Il canarino è uno degli uccelli da compagnia più amati e diffusi al mondo. Originario delle Isole Canarie, delle Azzorre e di Madeira, il canarino domestico (Serinus canaria forma domestica) è stato selezionato per la sua straordinaria capacità di canto e la sua vivace colorazione. Ecco una guida completa su cosa sono i canarini e come allevarli al meglio.
Caratteristiche del Canarino
I canarini sono piccoli uccelli passeriformi che misurano circa 12-14 cm in lunghezza. Le loro caratteristiche principali includono:
Colorazione: I canarini domestici possono presentare una vasta gamma di colori, dal giallo brillante al rosso, bianco, verde e molte altre combinazioni.
Canto: I maschi sono noti per il loro melodioso canto, utilizzato per attrarre le femmine e marcare il territorio.
Longevità: Un canarino ben curato può vivere fino a 10-15 anni.
Ambiente Ideale
Per garantire il benessere del tuo canarino, è importante fornire un ambiente adeguato. Ecco alcuni suggerimenti:
Gabbia: La gabbia deve essere spaziosa, con una lunghezza minima di 60 cm per permettere all’uccello di volare. Assicurati che sia realizzata con materiali sicuri e facili da pulire.
Posatoi: Fornisci diversi posatoi di diametro variabile per prevenire problemi alle zampe.
Accessori: Aggiungi giocattoli e specchi per stimolare l’attività mentale e fisica del canarino.
Alimentazione
Una dieta equilibrata è fondamentale per la salute del canarino. La loro alimentazione deve includere:
Semi: Una miscela di semi di alta qualità è la base della loro dieta.
Verdure: Offri verdure fresche come spinaci, broccoli e carote.
Frutta: Piccole quantità di frutta come mela e pera sono ideali.
Integratori: Calcio e vitamine possono essere aggiunti per garantire un apporto nutrizionale completo.
Cura e Manutenzione
Igiene: Pulisci la gabbia regolarmente per prevenire malattie. Cambia l’acqua quotidianamente e rimuovi i resti di cibo.
Bagno: I canarini amano fare il bagno. Fornisci un piattino con acqua fresca per consentire loro di mantenere le piume pulite.
Controlli Veterinari: Porta il canarino dal veterinario per controlli regolari e se noti segni di malessere come letargia, piume arruffate o perdita di appetito.
Riproduzione
Se desideri allevare canarini, è importante creare le condizioni ottimali per la riproduzione:
Nido: Fornisci un nido appropriato e materiali come fibre di cocco o cotone.
Coppie: Metti insieme maschio e femmina durante la stagione riproduttiva, solitamente in primavera.
Alimentazione Speciale: Aumenta l’apporto di proteine e calcio per supportare la femmina durante la deposizione delle uova.
Educazione e Interazione
I canarini sono animali sociali che apprezzano l’interazione con i loro proprietari. Parla con il tuo canarino e offrigli stimoli vari. Anche se non sono uccelli da maneggiare frequentemente, possono godere della tua presenza e interazione quotidiana.
Conclusione
Allevare un canarino richiede attenzione e dedizione, ma i risultati possono essere estremamente gratificanti. Questi piccoli uccelli portano gioia con il loro canto melodioso e la loro vivace personalità. Con le giuste cure, un ambiente adeguato e una dieta equilibrata, il tuo canarino vivrà una vita lunga e felice.
Per ulteriori informazioni dettagliate sull’allevamento dei canarini, puoi consultare fonti specializzate come il sito Canarini.org e altri articoli dedicati all’ornitologia.
Sapevi che il cibo che dai al tuo cane può influenzare il suo comportamento e le sue emozioni? Ciò ha in parte a che fare con il suo naso. L’olfatto gioca un ruolo molto importante nel cervello del cane e quindi ha una grande influenza sul modo in cui vive il mondo. Imparando di più su come funziona esattamente il naso del tuo caro amico, capirai automaticamente di più sulle sue esperienze!
Il naso insomma
I cani usano il naso da mille a diecimila volte meglio degli umani. Il loro naso è costruito in modo tale da poter assorbire quante più molecole di odore possibile. Possono anche muovere il naso da sinistra a destra.
Centro olfattivo
Anche la superficie del naso dove vengono assorbite le molecole è molto più grande che nell’uomo; nell’uomo il peso totale di questo centro olfattivo è di 1,5 grammi e nei cani fino a 6 grammi. Inoltre, una parte molto ampia del cervello del cane è destinata all’analisi degli odori.
Nasi diversi
Così tanti cani diversi, così tanti nasi diversi. Ne esistono di tutte le forme e dimensioni! I cani con il muso grande e largo hanno una superficie olfattiva più ampia e più recettori degli odori rispetto ai cani con il muso piccolo e piatto. Ad esempio, un pastore tedesco ha circa 225 milioni di cellule olfattive, un bassotto 125 milioni e un segugio 300 milioni! In confronto, gli esseri umani ne hanno solo 5 milioni.
Distinguere gli odori
Sebbene i cani usino anche gli occhi e altri sensi, “vedono” il mondo principalmente attraverso il naso. Sono dei veri maestri nel riconoscere, identificare e distinguere tanti profumi diversi.
zuppa di piselli spezzati
Di solito percepiamo un odore nel suo insieme, mentre i cani, per così dire, analizzano questo odore e annusano ogni sorta di altre cose in esso. Un esempio: se senti odore di zuppa di piselli, senti odore di zuppa di piselli. Tuttavia, il tuo cane noterà tutti i diversi ingredienti in esso contenuti.
Narici
I cani percepiscono gli odori molto più attivamente degli esseri umani. Grazie alla particolare forma del loro naso e del loro cervello, assorbono gli odori dall’ambiente molto più velocemente. Poiché possono muovere le narici indipendentemente l’una dall’altra, possono anche determinare da quale direzione proviene l’odore.
Colla
Un cane ha il naso umido, tra le altre cose, perché può catturare più molecole di odore dall’aria. Proprio come un panno bagnato assorbe più polvere di un panno asciutto. Con il naso umido il cane sente più facilmente gli odori; l’umidità agisce come una sorta di colla. Si vedono spesso i cani leccarsi il naso con la lingua quando si sforzano di cogliere un certo odore.
Ricompensa con il cibo
I cani ottengono molte informazioni dagli odori. Di conseguenza, questi profumi hanno un effetto importante sulle loro emozioni e sul loro comportamento. Puoi anche usarlo nelle tue interazioni quotidiane con il tuo cane!
In questo modo puoi offrire cibo dall’odore gradevole come ricompensa mentre allevi e addestri il tuo cane.
Bella sensazione
Questo non ha molto a che fare con il gusto, perché le papille gustative del cane non sono sviluppate come le nostre. È soprattutto l’odore che motiva il cane e gli dà una sensazione piacevole. Il senso dell’olfatto è in diretto contatto con le aree cerebrali associate all’esperienza delle emozioni.
Memoria ed emozioni
Queste aree del cervello non solo collegano una determinata emozione a un evento, ma assicurano anche che questo collegamento venga immagazzinato nella memoria. Ecco perché alcuni profumi possono evocare all’improvviso una certa emozione o un ricordo!
Cibo per cani dall’odore gradevole
Premiando il cane con un bocconcino o un cibo dall’odore gradevole, nel suo cervello si crea un collegamento tra il buon ascolto e una bella sensazione. Un motivo in più per fornire al tuo cane cibo per cani dal profumo gradevole! Ad esempio, puoi insegnargli molto bene a sedersi ordinatamente e ad aspettare in silenzio mentre metti giù la ciotola. Sarà più che felice di farlo per te!
Nome scientifico accettato: Ursus arctos marsicanus (Altobello, 1921) (Si noti che non tutte le autorità lo riconoscono come sottospecie).
Descrizione: I maschi pesano fino a circa 220 kg e le femmine a circa 160 kg. I maschi sono lunghi circa due metri, le femmine più corte. Le orecchie sono orecchie corte arrotondate, la pelliccia di solito marrone scuro ma a volte un beige dorato.
Gamma: Un’area da 5.000 a 8.000 chilometri quadrati nei Monti Appennini in Italia, principalmente nel Parco Nazionale Abruzzo-Lazio-Molise e nell’area circostante. Il parco è stato creato nel 1923 specificamente per proteggere questi orsi.
Habitat: Elevazioni superiori a 800 metri e fino a 1700 metri, prevalentemente in aree boschive, miste, a foglia larga e conifere ma in particolare di faggio. Si trova anche nelle praterie e a basse altitudini nei boschi di querce e nei frutteti.
Stato: con solo circa 60 individui rimasti, questo orso è in pericolo critico. Elencato nel criterio D della valutazione europea dei mammiferi IUCN, nell’appendice CITES II, come in via di estinzione dalla Comunità europea e nella lista rossa del Fondo mondiale italiano per la fauna selvatica. Protetto dalla legge italiana.
Durata della vita: da circa 20 a 25 anni in natura, anche se la mortalità dei cuccioli è di circa il cinquanta per cento. In cattività gli orsi sono stati registrati come sopravvissuti per oltre 30 anni.
Cibo: la maggior parte della dieta dell’orso bruno marsicano è costituita da tuberi, radici, funghi, frutta e bacche. Mangiano anche insetti, miele, uova e carogne. A volte prendono anche mammiferi di piccole o medie dimensioni, tra cui pecore e bovini.
Comportamento: Principalmente notturno e, tranne durante l’accoppiamento e quando con i cuccioli, gli orsi sembrano essere solitari. L’aggiammiamento di solito avviene tra maggio e luglio. In genere gli orsi trascorreranno i mesi invernali in una cavità rocciosa o scaveranno una tana. La gestazione è normalmente di circa sei mesi con la nascita nella tana a dicembre o gennaio, tipicamente di gemelli. I cuccioli rimangono con la madre per due o tre anni durante i quali non rimarrà più incinta. Le femmine sono sessualmente mature a circa tre anni di età.
Minacce: Storicamente la perdita e la frammentazione dell’habitat, ma la singola minaccia più grande ora deriva dalla mortalità indotta dall’uomo con gli orsi visti come una minaccia dagli abitanti locali sia per se stessi che per il loro bestiame.
Salviamo l’Orso è un’associazione di volontari che lavorano per salvare l’orso bruno marziano dall’estinzione; ha bisogno e merita il vostro sostegno.
Qui troverai alcuni consigli utili su cosa fare in caso di contatto con un orso.
Gli orsi di solito evitano il contatto con gli esseri umani perché li percepiscono come un pericolo. Tuttavia, se stai visitando un’area in cui sono nativi, è importante sapere cosa fare in caso di incontro.
Buono a sapersi:
Gli orsi non considerano gli umani come potenziali prede, ma li temono e mantengono le distanze.
Gli orsi attaccano solo quando vengono sorpresi o provocati.
Le femmine di orsi con cuccioli hanno un forte istinto protettivo.
Per evitare un incontro con un orso, è importante farsi notare (applaudere, cantare, fischiare, ecc.) e rimanere sulla strada.
Tieni il tuo cane al guinzaglio. Altrimenti c’è il rischio che si avvicini, disturbi o attacchi un orso e, se torna da te, lo porti da te.
Se vedi un orso, non disturbare o avvicinarti.
Non dare mai da mangiare a un orso, anche se sembra calmo.
Stai lontano da un orso che sta mangiando.
Non avvicinare o entrare in una tana di orsi.
Non lasciare rifiuti alimentari nella foresta.
Regole di condotta:
La cosa più importante in un incontro con un orso è rimanere calmi.
Se vedi un orso in lontananza, torna indietro nel modo in cui sei venuto in modo che l’orso abbia spazio per continuare sulla sua strada. Importante: non scappare!
È possibile che l’orso stia sulle zampe posteriori o si avvicini senza vederti, poiché gli orsi non hanno una buona vista e potrebbero non notare la presenza di esseri umani. In questo caso, segnala la tua presenza parlando dolcemente in modo che l’orso possa percepirti senza percepirti come un pericolo. L’orso probabilmente si ritirerà immediatamente.
Se ti avvicini a un orso (anche se è una madre con i cuccioli), fermati, stai calmo e allontanati lentamente, senza movimenti improvvisi e senza urlare.
Non lanciare pietre o altri oggetti verso l’orso.
Se l’orso ti attacca, non reagire, stai calmo o sdraiati lentamente con la faccia verso il basso. L’orso probabilmente rimarrà vicino a te senza contatto fisico.
È difficile sapere se si tratta di un attacco falso o meno. Fingersi morto prima del contatto dà all’orso la sensazione che non sei un pericolo. Sdraiati a terra, intraccia le dita nella parte posteriore del collo e scherma la testa con le braccia. Cerca di rimanere fermo fino a quando l’orso non ferma l’attacco e si allontana. Non correre, gridare o cercare di colpire l’animale. Se indossi uno zaino, può essere utile per proteggerti.
Gli orsi sono ottimi scalatori e possono correre fino a 50 km/h. Quindi non cercare di sfuggire a un orso arrampicati su un albero o scappando a meno che tu non possa raggiungere un posto sicuro (ad esempio la tua auto) a breve distanza.
Nella Provincia Autonoma di Trento, da molti anni è in funzione un numero di telefono 24 ore su 24, attraverso il quale è possibile segnalare la presenza di orsi al fine di ottenere informazioni e aiuto o di segnalare emergenze legate ai grandi carnivori. Il numero è anche collegato al numero di emergenza generale 112.
Numero di emergenza per grandi carnivori: +39 335 7705966 (attivo 24h)
Puoi portarli gratuitamente a bordo con te su Italo treni in un trasportino e tenerli accanto durante tutta la durata del viaggio.
Gli animali dovranno essere contenuti all’interno del trasportino per tutta la durata del viaggio. È consentito il trasporto di un solo trasportino per passeggero.
Possono viaggiare anche furetti, uccelli, ricci domestici, cani di piccola e piccolissima taglia.
Se il tuo cane è di taglia media o grande oppure se non vuoi farlo viaggiare in un trasportino puoi selezionare l’opzione “Cane” dal motore di ricerca treni e acquistare il servizio ad un prezzo conveniente insieme al tuo biglietto.
Potrai così tenerlo comodamente accanto a te durante il viaggio in uno spazio dedicato.
Il servizio è disponibile in ambiente Smart e Prima e con tutte le tariffe Italo.
Il servizio è acquistabile sul sito Italo, su App Italo treno, in stazione presso le Biglietterie Italo o chiamando al Pronto Italo 060708.
