fornite aiutano ad individuare il malfunzionamento prima che gli animali siano evasi e a programmare meglio gli interventi di pulizia e manutenzione.
Qual è la potenza necessaria?
Non è facile stabilire quanto che potenza deve avere l’elettrificatore adatto ad una cera recinzione perché i fattori che influiscono sulle prestazioni dell’apparecchio sono molteplici. Le distanze in km dichiarate dai produttori sono teoriche e, molto spesso, lontane dalla realtà.
La seguente tabella vi aiuta a scegliere l’apparecchio più adatto alle vostre esigenze tenendo conto dei principali fattori che influenzano le prestazioni dell’apparecchio. Moltiplicando i fattori corrispondenti alle diverse componenti della recinzione si ottiene il valore della potenza minima (energia caricata) richiesta all’apparecchio per elettrificarla efficacemente. Il valore ottenuto è, in genere, molto conservativo ma consente di scegliere apparecchi che garantiscono il funzionamento della recinzione anche in condizioni molto difficili. Scegliere un apparecchio con un valore di energia caricata almeno uguale o superiore al prodotto ottenuto dalle moltiplicazioni.
NB. Se la recinzione supera i 500 mt di perimetro è importante utilizzare fili conduttori ad alta conducibilità.
E |
X |
A |
X |
L |
X |
C |
X |
N |
= |
Tipo di Elettrificatore |
Specie Animale |
Lunghezza della Recinzione |
Tipo di Conduttori |
Numero di Conduttori |
|||||
A 220 V |
1 |
Bovini |
1 |
500 metri |
0,5 |
Fili Zinco-Alluminio Ø 2,5 mm |
1 |
un conduttore |
1,25 |
A batteria 12V |
0,4 |
Ovini |
1,5 |
1.000 metri |
1 |
Fili Zinco-Alluminio Ø 1,6 mm |
1,5 |
due conduttori |
1 |
A batteria 9V |
0,2 |
Equini |
0,9 |
1.500 metri |
1,5 |
Filo Equiwire |
1 |
tre o più conduttori |
2 |
Conigli |
1,5 |
2.000 metri |
2 |
Filo PowerLine |
3 |
Rete elettrificata |
3 |
||
Polli |
1,5 |
2.500 metri |
2,5 |
Filo TurboLine |
1,5 |
||||
Maiali |
1,5 |
Ecc. |
Fettuccia PowerLine |
3 |
|||||
Selvatici |
1,5 |
Fettuccia TurboLine |
1,5 |
||||||
Corda PowerLine |
3 |
||||||||
Corda TurboLine |
1,5 |
Es.: Recinzione per cavalli lunga 1200 metri con 3 fettucce Turbo. Elettrificatore a 220V.
Apparecchio a 220V |
1,0 X |
Recinzione per Cavalli |
0,9 X |
Lunghezza 1,2 km |
1,2 X |
Fettuccia TurboLine |
1,5 X |
Recinzione a 3 fettucce |
2,0 X |
_____ |
|
Potenza min. richiesta |
3,24 = |
Dove usare i cavi di collegamento
I cavi di collegamento servono per collegare l’elettrificatore alla recinzione ed al sistema di messa a terra. Gli elettrificatori alimentati a batteria necessitano di cavi di modesta lunghezza, di solito in dotazione, in quanto si installano, abitualmente, vicino alla recinzione. Gli elettrificatori a rete devono, per motivi di sicurezza, essere installati al coperto e, spesso, lontano dalla recinzione. Per questo motivo, per collegarli alla recinzione, sono necessari cavi speciali che devono essere isolati per almeno 10.000V ed avere un’adeguata conducibilità elettrica (I normali cavi ad uso civile non sono abbastanza isolati per queste applicazioni). Lo stesso tipo di cavo isolato deve essere utilizzato anche per collegare l’elettrificatore al sistema di messa a terra, per passare sotto i cancelli e in ogni altra situazione che richieda un collegamento isolato. Per una maggiore protezione è opportuno infilare il cavo a doppio isolamento in una guaina protettiva.
Utilizzare il cavo a doppio isolamento con diametro 1.6mm per collegare elettrificatori con potenza inferiore ai 5J, per bypass sotto i cancelli, per brevi collegamenti e per i collegamenti tra i fili. Il cavo a doppio isolamento da 2.5mm di diametro è indicato per elettrificatori con potenza superiore a 5J, per lunghi cablaggi, attraversamento di strade, fossi, torrenti, ecc.
Come deve essere realizzato il sistema di messa a terra
Il sistema di messa a terra è una delle parti più importanti della recinzione ma anche una delle più sottovalutate e trascurate. Quando la messa a terra non è adeguata si produce un effetto “collo di bottiglia” che riduce il flusso di corrente sul circuito e, di conseguenza, la scossa percepita dall’animale è meno dolorosa.
Il sistema di messa a terra deve essere realizzato seguendo i seguenti punti:
- Con apparecchi a batteria collegati a recinzioni mobili installare almeno un picchetto da un metro.
- Con apparecchia batteria collegati a recinzioni permanenti usare le stesse indicazioni degli elettrificatori a 220V
- Con gli elettrificatori a 220V installare almeno un picchetto di messa a terra lungo due metri per ogni 5 J di energia caricata dall’elettrificatore (es: un picchetto per un apparecchio da 3J, 2 picchetti per uno da 6J, 3 picchetti per uno da 12J, ecc.)
- Installare il sistema di messa a terra ad almeno 10 mt di distanza da qualsiasi altro sistema di messa a terra, cavo elettrico o telefonico interrato.
- Installare il sistema di messa a terra in un posto sempre umido o utilizzare lo speciale kit con bentonite (un picchetto installato con in kit bentonite equivale a 3 picchetti normali).
- Installare i picchetti di messa a terra ad almeno 3 metri di distanza uno dall’altro.
- I picchetti devono essere di ferro zincato e non devono essere arrugginiti.
- Il cavo a doppio isolamento proveniente dall’elettrificatore deve essere collegato ai picchetti con morsetti adeguati e ben stretti.
In terreni poco conduttivi, sassosi o rocciosi è possibile realizzare un sistema alternando fili attivi, collegati all’elettrificatore, a fili di messa a terra, collegati al sistema di messa a terra e a l terminate di messa a terra dell’elettrificatore.. Quando l’animale tocca sia il filo attivo (+) che quello terra (-) chiude immediatamente il circuito e percepisce la scossa. Per migliorare ulteriormente il sistema è consigliabile installare lungo la recinzione, a distanza di 100-200 metri uno dall’altro, picchetti di messa a terra collegati al filo di messa a terra. Per maggiori informazioni chiedere al nostro servizio assistenza allo 0363 938700
Quali sono le caratteristiche principali della recinzione?
