Quarter Horse

Origini e attitudini

Studi condotti da diversi paleontologi, ci portano stabilire che i primi esemplari di Equus caballu, apparvero nel continente americano circa un milione d’anni fa. Probabilmente, a causa di sconvolgimenti climatici, però, tutti gli equidi di queste terre si estinsero all’incirca ottomila anni fa.
Furono i conquistatori spagnoli, nel 1500, a riportare per primi i cavalli nel Nuovo Mondo: si trattava di cavalli da lavoro robusti, selezionati da cavalli Iberi, Berberi, Arabi e Pony della Spagna settentrionale. Molti cavalli dei colonizzatori andavano persi durante gli spostamenti: una volta rinselavatichiti si riproducevano con gran facilità, favoriti dall’abbondanza e dall’estensione dei pascoli e dall’assenza di predatori che ne potessero limitare il numero.
Si formarono così branchi numerosi, all’interno dei quali i cavalli si riproducevano secondo gerarchie e criteri del tutto naturali. La quantità e la varietà del materiale genetico venivano via via incrementate dai cavalli di razze selezionate arrivati al seguito dei colonizzatori europei di diverse nazionalità.
Da questa seria d’incroci indiscriminati, risultarono cavalli che, se da una parte avevano perso le caratteristiche esaltate dall’uomo nelle varie razze, dall’altra erano perfettamente adattati all’ambiente in cui si ritrovavano a vivere. Ancora oggi in molte zone dell’America esistono branchi di cavalli bradi chiamati Mustang, che possono essere considerati fra i progenitori di tutti i cavalli selezionati nel continente americano.
I primi “allevatori” degli antichi Mustang furono i popoli indiani, che superato l’iniziale e compressibile timore per un animale sconosciuto, passarono nel giro di pochi anni ad instaurare un rapporto di simbiosi con quello che chiamavano “il grande cane”. In breve diventarono, oltre che bravi cavalieri, ottimi conoscitori del cavallo, tanto da accorgersi che guidando l’accoppiamento avrebbero ottenuto soggetti migliori rispetto a quelli catturati. Iniziarono così ad allevare cavalli, cercando di selezionare i soggetti che ritenevano più belli e più adatti alle loro esigenze. Il popolo dei Chickasaw, utilizzando anche numerosi cavalli rubati agli Spagnoli, ottenne i risultati migliori e riuscì ad instaurare un buon commercio con i coloni che si stavano stabilendo, ormai, nelle praterie della Virginia e degli altri stati della costa occidentali. Questi cavalli, che cominciavano ad avere una certa omogeneità morfologica, vennero chiamati Chickasaw.
Lo stile di monta western, come del resto il Quarter horse, si è sviluppato in funzione del lavoro con le mandrie e, sebbene ricordi il modo di cavalcare degli indiani, furono gli Spagnoli a portare nel Nuovo Mondo le selle con le lunghe staffe ed i finimenti che permettevano la guida ad una mano, e furono sempre loro ad inventare la “sella americana” dotata di pomolo, più comoda, che permetteva al cavaliere di stare seduto per lunghe ore seguendo le mandrie negli spostamenti.
I coloni che acquistavano i cavalli di “razza Chickasaw, li adibivano al lavoro dei campi, al trasferimento e alla sorveglianza del bestiame. Le qualità richieste a questi cavalli erano essenzialmente la calma, la forza ed un veloce scatto sulle brevi distanze, indispensabile per il lavoro con le mandrie. La civiltà europea, quell’anglosassone in particolare, portò nel Nuovo Continente la tradizione delle corse: nei giorni di festa venivano spesso organizzate gare di velocità e, visto che i cavalli a disposizione erano utilizzati per il lavoro quotidiano, le corse furono organizzate in modo da sfruttarne la caratteristica migliore: la velocità sulle brevi distanze. I cavalli gareggiavano sulle strade principali dei villaggi, sulla lunghezza di un quarto di miglio (circa 400 metri). La popolarità di queste competizioni crebbe in breve tempo, tanto che intorno alla metà del 1700 i cavalli che vi partecipavano furono chiamati “Quarter Race”. E’ di questo periodo il primo tentativo, peraltro fallito, di iscrivere, i Quarter Race in un libro genealogico.
Al fine di migliorare quella che non era un razza “vera e propria con caratteristiche genetiche “fisse” e trasmissibili , furono importati dall’Europa prestigiosi soggetti di razza Purosangue Inglese; questi conferirono al Quarter una maggiore armoniosità di forme, e ne incrementarono la potenza e la velocità. I proprietari di ranch s’incaricarono, a questo punto, di allevare questi animali, che per le caratteristiche di forza, resistenza e potenza erano diventati indispensabili per il lavoro con i grossi bovini americani.
I criteri di selezione continuarono ad esseri rigidi e severi, anche se fino al 1940 gli allevatori non riuscirono ad associarsi e a registrare in un unico libro genealogico i loro prodotti. In quest’anno, a Forth Worth nel Texas, fu costituita l’American Quarter Horse Association (AQHA) con lo scopo di “raccogliere, registrare, e preservare i Quarter Horse”, di pubblicare un registro, e di promuovere tutto ciò che concerne la storia, l’allevamento, la pubblicità, la vendita e il controllo di questa razza.
Durante la discussione per la fondazione dell’Associazione, fu modificato il nome da Quarter Race in Quarter Horse. Furono iscritti allo Stud Book (libro genealogico) dell’AQHA solo 19 stalloni che, oltre a possedere tutte le caratteristiche della razza, potevano dimostrare di appartenere a pregevoli linee di sangue. Le migliori caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate con questa notevole restrizione e lo hanno portato negli anni ad una vasta diffusione ed utilizzazione.

 

Caratteri morfologici

Tipo: dolicomorfo.
Altezza al garrese: 150 – 165 cm.
Peso: 430 – 550 kg.
L’AQHA non ha mai redatto uno standard di razza, sebbene le caratteristiche morfologiche del Quarter Horse siano esemplificate e riconosciute.
I tipici Quarter Horse sono quelli che partecipano quasi esclusivamente a gare di morfologia (Halter), ma i cavalli specializzati in altre discipline, e selezionati negli anni per linee di sangue a diversa attitudine, risultano, in genere, più leggeri e comunque diversi morfologicamente.
Il Quarter Horse standard è un cavallo estremamente compatto e solido alto circa 1,60 m con un peso che varia tra 350 ed i 550 Kg. Ha una struttura di tipo meso – dolicomorfo ed è dotato di una possente muscolatura che è forse, la caratteristica saliente della razza.
La forma e la caratteristiche della testa sono studiate dai selezionatori in relazione alla conformazione del corpo ed al lavoro del cavallo. La testa è corta e larga con ampie narici e profilo rettilineo.
E’ quindi poco pesante e insieme al collo, muscoloso e di giusta lunghezza, bilancia perfettamente i movimenti del cavallo. Una testa troppo lunga tenderebbe a sbilanciare l’animale, mentre una troppo corta non permetterebbe un adeguato riscaldamento dell’aria al suo passaggio nelle narici e la bocca non avrebbe spazio a sufficienza per denti adatti ad una buona masticazione.
Le narici sono ampie ed il profilo è rettilineo; questo permette il passaggio di una grande quantità d’aria, ed in ultima analisi, consentano un’adeguata ossigenazione delle imponenti masse muscolari. Il Quarter Horse “classico” da un’impressione di solidità e forza. Paradossalmente è stata la ricerca di queste caratteristiche estetiche a far sì che i cavalli per le gare di morfologia diventassero sempre più imponenti e sempre meno atleti.
Gli animali provenienti da linee di sangue diverse da quelle impiegate per le gare di morfologia sono tutti più leggeri e più agili, anche se leggermente differenti fra loro in relazione alla loro specializzazione atletica. Queste differenze di conformazione sono state una logica conseguenza della trasformazione di un cavallo da lavoro in un cavallo atleta scelto per essere il migliore in una determinata disciplina, Oggi anche i cavalli selezionati per il lavoro con i vitelli sono cavalli da competizione, e sebbene abbiano conservato quello che è chiamato “cow sense” (istinto alla gestione della mandria), difficilmente potrebbero lavorare nelle praterie come facevano i loro antenati.
Ma la caratteristica principale di questa razza è lo sviluppo della muscolatura che spiega la potenza che questo cavallo può produrre. Questa muscolatura è evidente nel dorso e nella groppa, ed è messa in risalto dagli arti sottile e dai piedi molto piccoli. Le caratteristiche del Quarter Horse sono state fissate in base a quelle che erano le esigenze dei mandriani nel lavoro quotidiano con i vitelli, La groppa è molto lunga, fortemente inclinata. Questa caratteristica gli permette di portare i posteriori sotto di se al momento dello stop o sliding stop, che oggi è una manovra tipica delle gare di reining, ma che in passato serviva ai cowboy per arrestare improvvisamente il galoppo del cavallo senza venir sbalzati dalla sella. Lo sviluppo della groppa gli permette anche di mantenere un buon equilibrio sugli arti posteriori, rendendo particolarmente libero ed elastico il galoppo e consentendo stop e cambi di direzioni molto veloci. Al trotto questo cavallo si fa apprezzare non solo per l’azione piana ed estesa della parte anteriore del corpo, che riceve la spinta dal potente posteriore, ma anche per i movimenti leggeri ed uniformi, che consentono al cavaliere di percorrere lunghi tragitti in modo confortevole. La fluidità dei movimenti è favorita anche dalla spalla lunga e ben angolata che permette all’animale di progredire con lunghi passi senza staccarsi troppo dal terreno. Gli arti risultano sottili, se messi a confronto con l’imponente struttura del tronco, ma sono in genere robusti, di bella forma e presentano articolazioni larghe, stinchi con tendini asciutti ben staccati e pastorali di media larghezza. Il petto e gli avambracci del Quarter Horse sono massicci e garantiscono uno scatto potente. Il garrese non è molto pronunciato, il dorso è medio – lungo, le costole sono ben inclinate ed i lombi non sono molto estesi. Osservando l’orientamento e l’altezza dei vari segmenti della colonna vertebrale possiamo notare che le vertebre lombari sono più alte di alcuni centimetri rispetto alle ultime cervicali. Questa conformazione è tipica degli sprinter ed il dislivello tra lombi e la base del collo può raggiungere i 10 cm nei cavalli di linee di sangue specializzate in gare di velocità.
I colori riconosciuti dall’AQHA sono descritti nell’Official Handbook dell’associazione:
– Baio (bay): colore esteso del mantello dal marrone al marrone rossiccio; coda e criniera nera, normalmente nero sulla parte inferiore delle zampe.
– Nero (black): colore del mantello nero, senza aree chiare. Coda e criniere nere.
– Marrone (brown): colore del mantello marrone o nero con aree chiare sul muso attorno agli occhi, sui fianchi e all’interno della parte superiore delle zampe. Coda e criniera nera.
– Sauro (sorrel): colore del mantello rossiccio o rosso ramato, coda e criniera solitamente dello stesso colore, talvolta bionda.
– Castano Biondo (chestnut): colore del mantello rosso scuro o rosso marrone, coda e criniera solitamente rosso scuro e rosso mattone, talvolta bionde.
– Daino (dun): colore del corpo gialliccio o dorato; coda e criniera nera, marrone, bianca o mista: per lo più ha una striscia dorsale, strisce zebrate sulle zampe ed una striscia trasversale sopra al garrese.
– Daino Rosso (red dun): una sottospecie del tipo daino, con mantello gialliccio o color carne; coda, criniera e striscia dorsale rossa.
– Grullo: mantello color fumo o topo (non un misto tra peli bianchi e peli nei, ogni pelo è color topo); coda e criniera nere; per lo più striscia dorsale nera e parte inferiore della zampa nera.
– Isabella (buckskin): colore del mantello gialliccio o dorato: coda e criniera nera, solitamente nero sulla parte inferiore delle zampe. L’isabella non ha striscia dorsale.
– Palomino: colore del mantello giallo-oro; coda e criniera bianche. Il Palomino non ha striscia dorsale.
– Grigio (gray): misto di peli banchi con  peli di qualsiasi altro colore; spesso nasce scuro, o quasi scuro e diventa chiaro con l’età, con la comparsa di un maggior numero di peli bianchi.
– Roano Rosso (red roan): mantello misto, più o meno uniforme di peli bianchi e rossi, solitamente più scuri sulla testa che sulle zampe; può avere coda e criniera nera, rossa o bionda.
– Roano Blu (blue roan): mantello misto più o meno uniforme di peli bianchi, con peli neri sul corpo, solitamente più scuri sulla testa e sulla parte inferiore delle zampe; può esserci la presenza di pochi peli rossi.