Puoi viaggiare con il tuo cane accanto tenuto al guinzaglio e con museruola da tenere obbligatoriamente durante le fasi di salita e discesa dal treno.
Domina il suo ambiente, si mimetizza e comunica con i suoi simili grazie agli gli ultrasuoni: per questo non riusciamo ad avere le prove della sua esistenza.
Il Bigfoot è reale e vive tra noi. Gli irriducibili, entusiasti sostenitori dell’esistenza di questo nostro potenziale lontano parente, disceso da un ramo collaterale dell’evoluzione umana, si sono dati appuntamento lo scorso week end ad Ocean Shores, una località dello Stato di Washington affacciata sull’Oceano Pacifico, per l’annuale “Sasquatch Summit”.
Tra i relatori del convegno, c’era anche Jeff Meldrum, antropologo, grande conoscitore dell’anatomia dei primati e docente dell’Università di Stato dell’Idaho. È autore del libro Sasquach: Legend Meets Science (Sasquatch: La leggenda incontra la scienza), nel quale- citando anche il lavoro di esperti in vari campi di competenza- mostra le possibili prove a sostegno dell’ipotesi comunemente respinta, a priori, dagli accademici. Ma dal suo punto di vista- quello comunque di un ricercatore con tutte le credenziali in regola- nulla impedisce che nelle foreste del Nord America possa vivere un tipo di ominide ancora sconosciuto.
Opinione condivisa da un altro ospite illustre del summit, il dottor Matthew Johnson. Di professione psicologo, ma anche protagonista- mentre faceva un’escursione nell’Oregon Caves National Monument Park insieme alla famiglia- di un incontro ravvicinato con un Bigfoot che gli ha fatto radicalmente cambiare idea su queste leggendarie creature. Da quel giorno – il 1° luglio del 2000- è diventato un convinto sostenitore non solo della loro esistenza, ma anche dell’opera di copertura da parte del Governo.
“Due giorni dopo, sul luogo dell’avvistamento, un ranger del parco ci mostrò le tracce di un grosso animale. “Non sono di un orso” ammise “ma di uno Sasquatch”. Poi subito specificò: “Sappiate che l’amministrazione del parco ha una sua politica in merito e non intende prendere posizione con i media riguardo i ritrovamenti di tracce di Sasquatch dentro i nostri confini”.
“Ma come potrebbe aver maturato una politica se non si fossero verificati altri precedenti avvistamenti che hanno costretto ad adottare una simile politica???”, si chiedeva polemicamente Johnson”.
Oggi, Dr. J – come viene soprannominato- è ritenuto uno dei testimoni più affidabili in fatto di Bigfoot e partecipa ad ogni incontro pubblico per raccontare la sua personale esperienza. Come Johnny Manson, d.j. in una stazione radio di Aberdeen. Anche lui ha visto di persona una di queste creature misteriose ritenute dai più solo frutto della fantasia. All’epoca però aveva solo due anni. Ora che è padre di tre bambini, non ha smesso di cercare, con passione, a quell’essere metà uomo e metà scimmia.
Potrebbe essere un fossile vivente, erede di quel Gigantopiteco vissuto fino ad 1 milione di anni fa e poi estinto? Manson non ci crede. “Penso che appartenga ad una specie umana diversa dalla nostra”. Ma perché nessuno finora è stato in grado di dimostrarne l’esistenza al di là di ogni ragionevole dubbio? Con la tecnologia attuale, non dovrebbe essere difficile catturare immagini o suoni in qualsiasi angolo del mondo, anche nei più remoti angoli del pianeta, dove si dice che questi esseri abitino.
La spiegazione di Manson è sorprendente. “Perché dominano il loro ambiente. Si mimetizzano. Ed emettono degli ultrasuoni“. Emissioni che userebbero per comunicare gli uni con gli altri senza essere percepiti dall’orecchio umano ma anche per disturbare gli apparecchi elettronici. Impossibile? Sì. Ma lo è anche immaginare un animale in grado di fermare il proprio battito cardiaco, azzerare l’attività cerebrale e sopravvivere anche se il suo corpo è congelato. Eppure c’è una piccola rana selvatica (nome scientifico, Lithobates sylvaticus), diffusa nel nord America, in grado di farlo. Insomma, la natura può riservare molte sorprese.
Nelle foreste di Washington si nasconderebbero dunque molti Bigfoot. Forse un’intera comunità. È questo lo Stato americano con il più alto numero di segnalazioni: la Bigfoot Field Researchers Organization (BFRO) ne ha annoverati almeno 560 a partire dal 1967, anche se di strani individui pelosi, selvatici e di dimensioni notevoli già parlavano, nei secoli scorsi, i Nativi Americani. Vivrebbero dunque da sempre su quei monti coperti da fitti boschi che si estendono su gran parte del territorio.
Ne ha visto un esemplare anche Scott Taylor. Nel 2005 stava percorrendo a piedi la Wynoochee Valley con la fidanzata, quando notò lungo la strada una serie di pietre impilate una sopra l’altra. All’improvviso, li investì una puzza nauseabonda. E un istante dopo, apparve un essere massiccio, a poca distanza, che iniziò a emettere dei suoni vocalizzando la “u”. Un’esperienza che ha cambiato Taylor per sempre. Prima non era per niente interessato allo Sasquatch, adesso è in prima fila, nel BFRO, per investigare su questo mistero.
Sabrina Pieragostini
fonte: Panorama.it
A tal proposito vi suggerisco vivamente di vedere il video di seguito.
In poche parole, la trippa verde per cani è un superalimento. La trippa è lo stomaco di un animale erbivoro ricco di sostanze nutritive, in commercio troviamo la trippa verde di agnello o trippa verde di manzo.
Questi animali sono ruminanti con uno stomaco composto da quattro camere. Le quattro camere di tale stomaco sono conosciute come rumine, reticolo, omaso e abomaso. Il cibo che l’animale mangia (es. erba, fieno) viene ingerito non masticato e passa nel rumine e nel reticolo dove viene poi rigurgitato, masticato e mescolato con la saliva. Viene nuovamente ingerito e quindi passato attraverso il reticolo e l’omaso nell’abomaso, dove viene ulteriormente scomposto dai succhi gastrici, dagli amminoacidi e da altri enzimi digestivi. Buonissimo!
Allora come può qualcosa di così disgustoso, essere così buono? Questi stessi succhi gastrici ed enzimi non solo aiutano l’animale nella digestione, ma aiutano anche il cane a digerire e utilizzare efficacemente il suo cibo. Gli aminoacidi sono necessari per lo sviluppo muscolare e, gli altri succhi gastrici, credo, siano i migliori detergenti per i loro denti!
Nella trippa verde è stata scoperta la presenza di batteri dell’acido lattico. I batteri dell’acido lattico, noti anche come Lactobacillus Acidophilus, sono i batteri intestinali buoni. È l’ingrediente principale dei probiotici.
Infine, a causa della sua consistenza gommosa, servirlo in grossi pezzi aiuta anche il cane a rafforzare i muscoli della mascella e ha un ulteriore vantaggio come forma di filo interdentale canino.
Il”verde” davanti significa semplicemente che non è sbiancata o lavorata in alcun modo. Se è essiccata è di colore scuro, se in scatola è pittosto chiara.
Che sapore ha?
Nel mondo umano sembra uno scherzo crudele che così tanto di ciò che ha un sapore delizioso sia così dannoso per la nostra salute, ma la trippa verde capovolge tutto questo.
Quando si tratta dei nostri amici cani, la trippa verde è ciò che vorremmo che le ciambelle fossero per gli umani. Come le ciambelle, la trippa verde per cani ha un sapore super delizioso, ma a differenza delle ciambelle è anche super ricca di valori nutrizionali.
Quali sono i vantaggi della trippa verde per cani?
Stiamo parlando di acidi grassi essenziali omega 3 e 6, enzimi digestivi e proteine. La trippa verde per cani è particolarmente buona se il tuo cane adulto ha problemi intestinali ma anche per il tuo cucciolo trarrà enormi benefici da tutta questa bontà naturale perché la trippa verde:
Rinforza il sistema immunitario
Aiuta a costruire muscoli sani
Supporta pelle e pelo sani
È ipoallergenica
Aiuta a lenire i disturbi gastrointestinali
Mantiene e supporta una sana digestione
Il cane adulto e i cuccioli si divertono tantissimo a sgranocchiarla.
È una lista piuttosto lunga e, onestamente, l’unica cosa negativa della trippa verde è l’odore…
Perché ha un cattivo odore?
All’olfatto dell’uomo risulta particolarmente puzzolente ma i cani la adorano!
Il motivo per cui la trippa verde ha un odore simile è a causa degli ingredienti – o dovremmo dire ingrediente perché l’unica cosa che c’è nella trippa verde Top Dog è la trippa verde (più un po’ d’acqua per la lavorazione nella trippa verde in scatola).
Questo è tutto. Nessun conservante, nessun prodotto chimico, solo un’alimentazione ottimale direttamente dal sacchetto e dalla lattina alla ciotola.
Da dove viene la trippa per cani Top Dog?
In Europa abbiamo la migliore trippa verde per cani che si possa desiderare. Super verificata e controllata. Non è sbiancata ed è minimamente lavorata per aiutare a massimizzare il valore nutrizionale. Tutto ciò si aggiunge al fatto che il tuo cane sta ottenendo il meglio del meglio.
La trippa verde va bene per il tuo cane?
Questa è una domanda importante che ogni proprietario di animale domestico dovrebbe porsi prima di scegliere un integratore per il proprio amico peloso. Il processo di selezione dei prodotti nutrizionali per il tuo cane può essere travolgente in quanto ci sono così tante variabili da cane a cane.
Ancora una volta, è qui che la trippa verde ha la meglio. Le integrazioni di trippa verde sono adatte a qualsiasi razza, età e taglia di cane. Oltre ad essere un efficace snack masticativo in forma essiccata, in scatola, può essere usata anche come attrattivo naturale per cani quando il cane non ha appetito mischiandola alle crocchette estruse oppure alle nostre pressate a freddo Top Dog.
Tenendo conto dei benefici per la salute, del gusto e della versatilità, è abbastanza chiaro che la trippa verde per cani si dimostra tra i migliori snack per cani per il proprio cane. Provala e vedrai la gioia negli occhi del tuo peloso!
Potrete trovare un vasto assortimanto di trippa verde sia essiccata che in scatola su questo sito oppure su www.topdogfood.it
Copyright Federico Lavanche, vietata la copia anche parziale di testi senza consenso scritto dell’autore.
Può rappresentare la concretizzazione di un sogno personale per chi ama davvero gli animali e si interessa al loro benessere. Ancor di più se si intende lavorare “da casa”.
E-commerce per Animali ok ma…quali prodotti potete vendere?
Se decidi di inserire nel tuo negozio anche la vendita di alimenti, mangimi e integratori per cani e gatti si dovranno possedere le abilitazioni necessarie ASL per una corretta conservazione dei prodotti quindi niente soffitte, camerette, sgabuzzini o cantine o garage. I locali dovranno essere idonei per la corretta conservazione dei prodotti e dovranno essere ispezionati dai veterinari dell’asl locale.
Per vendere fitofarmaci, saranno necessari ulteriori requisiti. Un iter più lungo e costi di avvio più alti verranno comunque ricompensati dalla possibilità di vendere prodotti altamente richiesti e che possono davvero incrementare la redditività del vostro negozio quali antiparassitari e medicinali senza necessità di prescrizione.
Per vendere fitofarmaci, dunque, sarà necessario ottenere l’abilitazione alla vendita e un attestato che dimostri l’idoneità dei locali per la loro conservazione. La licenza per questa particolare categoria di prodotti andrà rinnovata ogni 10 anni. I riferimenti normativi sono:
Il DPR 290/2001
La Circolare del Ministero della Sanità 15 del 30/04/1993
Il normale iter burocratico per aprire il tuo negozio online di animali o pet shop è:
Apertura Partita Iva compatibile con l’attività che desideriamo svolgere
Iscrizione al Registro delle Imprese
Comunicazione certificata di Inizio Attività al Comune
Apertura posizioni INPS ed INAIL
Autorizzazione dall’ASL della Certificazione Igienico Sanitaria ottenibile in seguito ad un controllo dei locali del negozio fisico o del magazzino se e-commerce;
Iscrizione all’UVAC se si importano direttamente snack per cani o gatti, alimenti umidi o secchi per cani o gatti o altri prodotti derivati dalla carne dall’estero (paesi comunitari); la mancata iscrizione comporta una multa da un minimo di 750 a un massimo di 4500 euro.
Ti servirà un sito su cui vendere i tuoi prodotti ma, ameno che tu non sia davvero bravo in questo settore nel gestire la piattaforma, i plugin o moduli, nel mantenerli costantemente aggiornati a livello di software e di informazioni, ti servirà una web agency che però avrà il suo costo.
La cozza verde, meglio conosciuta come cozza dalle labbra verdi della Nuova Zelanda, è uno dei mitili bivalve che vive esclusivamente nelle profondità dei mari della Nuova Zelanda.
Da qualche anno a questa parte questo mollusco è diventato famoso in tutto il mondo per la scoperta di alcune importanti proprietà.
Gli studiosi hanno scoperto che contiene una discreta quantità di glucosamina, che sono degli zuccheri necessari a mantenere in buona salute e a riparare le articolazioni nonché i nervi danneggiati dal passare del tempo o a seguito di un trauma.
Un’integratore naturale per cani che non dovrebbe mai mancare in una corretta dieta casalinga BARF
Integratori con glucosamminoglicani
La cozza verde per cani è un toccasana per le articolazioni, ma per avere effetto i glucosamminoglicani devono essere assunti in discrete quantità sintetizzate in appositi integratori alimentari. Le cozze verdi per cani, rappresentano un aiuto importante specie per cuccioli o cani con problemi a livello delle cartilagini del ginocchio, delle caviglie, dei gomiti, delle spalle per prevenire displasie dell’anca e dei conti nel cane. Il pregio riconosciuto all’estratto della cozza verde è anche quello di favorire la produzione di liquido sinoviale, una sostanza viscosa che è necessaria allo scorrimento dei nervi, in quanto svolge un’azione lubrificante. In tal modo si produce anche una maggiore quantità di collagene che ripara i tessuti interni.A questo si aggiunge un’attenuazione dei sintomi delle artriti e di chi ha subito un trauma alle ossa.