La recinzione è l’insieme dei fili conduttori, sui quali corre l’impulso elettrico erogato dall’elettrificatore, è la barriera fisica che impedisce l’ingresso o l’uscita degli animali. Per realizzare una recinzione, oltre ai fili conduttori, agli isolatori e ai pali, possono essere necessari anche connettori, tenditori, cancelli ed altri dispositivi.
Le recinzioni possono essere classificate in permanenti, semipermanenti e. Le recinzioni permanenti devono essere robuste, durevoli ed efficaci nel tempo. Tutti i materiali utilizzati per la realizzazione devono avere elevata qualità proprio per garantire una notevole durata nel tempo ed una ridotta manutenzione. Le recinzioni mobili, invece, devono essere facili da installare e da rimuovere. I materiali utilizzati per le recinzioni mobili devono essere leggeri e facili da trasportare ma sempre di elevata qualità per assicurare durata nel tempo ed efficacia della recinzione. Le recinzioni semi permanenti sono un mix di queste caratteristiche; un po’ più robuste delle recinzioni mobili ma più facili da installare e rimuovere di quelle permanenti.
Indipendentemente dal fatto che la recinzione sia mobile o permanente, le caratteristiche che deve avere sono le seguenti:
- Elevata conducibilità dei fili conduttori in particolare su recinzioni che superano i 500 mt di lunghezza.
- Fili ben isolati grazie ad isolatori adeguati. Nastro isolante, tubo di gomma ecc non assicurano un sufficiente isolamento della recinzione.
- Collegamenti ben fatti. In molti casi un semplice nodo non è sufficiente per assicurare un buon passaggio di corrente.
- Struttura adeguata all’animale da controllare. Altezza, numero dei fili e spaziatura dei fili devono essere studiati in modo che l’animale non abbia la possibilità di infilarsi sotto, attraverso o sopra la recinzione senza prendere la scossa.
- I fili devono sempre essere ben tesi in modo da non lasciare varchi o facili passaggi per gli animali.
- La recinzione deve seguire il profilo del terreno ma essere anche elastica. I pali devono, quindi, essere posti ad una adeguata distanza ma non troppo fitti. (4 metri su terreni molto ondulati, 8-10 metri su terreni pianeggianti)
- Per migliorare la conducibilità elettrica del circuito tutti i fili della recinzione devono essere collegati in parallelo all’inizio e alla fine di ogni tratta di recinzione.
- Realizzare sempre un by pass sotto i cancelli per evitare che un cancello aperto interrompa il flusso di corrente sulla recinzione.
I fili conduttori
La conducibilità elettrica dei fili conduttori è un fattore estremamente importante per massimizzare le prestazioni dell’elettrificatore e l’efficacia della recinzione. La conducibilità elettrica è misurata in Ohms ed è una scala inversa ossia valori bassi indicano un’elevata conducibilità mentre valori alti indicano una scarsa conducibilità elettrica. Anche il numero dei fili metallici presenti nel conduttore è molto importante; più fili ci sono e più possibilità ha l’animale di prendere la scossa. Un numero elevato di fili metallici, inoltre, assicura una maggior durata nel tempo.
La visibilità della recinzione è importante, soprattutto per evitare che persone o veicoli possano travolgerla. Per questa ragione è importante che lungo le strade e vicino ai cancelli, sia ben evidenziata e segnalata con gli appositi cartelli. Gli animali, invece, sono più prudenti e vedono molto meglio degli esseri umani e travolgono la recinzione solo se spaventati. È possibile, aumentare la visibilità delle recinzioni realizzate con filo zinco alluminio integrando delle fettucce da 12 mm o piazzando dei fiocchi di nastro colorato ad intervalli periodici. Lo sventolio dei fiocchi contribuisce a richiamare l’attenzione degli animali, in genere, molto sensibili al movimento.
I pali
Per realizzare recinzioni permanenti consigliamo l’utilizzo di pali robusti, durevoli e ben piantati nel terreno. Per le recinzioni mobili consigliamo l’utilizzo degli appositi paletti in plastica, fibra di vetro o metallo già pronti all’uso e con gli isolatori alle altezze giuste. È possibile utilizzare anche pali in ferro ma bisogna far attenzione ai cortocircuiti che possono rendere la recinzione completamente inefficace. Sui pali di cemento è difficile fissare gli isolatori. È importante installare i pali alle distanze consigliate per evitare lavoro e costi inutili.
Gli isolatori
Per realizzare una buona recinzione possiamo aver bisogno di isolatori di testa, d’angolo e di linea. Gli isolatori di resta si mettono all’inizio ed alla fine di ogni tratta di recinzione, sono molto robusti e ben fissati al palo per consentire la trazione dei fili conduttori.
Anche gli isolatori d’angolo sono robusti e ben fissati ai pali e devono essere installati su tutti gli angoli che superano i 15-20° ossia dove la trazione del filo tende a rompere gli isolatori di linea.
Gli isolatori di linea si installano sulle tratte diritte ma, in alcuni casi, possono essere utilizzati per gli angoli facendo passare il filo dietro al palo.
Numero di fili e distanze
De seguenti tabelle danno un’indicazione del tipo, numero e spaziatura dei fili e della distanza tra i pali. Naturalmente questi sono dati indicativi che devono essere adattati alle diverse situazioni ambientali. La distanza tra i pali, ad esempio, si riferisce a terreni pianeggianti e deve essere ridotta su terreni ondulati affinché la recinzione segua il profilo del terreno.
