La decisione di “deportare” gli scoiattoli grigi di Nervi continua a fare discutere.
Questi simpatici animaletti, inseriti tra le 100 specie più pericolose del pianeta per la capacità di espandersi a danno delle altre e in particolare dei loro cugini rossi, minacciano la biodiversità e gli equilibri degli ecosistemi a cui sono estranei.
Tuttavia sono in molti a chiedersi che male possono fare quelli che da anni vivono nei giardini sul lungomare e che ormai per i cittadini del capoluogo ligure sono parte integrante delle passeggiate al sole.
Chi è in grado di rispondere a questo interrogativo meglio di un genovese doc, prestato all’Australia per conseguire il Ph.D all’ARC Centre of Excellence for Environmental Decisions, presso la School of Botany, dell’università di Melbourne? Ecco l’articolo di Stefano Canessa, pubblicato sul suo blog, scritto sotto forma di domande e risposte per spiegare ai suoi concittadini e a tutti gli scettici che non esiste altra soluzione.
Cos’hanno fatto di male gli scoiattoli di Nervi?
Lo scoiattolo grigio e’ una specie americana, non presente naturalmente in Europa. In Europa e’ stato introdotto in Italia e in Inghilterra nel XX secolo: in Italia le introduzioni sono avvenute in Piemonte nel 1948 e 1994 e a Nervi (GE) nel 1966.
In Inghilterra lo scoiattolo grigio si e’ diffuso nella maggior parte del paese e i tentativi di eradicarlo (eliminare le sue popolazioni) sono falliti.
Da allora, sono stati osservati e documentati al di la’ di ogni possibile dubbio questi effetti:
Lo scoiattolo grigio compete con quello rosso (la specie originaria dell’Europa) e poco a poco lo rimpiazza. Questo avviene perche’ si appropria delle risorse disponibili, è più aggressivo, ha meno predatori e anche perché lo scoiattolo grigio è portatore di un virus che uccide lo scoiattolo rosso.
Nelle zone dove lo scoiattolo grigio non viene tenuto sotto controllo, caccia e uccide uova e nidiacei di molte specie di uccelli boschivi, causandone una drastica diminuzione. Quello rosso non causa questi problemi.
Lo scoiattolo grigio scorteccia e danneggia molte specie di alberi (faggi, querce, abeti), danneggiando sia le specie che vivono nelle foreste sia la qualità e il valore del legname a scopo commerciale.
In conclusione, lo scoiattolo grigio è chiaramente dannoso sia per molte altre specie animali, sia per interi ecosistemi, e puù causare anche danni puramente economici.
E’ stato dimostrato che in Inghiltera i soli danni causati dallo scoiattolo grigio all’industria del legname ammontano a circa 10 milioni di sterline, senza neanche calcolare i danni alle altre specie e al valore estetico e culturale dei boschi danneggiati.
Il problema fondamentale è che lo scoiattolo grigio è un animale con una “personalita’”, per cui diventa difficile vederlo come una minaccia.
Eppure questo rappresenta: una malattia.
Provate per un momento a vederlo come un batterio, un microbo: anche queste sono specie viventi, e proprio come lo scoiattolo grigio, hanno la capacità di diffondersi, passare da un “malato” a un altro (boschi) e causare danni fino ad uccidere il malato.
Ma qualcuno sarebbe disposto a difendere il parassita che causa la malaria, perfino nelle sue zone d’origine? E pensate se qualcuno provasse di proposito a creare una zona malarica in Italia, non vorremmo forse liberarcene prima possibile?
Alla fine, questo è quello che abbiamo fatto: creare un serbatoio di una malattia che puo’ creare danni certi. E’ logico cercare di riparare al danno fatto, soprattutto visto che chi ne risentirebbe non saremmo noi, almeno nel breve periodo, ma altre specie indifese.
A Nervi gli scoiattoli sono isolati e non fanno male a nessuno.
Come qualunque malattia (ciò che di fatto sono, anche se hanno un musetto simpatico) il pericolo sta nell’avere un serbatoio di infezione. Esistono studi molto accurati che mostrano come, se questi animali dovessero sfuggire dai parchi di Nervi e diffondersi altrove, si espanderebbero presto a grande velocita’, fino ad occupare nel giro di pochi anni gran parte del Nord Italia, dove causerebbero tutti i danni descritti sopra.
L’esperienza inglese con gli scoiattoli, e quella nel resto del mondo con decine e decine di altri casi simili, dimostra che e’ impossibile escludere che questi animali si possano diffondere al di fuori dei parchi di Nervi.
A quel punto qualunque azione diventerebbe impossibile: al contrario, agire mentre sono ancora circoscritti nel parco ha notevoli probabilita’ di riuscire completamente (come se il parco rappresentasse una specie di “quarantena” da cui eliminare l’infezione poco a poco).
Non si possono usare altri sistemi?
Non sono coinvolto in alcun modo nel programma di eradicazione e quindi posso solo fare delle ipotesi, che non riflettono necessariamente le argomentazioni dei responsabili ma solo il mio punto di vista professionale.
Bisogna come minimo assicurarsi che non possano riprodursi: semplicemente spostarli non risolverebbe nulla e anzi creerebbe ancora piu’ rischi.
Sterilizzarli e rimetterli dove sono renderebbe molto difficile capire quali sono stati gia’ sterilizzati (non e’ pensabile che vengano catturati tutti in una volta sola) e finirebbe per creare confusione e aumentare i costi riducendo l’efficienza del programma.