Cosa sono i glucosamminoglicani
I glucosamminoglicani, come accennato, sono degli zuccheri del tutto simili al glucosio necessari al buon funzionamento delle cartilagini, quindi delle articolazioni e dei nervi, attraverso la sintetizzazione dei condrociti.
I condrociti concorro a creare i filamenti, appunto i glucosamminoglicani, che vanno a formare la struttura portante del tessuto cartilagineo.
Gli zuccheri sono formati da innumerevoli molecole di glucosammina, che è la parte più piccola dei filamenti. Quando si hanno problemi alle articolazioni, sia a causa di incidenti che per usura, significa che non c’è un numero sufficiente di molecole e la formazione dei filamenti avviene in modo non adeguato ai consueti movimenti. Il reticolo che si riforma ha la capacità di essere nello stesso tempo resistente ed elastico, senza che il lavoro delle articolazioni provochi dolore o impedimenti.
I benefici della cozza verde
La riparazione delle cartilagini e dei nervi è, infatti, utile anche nei casi di usura e per alcune malattie delle ossa, che rendono difficoltosi i normali movimenti.
Si impedisce così di far assottigliare la cartilagine evitando che le estremità ossee possano toccarsi: per questo si verifica la tipica rigidità articolare dovuta a una riduzione del naturale scorrimento dei nervi.
Il nostro estratto di cozze dalle labbra verdi per cani è un prodotto naturale puro.
Il loro contenuto di glicosaminoglicani (composti a base di aminoacidi a catena lunga) è importante per la struttura del liquido sinoviale (liquido sinoviale, liquido sinoviale). I preparati a base di estratto di cozza dalle labbra verdi vengono utilizzati sui cani per disturbi, come artrite, artrite, MH, spondilite, reumatismo, osteoporosi, asma, problemi della pelle e infiammazione del tratto gastrointestinale.
Nei cani, viene promosso anche lo sviluppo della cartilagine articolare, lo sviluppo scheletrico ottimale e la stabilità del tessuto connettivo (legamenti e tendini).
Utilizzato come cura, porta ad un generale aumento della vitalità, aiuta a ridurre lo stress e contribuisce all’attivazione metabolica, altri usi sono indigestione e malattie della pelle e allergie.
Nel trattamento di condizioni dolorose come l’artrite, l’osteporosio o, ad esempio in cani e gatti, la MH, in particolare l’effetto antinfiammatorio e analgesico si concretizza senza effetti collaterali di farmaci come l’acido acetilsalicilico (ASA), il diclofenac o l’ibuprofene.
I nostri prodotti hanno una qualità alimentare con valori significativamente migliori rispetto ai tipi di mangime comunemente disponibili sul mercato.
TOPDOG è un’alimento naturale per cani pressato a freddo nuovo ed innovativo ma anche sano, pratico e genuino poichè è composto esclusivamente da materie prime di ottima qualità.
Utilizziamo come primo ingrediente, farina di carne disidratata proveniente dalla lavorazione della carne ad uso umano così come la frutta, la verdura, le uova e gli altri ingredienti che compongono il nostro alimento naturale per cani.
Su suggerimento dei nostri veterinari,stiamo passando tutte le nostre varietà ad Alimento Completo per Cani per GARANTIRE ai nostri clienti che le nostre crocchette offrano TUTTO ciò che serve al metabolismo del cane.
Ma perchè TOPDOG si differenzia dalla classica crocchetta estrusa?
TOPDOG NON è Cotto negli estrusori ma gli ingredienti essiccati a basse temperature sono miscelati e poi pressati a freddo a 35°C.
Questo procedimento rende il nostro alimento naturale per cani molto più digeribile, viene digerito nella metà del tempo di una crocchetta estrusa. Il cane è più vivace e leggero.
NON utilizziamo coloranti ne conservanti aggiunti in ricetta e nemmeno riempitivi come soia o mais…
TOPDOG NON gonfia nella pancia del tuo cane, lo rende meno appesantito e più attivo. Si riducono i rischi di Torsione dello Stomaco e si digerisce nella metà del tempo di una crocchetta estrusa, come un’alimento crudo.
TOPDOG è molto appetibile, il vostro cane riconoscerà immediatamente il profumo dell’abbondante farina di carne disidratata presente nella nostra crocchetta. Anche il cucciolo o il cane adulto più difficile saprà apprezzare Top Dog.
TOPDOG è Cruelty Free, NON testato su animali malati.
TOPDOG è una Marca di cibo per cani pressato a freddo 100% Italiana.
TOPDOG è distribuito in pratiche buste multistrato in PVC apri e chiudi da 5kg adatto anche ai cani più piccoli di taglia e di età. Una volta aperto, si può conservare anche in frigo per migliorarne la conservazione.
Si può anche surgelare e scongelare la porzione giornaliera di volta in volta per poi somministrarla al cane.
TOPDOG nasce dall’esperienza e dall’amore di un allevatore di Cani Corso che ha deciso di utilizzare solo il meglio per i suoi amati cani scegliendo materie prime e prodotti d’eccellenza.
NON è un cibo per cani industriale ma è prodotto con attenzione e rispetto per i nostri compagni di vita pelosi. E’ quanto più vicino alla dieta casalinga del cane ma è essiccata quindi pratica, facilmente conservabile e perfettamente equilibrata.
NON lo trovi nei negozi ma esclusivamente sul nostro e-commerce dedicato insieme a centinaia di selezionatissimi snacks naturali e bocconcini premio per cani firmati TOPDOG.
Disponibile per Cuccioli e Cani Adulti nelle seguenti formulazioni: Manzo, Agnello, Cervo e Oca, Light, Energy, Tacchino e Manzo, Insect Power, Special puppy, Large Puppy
Non ti sembrano abbastanza motivi per provare TOPDOG?
Una delle leggende metropolitane che riguardano l’alimentazione del cane è che un eccesso di proteine sia dannoso per la sua salute. In realtà non è così: vediamo perché.
Qualche anno fa, i medici veterinari pensavano che l’eccesso proteico nel cane, cioè l’ingestione di troppe proteine con la dieta, potesse portare a patologie anche gravi come l’insufficienza renale o le malattie epatiche.
La medicina veterinaria, come tutte le altre scienze, però, ha dei progressi e questo ha portato a scoprire, negli ultimi anni, che le troppe proteine non fanno male al cane.
L’ho spiegato bene in questo video, dove analizzo la questione riportando anche le fonti scientifiche relative all’argomento.
Troppe proteine nell’alimento per cani non sono dannose
Il motivo per cui si pensava che l’eccesso proteico fosse dannoso è un ipotetico appesantimento degli organi, in particolare fegato e rene, che devono lavorare su queste sostanze, uno modificandole e l’altro eliminandole.
In effetti, quando abbiamo problemi di insufficienza epatica o renale, ma anche di calcoli vescicali (di struvite) bisogna limitare l’apporto proteico, perché i prodotti della degradazione delle proteine, in particolare l’urea, non vengono gestiti correttamente e rimanendo nel sangue possono essere anche letali per il cane.
Questo, però, succede solo quando questi organi lavorano male, sono malati. Quando sono sani riescono invece a sopportare bene il carico di lavoro sulle proteine, perché gli animali (a differenza dell’uomo) sono carnivori, e il loro organismo è strutturato proprio per mangiare la carne, e non altre sostanze (a differenza nostra).
Questo significa che, nel cane sano, le proteine non devono essere troppo poche (perché altrimenti il cane va in carenza), ma possono essere più delle dosi consigliate, senza alcun problema.
Il limite è che, chiaramente, non riducano troppo le altre sostanze nutritive (nel senso che una dieta con 100% di proteine e 0% degli altri nutrienti è dannosa, certo, ma non per le troppe proteine ma per la mancanza delle altre sostanze!).
Nell’animale sano, secondo la fonte riportata nel video, l’eccesso proteico non è un problema, né nei croccantini, né nell’alimentazione casalinga.
Se sentite dire una frase del genere probabilmente la dice qualcuno che è, molto semplicemente, “rimasto indietro” relativamente agli studi sull’alimentazione del cane.
Top Dog è un’alimento naturale per cani pressato a freddo nuovo ed innovativo ma anche sano, pratico e genuino poichè è composto esclusivamente da materie prime di ottima qualità. Utilizziamo come primo ingrediente, minimo 51% farina di carne disidratata proveniente dalla lavorazione della carne ad uso umano così come la frutta, la verdura, le uova e gli altri ingredienti che compongono il nostro alimento naturale per cani. Disponibile Senza Cereali oppure con riso soffiato come unico cereale e fonte di carboidrati.
Ma perchè Top Dog si differenzia dalla classica crocchetta estrusa?
Top Dog NON è Cotto ma gli ingredienti essiccati a basse temperature sono miscelati e poi pressati a freddo a 35°C.
Questo procedimento non danneggia i valori nutrizionali di ogni singolo ingrediente, neanche le vitamine vengono distrutte e quindi NON vengono addizionate vitamine sintetiche.
NON utilizziamo coloranti ne conservanti ne additivi sintetici aggiunti in ricetta e nemmeno riempitivi come soia o mais…
Top Dog NON gonfia nella pancia del tuo cane, lo rende meno appesantito e più attivo. Si riducono i rischi di Torsione dello Stomaco e si digerisce nella metà del tempo di una crocchetta estrusa, come un’alimento crudo.
Top Dog è molto appetibile, il vostro cane riconoscerà immediatamente il profumo dell’abbondante farina di carne disidratata presente nella nostra crocchetta. Anche il cucciolo o il cane adulto più difficile saprà apprezzare Top Dog.
Top Dog è Cruelty Free, NON testato su animali malati.
Top Dog è una Marca di cibo per cani pressato a freddo 100% Italiana.
Top Dog è distribuito in pratiche buste multistrato in PVC apri e chiudi da 3kg adatto anche ai cani più piccoli di taglia e di età. Una volta aperto, si può conservare anche in frigo per migliorarne la conservazione.
Top Dog nasce dall’esperienza e dall’amore di un allevatore che ha deciso di utilizzare solo il meglio per i suoi amati cani scegliendo materie prime e prodotti d’eccellenza. NON è un cibo per cani industriale ma è prodotto con attenzione e rispetto per i nostri compagni di vita pelosi. E’ quanto più vicino alla dieta casalinga del cane ma è essiccata quindi pratica, facilmente conservabile e perfettamente equilibrata.NON lo trovi nei negozi ma esclusivamente sul nostro e-commerce dedicato insieme a centinaia di selezionatissimi snacks naturali e bocconcini premio per cani firmati Top Dog.Disponibile per Cuccioli e Cani Adulti nelle seguenti formulazioni: Manzo, Agnello, Trota, Salmone, Quaglia (puppy, NUOVO!). Non ti sembrano abbastanza motivi per provare Top Dog?
Le corna di cervo per cani sono uno snack naturale, sano e rilassante fonte di una incredibile varietà di minerali utili al metabolismo del cane.
Ogni anno, in primavera, cervi, caprioli, renne, alci e altri animali del bosco perdono spontaneamente i loro palchi, proprio alla fine della stagione degli amori. Il palco del maschio, che può essere più o meno grande a seconda dell’età e dell’alimentazione dell’animale, si riforma tutti gli anni nello stesso modo, con la stessa disposizione di rami e biforcazioni, alle quali si aggiunge un nuovo spuntone lungo qualche centimetro.
I palchi persi vengono quindi raccolti direttamente in natura, senza danneggiare nè infastidire alcun animale, e vengono poi lavati con sola acqua, tagliati in dimensioni adeguate per soddisafre ogni tipo di cane, e impacchettati. Si tratta quindi di un processo assolutamente naturale, e per questo motivo i palchi sono totalmente privi di plastica, prodotti chimici, riempitivi da cereali, appetizzanti artificiali, ecc. Quindi, non sono un sottoprodotto di origine animale proveniete da qualche industria che lavora la carne, perchè provengono direttamente dai boschi in cui vivono questi splendidi animali!
Lo sapevate che anche in Natura, i lupi, le volpi e alcuni grossi mustelidi utilizzano le corna di cervo o quelle di capriolo o di daino per “farsi i denti”?
Non solo per questo! Rosicchiando le corna, oltre a rafforzare denti e gengive e ad aver su di loro un effetto rilassante, grazie alle loro proprietà, assumono tantissimi minerali, vediamo quali e il loro effetto:
Componenti analitici
Funzione/Effetto
Proteina
formazione di muscoli, organi e tessuto connettivo
%
37,87
Oli e grassi grezzi
apporto di energia, esaltatori del gusto
%
0,23
Ceneri grezze
apporto di tutte le sostanze minerali
%
52,2
Fibra grezza
fibre alimentari, attività digestiva
%
0,56
Calcio
formazione di ossa e denti
%
20,3
Fosforo
formazione di ossa e denti
%
10,7
Sodio
bilancio idrico
%
0,5
Magnesio
metabolismo, sistema nervoso
%
0,44
Potassio
funzione tiroidea
%
0,04
Ferro
trasporto dell’ossigeno
%
0,007
Come avete potuto vedere, le corna di cervo sono un’ottimo integratore alimentare naturale.
Per questo motivo, sempre più spesso, i proprietari di cani meglio informati, utilizzano per i propri cani le corna.
I cani le adorano perchè si rilassano per parecchi giorni. Le corna di cervo sono durevoli, non si scheggiano, inodori e non sporcano casa.
Alcuni consigli:
Qualche consiglio veloce ora per introdurre i palchi al vostro cane:
Scegliete sempre pezzi di dimensioni adeguate al vostro cane (abbastanza grossi da non essere inghiottiti e causare soffocamento, ma non così tanto da risultare al vostro cane difficili da “maneggiare” )
Le prime volte che offrite un palco al vostro cane state nei paraggi per accertare che non cerchi di ingoiarlo, soffocandosi, e che non mastichi con troppa irruenza, magari rompendosi un dente (p
er questo motivo è bene scegliere pezzi di dimensioni tali che il cane non riesca a tenere in fondo alla bocca e a masticare prevalentemente con i molari). Il cane deve rosicchiare il palco, non cercare di spezzarlo a metà!!!
Non permettere al cane di rosicchiare più di 3 cm di palco al giorno.
Controllare periodicamente lo stato di usura dell’”osso”. Se sono presenti parti troppo accuminate, potete raschiarle su una superficie di cemento o con la carta-vetro. Se il pezzo è diventato ormai troppo piccolo, gettatelo per evitare soffocamento.
Se il vostro cane sembra disinteressato di fronte al palco di cerco (cosa assai rara!), potete renderlo più prelibato spalmandolo con un po’ di burro di arachidi, o lasciandolo in frigorifero in ammollo, in acqua o brodo di pollo, per tutta la notte.