Recinzioni Permanenti
Conduttori |
||||
Animale |
Tipo |
Numero |
Altezze cm |
Distanza tra i pali |
Bovini – Vacche | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
2 |
50-95 |
10m |
Bovini – Manze | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
3 |
50-80-110 |
10m |
Bovini da carne | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
3 |
50-80-110 |
10m |
Cavalli | Fettuccia 40 mm |
3 |
65-100-135 |
5-7m |
Cavalli | Equifence |
3 |
65-100-135 |
9m |
Maiali | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
4 |
15-30-50-70 |
8-10m |
Pecore/Capre | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
5 |
15-30-45-65-90 |
10m |
Pecore/Capre | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
6 |
15-30-45-60-80-110 |
10m |
Cinghiali (esclusione) | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
3 |
15-35-55 |
8-10m |
Cervi (esclusione) | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
7 |
20-40-60-80-100-125-150 |
8-10m |
Orsi (esclusione) | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
5 |
30-55-80-105-130 |
8-10m |
Lupi (esclusione) | Filo zinco-alluminio 2,5 mm |
7 |
20-40-60-80-100-125-150 |
8-10m |
Recinzioni Mobili
Conduttori |
||||
Animale |
Tipo |
Numero |
Altezze cm |
Distanza tra i pali |
Bovini – Vacche | Filo Vidoflex 3 mm* |
2 |
50-95 |
8-10m |
Cavalli | Fettuccia 12 mm o 20mm |
2 |
65-130 |
8-10m |
Maiali | Filo Vidoflex 3 mm* |
2 |
30-50 |
8-10m |
Pecore/Capre | Filo Vidoflex 3 mm* |
4 |
15-35-55-90 |
8-10m |
Pecore/Capre | Rete per Ovini | |||
Cinghiali (esclusione) | Filo Vidoflex 3 mm* |
3 |
15-35-55 |
8-10m |
Cervi (esclusione) | 3x Filo Vidoflex 3 mm 2x Fettuccia 12 mm |
5 |
20-50-80-100-130 |
8-10m |
Orsi (esclusione) | Filo Vidoflex 3 mm* |
5 |
20-50-80-100-130 |
8-10m |
Lupi (esclusione) | Filo Vidoflex 3 mm* |
5 |
20-50-80-100-130 |
8-10m |
* è possibile utilizzare anche lo SmartFence T4100 |
Qual è la procedura per l’installazione dell’elettrificatore?
A Batteria 9-12V |
A 220V |
Collegare la batteria | Installare l’elettrificatore sulla parete. |
Collegare il pannello solare (se disponibile) | |
Installare il picchetto di messa a terra | Installare il sistema di messa a terra |
Collegare l’elettrificatore al picchetto di messa a terra usando il cavetto in dotazione | Collegare l’elettrificatore al sistema di messa a terra usando il cavo a doppio isolamento |
Collegare l’elettrificatore alla recinzione usando il cavetto in dotazione | Collegare l’elettrificatore alla recinzione usando il cavo a doppio isolamento |
Accendere l’elettrificatore | Infilare la spina dell’elettrificatore nella presa di corrente ed accendere l’apparecchio |
Controllare con un tester il regolare funzionamento dell’impianto | Controllare con un tester il regolare funzionamento dell’impianto |
Qual è la procedura per l’installazione della recinzione?
Terreni pianeggianti e con profilo regolare | Terreni ondulati e con profilo irregolare |
Installare i pali di testa e d’angolo. | Installare i pali di testa e d’angolo. |
Installare gli isolatori sui pali di testa e d’angolo | Installare gli isolatori sui pali di testa e d’angolo |
Stendere i fili fissandoli sugli isolatori di testa e d’angolo. | Installare i pali di linea con i relativi isolatori |
Tendere almeno un filo | Stendere i fili senza farli scorrere negli isolatori di linea per evitare di danneggiarli. |
Installare i pali di linea seguendo la linea tracciata da filo teso | Fissare i fili sugli isolatori di linea, di testa e d’angolo. |
Installare gi isolatori sui pali di linea e fissare i fili negli isolatori | Tendere i fili e farei collegamenti. |
Tendere i fili e fare i collegamenti. |
Manutenzione della recinzione elettrificata
Se è stato installato un buon elettrificatore e la recinzione è ben progettata la la manutenzione si limita ad una pulizia periodica per massimizzarne le prestazioni.
E’ importante verificare il buon funzionamento della recinzione settimanalmente o ogni volta che si sospetta un malfunzionamento.
Con l’apposito tester verificare che sulla recinzione ci siano almeno 3.000 volt e se, anche dopo l’intervento di pulizia, resta basso seguire passo passo le seguenti istruzioni fino all’individuazione del guasto.
Le cause di basso voltaggio possono essere:
- 1. Elettrificatore troppo piccolo
- 2. Elettrificatore guasto
- 3. Messa a terra inadeguata
- 4. Cortocircuiti o dispersioni (vegetazione)
- 5. Alta resistenza del circuito (cavi di connessione inadeguati, connessioni fatte male, fili arrugginiti, ecc)
1) Come si capisce se l’elettrificatore è guasto?
Scollegare l’elettrificatore dalla recinzione
Accenderlo.
Se l’elettrificatore funziona correttamente ed eroga un voltaggio adeguato all’apparecchio passare al punto 2, altrimenti, se non si accende o si accende ma non eroga impulsi procedere alle seguenti verifiche:
A) Come si verifica l’alimentazione?
- Assicurarsi che l’apparecchio sia correttamente alimentato.
- Se l’apparecchio è alimentato dalla rete elettrica assicurarsi che ci sia la corrente e che la presa funzioni correttamente collegando un’altra apparecchiatura.
- Se l’apparecchio è alimentato a batteria assicurarsi che la batteria sia carica misurandone il voltaggio o provando a sostituirla con una nuova certamente carica. Alcuni elettrificatori hanno spie o indicatori di carica della batteria.
- Verificare che il cavo di collegamento alla presa 220V o alla batteria siano integri.
Se il problema non è risolto continuare nella verifica dell’elettrificatore passando al punto B.
B) Come si verifica l’elettrificatore
Con l’apparecchio scollegato dalla recinzione
- Se l’apparecchio non da segni di vita,
- Richiedere assistenza tecnica.
- Se l’elettrificatore funziona, con l’apposito tester, misurare il voltaggio dell’apparecchio direttamente sui terminali d’uscita (rosso) e di messa a terra (verde).
- Se il voltaggio è molto inferiore a quello normale (misurato in fabbrica e riportato sull’etichetta interna dell’apparecchio) l’elettrificatore è guasto. Richiedere assistenza tecnica.
- Se il voltaggio è normale significa che l’apparecchio funziona correttamente. Ricollegare la recinzione e proseguire nelle verifiche.
Se dalle precedenti verifiche si è riscontrato che l’elettrificatore funziona correttamente ma il voltaggio sulla recinzione è troppo basso, procedere alle seguenti verifiche:
2) Come si verifica il sistema di messa a terra?
Con l’apparecchio acceso e collegato dalla recinzione
- Con il tester controllare il voltaggio della messa a terra.
- Se supera i 200V controllare i cavi di collegamento, stringere i morsetti e, se necessario, aggiungere altri picchetti di messa a terra. Leggere il manuale per informazioni più dettagliate su come realizzare un buon sistema di messa a terra.