a cura di Beatrice Lepri >>>

Cavallo Lipizzano

Origini e attitudini

La terra di origine del Lipizzano è Lipizza, località vicina a Trieste (oggi in Slovenia), italiana fino alla seconda guerra mondiale e prima ancora austriaca. Le origini risalgono alla metà del XVI secolo. Per iniziativa dell’Arciduca Carlo di Stiria, terzogenito dell’Imperatore Ferdinando I° d’Austria. Ad influenzare la scelta della zona di Lipizza contribuì la buona qualità dei cavalli che popolavano il Carso e l’Aquileiese ed il suo clima favorevole, oltre alla vicinanza a zone di grande tradizione allevatoriale per la produzione di ottimi cavalli.
L’attuale produzione del Cavallo Lipizzano allevato in purezza, deriva da due stalloni italiani (Conversano e Napolitano), due Klaudrub, un Danese ed un Orientale Arabo.
E’ il cavallo della celebre scuola spagnola di Vienna fondata nel 1729 da Carlo d’Austria.
Sul finire delle Seconda Guerra Mondiale l’Italia è riuscita a conservare (al pari di Austria e Jugoslavia) un nucleo molto numeroso e completo delle “famiglie” che compongono la Razza Lipizzana. In modo rocambolesco, nella primavera del 1945, i registri di razza e una preziosa mandria furono consegnati al Ministero della Difesa Italiano, che li ospitò nel Centri di Montemaggiore. In seguito, la competenza passò al Ministero dell’Agricoltura che ne affidò la gestione all’Istituto Sperimentale per la Zootecnia, ubicato a poca distanza nell’Azienda Sperimentale Statale di Tor Mancina a Monterotondo. Nell’Azienda Sperimentale dello Stato Italiano, da 50 anni i bianchi cavalli Lipizzani sono allevati in purezza con grande serietà e competenza.
L’Italia, in virtù del proprio allevamento Statale di Cavalli Lipizzani, ha potuto aderire alla lipizzan International Federation. Il Libro Genealogico della razza è stato istituito con D.M. del 31/01/84 presso l’Associazione Italiana Allevatori (Tiziano Bedonni – 1995 – www.unire.it)
Oggi viene allevato, oltre che a Lipizza, in Austria (Piber), in Italia (Monterotondo – Roma) e in Ungheria.
Cavallo da sella e da carrozza.

Caratteri morfologici

Tipo: meso-dolicomorfo.
Mantello: specialmente grigio, ma anche bianco, baio, morello e roano.
Altezza al garrese:  150 – 160 cm.
Peso:  480 – 550 kg.
Carattere docile, paziente, volenteroso, forte e socievole.

Cavallo Lipizzano

Cavallo Lipizzano (foto www.uvi.gov.si/slo)

Ippoterapia

L’ippoterapia, o equitazione a scopo terapeutico, ha origine empiriche antiche perché il cavallo, con le sue straordinarie doti di sensibilità, di adattamento, di intelligenza è ritenuto, da sempre, e non a torto, “straordinaria medicina”.
L’uso dell’equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio già nell’opera di Ippocrate di Coo (460-370 a.C.), che consigliava lunghe cavalcate per combattere l’ansia e l’insonnia. Una prima documentazione scientifica sull’argomento la dobbiamo al medico Giuseppe Benvenuti (1759).
Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri paesi.

L’ ippoterapia, detta Terapia con il Mezzo del Cavallo (TMC), è stata introdotta in Italia nel 1975 dalla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio che ha contribuito all’uso terapeutico del cavallo attraverso anche l’opera dell’Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE).
L’ippoterapia agisce grazie all’interazione uomo-cavallo a livello neuro-motorio e a livello neuro-psicologico.
L’International Therapeutic Riding Congress di Amburgo del 1982 ha definito tre diverse fasi o metodologie d’intervento terapeutico all’interno della riabilitazione equestre:

  1. Ippoterapia propriamente detta
    costituisce l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore. E’ riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
  2. Rieducazione equestre
    vede il cavaliere impegnato nella conduzione attiva del cavallo, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente.
  3. Equitazione sportiva per disabili
    rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte agonistica.

Perché la terapia a cavallo funziona così bene?

  • perché il cavallo si muove alle varie andature con movimenti ritmici e per questo prevedibili, ai quali perciò è più facile adattarsi con i movimenti del corpo
  • perché il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione
  • perché per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità
  • perché in grado di generare sentimenti ed emozioni intense; è ormai riconosciuto il valore del coinvolgimento emotivo nel processo di apprendimento
  • perché le stimolazioni visuo-spaziali fornite dal particolare ambiente del maneggio con variazioni cromatiche e di luminosità in relazione anche con il movimento del cavallo sollecitano un’attenzione visiva finalizzata, facilitando così l’acquisizione della dimensione dello spazio
  • perché gli ambienti dove vivono i cavalli hanno rumori ed odori caratteristici e per questo molto evocativi
  • perché si ottiene una stimolazione tattile intensa tramite il contatto con un animale di grandi dimensioni, che aiuta la presa di coscienza e la conoscenza di sé e del proprio corpo
  • perchè il cavallo è un essere che esprime emozioni proprie come la paura in cui ci si può riconoscere e dove si può assumere un ruolo rassicurante; allo stesso tempo, montare a cavallo, cioè su un animale grande e potente, offre sensazioni di protezione, di autostima e fiducia in se stessi
  • perché possiede tutte le qualità – calore, morbidezza, odore, movimenti regolari, grandi occhi con sguardo intenso – necessarie a stimolare il processo di attaccamento fondamentale per lo sviluppo dell’essere umano
  • perché andare a cavallo permette di stabilire contatti fisici e permette anche di essere gratificati, sia dall’offrire cure, carezze e massaggi, sia dal ricevere come risposta ai nostri comportamenti manifestazioni di gratificazione da parte dell’animale.