Reintrodurli nelle loro zone d’origine: ovviamente questa sarebbe una soluzione estremamente costosa, visto che questi animali vengono dal Nord America e anche solo il traferimento richiederebbe una serie infinita di controlli, permessi, procedure, per non parlare del biglietto aereo. Inoltre questi animali sono nati e cresciuti a Nervi, a contatto con il nostro ambiente, che e’ molto diverso da quello americano. Riportandoli laggiu’, non c’e’ modo di sapere se porteranno con se’ malattie o parassiti potenzialmente dannosi: in concreto, dubito che in America li rivogliano indietro.
Non e’ assurdo dire di voler fare “conservazione” e uccidere degli animali?
Per capire le ragioni dei conservazionisti, bisogna allargare la propria visione. Lo scoiattolo grigio vive e prospera nel suo ambiente originario: eliminare gli esemplari in Italia non causerà alcun danno alla specie che non si estinguerà certo per questo.
Viceversa, se non vengono eliminati c’e’ il concreto rischio che lo scoiattolo rosso vada incontro all’estinzione totale, mentre se si riuscisse almeno a tenere sotto controllo i grigi, potrebbe sopravvivere almeno in parte.
Quindi: eliminando i grigi, 2 specie – non eliminando i grigi, 1 specie.
Il vantaggio per l’ambiente nel suo complesso è evidente, se solo ci si sforza di considerare il quadro generale. E tutto questo senza considerare le specie di uccelli che potrebbero andare perdute in seguito all’espansione del grigio in Europa.
In pratica, eliminare gli scoiattoli grigi rappresentebbe un “massacro” di pochi esemplari – non eliminarli rappresenterebbe un “massacro” di un’intera specie, piu’ notevoli quantita’ di altre. Il fatto che questo avverrebbe lontano dai nostri occhi, anzichè nei giardinetti sotto casa, non lo rende meno drammatico e cruento.
Se lo scoiattolo grigio e’ piu’ resistente di quello rosso, non sarebbe piu’ giusto lasciare che la natura faccia il suo corso?
Il problema è che il corso della natura è stato alterato all’origine. In condizioni naturali, lo scoiattolo grigio non sarebbe mai giunto in Europa, o vi sarebbe arrivato (chissà) nel corso di milioni di anni, dando la possibilita’ ad altre specie di adattarsi.
Invece l’introduzione è stata effettuata dall’uomo e volontariamente, mettendo a rischio altre specie del tutto incolpevoli.
Il valore della diversità è proprio questo, avere piu’ specie ciascuna nel contesto che le compete: uno scoiattolo in America e uno in Europa, ciascuno con la sua storia e il suo valore, il suo ruolo nell’ecosistema.
Per consentire che la natura faccia il suo corso, è giusto riparare un danno che abbiamo fatto: il metodo scelto per la rimozione degli scoiattoli grigi è il piu’ efficace nel garantire che non vi siano effetti collaterali.
Perchè questa ossessione con le specie “alloctone”? Non sono comunque animali?
Un ecosistema è tanto più resistente e capace di adattarsi ai cambiamenti quanto più è “diverso” al suo interno, nel senso che ha più specie, alcune delle quali possono evolversi mentre altre spariranno.
Nel “corso della natura”, i cambiamenti, le estinzioni e le evoluzioni di nuove specie sono processi che impiegano milioni di anni: quando l’uomo elimina aree naturali intatte, o introduce specie esotiche, il cambiamento è immediato. Molte specie non hanno la possibilità di reagire e spariscono rapidamente. Il risultato è una perdita netta: dove prima c’era una varietà di forme e colori, adesso ce n’è solo uno, o nessuno.
Nel mondo, la sparizione di specie animali e vegetali ha raggiunto un ritmo senza precedenti: tutti gli studi compiuti fino ad oggi indicano come prima causa la distruzione degli habitat causata dall’uomo. Al secondo posto si trovano proprio le specie “alloctone”: in tutto il mondo i danni che queste causano sono spaventosi e solitamente irreparabili.
In questo senso, introdurre specie che non dovrebbero trovarsi in un certo ambiente è proprio come versare dei liquami inquinanti o abbattere delle foreste. Quando vogliamo disfarci delle tartarughine che sono cresciute troppo e le rilasciamo nel laghetto dietro casa, stiamo volontariamente condannando altre specie al declino e all’estinzione.
Nei paesi dove questo processo è chiaro, come l’Australia, non troverete nessuno disposto a difendere le specie alloctone: tutti sanno che permettere ad una volpe (animale che personalmente adoro) di sopravvivere significa condannare a morte migliaia di altri piccoli mammiferi, uccelli e altra fauna.
I governi hanno ben chiari i danni che questi invasori possono arrecare, sia in termini di biodiversità che economici, esistono accurati programmi di controllo e se possibile di eradicazione, e le comunità sostengono e partecipano attivamente a tali programmi, perché sanno di aggiungere valore all’ambiente, e non toglierlo.
E allora?
Cosa puo’ insegnarci la storia dello scoiattolo grigio?
Personalmente credo ci indichi come gli animali non sono a nostra disposizione per giocare, tenendoli in casa e poi rilasciarli dove ci pare quando ce ne stufiamo.
Credo ci dica anche che abbiamo grosse responsabilità nei confronti dell’ambiente, perché possiamo creare danni mostruosi anche senza volere: fortunatamente abbiamo la capacita’ di imparare e correggere i nostri errori.
Infine, che la difesa dell’ambiente non può essere egoistica (evitare sensi di colpa o voler a tutti i costi vedere gli scoiattoli nel parco di Nervi) ma deve necessariamente cercare di vedere il quadro generale delle cose, perché è quello in cui ci troviamo anche noi.
Stefano Canessa