- Un alto voltaggio della messa a terra, in combinazione con un basso voltaggio della recinzione, è un indicatore certo di corto circuiti e/o forti dispersioni sulla recinzione che devono essere trovate ed eliminate.
3) Come si verificani i cavi di collegamento?
È possibile chi i cavi che collegano l’elettrificatore alla recinzione siano deteriorati o non adatti all’utilizzo con elettrificatori (isolamento dei cavi inferiore ai10.000V)
- Avvicinarsi al punto in cui i cavi di collegamento si connettono alla recinzione.
- Scollegare i cavi di collegamento dalla recinzione.
- Misurare con il tester il voltaggio del cavo di collegamento.
- Se il voltaggio resta basso significa che il cortocircuito è sui cavi di collegamento. Sostituirli con gli appositi cavi a doppio isolamento.
- Se il voltaggio torna normale significa che il problema è sulla recinzione. Passare al punto 4
4) Come si verifica la recinzione?
A questo punto il problema può essere solamente sulla recinzione che deve essere ispezionata accuratamente alla ricerca di:
- Fili rotti o aggrovigliati
- Corto circuiti tra i fili della recinzione e parti metalliche non isolate.
- Alberi o rami caduti sopra la recinzione
- Connessioni allentate o arrugginite
- Isolatori rotti o molto sporchi
- Vegetazione intensa
- Interruttori danneggiati
Suggerenti:
Ascoltare i “click” causati dalle dispersioni
Fare particolare attenzione dove i fili elettrificati passano vicino a parti metalliche non isolate (reti , pali, attrezzi, ecc) ed in particolare vicino a cancelli, angoli variazioni di livello, ecc. Un solo punto di contatto può azzerare completamente il voltaggio della recinzione.
Se la recinzione è costituita da diverse tratte, scollegarle progressivamente per capire in quale tratto c’è il guasto.
Utilizzare gli interruttori per dividere la recinzione in diversi settori.
Utilizzare lo Smartfix
Se il voltaggio cala progressivamente man mano che ci si allontana dall’elettrificatore, significa che i fili utilizzati hanno una scarsa conducibilità elettrica e vanno sostituiti con conduttori migliori.
Se, dopo tutti questi controlli, il voltaggio resta basso è possibile che l’apparecchio non sia adeguato alle dimensioni della recinzione.
Altre informazioni: distanza tra i fili, esempio recinto e voltaggi: vedi FILE pdf:
funzionamento recinto elettrico per animali
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Anatra
Allevamento dell’anatra
L’anatra presenta alcuni vantaggi rispetto al pollo. Non razzolando, non danneggia i giardini e libera la vegetazione e il terreno da larve, insetti (anche zanzare), molluschi, essendo instancabile nella ricerca del cibo; il piccolo di anatra non ha bisogno né del caldo artificiale, né di quello materno già dopo pochi giorni di vita; la sua alimentazione è molto più semplice, la crescita molto rapida; è meno sensibile alle intemperie, quindi si ammala di meno e necessita di ricoveri meno protettivi. L’anatra domestica è diventata negli ultimi anni una forte concorrente dei polli nella produzione di uova, che sono più grandi (circa 70 g), e vengono utilizzate soprattutto in pasticceria e nella produzione di pasta. Le anatre da carne sono solitamente macellate intorno alle 7-8 settimane di vita. L’anatra muta è utilizzata per la produzione di carne di eccellente qualità e del fegato, che è adatto per produrre foie gras (fegato grasso).L’anatra in cucina
La classica ricetta a base di carne di anatra prevede l’uso dell’arancia, che ben si sposa con l’aroma caldo e intenso di questo animale. C’è da dire che le carni degli animali allevati in modo intensivo non hanno aromi e sapori particolarmente spiccati e quindi possono essere gradite a tutti coloro che non amano carni dai sapori forti. L’anatra è un uccello volatore e quindi il suo petto contiene mioglobina, rendendo la sua carne di colore rosso. Il petto di anatra si presenta come una grossa bistecca con la pelle da un lato, va cotto brevemente, lasciandolo rosato all’interno, e la pelle va utilizzata per liberare il grasso da utilizzare in cottura, che rende questa carne magrissima più tenera e succosa. La coscia di anatra può essere utilizzata per preparazioni in umido, come quella del pollo, mentre l’anatra intera può essere preparata arrosto alla stregua del pollo. Il germano reale (anatra selvatica), ha carni scure dall’aroma molto intenso e va in genere preparato in umido con l’aggiunta di spezie (ginepro, chiodo di garofano, cannella), con un soffritto di odori (sedano, carota, cipolla) sfumati nel vino che poi vanno frullati per preparare la salsa di accompagnamento.La Francia dice sì alla caccia al lupo rischio invasione in Piemonte
Sono circa 200 gli animali che vivono sulle Alpi al confine tra i due paesi e cinque branchi si spostano tra le valli francesi e quelle di Susa e Chisone. L’allarme dei pastori del Torinese
di FABIO TANZILLI La Francia ha deciso: il lupo si potrà cacciare, e le operazioni di prelievo partiranno proprio dalle regioni confinanti con il Piemonte: Rhone Alpes e Paca. Lo ha annunciato il ministro dell’Agricoltura Stéphane Le Foll, durante un convegno, pochi giorni fa nella cittadina di Drome. Il ministro ha spiegato di aver scritto una lettera ai prefetti, con il responsabile del dicastero dell’Ecologia, Philippe Martin, in cui si autorizzano le operazioni di prelievo per i cacciatori addestrati, nei boschi francesi che confinano con la montagna torinese. Ad esempio a ridosso della Val Susa e Val Chisone, ma senza dimenticare la zona delle Alpi Marittime. L’elevata concentrazione di branchi (si stima la presenza di circa 200 lupi in tutta la Francia) unita ai continui attacchi agli allevamenti di ovini e bovini, ha convinto i francesi a una scelta drastica, per tutelare l’economia montana. Ovviamente la caccia al predatore delle Alpi dovrà rispettare le prescrizioni della direttiva Habitat, essendo il lupo un animale protetto a livello europeo. “Nel 2013, su 24 abbattimenti autorizzati, ne sono stati effettuati solo tre – ha spiegato il ministro – i nostri mezzi non sono sufficienti e per quello chiederemo il supporto dei cacciatori locali”. Il provvedimento francese avrà delle ripercussioni anche in Piemonte, proprio perché alcuni dei branchi che saranno colpiti, sono quelli definiti “transfrontalieri”. Ce ne sono cinque di questo genere, di cui due nella provincia di Torino: tra Bardonecchia e Nevache in Val Claree, e tra l’Haute Maurienne e la Val Cenischia, al Moncenisio. Ma occorre citare anche il branco della Valle Ripa, con lupi che si spostano tra Cesana e il Monginevro. Nella provincia di Torino, altri branchi sono presenti in Val Germanasca, Val Chisone, nel Gran Bosco di Salbertrand e nel parco Orsiera, e dall’estate scorsa anche nelle Valli di Lanzo. Un totale di 2530 lupi, mentre in tutto il Piemonte si è stimata la presenza di circa 40 esemplari. Ma in futuro sarà più difficile monitorarne la presenza: la Regione ha infatti deciso dopo 13 anni di tagliare il progetto di ricerca partito nel 1999. Intanto sale la protesta tra gli allevatori piemontesi: “Solo quest’anno mi hanno massacrato oltre trenta pecore, non si può più andare avanti – dice sconsolato Silvano Galfione, che ha l’alpeggio in Val Chisone – sono venuti anche in queste ultime due notti”. Secondo gli allevatori non si può permettere ad un predatore simile di riprodursi senza controlli: “La Francia fa bene a permettere la caccia controllata – aggiunge – ma noi pastori non contiamo nulla, i politici sono senza palle, e temono di perdere voti perché il lupo piace ai cittadini, è bello da vedere nelle foto”. Della stessa opinione Silvia Fiore, con alpeggio a Venaus: “Siamo esasperati, coi tempi che corrono, non possiamo più permetterci di pagare un guardiano notturno per sorvegliare gli animali e contro i branchi non basta un cane da guardia”. Iniziando la caccia in Francia, i lupi cercheranno un rifugio sicuro nelle vallate piemontesi? La ricercatrice Elisa Avanzinelli tranquillizza gli animi: “Non c’è rischio di invasioni, ma non è abbattendo i lupi che si risolvono i problemi della pastorizia. Solo la prevenzione può tutelare gli allevatori: installando recinzioni elettrificate, non lasciando incustoditi le greggi, e rinforzando la sorveglianza con guardiani e cani”.Procione – Procyon lotor
IL PROCIONE IN ITALIA:
Sono così carini, simpatici, sono tanto amabili gli orsacchiotti dalla maschera bianca e nera, quelli che lavano nell’acqua il cibo prima di mangiarlo! Peccato che l’intero genere dei Procyionidae, cui appartiene il Procione o anche Orsetto lavatore, non può essere allevato in cattività in quanto è inserito nell’elenco degli animali «che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica e di cui è proibita la detenzione», come stabilito dal Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile del 1996. La caratteristica principale del Procione è la mascherina di pelo nero attorno agli occhi, in forte contrasto con il colore bianco che la circonda. Chi, nelle sue terre d’origine (Stati Uniti, Messico e America centrale), ha a che fare abitualmente con l’Orsetto lavatore ne conosce le caratteristiche di pericolosità dovute non solo alla possibilità di aggressione fisica, ma sopratutto alle malattie che questo animale è in grado di trasmettere agli uomini e agli animali. Rabbia, leptospirosi e altre amenità di questo tipo rendono poco simpatico e tollerato questo animale a chi spesso lo incontra di sera nel proprio giardino. Senza contare la cosiddetta «Conhound raccoon disease», una grave paralisi che colpisce alcune razze di cani che sono entrate in contatto e sono state più volte morsicate dal simpatico orsacchiotto che lava la mela nell’acqua prima di mangiarsela. Ora, il problema è che alcuni procioni, nel secolo scorso, sono stati deliberatamente introdotti in Francia e Germania e da qui si sono diffusi anche in Lombardia trovando un ambiente ideale lungo le sponde dell’Adda. Ed è proprio in un paese che si chiama Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo, che i guai sono diventati insostenibili, quando la presenza dell’orsetto dalla mascherina nera ha cominciato a farsi ingombrante a causa del numero di esemplari. Non più un paio che desta la curiosità della gente, ma un centinaio che ormai tiene sotto scacco il paese. Rumori notturni strani, galline che scompaiono o si trovano a terra in un lago di sangue, tubi rosicchiati che perdono acqua… di chi la colpa? Dei procioni. Avvistamenti sono stati segnalati fin dal 2004 e poi nel 2008. Negli ultimi anni si sono moltiplicati e, secondo gli esperti, vi sarebbero addirittura due o tre colonie nella zona di Fara Gera d’Adda nel Parco regionale dell’Adda Nord. Altre segnalazioni sono state fatte alla Forestale e ai vigili del fuoco per la presenza di procioni nei sottotetti di abitazioni, nei container dei rifiuti e anche nelle vicinanze del laghetto della Trucca vicino all’Ospedale di Bergamo. Ciò significa che il procione si sta diffondendo sempre più. «È un problema che ormai ci trasciniamo da qualche anno» commenta il sindaco Valerio Piazzalunga «ogni tanto ci sono cittadini che li segnalano. E gli operatori della piattaforma ecologica raccontano che se li ritrovano nei cassoni della spazzatura a mangiare gli avanzi, e devono metterli in fuga prima di poter scaricare nuovi rifiuti. Noi non possiamo intervenire, perché si tratta di animali classificati come pericolosi, e quindi serve l’intervento di personale specializzato. Ora temiamo che possano anche diffondersi nella zona tra l’Adda, il canale e l’ex Linificio, ormai dismesso». Gli assedi di paesi e città da parte di animali non sono infrequenti. Poco tempo fa, a Livorno, sembrava di rivivere le scene de Gli Uccelli di Hitchcock, solo che si trattava di gabbiani reali, che proteggevano uova e piccoli attaccando chi capitava. A Cinisello Balsamo, pochi giorni orsono dopo aver subito un’invasione di afidi (piccoli insetti tipo cimici), il centro è andato in allarme per la presenza di un elevato numero di grosse api per nulla rassicuranti. Un’invasione originale e tutto sommato gradita è quella avvenuta a Blagoveshchensk, nella regione di Amur nell’Estremo Oriente russo. Il paese, forse per l’estate piovosa, ha subito l’invasione da parte di centinaia di migliaia di coccinelle. Non male, portano fortuna. fonte: ilgiornale.itAquila reale uccisa da una fucilata
Un precedente a lieto fine
Nel 2001, un’aquila reale era stata trovata nei pressi di Bolognola, dal Corpo forestale dello Stato, su segnalazione di alcuni cercatori di funghi. Le sue condizioni apparivano disperate, a causa delle ferite d’arma da fuoco su un’ala procuratele da un cacciatore. Subito affidata al Centro di recupero animali selvatici dell’Oasi Wwf Bosco Frasassi di Fabriano, l’aquila si era salvata, ma l’ala non aveva recuperato la sua funzionalità. Poi, a 10 anni di distanza dal suo ritrovamento, è tornata tra le sue montagne, nel Centro Faunistico di Castelsantangelo sul Nera, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. anche se costretta a vivere in cattività. di Antonella Manni fonte: il messaggero.it – See more at: http://www.falconeria.org/aquila-reale-uccisa-da-un-cacciatore-si-cerca-il-colpevole/#comment-74Il Lupo in Italia – Canis lupus italicus
Il lupo (Canis lupus, Linnaeus 1758) è un mammifero appartenente all’ordine dei Carnivori e alla famiglia dei Canidi. Il lupo “Garganico”, per cui il lupo dell’ Appennino (Canis lupus italicus), è una sottospecie del lupo. Sulla classificazione esistono tuttora controversie tra gli esperti relative all’attribuzione del rango di sottospecie, ma è indubbiamente caratterizzato da peculiari adattamenti all’ambiente appenninico che lo rendono unico. Il lupo appenninico è più piccolo rispetto al lupo comune, la taglia è quella di un cane di medie dimensioni, infatti, il peso di un maschio si aggira attorno ai 30-35 Kg., mentre una femmina è di circa 20-25 Kg., la lunghezza media è di circa 120 cm, mentre l’altezza al garrese varia dai 60 ai 70 cm. Il lupo è un carnivoro puro, che oltre a predare animali di grandi dimensioni quali cervi, caprioli, cinghiali e occasionalmente ovini e bovini domestici, può mangiare di tutto, bacche, funghi, insetti, lucertole, rane, uccelli, topi ed altri piccoli mammiferi, nonché, carcasse e rifiuti vari.