Se il vostro cane è un “trituratore seriale”, consiglio di fornir loro il corno intero, invece per i più pigri il corno dimezzato per la sua lunghezza andrà benissimo.
Un buon corno dovrebbe essere sempre smussato sui bordi per non ferire in nessun modo la bocca del nostro amico.
Potete trovare una vasta scelta di corna di cervo per cani sul nostro shop www.dietabarf.shop.
Per fortuna, anno dopo anno, mi capita sempre meno spesso di incontrare questo cartello che vieta ai cani l’accesso ad un pubblico esercizio. I negozianti hanno fatto bene a togliere i cartelli, anche perchè, se il mio cane non è gradito, nel negozio NON ci entro… e non spendo neanche 1 centesimo!
A livello normativo statale non esiste alcun divieto di far entrare i cani nei pubblici esercizi, salvo quelli in cui si producono alimenti, ma la previsione di condurli in detti luoghi con guinzaglio e museruola, ai sensi dell’art.83, lettera d) del Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954 n.320, recante “Regolamento di Polizia veterinaria”. Ai sensi di tale norma, gli animali dovrebbero poter accedere a qualunque luogo pubblico o pubblico esercizio, salvo che non sia segnalato il divieto con apposito cartello, a cui deve corrispondere sul piano sostanziale un apposito certificato amministrativo rilasciato all’esercente dal comune.
La materia, tuttavia, viene dunque regolata a livello locale dai sindaci che, di norma, emanano ordinanze o adottano regolamenti ad hoc.
Occorre controllare cosa prevede il proprio comune di residenza.
In ogni caso, molti comuni virtuosi hanno già provveduto a disciplinare la gestione dei cani in luoghi pubblici e molti altri sono in procinto di farlo.
A tale scopo il Ministro del Turismo ha siglato un accordo con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, per promuovere una serie d’iniziative per diffondere il progetto “Welcome turisti a 4 zampe”. Nell’ambito di tale attività è stata siglata, proprio lo scorso sabato 27 novembre, un’ordinanza-tipo, intitolata Accesso libero degli animali in tutti i luoghi pubblici, aperti al pubblico e nei pubblici esercizi- istituzione di aree verdi e spazi pedonali animal friendly, che l’A.N.C.I. proporrà a tutti i sindaci d’Italia come modello da adottare nei regolamenti comunali o come ordinanza. In tale documento si prevede il libero accesso dei quadrupedi nei pubblici esercizi, nonché una serie di altri obblighi a carico del comune per favorire il diffondersi di una cultura “animal friendly”. Speriamo che a tale iniziativa aderisca un elevato numero di comuni e che serva a chiarire in via definitiva la posizione delle amministrazioni locali.
Di recente la grande distribuzione, tra i primi la catena Carrefour, ha adibito speciali carrelli per permettere ai proprietari di cani di fare la spesa in compagnia del proprio inseparabile amico. Trovo questa iniziativa fantastica! Il cane non rimane più solo in macchina e potrà gioire della compagnia del suo umano con una visione privilegiata dall’alto del carrello.
Quando si conduce un animale in luoghi pubblici valgono le prescrizioni contenute nell’ordinanza contingibile ed urgente concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani. (G.U. Serie Generale n. 68 del 23 marzo 2009) del Ministero della Salute.
Se state cercando il miglior olio di salmoni per cani in commercio, questo vi garantiamo che sia tra i migliori! E’ un’olio che proviene da salmoni sani, adatti all’alimentazione ad uso umano, freschi e controllati.
L’olio di salmone è indicato per arricchire la dieta di cani che vengono alimentati con dieta casalinga o con dieta cruda barf. L’olio di salmone per cani è un integratore della dieta barf che serve a rendere la pelle sana, senza forfora e il pelo lucido e in salute. L’apporto di omega 3 e omega 6 inoltre si ripercuote anche sulla salute generale del cane e nel suo metabolismo.
E’ importante sapere che, spesso, negli oli di salmone economici, la concentrazione di metalli pesanti è altissimo e questi metalli influiscono in maniera assai negativa nel metabolismo del nostro cane. Certi olio di salmone economici.., proprio perchè destinati al consumo per cani…vengono estratti da salmoni non perfettamente conservati..con contenuti di tossine piuttosto elevate.
Per questi motivi ci raccomandiamo di utilizzare per i nostri amici, senza lesinare sul prezzo, un’ottimo prodotto che verrà meglio assimilato e che non vi darà problemi di effetti collaterali. Il nostro olio di Salmone è Microfiltrato e proveniente esclusivamente da salmoni ad uso umano selvatici e di allevamento.
Confezione risparmio da 500ml con ratico dosatore.
Garantito da TOPDOG® solo prodotti naturali al 100%!
Se siete stufi di alimentare il vostro cane con un’alimentazione industriale e volete avvicinarvi alla dieta barf ma non avete abbastanza conoscenza in materia e non avete spazio in frigo, questo è il posto giusto! La dieta Barf del cane, se non è varia e sufficientemente ricca e completa, può causare gravi problemi al cane per diverse carenze alimentari. Gli ingerdienti BARF: carne, frutta e verdura, vanno conservati in frigo ma non MagicBARF! E’ un cibo disidratato per cani barf completo, studiato da veterinari e nutrizionisti, 100% naturale con 3 ricette. Iniziare la dieta barf con un alimento disidratato come MagicBARF, significa garantire al vosto cane un prodotto naturale, sano, pratico ed equilibrato, facilmente dosabile e sempre pronto all’uso. Non dovrai più occupare spazio nel frigo con carne, frutta e verdura per il tuo cane perchè è già presente in forma disidratata in MagicBARF. Visita il nostro negozio online per cani: www.dietabarf.shop
Il guscio d’uovo è composto da circa il 90% di calcio, elemento importantissimo per le nostre ossa e per quelle dei nostri cani.
il guscio può rappresentare un rimedio naturale utilissimo per varie cose, fra le altre, previene l’osteoporosi, stimola il midollo osseo, regola i livelli di colesterolo e la pressione sanguigna e rafforza le ossa. Inoltre, anche se in misura minore, contiene zinco, fosforo, manganese, ferro e cromo.
Secondo la medicina naturale, bisognerebbe consumare fra 1,5 e 3 grammi di guscio d’uovo macinato al giorno. Puoi includerlo nel cibo BARF. La forma più facile di consumarlo è in polvere.
I gusci d’uovo sono utili anche per i nostri amici a 4 zampe. Se il nostro animale è affetto da diarrea, possiamo utilizzare la polvere di guscio d’uovo alla pappa per calmare la diarrea e sistemare l’intestino.
Potete aquistare il guscio d’uovo in polvere sul nostro sito dedicato: www.dietabarf.shop
Il cocco è costituito da una catena di acidi grassi buoni chiamato acido laurico, e quando i cani e gli esseri umani sintetizzano l’acido laurico produce un composto chiamato monogliceride mono laurico. Questa sostanza aiuta a combattere e distruggere i virus e i vari batteri patogeni, proteggendo così i tuoi animali domestici da infezioni e aiuta a rafforzare il loro sistema immunitario. Inoltre, il cocco contiene albumina, che è una proteina idrosolubile presente in molti tessuti animali e liquidi.
Molte malattie e disturbi, come infezioni da lieviti, cattivo odore del pelo, ferite infette, e persino zampe incrinate, possono essere curate con un solo vasetto di “olio vergine di cocco”. Quando tutti i tipi di rimedi hanno fallito, allora è il momento di provare questo miracoloso rimedio naturale per il tuo cane. L’olio vergine di cocco non è raffinato e può essere utilizzato sia per cani che per gli esseri umani. L’olio di cocco può aiutare a ridurre i rischi di cancro, inoltre, migliora la digestione del tuo cane e diventa la medicina per la maggior parte dei disturbi digestivi.
Con il cocco puoi tenere sotto controllo la funzione tiroidea, potrai rendere il pelo del tuo cane liscio e lucido, oltre che sano e con una pelle morbida. Attraverso l’uso dell’olio di cocco possono essere o ridotte al minimo le infezioni fungine, artrite e dolori simili. Il cocco e l’olio di cocco può anche bilanciare il metabolismo del tuo cane e mantenere il peso sotto controllo. Se non riesci a far assumere l’olio di cocco al tuo cane mischialo con il suo cibo. Acquista Cocco per Cani
In questo articolo si parlerà di snack, passatempo e premietti da poter dare ai nostri pelosi, moltissime volte leggo di richieste su
cosa potrei dare per farlo sgranocchiare e pulire i denti?
cosa posso usare come premi durante l’addestramento?
cosa posso usare come merenda?
E così ho pensato di scrivere quello che so al riguardo oltre a quello che uso, i premietti sono commercializzati ovunque e ce ne sono di ogni tipo, il mio consiglio è di prendere quelli naturali al 100% quindi senza amidi, senza glutine, farina di glutine, mais, amido di mais, derivati della carne, derivati vegetali ecc ecc
Perchè? prima di tutto perchè se il vostro cane potesse scegliere la sua scelta cadrebbe sul meglio per lui e inoltre perchè premietti con dentro tutti gli ingredienti elencati possono portare a problemi come reflusso, gastrite, lacrimazione e anche diarrea oltre ad intolleranze, allergie e quindi pruriti…
PULIZIA DEI DENTI:
Va precisato che il movimento meccanico dello spazzolamento o l’uso di spazzolino ad ultrasuoni è il miglior modo per evitare la formazione del tartaro, ma anche sgranocchiare aiuta molto, così come l’uso di paste o spray enzimatici che hanno il compito di annientare la produzione dei batteri che causano la placca, i cani più sono piccini e maggiore è la loro predisposizione al tartaro, quindi oltre a spazzolare e ad usare prodotti enzimatici si possono anche dare da sgranocchiare carote, cetrioli (senza buccia) così come la mela, a trippa verde essiccata (di questa parleremo anche in seguito) o nerbo di toro essiccato. Sgranocchiare frutta e verdura fresche ha un grande potere pulente sui denti in più nel caso del cetriolo è anche un ottimo disinfettate, incredibile ma vero, e la mela ormai è risaputo che limiti la formazione della placca, ovviamente in base al peso del vostro peloso dipenderà la quantità di frutta, perchè essendo zuccherina non si può esagerare. una fettina al giorno per un piccolo cagnolino.
Trippa verde è molto saporita per loro e poco profumata per noi ma fa davvero bene, se essiccata a basse temperature conserva tutte le sue proprietà probiotiche che per l’intestino sono una manna, se invece la trippa è essiccata a temperature superiori a 70 gradi non conserva nulla ma è un ottimo passatempo e ottima anche per i denti, il nerbo o nervo di toro (o di agnello o di manzo) essiccato è la pelle del pene degli animali ha un odore abbastanza forte ed è molto apprezzato dai nostri amici pelosi, lo so che fa un po’ senso pensare che stanno sgranocchiando proprio quella parte lì,ma ricordiamoci che sono animali e per loro è una leccornia, è pero piuttosto calorica quindi lasciate masticare per 5-10 minuti anche perchè essendo essiccata avranno bisogno anche di bere di più. Se si usano gli snack a rotazione si fa la scelta migliore. Senza dimenticare l’uso dello spazzolino e le visite periodiche dal veterinario per il controllo dello stato di salute del cavo orale
PASSATEMPO:
Ci sono dei giorni in cui non si riesce a giocare con i nostri pelosi e magari per colpa delle condizioni meteo o mancanza di tempo non si riesce a farli correre a sufficienza, per loro è uno stress non potersi sfogare, a parte gli esercizi di stimolazione mentale, possiamo dargli da sgranocchiare qualcosa, che può essere una un alimento che li aiuta a pulire i denti ma anche solo un semplice passatempo.
Da evitare le ossa di bufalo e le ossa sbiancate così come quelle di prosciutto, che tra l’altro possono scheggiarsi.
Preferite oltre alle già menzionate trippa verde essiccata, e nerbo di toro (bufalo, agnello ecc) si posso dare anche fegato essiccato ( assomiglia un po al carbone) senza eccedere nelle dosi (come in tutto del resto) e anche orecchie di maiale ad esempio (in realtà si trovano di ogni animale, e so che può essere orrendo per qualcuno ma ricordate che sono carnivori e che questi prodotti sono naturali al 100%) non è un obbligo ovviamente dare queste cose se non ve la sentite. Ma è come negare caramelle a un bambino. personalmente non riesco a dargli orecchie o altro e così uso solo trippa e nerbo di toro.
PREMIETTI
I famosi premi durante gli addestramenti devono essere super golosi e ovviamente naturali! Molti usano wrustel (ma forse non sanno come vengono prodotti) altri usano premi “studiati” proprio per essere piccoli e gustosi peccato che abbiano ingredienti pessimi, quindi? Cosa usare?
La risposta può essere Carne Essiccata, si trova di tutti i tipi e di tutti i formati, l’importante è che sia al 100% carne senza aggiunte di altro, c’è di anatra, di pollo, di manzo, si trovano anche pesci essiccati o pelle di pesce essiccata, anche qui con le quantità bisogna stare attenti perchè sono proteiche e caloriche quindi è bene non eccedere specie se il nostro peloso tende al sovrappeso.
Tutti noi vorremmo che il nostro cane ricevesse una sana alimentazione e riscontrasse meno patologie possibili nella sua vita. Madre natura come ogni buona mamma ha insegnato al progenitore del cane (il lupo), che è un carnivoro, come alimentarsi in decine di migliaia di anni, ottenendo una struttura equilibrata tra massa grassa e massa magra e migliorando tutte le proprie difese immunitarie.
Questo tipo di alimentazione cruda che viene definita con il termine inglese B.A.R.F. (Bones And Raw Food Diet) non è stata scoperta dall’uomo ma inventata da madre natura ne corso di migliaia di anni e come dice la parola significa “carne e ossa”.
L’alimentazione cruda ha sicuramente dei vantaggi rispetto a quella cotta, perché in questa abbiamo la presenza di enzimi vitali, sopratutto la presenza di una carica vitaminica e minerale che invece con il calore viene distrutta.
Per questo motivo dove si usa un’alimentazione cotta è necessario integrare quelle sostanze che vengono appunto distrutte con il calore.