Pet therapy

Il termine pet therapy indica una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico.
Nei bambini con particolari problemi, negli anziani e  in alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici il contatto con un animale può aiutare a soddisfare certi bisogni (affetto, sicurezza, relazioni interpersonali) e recuperare alcune abilità che queste persone possono aver perduto.

La soddisfazione di tali bisogni, necessaria per il mantenimento di un buon equilibrio psico-fisico, è uno degli scopi della pet therapy che offre, attraverso alcune Attività Assistite dagli Animali (AAA), soprattutto quelli detti d’affezione o da compagnia, cui si riferisce il termine pet nella lingua inglese, una possibilità in più per migliorare la qualità della vita e dei rapporti umani.

La pet therapy può anche contribuire, affiancando ed integrando le terapie mediche tradizionali, al miglioramento dello stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, attraverso Terapie Assistite dagli Animali (TAA), interventi mirati a favorire il raggiungimento di funzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive.

È stato infatti rilevato da studi condotti già negli scorsi decenni e oggi comprovati da sempre più numerose esperienze, che il contatto con un animale, oltre a garantire la sostituzione di affetti mancanti o carenti, è particolarmente adatto a favorire i contatti inter-personali offrendo spunti di conversazione, di ilarità e di gioco, l’occasione, cioè, di interagire con gli altri per mezzo suo.
Può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità e può rappresentare un valido aiuto per pazienti con problemi di comportamento sociale e di comunicazione, specie se bambini o anziani, ma anche per chi soffre di alcune forme di disabilità e di ritardo mentale e per pazienti psichiatrici.
Ipertesi e cardiopatici possono trarre vantaggio dalla vicinanza di un animale: è stato, infatti, dimostrato che accarezzare un animale, oltre ad aumentare la coscienza della propria corporalità, essenziale nello sviluppo della personalità, interviene anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribuisce a regolare la frequenza cardiaca.

Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di altro animale scelto dai responsabili di programmi di pet  therapy, la sua presenza solitamente risveglia l’interesse di chi ne viene a contatto, catalizza la sua attenzione, grazie all’instaurazione di relazioni affettive e canali di comunicazione privilegiati con il paziente, stimola energie positive distogliendolo o rendendogli più accettabile il disagio di cui è portatore.

I bambini ricoverati in ospedale, ad esempio, soffrono spesso di depressione, con disturbi del comportamento, del sonno, dell’appetito e dell’enuresi dovuti ai sentimenti di ansia, paura, noia e dolore determinati dalle loro condizioni di salute, e dal fatto di essere costretti al ricovero, lontani dai loro familiari, dalla loro casa, dalle loro abitudini. Alcune recenti esperienze, condotte in Italia su bambini ricoverati in reparti pediatrici nei quali si è svolto un programma di Attività Assistite dagli Animali, dimostrano che la gioia e la curiosità manifestate dai piccoli pazienti durante gli incontri con l’animale consentono di alleviare i sentimenti di disagio dovuti alla degenza, tanto da rendere più sereno il loro approccio con le terapie e con il personale sanitario. Le attività ludiche e ricreative organizzate in compagnia e con lo stimolo degli animali, il dare loro da mangiare, il prenderli in braccio per accarezzarli e coccolarli hanno lo scopo di riunire i bambini, farli rilassare e socializzare tra loro in modo da sollecitare contatti da mantenere durante il periodo più o meno lungo di degenza, migliorare, cioè la qualità della loro vita in quella particolare contingenza.

Altre esperienze di Attività Assistite dagli Animali riguardano anziani ospiti di case di riposo. Si è osservato che a periodi di convivenza con animali è corrisposto un generale aumento del buon umore, una maggiore reattività e socievolezza, contatti più facili con i terapisti. Un miglioramento nello stato generale di benessere per chi spesso, a causa della solitudine e della mancanza di affetti, si chiude in se stesso e rifiuta rapporti interpersonali.

Nel campo delle Terapie Assistite dagli Animali, dove le prove di un effettivo miglioramento dello stato di salute di alcuni pazienti si stanno accumulando nella letteratura scientifica, la pet therapy propone co-terapie dolci da affiancare alle terapie mediche tradizionali e, attraverso un preciso protocollo terapeutico, è diretta a pazienti colpiti da disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, disturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindrome di Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado, patologie psicotiche, ma anche a quanti necessitano di riabilitazione motoria come chi è affetto da sclerosi multipla o reduce da lunghi periodi di coma. L’intervento degli animali, scelti tra quelli con requisiti adatti a sostenere un compito così importante, è mirato a stimolare l’attenzione, a stabilire un contatto visivo e tattile, un’interazione sia dal punto di vista comunicativo che emozionale, a favorire il rilassamento e a controllare ansia ed eccitazione, ad esercitare la manualità anche per chi ha limitate capacità di movimento, a favorire la mobilitazione degli arti superiori, ad esempio accarezzando l’animale, o di quelli inferiori attraverso la deambulazione con conduzione dell’animale la cui presenza rende gli esercizi riabilitativi meno noiosi e più stimolanti.

Le attività di Pet Therapy sono caratterizzate, tuttavia, da una grande eterogeneità, sia per quanto riguarda il percorso formativo degli operatori, sia per la tipologia degli utenti e le metodologie adottate. Il crescente interesse in materia e la mancanza di strumenti legislativi che regolino le terapie svolte con l’ausilio degli animali, ha fatto sorgere la necessità di effettuare da parte dell’Istituto Superiore di Sanità una ricognizione delle attività svolte a livello nazionale.
Il rapporto include i risultati di un censimento delle terapie e attività assitite in alcune regioni italiane e presenta alcuni esempi di attività svolte sul campo. Vengono esaminati i problemi etici legati all’utilizzo degli animali a fini terapeutici e di assistenza e suggerite linee guida per una corretta pratica di queste attività.

Consulta il rapporto:
Istituto Superiore di Sanità
Terapie e attività assistite con gli animali: analisi della situazione italiana e proposta di linee guida. (pdf, 506 KB)
A cura di Francesca Cirulli e Enrico Alleva 2007, 38 p. Rapporti ISTISAN 07/35

Consulta sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità l’area tematica dedicata alle Neuroscienze Comportamentali.

Cane Corso

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Italia. Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 – cani di tipo pinscher, schnauzer, molossoide e cani bovari svizzeri.

Aspetto generale

Il Cane corso è un cane di taglia medio-grande che esprime forza e resistenza.

Carattere

Anche se nel corso dei secoli è stato sempre utilizzato per i più svariati impieghi, il Cane Corso si è sempre distinti da tutte le altre razze, perché possiede la rara caratteristica di essere sia idoneo per la guardia sia per la difesa. I secoli non hanno impedito alla razza di mantenere le sue doti caratteriali. Rimane una razza ardita, di temperamento tenace e rimane anche un eccellente morditore, anche se non attaccherebbe mai senza un motivo valido. E’ una delle migliori razze, insieme al Mastino Napoletano, per proteggere una proprietà.

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del Dr. Antonio Morsiani

CANE CORSO

PAESE D’ORIGINE. Italia

UTILIZZAZIONE. Cane da guardia ,da difesa,da polizia,da pista.

CLASSIFICAZIONE F.C.I.

GRUPPO 2 Cani di tipo pinscher e schnauzer;

Molossoidi e cani bovari svizzeri.

SEZIONE 2 Molossoidi.

 

BREVI CENNI STORICI

E’ discendente diretto del canis pugnax (molosso) romano del quale rappresenta la versione leggera impiegata per la caccia alla grossa selvaggina e quale ausiliare bellico.

Per secoli è stato prezioso compagno delle genti italiche che lo hanno utilizzato per la guardia della proprietà e del bestiame,per la caccia e per la difesa personale.

Diffuso un tempo in tutta la Penisola,come una vasta iconografia e storiografia testimoniano,ha trovato un’ottima isola di conservazione in Puglia,Lucania e Sannio.

Deve il suo nome al latino cohors che significa guardia ,protettore.

 

1. ASPETTO GENERALE DEL CANE

Cane di mole medio-grande,fortemente costruito ma elegante,con muscoli potenti e lunghi, molto distinto,esprime forza ,agilità e resistenza.La conformazione generale è quella di un mesomorfo il cui tronco è più lungo dell’altezza al garrese;armonico rispetto al formato (eterometria) e disarmonico rispetto ai profili (alloidismo).

 

2. PROPORZIONI IMPORTANTI

 

La lunghezza del tronco supera l’altezza al garrese dell’11% circa .La lunghezza totale della testa raggiunge i 3,6/10 dell’altezza al garrese. La lunghezza del muso corrisponde ai 3,4/10 della lunghezza totale della testa. L’altezza del torace è di 5/10 dell’altezza al garrese e corrisponde all’altezza dell’arto al gomito.

 

3. COMPORTAMENTO E CARATTERE

Intelligente,energico ed equilibrato, è inequivocabile cane da guardia e da difesa .Docile ed affettuoso col padrone,amante dei bambini e della famiglia,diviene se necessario difensore terribile e coraggioso delle persone,della casa e della corte.

E’ facilmente addestrabile.