Distribuzione
La popolazione odierna, tenendo conto delle comunità alpine e di quelle presenti nel territorio peninsulare, è composta da un numero di individui che si aggira tra le 600 e le 1.000 unità, con la popolazione alpina composta da circa 100-120 esemplari e quella peninsulare da 500-800 individui, sebbene alcune stime parlino di 1.000-1.200 esemplari presenti in tutto il territorio italiano. Tuttavia, trattandosi di stime, il numero esatto non è al momento conosciuto. La popolazione alpina, pur crescendo con ritmi piuttosto veloci (10% all’anno), risulta ancora in pericolo per l’esiguità del numero di individui e per lo scarso contatto con altre popolazioni di Canis lupus, entrambi fattori che potrebbero indebolire il corredo genetico. Per questo motivo, tale popolazione è considerata in pericolo, mentre la popolazione appenninica, a causa della maggiore consistenza numerica è considerata a minore rischio e categorizzata come vulnerabile. Tuttavia anche per questa popolazione la riduzione del flusso genico e la pressione antropica, esercitata soprattutto attraverso il bracconaggio rappresentano evidentemente dei fattori di rischio elevati. Tuttora, infatti, persistono campagne di persecuzione, attraverso il bracconaggio, che utilizza principalmente armi da fuoco, bocconi avvelenati e lacci. Si tratta in ogni caso di comportamenti illegali, perché tutte le Leggi Regionali sulla caccia tutelano senza eccezioni il lupo e, a livello nazionale, esso è specie integralmente protetta. Uno dei maggiori pericoli a cui è esposto attualmente il lupo appenninico è l’ibridazione, causata dall’accoppiamento con cani rinselvatichiti, con conseguente corruzione del patrimonio genetico di questo animale. Come detto, il lupo appenninico è attualmente presente sull’intera catena degli Appennini e sulle Alpi Occidentali. Il maggior numero di branchi ed esemplari è presente in Abruzzo, con i nuclei principali nell’area del Parco Nazionale omonimo e nei settori a cavallo tra il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco Nazionale della Majella ed il Parco nazionale dei Monti Sibillini e, in Calabria, nel Parco Nazionale della Sila; il territorio abruzzese, inoltre, grazie alla presenza di efficaci corridoi faunistici è l’unico in tutto l’Appennino a permettere spostamenti da parte del lupo sull’asse Ovest-Est e viceversa. Nel Lazio è presente sulla dorsale appenninica (particolarmente nel Parco dei Monti Simbruini), ma anche sui Monti della Tolfa, sui Monti Lepini e sui Monti Ausoni. Da circa 5 o 6 anni è stato registrato il suo ritorno anche nel Parco naturale dei Monti Aurunci. Ci sono stati avvistamenti anche nella campagna romana con un branco di 4-5 lupi. Negli ultimi anni alcuni esemplari sono stati avvistati all’interno del territorio del Parco Regionale dei Castelli Romani e nel Parco naturale regionale delle Serre. Nel 2010 sono avvenuti sporadici avvistamenti di 3-4 esemplari sui boschi del Subappenino Dauno nella Puglia settentrionale e 5 esemplari sulle Murge. Nel 2011 è stato accertato il ritorno del lupo italico nel Parco nazionale del Gargano dove alcune ricerche hanno confermato la presenza di almeno un nucleo familiare. Da poco tempo poi si è stabilito un branco nel Parco nazionale del Gran Paradiso. Da qualche anno si registra inoltre la presenza di alcuni esemplari di Canis lupus italicus in Svizzera, Valle d’Aosta e Lombardia. Altri individui erratici sono stati avvistati anche sui Pirenei. È infine probabile il ricongiungimento della popolazione del lupo appenninico con la popolazione del lupo sloveno: alcuni esemplari sono stati infatti segnalati nel Friuli-Venezia Giulia a partire dal 2000. Nel 2009 sulle Dolomiti è stata trovata la carcassa di un lupo, morto per cause naturali. Nella Provincia di Imperia, dopo operazioni atti ad aiutare il ripopolamento, sono stati fotografati a partire dal 2011. Nel 2012 nel Parco naturale regionale della Lessinia è stata verificata la presenza di una coppia di lupi, una femmina della popolazione italiana e un maschio di quella balcanica, diventando il primo caso verificato di ricongiungimento tra le due popolazioni, (ne parleremo più dettagliatamente nel seguito di questo articolo); la coppia si è riprodotta nel 2013. Le uniche regioni d’Italia dalle quali il lupo non è mai scomparso sono Campania, Basilicata, Calabria e Abruzzo, dove, all’interno delle foreste dei Monti Picentini-Alburni, del Pollino, del Vulture, della Sila e Parco nazionale d’Abruzzo, ha potuto proseguire la sua vita in relativa serenità e isolamento. Il lupo, può vivere isolato o in branchi gerarchicamente organizzati, con la presenza di un maschio e una femmina, capo-branco, detti “alfa” che hanno la dominanza assoluta sugli altri componenti del branco; le dimensioni dei branchi variano a seconda delle disponibilità ambientali ed alimentari, possono essere composti da 2 a 15/20 e più individui. Nel branco solo la coppia “alfa” si riproduce, il resto del branco protegge ed assiste nella crescita i loro cuccioli. L’accoppiamento avviene all’incirca nel mese di marzo, la gestazione dura intorno ai 2 mesi ed il numero dei nuovi nati (in genere nel mese di maggio) varia: dai 2 agli 8 cuccioli, i lupi hanno 1 solo periodo riproduttivo all’anno. La vita media di un lupo è di circa 10 anni ed è strettamente legata alla capacità di provvedere al proprio sostentamento. Il verso più caratteristico ed affascinate del lupo è l’ululato che serve sia a segnalare la propria presenza che come richiamo per gli altri membri del proprio branco. L’habitat naturale del