Questa dieta, se fatta bene con la giusta integrazione di aminoacidi nel caso in cui, a causa di intolleranze, alcuni cibi vengano cotti, porta sicuramente dei benefici al nostro cane. Molti di questi aminoacidi presenti nell’alimentazione a crudo vengono distrutti con la cottura come la Taurina che è fondamentale per mantenere una buona muscolatura del cuore e la sua mancanza può essere responsabile di cardiomiopatie ipertrofiche e dilatatorie che sono l’espressione proprio di un’insufficiente integrazione di aminoacidi.
Nei mangimi industriali per sopperire a questa mancanza vengono aggiunti gli aminoacidi come la Taurina, ma il problema è che spesso sono aminoacidi di bassa qualità e non certo paragonabili a quelli presenti nel dieta a crudo.
Chi vuole avvicinarsi a questo tipo di dieta BARF deve capire i motivi spiegati sopra per cui si dovrebbe eliminare tutto ciò che è industriale (additivi, conservanti, aromatizzanti) e prediligere un’alimentazione quanto meno cotta possibile (al massimo una leggera sbollentata per alcuni carni o pesce).
Alla carne si devono aggiungere verdure che sono fondamentali con l’apporto di antiossidanti e ove indicato anche l’integrazione di alcuni aminoacidi, antiossidanti, vitamine e anche alcuni funghi medicati della microterapia per la prevenzione di molte malattie.
A questo l’aggiunta di Omega-3/Omega-6 di altissima qualità. Nel caso la loro qualità sia dubbia è meglio non usarli in quanto l’azione sarebbe proinfiammatoria e non antinfiammatoria.
Ripeto devono essere di altissima qualità e devono essere sottoposti a ultrafiltrazione altrimenti rischiano di contenere molti metalli pesanti, sopratutto quelli derivati dal pesce.
I più utilizzati sono oli di pesce e oli di salmone ma attenzione sempre alla qualità del prodotto che deve essere ultrafiltrato. Si possono utilizzare anche Omega-3/Omega-6 di origine vegetale come l’olio di lino che è ricco di questi acidi.
Migliorando l’alimentazione, migliora il sistema immunitario. Soggetti malati con problemi neoplastici, insufficienza renale o epatica si giovano di un’alimentazione naturale, priva di additivi, che ha la funzione di migliorare la funzionalità renale/epatica e sopratutto quello di riequilibrare il sistema immunitario, migliora la terapia, si riduce il dosaggio di molti farmaci in quanto l’organismo migliora più velocemente.
Su questo sito troverete una lista di cibi per cani naturali secchi e disidratati. I cibi disidratati, una volta reidratati con l’acqua, tornano ad essere 100% pronti e sani per l’alimentazione dei vostri amici a 4 zampe.
In Italia 1 persona su 3 ha un animale in casa: il 63% possiede un cane, il 41% un gatto e a seguire pesci, tartarughe e uccellini. Lo rivela l’Osservatorio Quattrozampeinfiera, emanazione della omonima fiera, che si tiene da 5 anni in varie città d’Italia.
Gli italiani non amano nutrire il proprio gatto o cane con cibi casalinghi, ma utilizzano alimenti consigliati dai veterinari (oltre il 70%). Prediligono il cibo secco rispetto a quello umido (93%), non comprano integratori, ma snack (86%) e spendono meno di 100 euro al mese (76%).
I pet friendly si affidano, più di due volte l’anno (71%), alle parole del veterinario per il benessere psicofisico del proprio animale. In questo modo l’amico a quattro zampe vive una vita salutare senza allergie o intolleranze. Il 74% infatti non soffre di disturbi alimentari.
Se il padrone è “fashion addicted”, lo diventerà facilmente anche il suo animale: il 34% degli italiani spende fino a 70 euro l’anno per guinzagli all’ultimo grido, collari scintillanti, cappottini di pelliccia e strass e ossa personalizzate col nome rosa o azzurro. E’ boom anche per la pulizia: l’86% porta il proprio cane o gatto dal toelettatore una volta al mese.
Quattrozampeinfiera nel 2017 si presenta in 4 tappe: Padova, Milano, Napoli e per la prima volta, Roma. Sarà la capitale ad ospitare per prima l’evento, alla Fiera di Roma il 18 e 19 marzo. Alla due giorni romana seguiranno altre tre tappe: Milano, 10 e 11 giugno, Napoli, il 23 e 24 settembre e Padova, 11 e 12 novembre.
La novità prevista da un emendamento alla legge di bilancio, passato in Commissione, scatena le polemiche
di Marina Crisafi – Chi non sterilizza il proprio cane dovrà pagare una tassa annuale. È questa una delle ultime novità della legge di bilancio, che continua il suo iter parlamentare per arrivare all’approvazione definitiva entro fine dicembre. Se l’idea “velleitaria” del Pd di introdurre un’imposta unica immobiliare (Imi), comprensiva di Imu e Tasi, è durata appena due ore, a seguito della presentazione e del ritiro immediato dell’emendamento presentato dal Pd (a prima firma Maino Marchi, capogruppo Dem in commissione bilancio) quella dell’imposta comunale sui cani invece ha retto all’esame dell’ammissibilità della commissione, scatenando tuttavia un mare di polemiche.
La tassa
L’emendamento del Pd alla legge di bilancio prevede testualmente che “i proprietari o detentori di cani non sterilizzati sono tenuti al pagamento di una tassa comunale annuale, istituita da ciascun comune con propria delibera”.
A fissare l’importo della tassa, per chi sceglie di non sterilizzare il proprio animale, saranno dunque i sindaci che dovranno indicare anche le “esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti”.
Nell’emendamento presentato dai deputati Anzaldi, Cova e Preziosi, viene previsto inoltre che “la certificazione di sterilizzazione chirurgica definitiva è rilasciata da medici veterinari libero professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, i quali contestualmente provvedono alla registrazione della sterilizzazione dell’animale presso l’anagrafe”.
Ad essere esentati dall’imposta, si legge ancora nel testo, saranno in ogni caso: “i cani di proprietà di allevatori professionali, i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza; i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni”.
La ratio della nuova tassa
Il fine della nuova gabella è quello di dare “un contributo alla lotta al randagismo” che oggi, secondo le proiezioni esistenti, conta oltre 750mila randagi sul territorio e costa alle casse dello Stato qualcosa come 5,25 miliardi all’anno.
La proposta, in sostanza, spiega il primo firmatario Michele Anzaldi, mira a promuovere la cultura della sterilizzazione al fine di evitare che migliaia di cani finiscano nei canili, “attraverso un contributo comunale richiesto a tutti coloro che preferiscono non sterilizzare il proprio cane. Se si procede con la sterilizzazione, certificata dai medici veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, non si sarà tenuti a pagare il contributo, di carattere comunale e modulato con la previsione di esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti”.
I fondi oggi spesi “nei canili per accudire i randagi – aggiunge Paolo Cova, cofirmatario dell’emendamento, ai microfoni di Radio24 – potranno essere utilizzati per gli scuolabus, il trasporto dei disabili o altri servizi di utilità sociale”.
Le polemiche
Contro la tassa si schiera però un nutrito fronte di no, a partire dalle opposizioni, sino ai veterinari e all’Enpa. “La proposta di istituire una tassa sui cani non sterilizzati denota una sconcertante misconoscenza delle cause alla base del randagismo. Una misconoscenza dietro la quale, a nostro avviso, si cela l’ennesimo tentativo di fare un favore ai soliti noti, cacciatori e allevatori” dichiara la presidente nazionale Enpa, Carla Rocchi, al Sole24Ore. Il problema di sovrappopolazione canina, spiega la presidente, “è causato non tanto dai proprietari di cani che vivono nei centri abitati, ma proprio da quegli allevatori, agricoltori e pastori che non sterilizzano i propri animali e li lasciano vagare liberamente sul territorio. Vale a dire proprio da chi si vorrebbe esentare dall’obbligo di sterilizzazione“. Per l’Ente la legge attuale (la 281/1991) è buona e ha permesso di debellare la piaga del randagismo, mentre la nuova tassa sui cani “in quanto strumento punitivo, potrebbe aggravare e non risolvere il problema; potrebbe cioè di incentivare gli abbandoni”, piuttosto, si dovrebbero incentivare – conclude la Rocchi – misure premiali e agevolazioni”.
Anche dal versante politico, sono in molti a chiedere che l’emendamento venga ritirato, giacché “la proposta, come formulata – non è ritenuta – adeguata a contrastare il drammatico e crudele fenomeno del randagismo”, andando invece a pesare “sulle significative spese che i proprietari di animali già affrontano per cure e farmaci veterinari”, rende noto la senatrice Silvana Amati (responsabile Pd Tutela e Salute Animali), che ha inviato apposita lettera, sottoscritta da vari senatrici (tra cui la Cirinnà) al primo firmatario dell’emendamento, Michele Anzaldi, al presidente del Gruppo Pd della Camera, Ettore Rosato, e al Presidente della Commissione Bilancio, Francesco Bocci.
Ennesimo no arriva dal fronte dei veterinari. Per l’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari) infatti la proposta “è iniqua” e da ri-bocciare, giacché ricalca un emendamento presentato in passato e giudicato inammissibile, oltre al fatto che sterilizzare il proprio cane“per scampare una tassa non è un buon principio di possesso responsabile né di rispetto del benessere animale, dato che non tutti i soggetti presentano una anamnesi favorevole all’intervento chirurgico”, si legge nella nota diffusa.
Un sì inaspettato arriva, infine, dalla Lav, per la quale, l’emendamento è visto positivamente “perché quanto i Comuni spendono per i cani nei canili oggi non è nella stragrande maggioranza dei casi a favore dei cani ma di un perverso sistema che non risolve il randagismo, disincentiva le adozioni e aiuta solo i gestori di strutture utilizzate come discariche per rifiuti”. Un sì condizionato però alla eliminazione dalle categorie esenti “dei pastori e dei cacciatori” e al contestuale inserimento tra i paganti degli allevatori, trasformando così la misura in una “tassa sulla riproduzione” e vincolando i fondi raccolti alla prevenzione del randagismo.
dopo aver avuto a che fare con questi maledetti parassiti con la relativa perdita di capre e pecore adulte e non… ho deciso di pubblicare questo articolo sperando che possa essere di aiuto ad altri. Su internet c’è pochissimo, i veterinari dell’ASL sono INUTILI, spesso i veterinari specializzati in questi animali sono intovabili. La moria è inarrestabile. L’autopsia dei miei animali mi ha permesso di verificarne le cause. I miei animali erano TUTTI infestati da strongidi (nome azzeccatissimo) che porta al rapido deperimento degli animali, dissenteria e morte ta atroci dolori. Gli strongili, a seconda della specie possono colpire anche i cavalli.
Federico Lavanche
Gli Strongili sono dei vermi appartenenti ai nematodi, (nematelminti = vermi tondi).
Il corpo dei nematodi è cilindrico, affusolato all’estremità e lungo da qualche frazione di millimetro a circa 10 cm (anche fino a 26 cm per il bonostomum). La sua struttura è semplice: il tubo digerente e la parete muscolare esterna sono separati da una cavità piena di liquido chiamata pseudoceloma (le femmine sono più grandi dei maschi).
La malattia sostenuta da strongili gastro-intestinali è una malattia parassitaria sostenuta da nematodi di vari generi che si ritrovano a livello abosamale ed intestinale, a ciclo diretto, a decorso prevalentemente cronico che colpisce ruminanti domestici e selvatici. Il ciclo biologico per parassiti appartenenti alle superfamiglie Trichostrongyloidea e Strongyloidea è diretto quindi non presenta ospiti intermedi, mentre parassiti appartenenti alla superfamiglia Metastrongyloidea presentano un ciclo indiretto.
Il ciclo biologico in questo caso è composto da una fase esogena, influenzata da condizioni climatiche (temperatura, umidità, quantità di ossigeno),dal tempo di sviluppo delle larve, dalla sopravvivenza delle larve nel pascolo, dalla gestione del pascolo(carico n°animali/ha e orario di pascolo, cioè idro-foto-geotropismo delle L3) dalle caratteristiche pedologiche del pascolo (aerazione del terreno, acidità, copertura erbosa) e una fase endogena , influenzata dal parassita ( numero dei parassiti in uno stesso ospite, dalla prolificità degli elminti), dall’ospite (stato immunitario dell’ospite) e dall’ipobiosi (arrestato a livello della mucosa allo stato larvale per un periodo, per esempio Ostertagia, Haemonchus). Il PPR o periparturient rise, cioè l’aumento dell’emissione fecale di uova nel periodo peripartale, e legato a fattori endocrini, fattori nutrizionali, fattori immunitari, fattori climatici e genetici. Nell’ ambiente le larve uscite dalle uova presenti nelle feci, evolvono da L1 a L3 (7gg) per poi svolgere la loro azione patogena nel tratto gastro-enterico fino a L5, entrate per ingestione , per esempio con foraggio o acqua, o per via transcutanea (strongyloides e bunostomum).
Questi parassiti svolgono un’azione patogena di tipo traumatica (adulti e larve), anemizzante, disoressica, depauperativi, dismetabolizzante, tossica e favorente; è una malattia cosmopolita, che colpisce fino al 100% degli allevamenti e degli animali infetti, specie negli ovini .
SINTOMATOLOGIA
In genere si tratta di una malattia asintomatica ma nei giovani e/o animali senza immunità è possibile osservare diarrea, disappetenza, disidratazione, anemia, dimagramento, calo produzioni, edemi. Il genere Ostertagia provoca diarrea acquosa e profusa, sete intensa, arresto dell’accrescimento, >ph abomasale e pepsinogeno serico (1 tipo).
DIAGNOSI
La diagnosi intra-vitam prevede esami coprologici qualitativi e quantitativi (diagnosi generica, cioè coltura coprologica per ottenere le L3 ad eccezione di nematodirus, marshallagia, strongyloides), dosaggio del pepsinogeno per l’Ostertagia; il prelievo delle feci dev’essere fatto direttamente dal retto del 10-15% dei capi; la quantità prelevata verrà conservata in frigorifero a +5•6°C per poi essere portata al laboratorio al più presto (max 48 ore). La diagnosi post-mortem prevede il rilievo dei parassiti in situ e il riscontro di lesioni (abomasite da Ostertagia, enterite nodulosa da Oesophagostomum).