 

4. TESTA

Brachicefala. La sua lunghezza totale raggiunge i 3,6/10 dell’altezza al garrese .La larghezza bizigomatica, pari alla lunghezza del cranio,è superiore alla metà della lunghezza totale della testa, raggiungendo i 6,6/10 di tale lunghezza. Gli assi longitudinali del cranio e del muso sono tra loro leggermente convergenti.

Il perimetro della testa, misurato agli zigomi, è anche nelle femmine più del doppio della lunghezza della testa. La testa è moderatamente scolpita con arcate zigomatiche protese all’esterno.

Pelle consistente ma piuttosto aderente ai tessuti sottostanti, liscia ed abbastanza tesa.

 

4.1. REGIONE CRANICA

Cranio:largo e lievemente arcuato visto di fronte,in profilo disegna una curva irregolare che, si appiattisce aboralmente lungo la cresta saggittale esterna.La sua larghezza è pari alla lunghezza e corrisponde ai 6,6/10 della lunghezza totale della testa.

Visto dall’alto è di forma quadrata per la protrusione all’esterno delle arcate zigomatiche e per l’insieme delle potenti fasce muscolari che lo fasciano.

Le bozze frontali sono ben sviluppate e sporgenti in avanti, la fossa frontale è profonda e il solco mediano è ben visibile.

Cresta sopraoccipitale non troppo evidenziata.

Fosse sopraorbitali (conche) marcate ma leggermente.

Stop: molto marcato per le bozze frontali molto sviluppate e sporgenti in avanti e per gli archi sopraccigliari rilevati.

 

4.2. REGIONE FACCIALE

Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale.Visto di profilo non deve sporgere sul margine verticale anteriore delle labbra ma trovarsi, con la sua faccia anteriore, sul medesimo piano verticale della faccia anteriore del muso.

Deve essere voluminoso, piuttosto piatto superiormente, con narici ampie, aperte e mobili. La pigmentazione è nera.

Muso: è molto largo e profondo. La larghezza del muso deve pressoché eguagliare la sua lunghezza che raggiunge i 3,4/10 della lunghezza totale della testa.

La sua profondità supera del 50% la lunghezza del muso.Il parallelismo delle facce laterali del muso e la ripienezza e larghezza del corpo della mandibola fanno sì che la faccia anteriore del muso sia quadrata e piatta.

La canna nasale è rettilinea e piuttosto piatta.

Il profilo inferiore-laterale del muso è dato dalle labbra superiori. La regione sottorbitale mostra un lievissimo cesello.

Labbra: piuttosto consistenti.Le labbra superiori, viste di fronte, determinano alla loro disgiunzione una “U” rovesciata e , viste di lato, si presentano moderatamente pendenti.

Commessura moderatamente evidente e che rappresenta sempre il punto più basso del profilo laterale inferiore del muso.Il pigmento è nero.

Mascelle: molto larghe, robuste e spesse con lievissimo raccorciamento della mascella superiore e conseguente leggero prognatismo.

Le branche della mandibola, molto forti, sono in profilo piuttosto ricurve. Il corpo della mandibola, ben accentuato in avanti, bene evidenzia il mento marcato. Gli incisivi sono impiantati in linea retta.

Guance: regione masseteri piena ed evidente ma non ipertrofica.

Denti: bianchi, grandi, completi per lo sviluppo e numero. Gli incisivi inferiori sorpassano leggermente(circa ½ cm) i loro corrispondenti dell’arcata superiore, perciò ne deriva una chiusura leggermente prognata.

Occhi: di media grandezza rispetto alla mole del cane, in posizione sub-frontale,ben distanziati tra loro.

Rima palpebrale ovaleggiante, bulbi oculari leggermente affioranti, palpebre aderenti con margini pigmentati di nero. Gli occhi non devono lasciare scorgere la sclera. Nictitante fortemente pigmentata. Iride quanto più possibile scura in relazione al colore del mantello.

Sguardo intelligente e vigile.

Orecchi: di media grandezza in rapporto al volume della testa e alla mole del cane, ricoperti di pelo raso, di forma triangolare, con apice piuttosto appuntito e cartilagine spessa, inseriti alti, cioè molto al di sopra dell’arcata zigomatica, larghi alla base, pendenti, aderenti alle guance senza raggiungere la gola. Sporgenti alquanto all’esterno e lievemente rilevati nel loro punto di attacco,vengono portati semieretti quando il cane è attento.

Vengono abitualmente amputati a forma di triangolo equilatero.

 

5. COLLO

Profilo superiore: leggermente convessilineo;

Lunghezza: circa 3,6/10 dell’altezza al garrese e cioè pari alla sua lunghezza totale della testa;

Forma: di sezione ovale, forte, molto muscoloso, con distacco dalla nuca marcato. Il perimetro a metà lunghezza del collo è circa 8/10 dell’altezza al garrese.

Pelle: il margine inferiore del collo è praticamente privo di giogaia.

 

6. TRONCO

Compatto,robusto e muscolosissimo. La sua lunghezza supera l’altezza al garrese dell’11 % , con una tolleranza di + o – 1%.

Linea superiore: regione dorsale rettilinea con lieve convessità lombare.

Garrese: si eleva nettamente sul piano dorsale e supera il livello della groppa. E’ alto, lungo, largo, asciutto e si fonde armoniosamente col collo e col dorso.

Dorso: il dorso è ampio , muscoloso, come tutta la linea superiore del tronco, lievemente rampante dall’indietro in avanti e a profilo rigorosamente retto.La sua lunghezza raggiunge il 32% dell’altezza al garrese.

Lombi: la regione lombare è corta, larga, ben raccordata con dorso e groppa, molto muscolosa, solidissima e ha profilo leggermente convesso.La sua lunghezza di pochissimo superiore alla larghezza,corrisponde al 20% dell’altezza al garrese.

Groppa: lunga, larga, alquanto rotondeggiante per il grande sviluppo delle masse muscolari.La sua lunghezza,misurata dalla punta dell’anca alla punta della natica, corrisponde al 32% dell’altezza al garrese.La sua inclinazione sull’orizzontale secondo la linea ileo-ischiatica è di 28°-30° e dalla punta dell’anca all’inserzione della coda di 15°-16°. Risulta perciò lievemente inclinata.

Petto: largo,ben disceso e aperto, con muscoli pettorali molto sviluppati. La sua larghezza, in stretto rapporto con l’ampiezza del torace,raggiunge il 35% dell’altezza al garrese.Il manubrio dello sterno si trova allo stesso livello della punta delle spalle.

Di profilo il petto è ben proteso in avanti e fra gli arti anteriori e leggermente convesso.

Torace: ben sviluppato nelle tre dimensioni con coste lunghe, oblique, larghe e abbastanza ben cerchiate con spazi intercostali estesi. Le 4 false coste sono lunghe, oblique e aperte.

Il torace è ben disceso al gomito e la sua altezza corrisponde alla metà dell’altezza al garrese. La sua larghezza, misurata a metà della sua altezza, corrisponde al 35% dell’altezza al garrese e decresce leggermente verso la regione sternale senza formare carena. La sua profondità (diametro sagittale) corrisponde al 55% dell’altezza al garrese. Il suo perimetro supera del 35% l’altezza al garrese.

Profilo inferiore: il tratto sternale si presenta asciutto, lungo, largo e di profilo disegna un semicerchio a raggio molto largo che caudalmente rimonta in modo dolce all’addome. Il tratto ventrale non è né retratto né rilassato e il suo profilo rimonta dal bordo sternale all’inguine in dolce curva. L’incavo del fianco è poco pronunciato.

Coda: inserita piuttosto alta sulla linea della groppa, grossa alla radice e relativamente affusolata alla punta, se stesa raggiunge e sorpassa di poco il garretto.

Portata bassa in riposo, orizzontale o poco più alta del dorso in azione, non deve essere mai incurvata ad anello o alzata a candela. Viene amputata alla 4a vertebra.

 

7.ARTI

7.1 Arti anteriori

Appiombi regolari sia osservati di profilo che di fronte.L’altezza degli arti anteriori al gomito è il 50% dell’altezza al garrese.Ben proporzionati al formato del cane ,forti e robusti.

Spalla: lunga, obliqua, forte, fornita di muscoli lunghi, potenti, ben divisi e netti, è aderente al torace ma libera nei movimenti.La sua lunghezza, dalla sommità del garrese alla punta della spalla, corrisponde al 30% dell’altezza al garrese e la sua inclinazione sull’orizzontale oscilla attorno a 48°-50°.

Rispetto al piano mediano del corpo le punte delle scapole sono leggermente scartate fra loro.

Braccio: il braccio, leggermente più lungo della spalla,forte, con ottimo sviluppo osseo e muscolare, ben saldato al tronco nei suoi due terzi superiori, misurato dalla punta della spalla alla punta del gomito,ha una lunghezza corrispondente al 31-32% dell’altezza al garrese e un’inclinazione con l’orizzontale di circa 58°-60°.

La sua direzione longitudinale è parallela al piano mediano del corpo. L’angolo scapolo- omerale oscilla fra 106°-e 110°.

Gomiti: I gomiti,lunghi,molto prominenti,ben aderenti ma non serrati alle pareti del costato, coperti di pelle asciutta, devono, come gli omeri, trovarsi su un piano rigorosamente parallelo a quello sagittale del tronco.