Lupo è rappresentato da zone boscose in generale ma è capace di adattarsi ad ambienti diversi, purché ampi e selvaggi e non disturbati dall’azione o dalla presenza dell’uomo. E’ prevalentemente notturno, durante il giorno si rifugia nei luoghi più selvaggi ed inaccessibili, dove passa il tempo riposando e giocando, talvolta compie piccoli e rari spostamenti diurni, ed è un animale difficile da avvistare, per cui, l’incontro con un lupo in natura, diventa un evento eccezionale che pochissimi fortunati possono vantarsi di aver vissuto. Il Lupo non ha predatori naturali, se si esclude l’uomo. Del lupo, a parte illustrare le caratteristiche zoologiche più o meno note, non è facile scrivere, anche perché molto si è gia scritto o detto su di esso. E’ l’animale che più di ogni altro ha ispirato, in tutto il mondo, sia positivamente che negativamente favole, romanzi, racconti, film e leggende, era ed è tuttora, simbolo di forza e astuzia, creatura misteriosa e mitologica, ma anche un animale associato a forze oscure e maligne, simbolo di paura e cattiveria. Chi non conosce la storia della lupa di Roma che allattò Romolo e Remo, chi non conosce la fiaba di Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo, ecc. ecc., gli scritti, i racconti, le fiabe e le leggende sul lupo sono tantissimi.La Ripresa
A partire dagli anni ’70 vennero attuate le prime politiche di conservazione, che favorirono l’aumento della popolazione. Nel 1971 partì la campagna del Parco Nazionale d’Abruzzo e del WWF significativamente chiamata “Operazione San Francesco” e nel 1976 vennero promulgate le prime leggi di conservazione[8]. Nei primi anni ’80 una nuova indagine stimò il numero degli esemplari in circa 220-240 individui, in espansione. Negli anni ’90 nuove stime portarono il numero a circa 400 lupi, con in più il ripopolamento di zone, come le Alpi Occidentali, dalle quali questi animali erano scomparsi da quasi un secolo. Contemporaneamente rinascevano comportamenti persecutori da parte dell’uomo: ad esempio, negli anni ’80, a seguito della ricomparsa di un piccolo nucleo di lupi nel comprensorio dei Monti Lepini, si attivarono nella zona squadre di armati che spesso arsero vive nelle tane intere cucciolate. In un episodio emblematico, accaduto nel 1983 a Carpineto Romano, un cucciolo di lupo, dopo essere stato barbaramente ucciso, venne inchiodato al portone del municipio, come monito per gli ambientalisti.L’addomesticamento del Lupo
Nell’antichità, il lupo veniva visto, dai popoli nomadi legati alla caccia, in maniera molto positiva. Essendo anch’esso cacciatore, il lupo era un mito, ne veniva esaltata l’audacia, la potenza, l’astuzia, l’abilità nelle azioni di caccia (la straordinaria coordinazione del branco durante una battuta di caccia) e ne venivano imitate le tecniche, si può affermare, infatti, che le prime tecniche di caccia utilizzate dall’uomo derivano dall’osservazione dello stile predatorio del lupo. Tutto cambiò quando nacquero le prime civiltà stanziali, fondate sull’agricoltura e sulla pastorizia, dove si è cominciato a vedere il lupo come un competitore, un nemico da combattere e da eliminare. Questa situazione fece sì che nel medioevo l’odio nei confronti del lupo aumentasse notevolmente, fino ad associarlo come un animale vicino alle forze oscure e maligne, cattive e sleali, e addirittura al diavolo. Niente di più falso, la vera cattiveria e slealtà è stata perpetrata dall’uomo, nei confronti di questa mitica e misteriosa creatura, che ricopriva un ruolo principale nella catena alimentare di predatore insieme all’uomo. Il lupo non era preda dell’uomo come l’uomo non era preda del lupo, ma, un concorrente, due cacciatori antagonisti, una competizione vinta dall’uomo in modo sleale. Dal medioevo fino agli anni 70’, venne cacciato, braccato, ucciso con ogni mezzo; il lupo, insomma, da grande predatore, da grande cacciatore, una volta venerato, veniva cacciato, divenendo preda dell’uomo che da antagonista cacciatore divenne cacciatore di lupi. Tutto ciò, solo perché il lupo era divenuto un concorrente scomodo, perché l’uomo aveva mutato il suo modo di vivere, non più legato solo alla caccia, ma cominciava ad allevare le proprie prede (le greggi). Per queste azioni repressive il lupo rischiò di scomparire, ma negli anni 70’ per fortuna, divenne specie protetta. Il lupo attualmente è una specie “particolarmente” protetta e non cacciabile. Con il passare degli anni però, per il sempre meno spazio di natura selvaggia e il moltiplicarsi senza controllo del lupo, sarà inevitabile una nuova contrapposizione dei due cacciatori storici, il lupo e l’uomo, predatore contro predatore, il maestro (lupo) contro l’allievo (uomo). Ma l’allievo ha superato il maestro, con l’evidente vantaggio dell’uomo aiutato dalla tecnologia. Questa volta, una battaglia tra titani, già vinta in partenza dall’uomo per ovvi motivi, al solo scopo di ristabilire un equilibrio ecologico. Nonostante tutto, l’uomo cacciatore (un po’ meno l’uomo allevatore o urbano) continuerà ad onorare il suo maestro (il lupo), perché, sa bene, che, ci fu un tempo in cui il lupo insegnò all’uomo le sue tecniche di caccia. C’è stato un tempo in cui il rispetto reciproco di cacciatori si è trasformato da concorrenza ad alleanza, infatti, nella notte dei tempi e con modalità ancora sconosciute, qualche lupo ammirata l’intelligenza dell’uomo, decideva di avvicinarsi pian piano agli accampamenti dell’uomo, si sottometteva e accettava scarti ed avanzi che l’uomo gli porgeva con stima, ammirazione e stupore. Sempre più attratto dall’amicizia sincera dell’uomo decideva di partorire i suoi cuccioli tra gli uomini, fino al punto di lasciar toccare ed accudire i propri piccoli dal nuovo branco umano, il lupo trovò nell’uomo un alleato sincero, cominciò a fidarsi, da divenire pian piano negli anni un suo fedele ausiliario “IL CANE”, si perché il lupo è il progenitore selvatico del cane domestico, pronto a cacciare al fianco dell’uomo ed a morire, se necessario per lui. Un rapporto Lupo-Uomo che ha arricchito entrambi, con una solo differenza, la fedeltà del lupo per il tramite del cane non è eguagliabile da nessun sentimento umano.La storia di Slavc e di Giulietta