TERAPIA
La terapia prevede l’uso di benzimidazolici, imidazotiazolici, avermectine, farmaci da somministrare dopo i parti invernali (gennaio-metà marzo), prima del pascolo (per diminuire la carica infestante), alla fine del pascolo (dopo i parti autunnali, Ottobre-Novembre) e a primavera inoltrata (per rimonte a Maggio-Giugno)
PROFILASSI
La profilassi prevede un’azione sul pascolo (rotazione dei pascoli, pascolo alternato ovini/bovini, aratura profonda, drenaggio acque stagnanti, uso di fertilizzanti attivi contro le larve, oppure spostare per circa due mesi (prepotenza) sapendo che una L1 ci mette 7 giorni per diventare L3 e quindi infestante); un’azione sui ricoveri (igiene delle strutture, separazione giovani /adulti, in quanto è possibile la trasmissione vacca-vitello per via transamammaria, sistema di allontanamento delle deiezioni, maturazione dei liquami e dei foraggi), e un’azione sugli animali (terapia, rispettare modi e tempi di somministrazione per evitare chemioresistenza, introduzione dei giovani al pascolo possibilmente in aree non pascolate dagli adulti).
Ora affronteremo il trasporto degli animali in treno.
Treni Nazionali
Puoi trasportare gratuitamente cani di piccola taglia, gatti ed altri piccoli animali domestici da compagnia, alle seguenti condizioni: Il trasporto è ammesso nella prima e nella seconda classe di tutte le categorie di treni e nei livelli di servizio Executive, Business, Premium e Standard. Gli animali devono essere custoditi nell’apposito contenitore di dimensioni non superiori a 70x30x50 e tale da escludere lesioni o danni sia ai viaggiatori che alle vetture.
Nel caso di treni effettuati con materiale ETR 450 il contenitore va tenuto sulle ginocchia. E’ consentito un solo contenitore per ciascun viaggiatore.
A bordo delle carrozze a cuccette, vagoni letto, e vetture Excelsior, devi acquistare il compartimento per intero (escluso il cane guida per i viaggiatori non vedenti).
Nelle carrozze ristorante/bar non è consentito l’accesso agli animali (fatta eccezione solo per il cane guida dei non vedenti)
Puoi trasportare un cane di qualsiasi taglia alle seguenti condizioni:
Puoi portare un cane di qualsiasi taglia su tutte le categorie di treni nazionali, in prima e seconda classe e nei livelli di servizio Business e Standard. Sono esclusi il livello di servizio Executive, Premium, l’Area del silenzio, i salottini e le carrozze ristorante/bar. Per il trasporto del cane devi acquistare presso le Biglietterie di stazione, le Agenzie di viaggio abilitate o chiamando il Call Center, contestualmente al tuo biglietto (di qualsiasi tipologia), un biglietto di seconda classe o livello Standard al prezzo Base previsto per il treno utilizzato ridotto del 50%, anche per i viaggi in prima classe e nel livello di servizio Business.
Devi sempre tenere il cane al guinzaglio e munito di museruola. A bordo delle carrozze a cuccette, vagoni letto e vetture Excelsior, devi acquistare un biglietto alla tariffa di seconda classe ridotta del 50%. E’ inoltre sempre richiesto l’acquisto dell’intero compartimento. Fuori dal compartimento devi tenere il cane al guinzaglio e munito di museruola.
Il cane guida per viaggiatorinon vedenti è ammesso gratuitamente su tutte le categorie di treni, classi o livelli di servizio e nelle carrozze ristorante/bar. Per tali cani non è, inoltre, previsto l’obbligo dell’acquisto dell’intero compartimento cuccette, VL o Excelsior. In tutti i casi, per il trasporto del cane di qualsiasi taglia devi sempre avere il certificato d’iscrizione all’anagrafe canina e il libretto sanitario (o, per i cittadini stranieri, il passaporto in sostituzione di entrambi i documenti). Tale obbligo non è previsto per il cane guida per viaggiatori non vedenti.
Il cane guida per i non vedenti può viaggiare su tutti i treni gratuitamente senza alcun obbligo.
Cambio della prenotazione e del biglietto Puoi effettuare il cambio della prenotazione e il cambio del biglietto per il trasporto del cane solo se:
previsti per il tuo biglietto e nei limiti temporali dello stesso;
li richiedi insieme al tuo titolo di viaggio e per treni che ammettono il trasporto del cane.
Rimborso
Puoi ottenere il rimborso del biglietto per il trasporto del cane solo se:
previsto per il tuo biglietto e nei limiti temporali dello stesso;
lo richiedi insieme al tuo titolo di viaggio.
L’importo minimo non rimborsabile (10 euro) è calcolato sull’importo complessivo.
Treni Regionali
Puoi trasportare gratuitamente cani di piccola taglia, gatti ed altri piccoli animali domestici da compagnia, nella prima e nella seconda classe di tutte le categorie di treni Regionali, salvo particolari eccezioni, custoditi nell’apposito contenitore di dimensioni non superiori a cm.70x30x50 e tale da escludere lesioni o danni sia ai viaggiatori sia alle vetture.
Puoi inoltre trasportare, salvo diversa disposizione regionale, un cane di qualsiasi taglia, provvisto di museruola e guinzaglio, sulla piattaforma o vestibolo dell’ultima carrozza, con la sola esclusione dell’orario dalle 7 alle 9 del mattino dei giorni feriali dal lunedì al venerdì, acquistando un biglietto di seconda classe alla tariffa prevista per il percorso effettuato ridotta del 50%.
E’ ammesso il trasporto a titolo gratuito del cane guida delle persone non vedenti, anche se accompagnate, su tutte le categorie di treni, senza vincoli. Per trasportare i cani, con eccezione del cane guida per non vedenti, è necessario il certificato di iscrizione all’anagrafe canina ed il libretto sanitario, (o, per i cani dei cittadini stranieri, il “passaporto del cane” in sostituzione di entrambi i documenti), da esibire al momento dell’acquisto del biglietto dell’animale, ove previsto, e durante il viaggio ad ogni richiesta del personale.
Irregolarità
Puoi accedere con il tuo cane a un treno diverso da quello prenotato, se consentito dal tuo biglietto e nei limiti temporali dello stesso, avvisando il personale di bordo e, nel caso di un cane di qualsiasi taglia, pagando l’eventuale differenza di prezzo e il sovrapprezzo di 8 euro.
Se a bordo treno risulti sprovvisto del biglietto per l’animale (se richiesto) vieni regolarizzato con il pagamento dell prezzo Base intero previsto maggiorato di una penalità (nel caso di viaggio in vetture letto, il compartimento deve essere acquistato per intero). La stessa regolarizzazione è prevista se l’animale non è ammesso al trasporto e, in tal caso, devi anche scendere con il cane alla prima stazione in cui il treno effettua fermata.
Se invece non presenti la prescritta iscrizione all’anagrafe canina e il libretto sanitario (o il “passaporto del cane” per i cani dei viaggiatori stranieri) devi corrispondere una penalità di 25 euro.
Se il trasporto dell’animale non rispetta le condizioni previste (per esempio se il cane è sprovvisto di museruola o guinzaglio) o le dimensioni del contenitore superano quelle ammesse, devi pagare, salvo diversa disposizione tariffaria, una penalità di 8 euro.
In tutti questi casi dovrai comunque scendere con il cane alla prima stazione in cui il treno effettua fermata, senza diritto al rimborso di quanto pagato.
Se l’irregolarità riguarda sia il biglietto che il rispetto delle condizioni di trasporto dell’animale oppure nel caso di utilizzazione di più treni di categoria diversa, le penalità dovute si applicano una sola volta.
Durante il trasporto in treno devi sorvegliare il tuo animale e sei responsabile di tutti i danni eventualmente arrecati. In nessun caso l’animale può occupare posti destinati ai viaggiatori e qualora rechi disturbo, su indicazione del personale del treno, dovrai spostarti in un altro posto eventualmente disponibile o scendere alla prima stazione in cui il treno effettua fermata.
L’attuale classificazione dei vaccini, e il loro utilizzo, è particolarmente lunga. Soprattutto relativamente alle diverse caratteristiche e al diverso tipo di immunità che possono stimolare.
Dott. Sante Roperto
Dipartimento di Patologia e Sanità Animale, Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Napoli “Federico II”
L’attuale classificazione dei vaccini, ed il loro utilizzo, è particolarmente lunga. Soprattutto relativamente alle diverse caratteristiche e al diverso tipo di immunità che possono stimolare: più solida e duratura nel caso dei vaccini vivi per cui non si richiedono richiami frequenti, non necessitano di adiuvanti e stimolano intensamente l’immunità cellulo-mediata, rispetto all’immunità più breve e alla necessità di richiami frequenti dei vaccini spenti.
La persistenza variabile degli anticorpi materni e di conseguenza la loro interferenza sulla risposta vaccinale rende difficoltosa l’individuazione del momento più opportuno per praticare la prima vaccinazione. Infatti un intervento vaccinale troppo precoce, comporta il rischio di non indurre uno stato immunitario valido a causa della neutralizzazione totale o parziale del virus vaccinale ad opera degli anticorpi di origine materna. Alcuni veterinari raccomandano una somministrazione dei vaccini separata se possibile, per diminuire i danni al sistema immunitario, inoltre consigliano di evitare la somministrazione in alcune condizioni fisiologiche quali l’estro, la gravidanza o la lattazione. Ma è ormai numerosa la varietà di nuovi e più specifici protocolli vaccinali, anche se non sempre di facile attuazione, che alcune università hanno recentemente sviluppato.
La stimolazione delle difese dell’organismo verso alcune malattie specifiche è il principio su cui si basa la vaccinazione. La difesa immunitaria è sostenuta da numerose cellule e molecole, come gli anticorpi, oltre che da una lunga serie di barriere fisico-meccaniche presenti nell’organismo animale. I cuccioli sono protetti contro molte malattie infettive grazie agli anticorpi contenuti nel colostro, tuttavia tale protezione di origine materna dura meno di tre mesi. Per questo, si consiglia di iniziare i programmi vaccinali attorno ai due mesi d’età con la prima vaccinazione e completarli al terzo mese, quando gli anticorpi materni diminuiscono.
Nel colostro la massima concentrazione di anticorpi neutralizzanti si ha 48 ore dopo il parto, anche se il loro titolo corrisponde a meno del 50% del titolo sierico. L’escrezione diminuisce rapidamente e si annulla entro il 35o-40o giorno dopo il parto. Nel cucciolo neonato il sistema immunitario diviene indipendente dopo il 21 giorno di vita. In ogni caso, comunque, nessun vaccino, sia vivo modificato che inattivato, induce una valida immunità in presenza di un tasso anticorpale materno tale da neutralizzare, anche parzialmente, l’agente patogeno corrispondente. Per questo è importante individuare il momento più adatto per praticare la vaccinazione.
L’attuale classificazione dei vaccini è molto lunga, si distinguono vaccini spenti e vivi attenuati. I vaccini spenti sono sia batterici che virali; in essi l’agente patogeno viene inattivato fisicamente o chimicamente. I vantaggi sono dati dall’impossibilità di ritorno alla virulenza originaria dei ceppi e dalla mancanza di rischi se utilizzati durante la gestazione. Gli svantaggi sono, invece, la necessità di richiami frequenti e la richiesta di un adiuvante per rafforzare l’immunità nonché il raggiungimento di un’immunità più breve rispetto ai vaccini vivi. I vaccini vivi attenuati sono solo virali; il potere patogeno del virus è stato attenuato o annullato del tutto. In questo caso avremo un’immunità più solida e duratura per cui non si richiedono richiami frequenti, non necessitano di adjuvanti e stimolano intensamente l’immunità cellulo-mediata. A fronte di ciò si potrà avere un potere patogeno residuo dell’agente, piuttosto che l’eventualità di infezioni persistenti soprattutto in soggetti immunodepressi e non sono consigliabili in gravidanza perchè in alcuni casi sono causa di aborto e/o encefalite.
La persistenza variabile degli anticorpi materni e di conseguenza la loro interferenza sulla risposta vaccinale rende difficoltosa l’individuazione del momento più opportuno per praticare la prima vaccinazione. Infatti un intervento vaccinale troppo precoce, comporta il rischio di non indurre uno stato immunitario valido a causa della neutralizzazione totale o parziale del virus vaccinale ad opera degli anticorpi di origine materna. Situazione ideale sarebbe riuscire a determinare con precisione il periodo favorevole per la vaccinazione mediante un test sierologico da effettuare sul cucciolo e/o sulla madre. Questa tecnica risulta però costosa e complicata, per cui si preferisce far riferimento ad una età media del cucciolo che corrisponde ad un basso livello di anticorpi ricevuti dalla madre. I maggiori problemi sono quelli riguardanti gli anticorpi materni contro Cimurro e Parvovirosi presentando questi ampie variazioni di persistenza in circolo. La prima vaccinazione si ritiene che debba essere praticata tra l’8a e la 9a settimana di vita, al limite minimo alla 6a settimana. Prima di questo momento, infatti, non avremo nessun tipo di risposta da parte del cucciolo.
Nella Rabbia gli anticorpi materni possono persistere fino a 11 settimane. Per questo motivo la vaccinazione può essere praticata a partire dal terzo mese di vita. Per quanto riguarda la Leptospirosi, poiché nella madre il tasso anticorpale indotto dal vaccino è relativamente basso, gli anticorpi assunti con il colostro si esauriscono piuttosto presto (verso la 6a-7a settimana). Per quanto concerne i richiami invece la prima iniezione determina una sensibilizzazione del sistema immunitario, mentre la seconda, praticata almeno 15 giorni dopo la prima (da 4 a 6 settimane) determina un effetto di richiamo (effetto booster), inteso come la possibilità dell’organismo già immunizzato di aumentare rapidamente il livello anticorpale. La seconda inoculazione dello stesso vaccino, infatti, stimola la produzione di un titolo anticorpale maggiore di quello indotto dalla prima inoculazione ed in tempi più brevi (2-3 giorni). Inoltre detto titolo tende a mantenersi elevato per un periodo più lungo rispetto a quello che si ottiene con un unico intervento. L’animale è protetto entro un periodo di due settimane. Successivamente al primo anno, nella maggior parte dei casi i richiami vengono effettuati a distanza di 12 mesi.
Non bisogna infine dimenticare gli effetti secondari alla vaccinazione. In seguito alla somministrazione del vaccino infatti si possono verificare delle reazioni avverse quali: reazioni locali nel punto di inoculo, fenomeni allergici generalizzati, problemi legati alla sfera riproduttiva. Le reazioni generalizzate invece, associate alla formazione ed al deposito di immunocomplessi, sono manifestazioni sistemiche anche gravi, generalmente si sviluppano contro l’Adenovirus di tipo 1 (Epatite virale) e possono causare glomerulonefrite ed edema corneale (occhio blu). Alcuni vaccini per il Cimurro possono provocare encefaliti post-vaccinali però dal momento che il rischio di contrarre il Cimurro è di gran lunga superiore a quella dell’encefalite da vaccino, si procede abitualmente alla vaccinazione. I problemi legati alla sfera riproduttiva comprendono aborto e infertilità.