La punta del gomito (epifisi olecranica) è situata sulla verticale abbassata dall’angolo caudale (o posteriore) della scapola al suolo.

Avambraccio: l’avambraccio è perfettamente verticale, a sezione ovale, ben muscoloso in particolare nel terzo superiore, con ossatura molto forte e compatta.

La sua lunghezza, dalla punta del gomito alla prima articolazione carpiana , è di pochissimo superiore a quella del braccio e corrisponde al 32-33% dell’altezza al garrese. Scanalatura carpo-cubitale marcata.

Carpo: il carpo che, visto di fronte, segue la linea retta verticale dell’avambraccio, è asciutto, largo, mobile, spesso. Al suo margine posteriore l’osso pisiforme è fortemente proiettato all’indietro.

Metacarpo: il metacarpo, di grossezza alquanto inferiore all’avambraccio, è molto robusto, asciutto, elastico, leggermente flesso (forma un angolo con il terreno di 75° circa). La sua lunghezza deve però superare un sesto dell’altezza dell’arto anteriore al gomito.

Visto di fronte segue la linea perpendicolare dell’avambraccio e del carpo.

Piede: di forma rotonda, con dita molto arcuate e raccolte (piede di gatto). Suole asciutte e dure.Unghie forti, ricurve e pigmentate. Buona pigmentazione anche ai cuscinetti plantari e digitali.

 

7.2. Arti posteriori

Appiombi regolari sia osservati di profilo che di fronte. Ben proporzionati al formato del cane, forti e potenti.

Coscia: la coscia lunga e larga, con muscoli prominenti, per cui la punta delle natiche è ben evidenziata. La sua lunghezza supera il 33% dell’altezza al garrese, la larghezza non è mai inferiore al 25% di tale altezza.

L’asse del femore, alquanto obbliquo dall’alto in basso e dall’indietro in avanti, ha un’inclinazione di 70° sull’orizzontale e forma con l’asse del coxale un angolo poco più che retto (angolo coxo-femorale).

Gamba: la gamba è lunga, asciutta, con forte ossatura e muscolatura: la scanalatura gambale è ben evidenziata. La sua lunghezza corrisponde al 32% dell’altezza al garrese e la sua inclinazione dall’alto in basso e dall’avanti all’indietro è di 50° sull’orizzontale.

Ginocchio: l’angolo femoro-rotuleo-tibiale è di circa 120°. La sua direzione è parallela al piano mediano del corpo.

Garretto: largo, spesso, asciutto, netto, con salienze ossee ben evidenziate. La punta del garretto ben pronunciata mostra chiaramente la continuazione della scanalatura gambale. La distanza dalla punta del garretto alla pianta del piede ( al suolo) non deve oltrepassare il 26% dell’altezza al garrese.

La sua direzione, rispetto al piano mediano del corpo, è parallela. L’angolo tibio-metatarsico è di circa 140°.

Metatarso: di forte spessore, asciutto,piuttosto corto, cilindrico, è sempre perpendicolare al suolo, sia in profilo che posteriormente. La sua lunghezza corrisponde a circa il 15% dell’altezza al garrese (escluso tarso e piede). La sua faccia interna deve presentarsi priva di sperone.

Piede: leggermente più ovaleggiante dell’anteriore, ha falangi meno arcuate.

 

8. ANDATURE

Passo lungo, trotto allungato, tratti di galoppo ma con propensione al trotto allungato.

 

9. PELLE

Piuttosto spessa, con limitato connettivo sottocutaneo e perciò praticamente aderente agli strati sottocutanei in ogni regione. Il collo è pressoché esente da giogaia. La testa non deve presentare rughe. Il pigmento delle mucose e delle sclerose è nero, quello di suole e unghie deve essere scuro.

 

10. MANTELLO

Pelo: corto ma non raso, a tessitura vitrea, lucido, brillante, aderente, sostenuto, molto denso, con un lieve strato di sottopelo che s’accentua d’inverno (senza però mai affiorare sul pelo di copertura).La sua lunghezza media è di cm 2-2,5. Su garrese, groppa, bordo posteriore delle cosce e sulla coda raggiunge cm 3 senza dar luogo a frange. Sul muso il pelo è raso, liscio, aderente e non supera cm 1-1,5.

Colore: nero, grigio piombo, ardesia, grigio chiaro, fulvo chiaro, fulvo cervo, fulvo scuro e tigrato (tigrature su fondo fulvo o grigio di varie gradazioni).

Nei soggetti fulvi e tigrati è presente una maschera nera o grigia la cui estenzione è limitata al muso e non deve superare la linea degli occhi. Ammessa una piccola chiazza bianca al petto, alla punta dei piedi e alla canna nasale.

 

11. TAGLIA E PESO

Altezza al garrese :nei maschi da cm 64 a cm 68, nelle femmine da cm 60 a cm 64, con tolleranza di cm 2 in più o in meno.

Peso : Maschi da 45 a 50 kg rapporto peso/taglia 0,710 (kg/cm);

Femmine da 40 a 45 kg rapporto peso/taglia 0,680 (kg/cm).

Nota: I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale e ben discesi nello scroto.

 

12. DIFETTI

Ogni deviazione dalle caratteristiche indicate nella descrizione delle varie regioni costituisce un difetto, che deve essere penalizzato nel giudizio in rapporto alla sua gravità e alla sua diffusione.

 

12.1. Difetti eliminatori ( o penalizzanti nel giudizio)

Testa : parallelismo evidente degli assi cranio-facciali, convergenza molto marcata, facce laterali del muso convergenti, chiusura a forbice, prognatismo accentuato e deturpante.

Tartufo : depigmentazione parziale.

Coda : portata a candela o a anello.

Statura : al di sopra o al di sotto dei limiti indicati.

Andatura : ambio continuato.

 

12.2. Difetti da squalifica

Testa : divergenza degli assi cranio facciali, enognatismo, canna nasale decisamente concava o montonina .

Tartufo : depigmentazione totale.

Occhi : depigmentazione moderata e bilaterale delle palpebre, gazzuoli , strabismo bilaterale.

Organi sessuali : criptorchidismo, monorchidissimo, evidente deficienza di sviluppo di uno o di tutti e due i testicoli.

Coda : anurismo, brachiurismo, sia congeniti che artificiali.

Pelo : semi-lungo, raso, frangiato.

Colori: colori non previsti dallo standard, macchie bianche troppo estese.

– fonte: http://www.italian-cane-corso.com

Cane Lupo Cecoslovacco

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Origine, classificazione e cenni storici

Origine: ex-Cecoslovacchia
Tutela: Repubblica Slovacca.
Classificazione F.C.I.: Gruppo 1 – cani da pastore e bovari (escluso bovari svizzeri), sezione 1 Cani da Pastore con prova di lavoro.

La nascita della razza del Cane lupo cecoslovacco è stata il frutto di un esperimento militare degli anni cinquanta, cui lo scopo principale era inizialmente capire più possibile sul comportamento dei lupi in cattività, loro fertilità incrociandoli con il cane nonché la fertilità successiva degli incroci, il loro sviluppo caratteriale ed è finito con cercare di migliorare le prestazioni, la salute, la resistenza e la tenacia dei Pastori tedeschi usati all’epoca dall’esercito per la sorveglianza e la difesa dei confini dell’ex-Cecoslovacchia. Le condizioni principali erano buona addestrabilità e predisposizione all’utilità, mentre l’aspetto morfologico era di secondaria importanza.
L’esperimento dell’incrocio tra Pastori tedeschi e Lupi dei Carpazi è iniziato nel 1955 e la prima cucciolata (Cezar z Brezoveho haje e Brita) è nata il 26 Maggio 1958 nell’allevamento militare della Guardia di confine a Libejovice (leggi Libieiovize). Sono state studiate tutte le differenze anatomiche e fisiologiche da entrambi i genitori, sono state studiate le loro predisposizioni per l’addestramento, l’attività e la resistenza. L’esperimento portava buoni risultati, le prove eseguite hanno verificato che riescono a percorrere senza riposo fino al 50% della distanza in più rispetto ai Pastori tedeschi, senza che abbiano i cuscinetti delle zampe consumati disugualmente come avviene normalmente ai cani. Hanno miglior senso dell’orientamento, una vista più penetrante anche di notte, miglior udito e olfatto. Anche il pelo è di maggiore qualità, più isolante. Nell’addestramento è necessario tollerare qualche caratteristica peculiare.
Il primo standard del Cane Lupo Cecoslovacco è stato stilato dall’Ing. K. Hartl nel 1966. Definendo il carattere: “Il Cane Lupo Cecoslovacco ha un forte temperamento, è molto vivace, e tutti i suoi sensi sono fortemente sviluppati. In particolare prevale il senso di difesa e un invidiabile senso dell’orientamento. E’ sospettoso, ma non attacca mai senza un motivo. E’ molto fedele al suo padrone. In lotta è impavido e coraggioso ed è predisposto per un’utilità generale.” A quell’epoca c’erano già quattro generazioni filiali.
Ricapitolando, quattro lupi hanno partecipato nel corso di 25 anni allo sviluppo della razza: Brita, Argo, Šarik (leggi Sciaric) e Lejdy.
Dopo dieci anni dal riconoscimento ufficiale in via provvisoria della FCI dello standard del Cane Lupo Cecoslovacco, è stato approvato definitivamente in Messico nel 1999 con il numero 332.

