Per la guerra libica
Sardimastini di gran possa, voci
Nell’ombra formidabili, mastini
Di quel buon sangueantico , che gli atroci
Padri aizzaron contro i legionari:
Alani d’Orzulè, barbaricini
Doghi cogitabondi sanguinari:
Cani di Fonni , vigili sui monti
Deserti> al passo dei rapinatori :
Pugnacerazza implacabile, pronti
Sempre all’assalto…
Sebastiano Satta 1912
Storia
La Sardegna è una terra di misteri e particolarità, il fatto di essere un’isola ha da sempre condizionato la nostra fauna, la nostra flora, il nostro popolo e tutti gli animali domestici che nel corso dei millenni abbiamo selezionato e adattato ai nostri bisogni e alle caratteristiche della nostra terra.
Dalla notte dei tempi abbiamo un cane che ci ha aiutato nelle funzioni più diverse, da guardiano dell’ovile e della proprietà, al recupero dei bovini allevati allo stato brado, alla caccia grossa al cinghiale e agli ungulati e uno estremamente specializzato nella caccia a vista, su cani de lèpuri o cane curridore, il levriero sardo.
Le origini sono misteriose ma è praticamente certo che il molosso sardo, su cani pertiatzu, chiamato anche dogo sardo e su cani de lèpuri, hanno origini molto remote.
Nel corso dei secoli li ritroviamo citati più volte; nel medio evo il dogo sardo veniva chiamato giàgaru, nome che tuttora esiste come derivato nel verbo sardo agiagarai, ovvero aizzare i cani. Ritroviamo il nome giàgaru in sa Carta de Logu, dove il suo furto veniva punito con una multa. In parecchi arazzi e stemmi di famiglia troviamo il levriero sardo.
Il dogo sardo è stato utilizzato contro il tentativo di invasione da parte dei francesi nel 1793, in quella che ancora oggi viene chiamata saBatalla de is Argiolas (ovvero la battaglia delle aie, località di Quartu), dove i molossi vennero aizzati nella notte contro i soldati francesi accampati fra le dune del Poetto, che, presi alla sprovvista, vennero letteralmente dilaniati dai cani sardi, che li fecero fuggire in mare disordinatamente. Nella stessa battaglia furono utilizzati levrieri sardi e i famosi “alani ogliastrini”, ovvero l’incrocio fra doghi sardi e levrieri.
Il dogo sardo lo ritroviamo nella guerra di Libia del 1912, arruolato in gran numero come ausiliario in battaglia; una celeberrima e chiarissima fotografia dell’epoca, dimostra, come gli esemplari fotografati in partenza dal porto di Cagliari alla volta della Libia, abbiano il pelo corto, fulvo o tigrato e caratteristiche molossoidi.
Il declino del molosso inizia con la Seconda Guerra Mondiale, con la depredazione degli esemplari più belli da parte dei soldati tedeschi in fuga. Dal dopoguerra il cambiamento graduale degli stili di vita e l’arrivo delle nuove razze considerate (erroneamente) “migliori” e le nuove malattie per le quali i nostri cani non avevano le adeguate difese, il cani pertiatzu venne messo da parte, relegandolo alla memoria degli anziani, che ancora si ricordano il valore di questa razza. Per il levriero sardo il declino comincia con la proibizione della caccia con i levrieri, riducendo il suo numero a pochi esemplari.
Riscoperta delle razze
In tutta Europa negli ultimi decenni c’è stata la riscoperta delle originalità locali, dalle lingue poco diffuse (lesser used languages), alle tradizioni, alle razze domestiche autoctone, alla storia.
Nemmeno la Sardegna è rimasta indenne e grazie all’impegno di studiosi di cinofilia e storia, mossi da una grande passione e molto coraggio, alla pubblicità data da importanti articoli scritti in riviste locali e alla pubblicazione del libro primo libro interamente dedicato alle razze canine sarde, “Canis Gherradoris” del dott. Roberto Balia, finalmente sia il dogo sardo che il levriero sardo stanno uscendo dall’oblio, dopo che qualcuno aveva frettolosamente dichiarato la loro estinzione.