Protocolli vaccinali nel cane
Cimurro, epatite infettiva, leptospirosi, parvovirosi, parainfluenza, rabbia sono obbligatorie in alcune zone d’Italia e per l’estero, da effettuarsi almeno un mese prima della partenza. Per tutte queste malattie esistono i cosiddetti vaccini polivalenti che possono essere somministrati all’animale adulto, una volta l’anno. La leptospirosi, compresa nel vaccino polivalente, viene in genere richiamata da sola dopo 6 mesi. Alcuni dei tra i protocolli più diffusi prevedono due incontri annuali: uno per il vaccino polivalente ed uno per il richiamo della leptospirosi, a distanza di 6 mesi dal precedente.
Altra cosa è per il cucciolo o il cane adulto, mai vaccinato o vaccinato in modo irregolare.
A seconda dell’età del cucciolo, infatti, si eseguono uno o più richiami vaccinali, a distanza di due- tre settimane uno dall’altro. E’ molto importante eseguire i richiami nei tempi prestabiliti, perché solo così si può ottenere una copertura efficace.
Esistono poi vaccinazioni particolari che si possono effettuare in particolari condizioni (esposizione a specifiche malattie) o che si debbono effettuare prima di viaggi all’estero, o in particolari zone d’Italia (es. Sardegna). I protocolli vaccinali possono variare a seconda, non solo dell’età del cane, ma anche della presenza e distribuzione delle malattie sul territorio. Sarà il veterinario a scegliere che tipo di vaccinazioni eseguire, a seconda dei rischi a cui è esposto il cane.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati alcuni studi scientifici che hanno introdotto diverse novità in campo vaccinale. Anche se rispetto ai collaudati protocolli conosciuti, mancano ancora dei dati definitivi che possano modificare la frequenza delle vaccinazioni dei cani adulti.
Nuovo approccio alla vaccinazione nel cane
Per anni si è creduto che le vaccinazioni annuali fossero necessarie a tenere lontane alcune malattie virali. Ma recentemente si è arrivati ad una svolta: se infatti da un lato è riconosciuta l’efficacia dei vaccini per proteggere verso diverse malattie, come cimurro e parvovirosi, dall’altro c’è una sempre più forte convinzione che il vaccino non abbia sempre effetti benefici. Nel 1996 Duval et al suggerivano che esistesse un’associazione tra vaccinazione e malattie autoimmuni, quali l’anemia emolitica immuno-mediata (IMHA) nel cane e nell’uomo. In particolare sarebbero coinvolti i vaccini per cimurro, adenovirus type 2, leptospirosi, parainfluenza e parvovirus.
Discorso identico nel gatto dove, sul finire del secolo scorso, l’American Association of Feline Practitioners sottolineò l’aumentata incidenza di fibrosarcomi vaccino-indotti. Iniziava a sorgere quindi il dubbio se si fosse fatto un uso eccessivo della vaccinazione e se i protocolli in uso fossero realmente efficaci. Recenti studi hanno dimostrato che, una volta pienamente immunizzati, più del 90% di cani mantiene per oltre sette anni l’immunità a parvovirus-2 ed adenovirus-2. L’immunizzazione al cimurro può durare fino a 15 anni e al coronavirus probabilmente per tutta la vita. L’immunizzazione alla rabbia ed alla parainfluenza dura circa 3 anni in circa 80-85% dei cani. Chiaramente la durata dell’immunità è in relazione al tipo di vaccino usato: il parvovirus vivo-attenuato mostra una più duratura immunità rispetto al vaccino spento. Così come i nuovi vaccini ricombinanti possono essere più efficaci e producono un’immunità più durevole.
Nel gennaio 2001 l’associazione Veterinary Clinics of North America (Small Animal Practice) ha discusso sull’esigenza di riesaminare i protocolli vaccinali tradizionali, prevedendo programmi vaccinali di tre o più anni per i gatti e oltre quattro per i cani. Con il chiaro di intento di vaccinare più animali, ma meno spesso. Sempre nel 2001, furono approvati e pubblicati i nuovi ‘principi di vaccinazione’ secondo i quali ‘un inutile stimolo del sistema immune non provoca un’aumentata resistenza alla malattia, ma può aumentare il rischio di eventi avversi di post-vaccinali’. Per questo motivo si raccomandava al veterinario di creare programmi di vaccinazione ad alta o bassa priorità detti: “core” e “non-core”, rispettivamente. E di adeguare i programmi vaccinali alle specifiche esigenze di ogni animale.
Vaccini alta priorità (“Core”)
Vaccini che proteggono contro le malattie a più alto rischio per gli animali e per l’uomo. Tra questi, i vaccini che possono essere inclusi in molti programmi ‘core’ sarebbero:
All’elenco va aggiunta la vaccinazione per la parainfluenza (PI), visto che molti prodotti per la vaccinazione CAV-2 , includono la parainfluenza.
Vaccini a bassa priorità (non-core) I vaccini spenti sono più rischiosi nel breve periodo, ad esempio possono possibilmente provocare immediate reazioni avverse (anafilassi/shock anafilattico) rispetto ai vaccini vivi-attenuati, così come i vaccini batterici sono più rischiosi di quelli virali.
Quanto detto denoterebbe il vaccino per la Leptospira (batterico spento) come il più comunemente vaccino usato per causare anafilassi, seguito dal vaccino per Borrelia/malattia di Lyme (spento/batterico ricombinante) e per la rabbia (spento virale), Bordetella e Corona. Per quest’ultimo è disponibile come vivo-attenuato, ma più spesso usato il vaccino spento.
Controversa è la situazione del vaccino per la leptospirosi. Recentemente, il vaccino copriva due sierovarianti ed era efficace in circa il 50-75% di cani vaccinati. Due nuove sierovarianti sono state da poco aggiunte e la leptospirosi è divenuta endemica in alcune aree. Il valore del vaccino per Canine Coronavirus è altrettanto controversa. Per alcuni autori non è necessaria, ma la decisione di vaccinare i cuccioli dipende da quanto siano esposti a cani che vivono all’esterno e non in casa.. Il Coronavirus è altamente contagioso, ma raramente causa morte nei cani adulti, mentre può essere fatale per i cuccioli.
La vaccinazione per Borrelia/malattia di Lyme e Giardia non sono generalmente necessari, se non in aree endemiche. Il vaccino per la Bordetella bronchiseptica è spesso somministrato a cani che vengono a contatto più probabilmente con altri cani. Sfortunatamente il vaccino per Bordetella non è uno dei più efficaci, avendo una breve durata e circa il 70% di protezione.
Nuovi protocolli
Alcuni veterinari raccomandano una somministrazione dei vaccini separata se possibile, per diminuire i danni al sistema immunitario, inoltre consigliano di evitare la somministrazione in alcune condizioni fisiologiche quali l’estro, la gravidanza o la lattazione. Attualmente tale protocollo risulta di difficile attuazione, in quanto molti vaccini sono polivalenti, o addirittura eptavalenti. Ma alcuni sono disponibili in combinazioni più semplici, come di seguito:
– 9 settimane vaccino vivo-attenuato solo cimurro/parvovirus;
– 12 settimane solo cimurro/parvovirus;
– 16/20 settimane solo cimurro/parvovirus;
– 24 e più settimane, laddove previsto dalla legge, vaccino spento per la rabbia;
– 1 anno richiamo per cimurro/parvovirus;
– 3 anni vaccino spento per la rabbia.
A partire dall’anno successivo, con cadenza annuale si misura, il titolo anticorpale nel siero contro specifici agenti infettivi per cimurro e parvovirus.
Per bordetella, coronavirus, leptospirosi o Lyme solo se endemica in quella area.
Sample Core Protocols: 1998 Colorado State University Protocol Alcune università hanno sviluppato nuovi programmi vaccinali. Tra queste la Colorado State University (Sample Core Protocols) che raccomanda tre serie standard ad 8, 12 e 16 settimane d’età, incluso parvovirus, adenovirus 2, parainfluenza, cimurro. Il vaccino per la rabbia è raccomandato dopo le 16 settimane di vita. Successivamente i cani potrebbero essere richiamati dopo un anno e, quindi con cadenza triennale.
Il protocollo prevede:
– a 8, 12 e 16 settimane: parvo, adeno, parainfluenza, cimurro, rispettivamente;
– dopo 16 settimane: rabbia;
– a 68 settimane e ogni 3 anni da allora in poi: parvo, adeno, parainfluenza, cimurro, rabbia. Bordetella, laddove richiesto.
Protocolli vaccinali nel gatto
Le malattie contro le quali si vaccina di solito, con un vaccino trivalente, sono la panleucopenia felina: malattie respiratorie (Herpes e Calicivirus)
Esistono poi altri vaccini supplementari per la clamidiosi – leucemia felina (FeLV) – rabbia.
I protocolli vaccinali nel gatto possono essere molto più variabili rispetto a quelli del cane, per la diversità di risposta immunitaria delle due specie, nonché per le differenti condizioni di vita, della risposta al farmaco.
I protocolli vaccinali vanno stabiliti dal veterinario, a seconda dell’ambiente nel quale il gatto vive e, quindi, della possibilità che ha di venire a contatto con agenti infettivi; ad esempio, per quanto riguarda la vaccinazione per leucemia, essendo una malattia che si contrae venendo in contatto ripetutamente con gatti infetti (anche asintomatici), essa ha un significato solo nei gatti che vengono frequentemente a contatto con altri gatti. Il ‘rischio leucemia’ per un gatto che vive esclusivamente in casa è infatti del tutto assente. Anche per le comuni vaccinazioni potranno essere consigliati richiami vaccinali più o meno frequenti.
In generale, si effettua una vaccinazione annuale (trivalente o quadrivalente, comprendente anche il vaccino per la clamidiosi); la prima volta il vaccino va richiamato a distanza di 2-3 settimane.
Nel dicembre del 2000 l’American Association of Feline Practitioners and the Academy of Feline Medicine Advisory Panel on Feline Vaccines pubblicò la seconda versione delle linee guida nella vaccinazione per gatti. Un gruppo di esperti e luminari nel campo dell’immunologia, medicina felina e polizia veterinaria contribuì a redigere questo documento. In particolare si raccomandava ai veterinari di estendere l’intervallo per la vaccinazione di richiamo fino a 3 anni per panleucopenia felina, herpesvirus-1 e calicivirus nei gatti adulti. Il principale obiettivo rimane quello di vaccinare il più alto numero possibile di animali nelle popolazione a rischio, vaccinarli meno frequentemente e solo verso gli agenti patogeni per i quali esiste un reale rischio di esposizione e successivo sviluppo della malattia. I gattini di età inferiore alle 16 settimane sono generalmente più suscettibili all’infezione rispetto ai gatti adulti. Pertanto rappresentano il principale target da vaccinare. L’interferenza degli anticorpi materni è la più comune ragione per la quale gli animali non si immunizzano dopo la vaccinazione ed il motivo per il quale una serie di vaccinazioni è necessaria per gattini con meno di 12 settimane di età.
Panleucopenia felina
La panleucopenia felina è sostenuta dal feline parvovirus (FPV) e la vaccinazione per FPV è altamente raccomandata. Dalla dodicesima settimana gli anticorpi materni diminuiscono per permettere l’immunizzazione. L’immunità conferita è eccellente, e molti animali vaccinati risultano completamente protetti dall’infezione e dalla malattia clinica. Dopo l’iniziale vaccinazione e successivo richiamo ad un anno, i gatti possono essere vaccinati ogni tre anni.
Rinotracheite virale felina e calicivirus felino
La rinotracheite virale felina sostenuta dal feline herpesvirus-1 (FHV-1) e l’infezione da calicivirus felino (FCV) rappresentano oltre il 90% di tutte le infezioni delle alte vie respiratorie nei gatti. La vaccinazione per FHV-1 e FCV è altamente raccomandata in tutti i gatti. Gli anticorpi materni interferiscono con la risposta immunitaria, ma dalla dodicesima settimana di età il titolo diminuisce favorendo l’immunizzazione. Una somministrazione parenterale del vaccino FHV-1 e FCV induce protezione per almeno tre anni. Quindi dopo l’iniziale vaccinazione e successivo richiamo ad un anno, i gatti possono essere vaccinati ogni tre anni.
Virus Leucemia Felina
Il Virus leucemia felina (FeLV) colpisce soprattutto gatti in giovane età, con l’età aumenta la resistenza all’infezione. Dati sperimentali dimostrano che gattini di meno di 16 settimane di età sono più suscettibili all’infezione. Gatti a più alto rischio sono quelli che vivono all’aperto, pertanto la decisione di vaccinare verso tale patologia deve basarsi sull’età e sul rischio di esposizione.
Clamidiosi
Chlamydophila psittaci è un batterio intracellulare della congiuntiva e del tratto respiratorio dei gatti. La frequenza di reazioni avverse associate al vaccino per la C. psittaci è più alto di quella con altri vaccini comunemente usati. Poichè l’infezione da C. psittaci non è caratterizzata da segni clinici gravi e risponde positivamente al trattamento, la vaccinazione non è raccomandata.
Peritonite Infettiva FelinaAttualmente non è sempre dimostrata una rilevante protezione all’infezione con il vaccino, per cui la vaccinazione non è raccomandata.
Dermatofitosi La Dermatofitosi nei gatti è sostenuta dal Microsporum canis. Non è stato dimostrato che la vaccinazione prevenga l’infezione, per cui non è raccomandata.
Bordetella bronchiseptica
La Bordetella bronchiseptica è un coccobacillo gram-negativo aerobio che colonizza il tratto respiratorio di diversi animali. Recentemente un vaccino per prevenire l’infezione da B. bronchiseptica è stato prodotto, ma anche in questo caso non è raccomandato.
Fibrosarcoma Alcuni vaccini spenti contengono adjuvanti finalizzati ad aumentare la risposta immunitaria, ed la somministrazione di tali vaccini è stato dimostrato indurre nei gatti granulomi infiammatori. Alcuni di questi granulomi progrediscono in sarcomi (Hendrick et al., 1992).