Aspetto generale

Di costituzione solida, leggermente più grande della taglia media, di forma rettangolare. La costituzione corporea, il movimento, il manto, il colore del manto e la maschera assomigliano al lupo.
E’ richiesta una costituzione “solida”. Il ciò presume una costituzione solida dello scheletro, legamenti resistenti, arti ben muscolosi e tendinosi con le articolazioni asciutte, la pelle elastica, sulle palpebre ben aderente e ben stretta negli angoli delle labbra. I soggetti più leggeri ma corrispondenti allo standard sono definiti come di tipo “asciutto”. Le variazioni di tipo non sono apprezzate. Da un lato un tipo di costituzione fragile quasi indebolita e dall’altro lato, un tipo di costituzione troppo pesante, massiccia, sono valutati come difetti. Il tipo “linfatico” (pelle libera, grossolana, che forma pieghe, giogaia, palpebre pesanti, angoli della bocca aperti. Articolazioni linfatiche ecc…) se dovesse apparire in questa razza, sarebbe un difetto da squalifica.

Carattere

Vivace, molto attivo, resistente, apprende con facilità con reazioni molto veloci. Impavido e coraggioso. Sospettoso ma non attacca senza un motivo. Particolarmente fedele al padrone. Resistente alle condizioni atmosferiche e universalmente utilizzabile.
Il Cane lupo cecoslovacco è impegnativo, molto intelligente, vivace e irruente, perciò non è adatto a tutti. Per capire bene il suo carattere bisogna studiare o almeno informarsi sul suo progenitore – il lupo, visto che ha in eredità i suoi istinti selvatici che in confronto con le altre razze canine addomesticate da decine di anni sono ancora molto forti. Perciò bisogna a dare grande importanza alla corretta socializzazione con il “caos umano” fin dalla tenera età. E’ un cane socievole, determinato e molto comunicativo e come tale onora istintivamente la gerarchia nel branco – nel nostro caso la famiglia. Nel caso in cui ne venga escluso ne soffre molto e di conseguenza crea problemi – cercando in ogni modo di farne parte. In riferimento alla sua posizione si modella anche il suo comportamento. Essendo determinato, caratteristica necessaria per la sopravvivenza della specie, cerca, crescendo, di assicurarsi la miglior posizione possibile, fino a fare il capobranco, ed è nostro compito – perché il capobranco siamo noi – non farlo trasgredire oltre la sua posizione. Non succede quasi mai, quando i rapporti tra membri della famiglia sono chiari e quando un cane adolescente sente l’autorità del padrone il quale si dedica a lui e gli procura il da farsi. Una volta maturo intorno ai 2-3 anni accetta il fatto irreversibile della sua condizione e in genere non cerca più di migliorarla. Il Cane Lupo Cecoslovacco è nato come cane da lavoro presso la Guardia di confine, vantaggio è la sua indipendenza, i sensi sviluppatissimi, la loro attività e tempra. Si deve superare la loro avversione a tutte le attività monotone, ripetitive e inutili. Ma siccome la ripetizione è la base dell’apprendimento, allora il periodo d’addestramento è un po’ più lungo.

Cane Lupo Cecoslovacco Cane Lupo Cecoslovacco (foto http://dalila.meu.zoznam.sk)

Cane Lupo Cecoslovacco Cane Lupo Cecoslovacco (Jenna – Propr. Sheila Nesi – Firenze)

Standard

Altezza:
– maschi minimo 65 cm
– femmine minimo 60 cm.
Peso:
– maschi minimo 26 kg
– femmine minimo 20 kg.

PROPORZIONI:
Lunghezza del corpo: Altezza al garrese = 10 : 9
Lunghezza del muso: Lunghezza della regione craniale = 1:1,5
Lunghezza dell’avambraccio col metacarpo forma il 55% dell’altezza al garrese

TESTA
Simmetrica, ben muscolosa. Vista dal profilo e dall’alto forma un cuneo smussato. Il dimorfismo sessuale deve essere ben riconoscibile.
Regione craniale:
Vista di fronte e di profilo, la fronte è leggermente arcuata. Il solco frontale non è marcato e l’osso occipitale è chiaramente visibile.
Stop: moderato.
Tartufo: ovale, nero.
Muso: secco, non largo, visto di profilo rettilineo.
Labbra: ben stirate, con angolini chiusi, bordi neri.
Mascella e dentatura: mascella forte e simmetrica. I denti ben sviluppati, in particolar modo i canini. La chiusura è a forbice o a tenaglia con 42 denti di solita forma. Linea della chiusura regolare.
Guance: secche, ben muscolose, non marcatamente sporgenti.
Occhi: stretti, obliqui, il colore dell’iride è chiaro, intendendo giallo-marroncino, ambrato. Un colore molto chiaro quasi verdognolo è necessario considerarlo come un estremo, ma non è possibile penalizzarlo. Il colore marrone chiaro – nocciola è solo un’imperfezione, che non abbassa la valutazione, a differenza dal colore marrone scuro – castano o ancora più scuro, che è già un difetto. Le palpebre sono aderenti.
Orecchie: dritte, sottili, di forma triangolare, corte – non lunghe più di 1/6 dell’altezza al garrese. Il punto d’attacco esterno dell’orecchio e l’angolo esterno dell’occhio sono in linea retta. La linea verticale che parte dalla punta dell’orecchio passa adiacente al fianco della testa.
Collo: asciutto, ben muscoloso. A riposo forma con il piano orizzontale, un angolo fino a 40°. Inoltre deve essere abbastanza lungo da permettere al cane di raggiungere senza fatica la terra con il muso.

CORPO
Linea superiore: passaggio graduale dal collo al tronco, leggermente discendente.
Garrese: ben muscoloso, pronunciato, ma non deve interrompere l’andamento armonico della linea superiore.
Dorso: solido e diritto.
Reni: diritte, ben muscolose, non larghe, leggermente discendenti.
Groppa: corta, ben muscolosa, non larga, leggermente discendente.
Torace: simmetrico, ben muscoloso, ampio, a forma di pera, si restringe verso lo sterno. Non deve essere profondo fino ai gomiti. La spalla sporge davanti all’omero.
Linea inferiore e ventre: ventre teso, arcuato. Inguine leggermente incavato.
Coda: inserita alta, pende liberamente in giù, lunga fino al garretto. Quando il cane è eccitato di solito la alza a forma di falce.

ARTI
Arti anteriori:
lunghi, solidi, paralleli vicini dritti, con i piedi leggermente rivolti verso l’esterno.
Spalla: scapola spostata in avanti nel torace e ben muscolosa. Forma un angolo di 65° con la linea orizzontale.
Braccio: molto muscoloso, forma con la scapola un angolo di 120° – 130°.
Gomito: aderente al torace, non sporge oltre la linea dell’arto. Ben marcato, molto mobile. L’omero col radio forma un angolo intorno ai 155°.
Avambraccio: lungo, asciutto e diritto. La lunghezza dell’avambraccio col metacarpo forma il 55% dell’altezza al garrese.
Carpo: solido, ben mobile.
Metacarpo: lungo, con il terreno forma un angolo di almeno 75°, leggermente elastico in movimento.
Piedi: grandi, leggermente rivolti verso l’esterno con dita lunghe ed arcuate, unghie robuste e scure. Cuscinetti ben sviluppati, elastici e scuri.
Arti posteriori
Possenti e paralleli. La linea verticale che parte dall’ischio passa al centro del garretto.
Coscia: lunga, ben coperta di muscoli, forma con il bacino, un angolo intorno agli 80°. L’anca è solida e ben mobile.
Ginocchio: possente e ben mobile.
Stinco: lungo, asciutto, ben muscoloso. Con il metatarso forma un angolo intorno ai 130°.
Garretto: asciutto, solido, ben mobile.
Metatarso: lungo, asciutto, è quasi verticale nel confronto con il suolo.
Piede: piuttosto lungo, dita arcuate, unghie robuste e scure.

MOVIMENTO
Trotto armonioso, instancabile, agile, sciolto a lunghe falcate. I piedi si muovono più vicino possibile al suolo, la testa ed il collo si abbassano e formano un unica linea orizzontale con il dorso. Il passo ambio è il modo corretto di muoversi piano. Il Pastore Tedesco con la sua andatura energica, si stanca durante i primi chilometri. Il Cane Lupo Cecoslovacco invece, è stato ripetutamente e con successo sottoposto alla prova di resistenza su un percorso di 100 chilometri.
PELLE
Elastica, tesa senza rughe, non pigmentata.

MANTELLO
Le caratteristiche: pelo forte e liscio. C’è grande differenza tra il mantello invernale e quello estivo. D’inverno il sottopelo è predominante e unito al pelo forma un folto mantello che copre tutto il corpo. E’ necessario che il pelo copra ventre, parte interna delle cosce, parte interna dell’orecchio e zone tra le dita.
Colore del mantello: dal giallo grigio al grigio argento con una tipica maschera chiara. Il manto è chiaro anche sulla parte inferiore del collo e sul petto. Il colore grigio scuro con una maschera è ammesso.