I nostri cani invece erano li, non si erano estinti, magari trascurati e ridotti a pochi esemplari, ma ancora vivi; il paese dove senza ombra di dubbio c’è il maggior numero di molossi sardi di grande qualità è Gavoi, dove su cani pertiatzu viene chiamato su trìghinu, e viene allevato con molta cura; nuclei sparsi si possono trovare anche in Ogliastra, Barbagia, Nurra. I levrieri si possono ancora facilmente vedere nelle campagne di Ploaghe e Ozieri, ma qualche gruppetto anche nel nuorese.
Scheda cani pertiatzu – dogo sardo
Origine: Sardìngia/Sardegna (Italia)
Classificazione FCI: Razza non riconosciuta
Aspetto generale
Tipico molossoide leggero, testa quadrata e muso corto che a volte può essere anche a forma di tronco di cono, con presenza di masseteri ben sviluppati. Essendo una razza da lavoro la sua selezione è stata basata sull’utilità del cane, per questo oggi esiste una grande varietà fenotipica, però riconducibile sempre al molosso leggero.
Caratteristiche morfologiche
La taglia può variare molto da esemplare a esemplare e da linea a linea, ma mediamente è alto al garrese (che ricordiamo essere più basso della groppa) dai 55 cm ai 65 cm per 30-45 kg, ha il pelo corto (ma non raso o peggio ancora lucido come il boxer, mentre i cani con pelo arruffato o cinghialesco tradiscono incroci con il cane fonnese) fulvo in varie tonalità, frumentino (colore raro considerato molto tipico e antico), tigrato in varie tonalità, raro il nero e il grigio. I muscoli masseteri devono essere prominenti e la dentuatura a forbice o tenaglia. Brachicefalo, ha l’apofisi occipitale molto pronunciata.
Attitudini e carattere
Ottimo cane da guardia veniva e viene utilizzato nelle battute di caccia grossa come cane da presa. Eccellente come cane per recuperare i bovini semi-selvatici sardi, allevati allo stato brado in montagna.
Standard
Non esiste uno standard.
Progetto di recupero
Agli inizi del 2000 lo studioso esperto cinofilo Roberto Balia ha iniziato a scrivere i risultati di anni e anni di studi nelle nostre campagne alla ricerca del dogo sardo (ma non solo, anche il cane fonnese, il levriero sardo e il volpino sardo). Numerosi articoli di qualità sui maggiori quotidiani sardi hanno fatto rinascere l’interesse su questa razza e tanti esemplari sono stati messi a disposizione per iniziare una selezione seria ed accurata e per scongiurare il pericolo di meticciamento sempre in agguato, vista la presenza di boxer e pit bull. Il punto di svolta nel processo di recupero è stata la pubblicazione nel 2005 del libro “Canis Gherradoris”, sempre di Roberto Balia.
Ad oggi si può dire che la razza, benchè rara, non sia più in rischio di estinzione.
Scheda cani de lèpuri – levriero sardo
Origine: Sardìngia/Sardegna (Italia)
Classificazione FCI: Razza non riconosciuta
Aspetto generale
È un levriero rustico di media grandezza perfetto per la caccia, la dura selezione ha forgiato un cane eccezionale fisicamente e nella resistenza. Ha un fisico asciutto e muscoloso.
Caratteristiche morfologiche
L’altezza media al garrese va dai 60 cm ai 70 cm per 17-25 kg. Ha una testa piccola con muso lungo quasi il doppio della lunghezza del cranio, ha occhi grandi e naso prominente. Le orecchie possono essere a rosetta o completamente erette. La dentatura è solitamente impressionante con canini molto sviluppati (caratteristica comune anche alle altre razze sarde). Il pelo è raso o corto, morbido al tatto, e può essere color sabbia (molto comune e apprezzato), nero, pezzato, bianco, tigrato in varie tonalità e grigio.
Attitudini e carattere
Perfetto cane da caccia, ha un istinto predatorio sviluppatissimo. Benchè il carattere sia dolcissimo rimane riservato e molto indipendente per certi versi rimane selvatico.
Standard
Non esiste uno standard.
Situazione attuale
Il numero degli esemplari è davvero esiguo, si sta iniziando un disperato tentativo di recupero.
Pietro Perra
Pietro Perra è un appassionato cinofilo, impegnato già dalla metà degli anni novanta nella ricerca e studio delle razze canine sarde autoctone da una decina di anni possiede e alleva doghi sardi e levrieri sardi.