Nota la stretta correlazione tra vaccinazione e sviluppo di sarcomi, diventa ancor più evidente la relazione tra vaccinazione per la FeLV e sviluppo di sarcoma. Mentre è senza dubbio meno importante l’associazione tra sarcoma e vaccinazione per altre malattie infettive nei gatti così come tra sarcoma e somministrazione di prodotti non vaccinali. In risposta al problema nacque nel 1996 la Vaccine-Associated Feline Sarcoma Task Force (VAFSTF) il cui obiettivo era di pianificare ed eseguire una risposta coordinata ad un problema di animali, proprietari, professione medica veterinaria e case farmaceutiche.
I sarcomi vaccino-associati nei gatti sono frequentemente fibrosarcomi, solitamente caratterizzati da pleomorfismo, elevata attività mitotica e larghe zone centrali di necrosi. I macrofagi in questi sarcomi spesso contengono materiale grigio-bluastro che, mediante microanalisi a raggi X, è stato identificato come alluminio ed ossigeno. Probabilmente l’idrossido di alluminio è uno degli adiuvanti correntemente usati nei vaccini per gatti. Del resto reazioni infiammatorie verso sostanze estranee sono state descritte in gatti, cani e uomini nei siti di vaccinazione. Inoltre, l’osservazione di zone di transizione da granuloma infiammatorio a sarcoma suggerirebbe che la risposta infiammatoria alla vaccinazione sia antecedente allo sviluppo del sarcoma. È ben noto inoltre come l’infiammazione preceda lo sviluppo di altri tipi di tumori nei piccoli animali ed in molte altre specie.
Come con la maggior parte delle funzioni di pratica medica, ci sono benefici e rischi nella vaccinazione. Di conseguenza, i protocolli di vaccinazione dovrebbero:
– essere specifici per il paziente;
– tener conto del potenziale zoonosico dell’agente patogeno;
– tener conto del rischio di esposizione del paziente.
Non si conoscono del tutto i meccanismi patogenetici che rendono i gatti suscettibili al VAFS, tuttavia dobbiamo continuare a vaccinare i gatti contro alcune malattie contagiose. La vaccinazione una volta era considerata una procedura medica sistematica essenziale con rischio minimo. Nella decade passata, si è visto invece che i protocolli di vaccinazione devono includere la valutazione del rischio di sviluppo del sarcoma.
Il futuro
Il futuro è sicuramente rappresentato dallo studio e dalla sperimentazione di vaccini più efficaci, sostenuto magari da un più largo approccio alle nuove tecnologie. Anziché virus vivi-attenuati, saranno sempre a più disposizione vaccini da DNA ricombinante e, ancora di più, le nuove frontiere sono rappresentate da un uso sempre più largo di vaccini nasali, che probabilmente possono causare meno reazioni avverse. È inevitabile uno studio più approfondito sulla correlazione dei titoli anticorpali con immunizzazione alla malattia clinica e/o la valutazione della prevalenza della malattia autoimmuni fra i gruppi di piccoli animali annualmente vaccinati e quelli vaccinati meno frequentemente secondo i nuovi protocolli. E naturalmente, maggiori studi dovranno incentrarsi sulla durata effettiva dell’immunità dopo la vaccinazione.
Bibliografia Bertani L. – New approach to vaccination of the canine. http://www.cavaliersonline.com/
Duval D, Giger U. Vaccine-induced immune-mediated hemolytic anemia in the dog. J Vet Intern Med 1996; 10(5):290-5.
Ford R.B. – Feline Vaccination Protocols
Guidi G. – Vaccinazioni nei piccoli animali
Hendrick MJ, Goldschmidt MH, Shofer FS, et al. Postvaccinal sarcomas in the cat: epidemiology and electron probe microanalytical identification of aluminum. Cancer Res 1992;52:5391–5394.
Schultz RD, Ford RB, Olsen J, Scott F. Titer testing and vaccination: a new look at traditional practices.Vet Med, March 2002, pp 1-13.
Richards J, Rodan I; American Association of Feline Practitioners and Academy of Feline Medicine Advisory Panel on Feline Vaccines. Feline vaccination guidelines. Vet Clin North Am Small Anim Pract. 2001 May;31(3):455-72.
2000 Report of American Association of Feline Practitioners and Academy of Feline Medicine Advisory Panel on Feline Vaccines, pg. 15-16.
MILANO – A Tashtagol, cittadina siberiana a 3.500 chilometri da Mosca, ne sono certi: gli yeti esistono e vivono proprio in questa zona. Secondo Igor Burtsev, a capo dell’International Center of Hominology, in Siberia si troverebbero circa una trentina di cosiddetti uomini delle nevi (che i russi chiamano uomini della foresta) e le prove sarebbero rappresentate in particolare da un pelo bianco della lunghezza di sette centimetri e dalle impronte trovate nei boschi vicino a Tashtagol. Il segnale più emblematico dell’esistenza dell’abominevole uomo scimmia, sottolinea ancora Burtsev, sarebbe rappresentato dalle orme, poiché le impronte delle dita sono molto larghe e con capillari in rilievo, prova certa dell’appartenenza a un ominide.
L’EQUIPE DI ESPERTI – Dunque lo yeti esiste veramente: lo ipotizza un team di esperti cinesi, americani, mongoli, canadesi ed europei che è stato incaricato dal governo di Kemerovo di studiare il caso yeti, dopo che alcuni anni fa nei pressi di una stazione sciistica erano stati ritrovati indizi sospetti. Il meeting di Tashtagol si è concluso con una certezza al 95 per cento dell’esistenza dell’abominevole uomo delle nevi, dopo una spedizione nella caverna di Azasskaya nel corso della quale sono stati ritrovati marcatori del territorio, un capello, alcune impronte e una sorta di tana che dimostrerebbero, il condizionale è sempre d’obbligo, che le montagne Shoria sono abitate dallo yeti.
QUELLA COSA LA’ – I primi avvistamenti dell’abominevole uomo delle nevi (la definizione deriva dal nepalese Metoh Kangmi, uomo-orso) risalgono al 1407 e fu il tedesco Johann Schiltberger a imbattersi casualmente nella strana creatura mentre si trovava sulla catena degli Altai, presso i confini occidentali della Mongolia. “Quella cosa là”, dicevano gli sherpa per identificare questa strana creatura leggendaria che presenta inquietanti analogie sia con le scimmie che con gli umani. E il solo aspetto della mitica creatura che vivrebbe nell’Himalaya contribuirebbe ad alimentare i racconti fiabeschi. Ora, dopo che l’Università di Kemerovo aveva momentaneamente rinviato l’apertura di un centro di studi sullo yeti, arriverebbero delle prove definite per il momento inconfutabili e rimetterebbero in discussione l’idea di un centro di studi dedicato all’abominevole creatura. Anche se a onor del vero le prove ancora non sono state sottoposte alle analisi scientifiche previste e la trafila per dimostrare che lo yeti esiste davvero è ancora lunghissima. Tutti i materiali raccolti saranno infatti studiati attentamente a Mosca e a Pietroburgo e solo se le prime analisi daranno risultati confortanti i reperti saranno esaminati dagli scienziati di Novosibirsk per lo studio del DNA.
IL BUSINESS DELLO YETI –Per il momento insomma, nonostante le notizie riprese da più parti e il clamore mediatico, tutto è ancora da dimostrare e nessuno ha mai fotografato, anche se lo stesso Messner, nel 1986, ipotizzò di averne visto uno. Il sospetto malizioso che l’amministrazione di Kemerovo abbia però un suo ritorno turistico dall’affaire-yeti non è da escludere. La regione russa della Siberia sud-occidentale sta valutando infatti di ripescare il vecchio progetto dell’osservatorio dedicato, abbinandolo addirittura a un giornale dedicato alle ultime news sullo yeti. Tutti gli anni inoltre viene celebrato lo Yeti-day ed esiste anche un bar a tema.
Emanuela Di Pasqua
fonte: “Corriere della sera” LONDRA — I primi segni dello Yeti nella storia risalgono al 19esimo secolo. Nei monasteri buddisti appaiono dei dipinti che raffigurano “la creatura che abita l’Himalaya” simile a una scimmia, con una pietra in mano e mentre fa un fischio. All’inizio del ventesimo secolo, quando turisti e occidentali iniziano a viaggiare nella regione himalayana, cresce l’interesse popolare verso questa creatura.
Nel 1921 nasce il termine “Abominevole uomo delle nevi”, grazie al libro di Charles Howard-Bury “Mount Everest The Reconnaissance”. E iniziano i ritrovamenti di orme, peli e prove dell’esistenza dello Yeti. Nel 1954 viene organizzata una spedizione per trovare lo Yeti: è la “the Snowman Expedition” organizzata dal quotidiano inglese Daily Mail. Il capospedizione John Angelo Jackson torna in patria con foto di enormi impronte nella neve e di dipinti locali che raffigurano la creatura.
Uno degli ultimi avvistamenti dello Yeti è del 1970 sull’Annapurna. L’alpinista Don Whillans ha raccontato di aver sentito alcuni versi sinistri mentre cercava il luogo per un campo alto. La sua guida locale avrebbe assicurato che si trattava del richiamo dello Yeti, e proprio quella notte Whillans racconta di aver visto una strana creatura scura aggirarsi intorno alle tende.
Oggi lo Yeti è ancora oggetto di teorie controverse. C’è chi crede sia un essere paranormale, chi una specie sconosciuta di scimmia, chi un essere umano affetto da ipertricosi e cresciuto allo stato selvaggio. E chi crede sia un orso. Oltre alle recenti analisi del Dna, anche Reinhold Messner – uno dei protagonisti degli avvistamenti – ha ipotizzato che lo yeti non sia altro che l’orso delle nevi o orso azzurro tibetano, una specie rarissima di orso. Di fatto, anche se la scienza ci lavora da decenni, è ancora un mistero.
Ecco un interessante riepilogo dei principali avvistamenti dello Yeti nella storia.
1921: Il tenente colonnello C. K. Howard-Bury, salendo al Lhapka-La, nella regione dell’Everest, a circa 7000 metri, vede una figura scura dalle sembianze vagamente umane e trova enormi impronte nella neve.
1925: Il fotografo N.A Tombazi, dice di aver visto in Himalaya una creatura simile agli umani, scura e senza vestiti sul ghiacciaio dello Zemu a 4500 metri
1948: Peter Byrne trova un’impronta di yeti in india.
1951: Eric Shipton fotografa impronte di Yeti a 5500 metri sul Menlunq Glacier, regione dell’Everest
1953: Sir Edmund Hillary dice di aver visto queste enormi impronte mentre scalava l’Everest.
1954: L’americano John Jackson fotografa dipinti dello Yeti in Nepal e molti calchi di impronte non identificabili.
1959: Ipotetiche feci dello Yeti vengono raccolte, analizzate e risultano contenere parassiti sconosciuti.
1959: L’attore James Stewart, dopo una visita in India, porta di nascosto dei reperti di Yeti a Londra.
1960: Sir Edmund Hillary organizza una spedizione per trovare lo Yeti ma non conclude niente.
1970: L’alpinista inglese Don Whillans dice di aver visto una creatura strana scalando l’Annapurna.
1983: Daniel Taylor e Robert Fleming Jr, in una spedizione alla ricerca dello Yeti, trovano impronte nella Barun Valley
1986: Reinhold Messner avvistò, in una regione del Tibet orientale, uno Yeti, che descrisse come un enorme essere, ritto sulle zampe posteriori, in posizione bipede, che guardava nella sua direzione e che iniziò a fischiare per minacciarlo. Nello stesso anno l’esploratore Anthony Wooldridge avvistò e fotografò un presunto Yeti nell’India settentrionale a una distanza di 150 metri.
1991: Ladri rubano dal monastero di Pangboche i resti della cosiddetta “mano” dello yeti. L’anno successivo escono i risultati di alcune analisi condotte su quella mano rubata dall’antropologo George Agogino dell’Universita di California: risultarono simili all’epidermide umana, ma non appartenenti a esseri umani.
1996: Durante lo spettacolo “Paranormal Borderland” della Paramount viene presentato il video “The Snow Walker Film” che risulta essere creato dai produttori.
2003: sulle montagne siberiane dell’Altai viene ritrovato un arto appartenente a un animale sconosciuto.
2007: il presentatore ed esploratore statunitense Josh Gates trova tre orme considerate compatibili con quelle dello “Yeti”, sulla sponda del fiume Manju, a 2.850 metri di altezza
2008: Alcuni giapponesi fotografano impronte di presunti Yeti sul Dhaulagiri, 4800 metri di quota.
2011: In Russia alcuni scienziati durante un convegno dicono di avere le prove dell’esistenza dello Yeti, ma risulterà essere una mossa pubblicitaria.
2011: Un cacciatore, in Russia, dice di aver trovato una creatura simile a un orso che tentava di uccidere una delle sue pecore.
2013: Lo scalatore inglese Mike Rees fotografa impronte di Yeti.
2014: Circola sul web un video di una creatura pelosa che si aggira in una foresta russa.
In Toscana sono venti le razze animali a rischio estinzione tra mucche, pecore, capre, cavalli e maiali. C’è il cavallo monterufolino, il suino nero macchiola maremmama, la mucca pontremolese, quella garfagnina, quella pisana e quella della calvana. Ed ancora i suini di Cinta senese, la pecora zerasca, quella dell’Amiata ed altri. Lo dice la Coldiretti Toscana sulla base dei dati forniti dall’associazione regionale allevatori dopo l’allarme lanciato dalla Fao.
La Toscana degli allevatori sta lavorando per salvare sei razze di bovini, sei di ovini,due di caprino, uno di suino, quattro di cavalli ed uno di avicoli, si legge in una nota di Coldiretti. “E’ il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere – spiega Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana – la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari”.
Tra i bovini ‘salvati’, figura la maremmana, un risultato che ha permesso alla Toscana di guadagnare una seconda posizione nella graduatoria nazionale: con 2.221 capi iscritti al libro genealogico. In crescita anche la mucca pontremolese e garfagnina. Ancora in fase di lieve erosione, ma in consolidamento, invece, la presenza della mucca pisana e la calvana passata dai 487 ai 454 capi.
Sull”Arca di Noè’ toscana sono saliti anche i suini di Cinta senese e la macchiaiola maremmana. E’ la volta poi delle razze ovine: la pecora zerasca, quella massese e quella appenninica. Meno importanti i numeri, pur se in crescita, della pecora dell’Amiata, e della pomarancina. Tra gli equini una considerazione a parte la merita il celebre cavallo monterufolino della Contessa Wrangler, moglie di Ugolino della Gherardesca.
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