DIFETTI
Tutte le diversità rispetto allo standard sono da considerarsi difetto e nel giudizio finale hanno un peso variabile in funzione della sua gravità.
· Testa leggera o troppo pesante. Fronte piatta.
· Occhi marrone scuro, nero o non uguali.
· Orecchie grossolane, attaccate troppo in alto o troppo in basso.
· Collo portato alto in riposo, basso in posizione.
· Garrese poco marcato. Linea superiore atipica, groppa lunga.
· Angolatura insufficiente o esagerata degli arti anteriori. Metacarpo molle.
· Angolatura insufficiente o esagerata degli arti posteriori. Muscolatura insufficiente.
· Coda lunga, attaccata bassa o portata male.
· Maschera poco marcata.
· Passo corto, movimento ondulatorio.

DIFETTI DA SQUALIFICA
· Asimmetria nelle proporzioni.
· Difetti di carattere.
· Testa atipica. Dentati mancanti. Chiusura scorretta.
· Occhio di forma atipica o mal posato. Orecchio di forma e dall’attacco atipico.
· Giogaia. Linea superiore troppo discendente.
· Torace atipico. Posizione scorretta e atipica degli arti anteriori.
· Coda attaccata e portata scorrettamente
· Mantello atipico di colore diverso dello standard. Pelo deve essere aderente non ispido.
· Legamenti rilassati. Andatura atipica.

Nota bene: I maschi devono avere due testicoli di aspetto normale completamente scesi nello scroto.

Scritto da: Andrea Pecharova’, Allevamento Foresta Incantata
Fonti bibliografiche: Il cane lupo cecoslovacco, autore Ing. Karel Hartl e Jindrich Jedlicka

Jack Russel Terrier

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Origine: Gran Bretagna. Classificazione F.C.I.: Gruppo 3 – terriers.

L’origine risale all’Inghilterra del 1795, e più precisamente Darthmout (Devon). Jack Russell trascorse la maggior parte della sua vita come pastore della parrocchia di Swymbridge. Cavaliere emerito e grande cacciatore si dedicò appassionatamene all’allevamento e alla selezione dei terrier. Selezionò un tipo di cane capace di correre con il “Foxhound” e di andare poi sotto terra per stanare le volpi o gli animali che vanivano cacciati. Le razze sviluppate furono due, una a gamba lunga (il Parson Jack Russell), e uno a gamba corta (il Jack Russell), che è stata riconosciuta sono recentemente.

Aspetto generale

Cane di piccola taglia. Ha un corpo elastico di lunghezza media. Questo terrier possiede una tonicità muscolare impressionante. Il suo corpo è nell’insieme più lungo che alto.

Carattere

Terrier da lavoro robusto e molto attivo. Canino agile e con molta personalità. Tipico terrier vivace, sveglio a ardente. Razza molto intelligente. Ardito e senza paura, amichevole ma con una tranquilla sicurezza. Adattassimo per vivere sempre in casa con la famiglia. Molto simpatico e giocherellone. Non deve essere assolutamente aggressivo: i soggetti mordaci sono solo il frutto di una cattiva selezione legata al fatto che la razza, appena riconosciuta, è diventata di gran moda.

Standard

Altezza: ideale 25-30 cm al garrese.

Tronco: di lunghezza media. Di buoni rapporti.
Testa e muso: di giusti rapporti e proporzioni. Muso pieno e mascelle forti. Cranio piuttosto largo e piatto.
Tartufo: di colore scuro.
Denti: ben sviluppati e corretti nel numero e nella chiusura.
Collo: robusto e proporzionato.
Orecchie: a bottone o cadenti; sono di buona tessitura e molto mobili.
Occhi: sono piccoli e di colore scuro, a forma di mandorla; dall’espressione piena di vivacità.
Arti: diritti e solidi.
Muscolatura: di eccellente sviluppo.
Coda: può cadere quando il cane è a riposo: in azione, deve essere drizzata. La caudectomia è facoltativa e, quando la coda viene accorciata, l’estremità deve essere all’altezza delle orecchie.
Pelo: può essere liscio, ruvido oppure “fil di ferro”. Deve essere resistente alle intemperie.
Colori ammessi: il bianco deve essere sempre predominante, con macchie nere o focate. Le macchie focate devono andare dal fulvo più chiaro al fulvo al fulvo più intenso (color castagna).
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, movimento scorretto, retrotreno difettoso, monorchidismo, criptorchidismo, carattere aggressivo o timido, masse muscolari poco sviluppate, coda portata male, orecchie portate male, colori non ammessi dallo standard, misure fuori standard, occhi chiari, arti non diritti.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it

Deutscher Kurzhaar

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Germania. Classificazione F.C.I.: Gruppo 7 – cani da ferma.

Sappiamo quasi per certo che la selezione del Cane da ferma tedesco a pelo corto (Deutscher Kurzhaariger Vorsterhhund – Deutscher Kurzhaar) inizia in Prussia nel XVII secolo, con esemplari di “Bracco Spagnolo”, del tipo pesante di Navarra, e di “Bracchi franco-italiani” di tipo più elegante. Comunque, sulle origini di questa particolare razza, come succede in molte razze, si sono espressi vari pareri. Vi è, per esempio, chi pensa alla discendenza dal vecchio “Bracco Belga”, oppure c’è anche chi sostiene l’ipotesi che la razza discenda dal “Bloodhound”, date alcune affinità morfologiche. Gli esperti, recentemente, hanno indicato anche la possibilità che sia stato introdotto del sangue “Pointer” in questa razza, ipotesi, per molti, da ritenere attendibile. Fin da subito il Club di razza invitò gli allevatori a mantenere come obbiettivo principale, quello di ottenere esemplari con grandi attitudini venatorie. Nel 1895 si organizzarono le prime prove di lavoro sul terreno riservate solo ai Kurzhaar, che negli anni, hanno avuto un ruolo determinante nella evoluzione morfofunzionale della razza. Tra i Kurzhaar di oggi è sicuramente il più diffuso nella sua madrepatria, ma è anche ai primi posti nelle classifiche europee.

Aspetto generale

Cane di media taglia, mesomorfo dolicocefalo. Classificato morfologicamente come tipo Braccoide. Il suo aspetto è quello di un cane distinto ed armonico. Le sue forme assicurano resistenza, forza e velocità. Il complesso delle linee esprime una grande nobiltà. La sua testa è asciutta, la coda è ben portata, la sua pelle è tesa ed il suo pelo è brillante. È una razza costruita molto bene. Tipica morfologia del cane da caccia.

Carattere

E’ considerato molto veloce, con cerca abbastanza ampia. È una razza dalle grandi qualità estetiche e funzionali. È un cane che esige di essere mantenuto in buona forma per rendere il meglio di sé in ambito venatorio. La razza dimostra una padronanza olfattiva redditizia. È stato definito da molti appassionati, un buon atleta. È una razza che si affeziona in modo esemplare al suo padrone, che aiuta nella caccia dando il meglio di sé. Si adatta molto bene ad ogni tipo di terreno e ad ogni tipo di condizione climatica. Non trova nessuna difficoltà con i climi rigidi. È ben disposto verso l’educazione e l’addestramento, essendo molto intelligente.

Standard

Altezza:
– maschi tra i 62 ed i 66 cm
– femmine tra i 58 ed i 63 cm.

Tronco: nell’insieme il torace deve dare l’impressione di essere più profondo che largo, pur restando proporzionato alle altre parti del corpo. Il torace, in rapporto alla lunghezza del braccio, deve scendere fino al gomito. Le costole che costituiscono la cassa toracica sono convesse, e non piatte come nel “Levriere”, ma non sono mai a botte. Le costole posteriori devono essere ben discese. È importante che il dorso sia  sostenuto e non troppo lungo perché l’andatura risulti rapida e resistente. La groppa è larga ed elastica. L’addome è leggermente rilevato.
Testa e muso: asciutta, ben cesellata, né troppo leggera, né troppo pesante, proporzionata al tronco per potenza e lunghezza. Il cranio è sufficientemente largo, leggermente convesso, con solco mediano non troppo marcato. La canna nasale è leggermente montanina, più accentuata nel maschio. Le labbra non devono essere troppo discese. Il muso deve essere sufficientemente forte e lungo, per facilitare la presa della selvaggina ed un riporto corretto.
Tartufo: leggermente prominente, bruno. Narici ben aperte. Nei soggetti con mantello a fondo bianco è ammesso il color carne o maculato, ma non è desiderabile.
Denti: forti, completi nel numero. Chiusura a forbice.
Collo: di giuste dimensioni. Proporzionato al tronco e alla testa.
Orecchie: di lunghezza media, né troppo carnose, né troppo fini. Sono attaccate in alto e larghe alla radice. Coperte di pelo liscio. Tirate in avanti, devono arrivare almeno alla commessura labiale.
Occhi: di grandezza media, né sporgenti, né infossati. Le palpebre devono chiudere correttamente. Il miglior colore è il bruno scuro.
Arti: anteriori con braccia il più possibile lunghe. I gomiti sono molto arretrati, né chiusi, né deviati in fuori. Gli avambraccio sono dritti e abbastanza muscolosi, dotati di ossatura forte. Pasturali leggermente inclinati in avanti. Posteriore con bacino lungo, largo e spazioso. Coscia con attaccatura ampia, molto muscolosa. Tarso solido. Angolazione corretta. Piedi chiusi e compatti. Unghie forti, cuscinetti plantari solidi e duri.
Spalla: obliqua, asciutta e muscolosa. Le scapole sono ben piatte.
Andatura: rapido nei movimenti; buona esplosività muscolare.
Muscolatura: ben sviluppata in tutto il corpo.
Coda: attaccata alta, grossa alla base. Naturalmente di media lunghezza. Talvolta accorciata di circa 1/2.
Pelle: ben aderente al corpo senza formare mai pliche.
Pelo: corto e compatto, duro e secco al tatto. Sulle orecchie e sulla testa è più fine e più corto; sulla parte inferiore della coda è più lungo.
Colori ammessi: bruno senza macchie; bruno con un po’ di bianco o macchiettature sul petto e sugli arti; roano bruno scuro; roano bruno chiaro; bianco con testa bruna; nero con sfumature.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, retrotreno difettoso, misure fuori standard, movimento scorretto, mancanza di premolari, carattere pauroso e timido, ossatura fine e delicata, colori non ammessi, monorchidismo, criptorchidismo, testa troppo leggera, testa non cesellata,  cranio non convesso.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it

Labrador Retriever

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Gran Bretagna. Classificazione F.C.I.: Gruppo 8 – cani da riporto.