E’ un evento storico, ma loro non lo sanno. Slavc e Giulietta sono due Lupi. Nei giorni scorsi, nel parco naturale regionale della Lessinia (VR, VI), hanno avuto due cuccioli, due piccoli di Lupo ed è già un avvenimento storico, perché si tratta della prima riproduzione lupesca sulle Alpi orientali da almeno un secolo. Ma non basta. Slavc è un Lupo balcanico, di provenienza dinarica, appartiene alla specie Canis lupus, mentre Giulietta è un Lupo italiano e appartiene alla sottospecie Canis lupus italicus. Dopo più di 150 anni, c’è stato un nuovo incontro e una nuova riproduzione fra le due distinte popolazioni. Un avvenimento storico che fa ben sperare per la sopravvivenza del nostro Lupo, della nostraTerra. A.N.S.A., 16 agosto 2013 Nati due cuccioli lupo nel Parco Lessinia. Evento nel Veronese, i ‘piccoli’ filmati dal Corpo Forestale dello Stato. Due cuccioli di lupo hanno preso possesso di un’area della Lessinia veronese. Una ‘videotrappola’, nei giorni scorsi, ha documentato l’avvenuta riproduzione con la presenza di due cuccioli di lupo. E’ stata quindi accertata la riproduzione della prima coppia di lupo delle Alpi orientali, formatasi lo scorso anno in Lessinia dall’incontro tra un lupo balcanico di provenienza dinarica, ‘Slavc’, e una femmina di lupo italico, ‘Giulietta’. Nel corso degli accertamenti svolti nei giorni successivi, è stato possibile riprendere ‘dal vivo’ le prime immagini dei due cuccioli. È il risultato del costante monitoraggio svolto dal personale del Parco della Lessinia e del Comando Stazione di Bosco Chiesanuova del Corpo Forestale dello Stato. L’eccezionale evento riconduce a quanto zoologi e ricercatori avevano previsto e attendevano da tempo: il ricongiungimento di due popolazioni diverse non più in contatto da secoli con la formazione di un nucleo familiare, l’unico noto per le Alpi orientali, fatto di elevatissimo valore biologico e conservazionistico. Le attività di monitoraggio e vigilanza continuano al fine non solo di identificare geneticamente i nuovi nati ma anche di seguire e tenere costantemente sotto controllo le attività del nuovo nucleo familiare. La specie, ‘particolarmente protetta’ dalle normative nazionali e comunitarie, ha un importante ruolo al vertice della piramide alimentare nell’ecosistema alpino. Si sottolinea che quest’ospite speciale, estremamente schivo ed elusivo con abitudini prettamente notturne e crepuscolari, non rappresenta alcun pericolo per l’uomo, e riuscire ad osservarlo in natura è un evento eccezionale e fortuito. Come testimoniano i dati relativi al restante territorio italiano, Appennino e Alpi occidentali, a fronte di diverse centinaia di animali presenti – rileva una nota del Parco delle Lessinia – non è mai stato documentato alcun caso di aggressione nei confronti dell’uomo nell’ultimo secolo.La cuccia ideale
- Deve esserci sufficiente spazio da permettere al cane di stare in piedi davanti all’ingresso, sdraiarsi e girare su sé stesso comodamente: la cuccia dovrà essere di circa 30 cm più larga, 45 cm pù lunga e 22 cm più alta rispetto al tuo cane (l’altezza é quella del garrese del cane).
- L’ingresso dovrà essere di una dimensione consona alla grandezza dell’animale per permettergli di entrare e uscire agevolmente dalla cuccia: circa 5 cm oltre l’altezza del garrese e 5 cm oltre la larghezza del cane:
- Per dare maggiore protezione al cane, l’entrata andrebbe meglio fatta da un lato anziché nel mezzo.
- Se invece il vostro è un cane da guardia, la porta di accesso dovrà essere più grande considerato che questi cani istintivamente ispezionano il territorio circostante e necessitano di avere una visuale più ampia.
Posizionamento
L’indicazione generale è di preferiere posizioni intermedie, dove l’escursione termica sia moderata: mai troppo fredda d’inverno nè troppo calda d’estate. La soluzione ideale potrebbe essere di posizionare la cuccia sotto coperture preesistenti, come porticati, pensiline o pergolati. Se non ce ne fossero, andrà benissimo anche a ridosso delle mura di casa: l’importante è che sia sufficientemente riparata da vento e intemperie, non esposta al calore diretto del sole nei periodi più caldi dell’anno. Dovrebbe essere posizionata vicino all’ingresso di casa, in modo che sia ben visibile, così che il cane possa sorvegliare facilmente il luogo, altrimenti potrebbe trovarsi una posizione diversa dove riposare!Manuntenzione
- smontare, lavare e disinfestare con regolare frequenza durante l’estate
- se possibile ribaltare il fondo per evitare deformazioni
- rimuoverla, pulire e disinfestare abbondantemente la parte sottostante e permettere una buona asciugatura
- disinfestare le paratie di protezione
- se la lettiera è composta da paglia, sostituire e bruciare la vecchia
- se la lettiera è composta da vecchi indumenti, sostituire molto spesso in quanto la stoffa può favorire lo sviluppo dei parassiti e il ristagno dell’umidità (sostituire più spesso nella stagione umida)