L’origine del Labrador Retriever ha molto in comune con il “Terranova”, per cui è molto difficile scindere le due forme originarie. In molte scritture dell’Ottocento vengono usati senza distinzione i termini “Terranova” e “Labrador”, che si riferivano ai cani da acqua da acqua delle coste canadesi. Il progenitore sembra essere stato identificato nel cosiddetto “Cane di St. John”, che sembrava essere una versione ridotta del “Terranova” sviluppatosi in Canada contemporaneamente ad essa. Alla sua creazione pare abbia avuto il suo ruolo anche il “Cao de castro laboreiro”. Successivamente la razza si è molto diffusa in Gran Bretagna, dove è stata selezionata, fino ad ottenere la paternità. Razza notevolmente pubblicizzata in TV da molti spot pubblicitari e programmi.

Aspetto generale

Cane di media taglia; molto forte e robusto. Molto tonico e muscoloso. Cane molto elegante e distinto. Possiede un pelo lucido e molto soffice. Uno dei cani più conosciuto al mondo.

Carattere

E’ un cane tra i più simpatici, giocherelloni e allegri del mondo. Pur essendo un ottimo lavoratore, in realtà pensa sempre e solo a divertirsi. Ormai questa razza è più considerata come un cane da compagnia che un cane da riporto. È sicurissimo con i bambini. Come ogni Retriever è un lavoratore veramente instancabile. Un soggetto di questa razza teoricamente può vivere anche in appartamento. Da adulto è un cane abbastanza tranquillo. Da cucciolo non deve fare molto esercizio fisico; una volta cresciuto diventa un cane molto resistente.

Labrador Retriever Labrador Retriever (foto www.agraria.org)

Labrador Retriever Labrador Retriever (foto www.agraria.org)

Standard

Altezza:
– maschi ideale tra i 56 ed i 57 cm
– femmine ideale tra i 54 ed i 56 cm.
Peso: da 25 a 34 kg.

Tronco: torace ampio e ben disceso, con costole ben arcuate “a botte”. La linea dorsale deve essere pari dal garrese alla groppa.
Testa e muso: deve essere proporzionata alle dimensioni del corpo, ben modellata, asciutta, con guance poco carnose. Il cranio è largo, con stop ben definito.
Tartufo: ampio, il colore è in relazione al mantello.
Denti: la dentatura deve presentarsi ben sviluppata, completa e perfettamente corretta. I denti devono essere più bianchi possibile. Non si ammettono deficienze.
Collo: ben robusto e ben portato.
Orecchie: non devono essere né larghe né pesanti: sono portate pendenti vicino alla testa e attaccate un po’ arretrate.
Occhi: sono di colore marrone o nocciola scuro, di media grandezza; hanno espressione buona e intelligente.
Arti: devono avere una buona struttura ossea ed essere perfettamente diritti.
Spalla: ben angolata.
Muscolatura: di buono sviluppo.
Coda: è una caratteristica della razza. Molto grossa alla base, si assottiglia verso l’estremità. Non presenta frange ma è ricoperta di pelo corto, fitto e folto, che le dà aspetto di coda “da lontra”.
Pelo: folto, corto, senza frange, piuttosto duro al tatto. Il sottopelo è folto e resistente alle intemperie.
Colori ammessi: i soli colori sono nero, giallo o marrone (chocolate).
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, colori del mantello non ammessi dallo standard, monorchidismo, criptorchidismo, dentatura difettosa, andatura scorretta, mancanza di premolari, muscolatura insufficiente, arti non diritti, occhio chiari, tartufo depigmentato, petto concavo, spalla poco angolata, piedi troppo piccoli, cranio rotondo, stop poco definito.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it

Mastino dei Pirenei

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Origine, classificazione e cenni storici Origine: Spagna. Classificazione F.C.I.: Gruppo 2 – cani di tipo pinscher, schnauzer, molossoidi e bovari svizzeri.
Come tutti i molossi, anche il Mastino dei Pirenei (Mastìn del Perineo – Matin des Pyrénées) deriva da cani asiatici giunti in Europa diversi secoli fa. In particolare, deriva dai molossi giunti nella zona sud-occidentale d’Europa. Lo Standard di razza venne approvato solo nel 1946; prima di allora la razza era stata completamente ignorata dalla cinofilia ufficiale. Questo cane veniva comunque impiegato da secoli per difendere le greggi dagli attacchi di lupi ed anche orsi. È una razza ancora in fase di ricostruzione e non è ancora molto diffusa in esposizione, su consiglio dello stesso club spagnolo, perché si attende una produzione media più omogenea. In Italia ci sono dei soggetti di ottimo livello.

Aspetto generale

Cane di grande taglia, brachicefalo e mesomorfo. È un cane ben proporzionato, possente e muscoloso. Questo cane nonostante la mole, non deve essere pesante né flaccido.

Carattere

Oggi è considerato un validissimo guardiano della casa, in passato era considerato un validissimo guardiano delle greggi. Questo grande cane non è mai inutilmente aggressivo ma può diventare davvero temibile se decide di attaccare. Cane molto rustico e consapevole della sua forza. Con i bambini è molto dolce e tollerante, anche se può creare loro, senza volere, problemi per la sua mole e la sua voglia di dimostrare affetto. È molto robusto in età adulta, ma deve essere molto seguito durante la crescita. Come tutti i grandi cani, non è molto longevo. La sua collocazione ideale è il giardino. Necessita sempre di periodici contatti con il proprio padrone.

Mastino dei Pirenei Yoni Bi Gud de la Tajadera del Tio Roy, maschio di Mastino dei Pirenei (foto www.murtois.com)

Mastino dei Pirenei Murtoi’s Elliot, maschio di Mastino dei Pirenei (foto www.murtois.com)

Mastino dei Pirenei Murtoi’s Quesita, cucciola di due mesi di Mastino dei Pirenei (foto www.murtois.com)

Standard

Altezza:
– maschi limite minimo 77 cm
– femmine limite minimo 72 cm.
(Non esiste un limite massimo, perché sono preferiti i soggetti più grandi possibile).
Peso: varia da 45 a 70 kg.

Tronco: molto robusto e ben proporzionato. Molto muscoloso.
Testa e muso: la testa è grande, forte e moderatamente lunga, con rapporto cranio-muso di 5:4.
Tartufo: il tartufo è sempre di colore nero e piuttosto ampio.
Denti: la dentatura è completa e corretta. Mascelle molto forti.
Collo: robusto e forte.
Orecchie: di grandezza media e di forma triangolare; portate pendenti e piatte.
Occhi: sono piccoli, a mandorla, di colore nocciola preferibilmente scuro.
Arti: arti imperfetto appiombo, forti e molto muscolosi.
Spalla: ben inserita e con buona angolazione.
Muscolatura: di eccellente sviluppo.
Coda: è forte, flessibile, grossa alla base; la coda arriva fino al garretto.
Pelo: folto e abbastanza lungo (la media ideale va dai 6 ai 9 cm); più lungo sulle spalle, sul collo e sotto il ventre. Deve essere ruvido ma non lanoso.
Colori ammessi: quello di base è il bianco, con maschera ben definita; eventualmente si possono avere sul corpo macchie dello stesso colore della maschera, di forma irregolare ma nitide. I colori preferiti per maschera e macchie sono: grigio medio, fulvo dorato intenso, bruno, nero, grigio argento. Sempre bianche la punta della coda e l’estremità degli arti.
Difetti più ricorrenti: prognatismo, enognatismo, monorchidismo, criptorchidismo, atipicità, movimento scorretto, retrotreno difettoso, occhio chiaro, pelo poco folto o corto, colori non ammessi dallo standard, misure fuori standard, muscolatura insufficiente, tartufo depigmentato, dorso insellato, piedi piccoli, punte delle zampe di colore diverso dal bianco, carattere aggressivo, carattere timido o pauroso.

a cura di Vinattieri Federico – www.difossombrone.it